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Il dottore scozzese: Harmony Bianca
Il dottore scozzese: Harmony Bianca
Il dottore scozzese: Harmony Bianca
E-book179 pagine1 ora

Il dottore scozzese: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Un'isola che può essere una prigione...
Potrà anche avere l'aspetto di un vichingo dei giorni nostri, ma non appena il dottor Brodie McClellan torna sull'isola di Dunregan i suoi demoni lo mettono all'angolo. In questa situazione, non è facile dover tenere a bada anche l'inaspettata attrazione che prova per Kali O'Shea, la dottoressa che ha chiamato per aiutarlo a gestire l'ambulatorio che ha ereditato dalla sua famiglia.


... o un paradiso.
In quell'isola remota e dimenticata, Kali ha potuto finalmente sperimentare la libertà, e dopo anni non è più costretta a guardarsi le spalle. Il suo nuovo capo, poi, le fa credere di aver trovato in Scozia una nuova casa, oltre alla vera felicità tra le sue braccia!

LinguaItaliano
Data di uscita19 lug 2018
ISBN9788858984574
Il dottore scozzese: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Il dottore scozzese - Annie O'neil

    successivo.

    1

    Neppure la torrenziale pioggia che gli sferzava il viso poteva eguagliare la tempesta di emozioni che si era scatenata in Brodie McClellan. Non oggi. Non domani. Forse mai.

    Aveva visto la morte in faccia ogni giorno per mesi quando era via, ma questa...?

    Questa lo aveva portato a ripiegarsi su una parte della sua vita che aveva voluto lasciarsi alle spalle. Il termine preso alla sprovvista non rendeva minimamente l'idea di come si sentiva.

    «Ehi, papà.»

    Si inginocchiò a terra e allungò una mano per appianare una collinetta di terra intrisa dalla pioggia invernale.

    La stagione in cui la tomba sarebbe stata coperta da qualche ciuffo di erba sembrava ancora lontana. E non c'era da sorprendersi che suo fratello non avesse mantenuto la promessa di seminarvi qualcosa. Era già abbastanza difficile farlo scendere dalle montagne, figuriamoci poi...

    Adesso basta! Callum aveva un buon cuore ed era chiaro che stava soffrendo anche lui.

    Brodie sfiorò di nuovo la terra spoglia. Il tempo avrebbe cambiato tutto. Alla fine.

    Sarebbe stato come con la tomba di sua madre... quella sulla sinistra che lui non riusciva ancora a guardare.

    Allungando una mano toccò l'erba folta accanto a sé. Uno scioccante contrasto con la nuda terra davanti a lui.

    Si ripeté che il tempo avrebbe cambiato tutto. Proprio come aveva fatto con le altre tombe ora protette da un fitto manto verde. Tempo che lui non aveva voluto e non voleva concedere a Dunregan.

    Non dopo tutto ciò che gli aveva sottratto.

    Percorse con lo sguardo il perimetro del cimitero che gli era diventato familiare. Nelle ultime due settimane ci aveva passato più tempo che in tutto il resto della sua vita trascorsa sull'isola, cercando, ahimè troppo tardi, risposte a domande che avrebbe dovuto porsi prima di andarsene di lì.

    Grigio. Era tutto ciò che si offriva alla sua vista. Lapidi grigie. Cielo grigio. Muri di pietra grigia.

    Percorse con la mano il profilo della lapide di suo padre. «Ti sistemeremo questo posto, papà. D'accordo? Metteremo dei fiori o qualcosa del genere.»

    Gli tornò alla mente quando da bambini con Callum avevano scavato alla ricerca dei bulbi di bucaneve selvatici per avere in cambio qualche soldino da loro padre.

    Si asciugò il viso con il dorso della mano e sorrise pensando a quanto li facesse felici ricevere quella piccola ricompensa. Poche monetine allora erano sembrate una ricchezza.

    «Ti metterò dei bucaneve, che cosa ne dici, papà? Ci staranno bene. E magari qualche campanula. Per te e la mamma. Le sono sempre piaciute le campanule.» Scosse la testa rendendosi conto che stava aspettando una risposta. «Alla clinica è un po' un incubo. Ho dovuto chiamare un aiuto. Mi permetterà di prendere tempo prima di riuscire a far capire alla gente che è tutto a posto... e che sto bene.»

    Guardò di nuovo il cielo in perfetta sintonia con il suo umore come il vento che soffiava forte e la pioggia che cadeva copiosa. Faceva così freddo lì a Dunregan!

    Premendosi le mani sulle cosce si alzò sbuffando. Aveva tutti i pantaloni sporchi di fango.

    Nel tragitto verso casa, alla guida del suo fuoristrada, Brodie si sforzò di trovare almeno un briciolo di buonumore cui attaccarsi. Non era da lui avere l'espressione contratta che vedeva riflessa nello specchietto retrovisore.

    Era sempre stato un figlio premuroso. Fratello maggiore di uno spirito libero. Cugino, nipote, amico... Eppure gli sembrava di essere un nuovo arrivato. Un estraneo in un mare di familiarità. Un uomo che portava sulle spalle più peso emotivo di quanto avrebbe mai potuto sostenere.

    Imboccò il vialetto d'accesso alla casa di famiglia e frenò bruscamente.

    «Che diamine...?»

    Assi di legno. Una catasta di assi di legno occupava gran parte del vialetto. Da quando era tornato a Dunregan aveva a malapena parlato con qualcuno in paese. Non aveva certo ordinato del legno!

    Scese dal fuoristrada e cercò una bolla d'acquisto che trovò sotto una delle assi. La scorse rapidamente e l'elenco delle misure e del tipo di compensato che avevano consegnato iniziò a prendere una forma e precisamente quella di una... barca.

    La barca che lui e suo padre si erano sempre ripromessi di costruire.

    Quella cui lui non era più stato in grado di pensare dal giorno in cui era rientrato in porto senza sua madre.

    Un nodo gli strinse la gola.

    Doveva pensare solo al momento presente e a come procedere per il resto della giornata. Domani, poi, avrebbe compiuto lo stesso percorso finché il dolore non avesse iniziato a ritirarsi, proprio come la marea sulle coste di quell'isola che un giorno aveva chiamato casa.

    Kali strinse le mani sul manubrio.

    Gli elementi contro di lei.

    Inizio del gioco.

    Alzò la testa solo per ricevere una sferzata di vento in piena faccia. Gli occhi le lacrimarono e il naso accennò a colare. I capelli? Il taglio sbarazzino che aveva preso in considerazione poteva essere una buona idea con tutta quell'aria se non voleva sembrare sempre una selvaggia.

    Ricominciare, ancora una volta, era sempre una corsa in salita, ma non aveva pensato che quel cambio di vita potesse essere un'esperienza così fisica!

    Ancora un centinaio di metri fra la potenza di quel gelido vento nordico e una tazza di tè caldo. Chi avrebbe vinto? La giovane dottoressa alle prime armi o la gelida natura dell'isola all'estremo nord della Scozia?

    Un'altra raffica di vento accompagnata dagli spruzzi di acqua salmastra mandarono Kali pericolosamente vicino alla scarpata. Un'occhiata al dirupo che terminava fra le gelide onde del mare la convinse a scendere dalla vecchia bicicletta per proseguire a piedi atterrando direttamente in una pozzanghera di acqua gelata.

    Rabbrividendo si guardò le ballerine inzuppate.

    Di tutte le scarpe, quelle erano le meno adatte a quel tipo di clima e avrebbe dovuto provvedere al più presto a sostituirle con un bel paio di stivali accompagnati da una giacca altrettanto adatta alla situazione.

    La romantica idea di presentarsi il primo giorno di lavoro dopo un rilassante giretto in bicicletta non era stata molto realistica. Poco importava se a Londra c'era già una stupenda fioritura di tulipani! Per l'isola di Dunregan quello era ancora un sogno lontano.

    «Dottoressa O'Shea?»

    Una sorridente donna sulla cinquantina le si fermò accanto, avvolta in una pesante giacca impermeabile, con stivali, guanti e berretto di lana. Tutto quello che anche lei avrebbe dovuto indossare in quel momento.

    «In persona.» Kali ricambiò il sorriso storcendo poi le labbra per un'ennesima sferzata di vento gelido.

    A quel punto doveva sembrare come un buffo personaggio dei cartoni animati.

    «Ailsa Dunregan.» La donna saltò giù dalla bicicletta per camminare accanto a lei e rise quando Kali spalancò gli occhi. «Sì, è strano, vero? Lo stesso nome dell'isola. Non c'è bisogno di dire che la mia famiglia, anzi la famiglia di mio marito, è nei paraggi ormai da molto tempo. La mia famiglia solo da qualche centinaio di anni.»

    «Come ha fatto a sapere chi sono?»

    Ailsa buttò la testa all'indietro ridendo. «Be', solo qualcuno non del posto potrebbe...»

    Kali cercò di capire ciò che stava dicendo mentre il vento si portava via le sue parole.

    «Scusi?» Cercò di spingere la bicicletta per tenere il passo con la donna.

    «Sono l'infermiera della clinica!» Urlò Ailsa per combattere gli elementi. «Sono al corrente di tutti i movimenti del paese e in questo periodo dell'anno non arriva molta gente.»

    Kali annuì sforzandosi di tenere in piedi la bicicletta all'arrivo di un'ennesima raffica. «Vale la pena di venire!» gridò raggiungendola.

    «Crede?» Ailsa rise di nuovo. «Se le piacciono i paesaggi spogli e desolati...» Sbuffò tenendo in equilibrio la bicicletta investita dal vento gelido. «...è venuta nel posto giusto.»

    Come se si fossero messe d'accordo piegarono entrambe la testa in avanti spingendo le biciclette e Kali sorrise immergendo il viso nella sciarpa di lana, l'unica parte del suo abbigliamento adeguata alle circostanze.

    Tutto sommato, rispetto agli altri ostacoli che si era trovata ad affrontare, il clima era una cosa di poco conto. Ancora pochi metri e avrebbe iniziato la sua nuova vita.

    Niente più bisogno di nascondersi. Niente più guardarsi alle spalle... Certo, ora aveva un nuovo nome, grazie all'Unità contro i Matrimoni Forzati, e in futuro avrebbe dovuto affrontare una serie di altre questioni, ma all'istante si sentiva davvero Kali O'Shea. O meglio la dottoressa Kali O'Shea. Al sicuro nell'isola più a nord di tutta la Scozia.

    Con una violenza inaspettata il vento le strappò la bicicletta dalle mani facendola stramazzare a terra mentre la bicicletta scivolava giù dal dirupo.

    Rialzandosi si guardò le ginocchia infangate, sconsolata. Forse la scelta del nome Kali, la dea battagliera che rappresentava la potenza femminile, non era stata delle più appropriate. Forse le sarebbe stato più propizio scegliere la dea della grazia...

    «Oh, no! Tutto a posto?» Ailsa le si precipitò accanto.

    Kali ricacciò indietro le lacrime premendo le mani contro le ginocchia doloranti. Forza Kali, non sei una bambina!

    Se solo...

    No, doveva concentrarsi sugli aspetti positivi. Niente più se solo...

    «Che cosa succede qui?»

    Un paio di scarponi di cuoio si delinearono accanto a lei.

    «Hai deciso di prendere i pazienti direttamente dalla strada, Ailsa?»

    Kali percorse con lo sguardo due lunghe gambe, scivolò sulla giacca imbottita e andò ad approdare su... Oh, non aveva mai pensato di essere attratta da un tipo definito di uomo, ma quella pubblicità vivente del pescatore anglo-scandinavo con... i più begli occhi azzurri che avesse mai visto...

    Deglutì.

    Doveva avere più o meno trent'anni. Con i capelli scompigliati dai riflessi biondi, la mascella volitiva coperta da un velo di barba...

    Non le erano mai piaciuti i tipi con la barba, ma con quel clima era più che appropriata.

    Le parve quasi di sentirla contro la sua guancia come una rassicurante carezza maschile, magari più morbida di quanto avrebbe pensato...

    Scacciò quel pensiero con un cenno del capo.

    Una cosa era certa. Non doveva essere un topo di città.

    Non le fu difficile immaginarlo in sella a una moto, percorrere come un lupo solitario le coste dell'isola. Ed era alto. Be', chiunque era alto in confronto a lei, ma quell'uomo aveva una struttura da rocciatore. Non se ne vedevano molti di quel tipo a Londra. Forse erano tutti nascosti nelle isole del nord, pronti a togliere dai guai le damigelle di città alle prese con gli elementi.

    «Tutto a posto, signorina?» Le posò una mano su una spalla e dopo averla controllata aggiunse: «Penso io a recuperare la bicicletta».

    Era anche cavaliere!

    Strano! Non lo conosceva neppure e appena si allontanò ne sentì quasi la mancanza.

    Fu come se gli ormoni avessero preso il sopravvento nella sua mente e le parve di vedere il suo cavaliere splendente vestito da vichingo, poi in kilt, poi in un elegante vestito a giacca. E tutti gli abiti gli andavano a pennello.

    Come se fosse appena uscito da una rivista di moda.

    «Brodie?» gli gridò Ailsa mentre lui andava verso il dirupo per recuperare la bicicletta. «Non è una paziente! È Kali O'Shea. La nuova dottoressa.»

    «Ah.»

    Lui si bloccò piantandosi le mani sui fianchi per guardare prima Kali, poi Ailsa poi di nuovo Kali e per un attimo Kali temette che volesse ritirare la sua offerta di aiuto.

    Poi lo vide piegarsi in avanti e afferrare con una mano la bicicletta per tirarla su.

    In due falcate risalì quindi dalla riva scoscesa e dopo avere appoggiato bruscamente la bicicletta a terra andò verso il vecchio fuoristrada parcheggiato quasi in mezzo alla strada.

    Un attimo dopo era già partito.

    «Be'...» Ailsa la guardò con espressione mortificata. «Non l'ho mai visto comportarsi così...»

    La povera donna non fu nemmeno in grado di terminare la frase.

    Kali scosse la testa per comunicarle che non le importava, abbozzando un sorriso che le si spense subito sulle labbra.

    Certo che il suo bel vichingo aveva trovato il modo di farsi ricordare! Forse un po' troppo eccentrico per la sua età, ma... benvenuta a Dunregan!

    Si scostò i capelli dalla fronte. Sarebbe stata una bella storia da raccontare quando... Be' prima o poi si sarebbe fatta degli amici. Era il suo nuovo inizio e se il signor Scorbutico non poteva essere fra quelli... pace.

    Raccolse la bicicletta infangata e scosse la testa con un sorriso quando Ailsa si offrì di aiutarla. A quel

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