Fili magici
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Anteprima del libro
Fili magici - Cosimo Pedone
Cosimo Pedone
FILI MAGICI
© Edizioni SENSOINVERSO
Collana AcquaFragile
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Via Vulcano, 31 – 48124 – Ravenna (RA)
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SensoInverso – P.I. 02360700393
ISBN CARTACEO 9788867935383
1° edizione – Ottobre 2022
ISBN EBOOK 9788867935659
Il committente esonera espressamente l’Editore da ogni e qualsiasi responsabilità discendente dagli scritti contenuti nel libro garantendo di tenerlo indenne da qualsiasi azione e danno che potrebbe a lui derivare per la pubblicazione del libro.
ISBN: 9788867935659
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Indice dei contenuti
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Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono fittizi o usati in modo fittizio. Tutti gli episodi, le vicende, i dialoghi di questo libro, sono partoriti dall’immaginazione dell’autore e non vanno riferiti a situazioni reali se non per pura coincidenza.
Vorrei la mia vita come un corso d’acqua.
Irruente, istintiva, gioiosa come i salti di un giovane ruscello ai suoi primi viaggi verso l’ignoto mondo, alla scoperta capricciosa di ogni centimetro della terra, mai stanco nelle rapide che mi vengono incontro, forte e fiero nel rompere gli scogli dell’essere, malignamente straripante contro ogni forma di oppressione.
Come la preziosa essenza, vorrei alimentare e rigenerare la vita alla voluttuosa conquista di mille avventure nel giovane vigore del mio corso.
Paziente e calmo, segnato dagli anni trascorsi dopo il lungo vagabondaggio, mi adagerei nel mio ricco letto di saggezza, spavaldo per la consapevolezza del mio valore, prima di arricchire l’immenso mare dell’eterno.
Cesar
I versi di un cuore li capiranno solo in due,
la penna che li scrive ed il fulcro verso i quali sono diretti.
Il senso lontano, l’esteriorità,
solo vaghe similitudini coglieranno i profani.
È questo che li rende particolari, impenetrabili.
Claudio, 3 anni prima.
1
Present day: Febbre alta
Tutto è iniziato così, come una voce fuoricampo di una vita fuori dal mondo, in un limbo dell’etere cosmico. Claudio aveva una buona vita, aveva degli amici fidati, aveva un buon lavoro, aveva un figlio ed una moglie che l’amava. Anche lui amava. Ma un'altra. L’amore complica le vite, anche di persone apparentemente felici. L’amore, quello vero, non va mai via, a volte reinventa le vite, a volte ti segue anche dopo la morte. E lui già sapeva che poteva essere un buon modo di morire, per amore. Le sue scelte future stupiranno anche lui stesso.
Da quanto tempo ha la febbre così alta
chiese il medico condotto allarmato dopo la chiamata in piena notte. Il dottor Ardeni non era avvezzo alle levatacce, soprattutto perché nella maggior parte dei casi si trattava di false urgenze o comunque questioni procrastinabili quantomeno all’indomani mattina. Aveva perso da tempo la fervida scintilla che lo aveva reso un dottore molti anni prima. Ora, tra uno spritz ed un Negroni, pensava solo alla pensione, a lei giurava la sua devozione e vedeva i suoi innumerevoli pazienti come gusci vuoti senza nessuna emozione, figli di un Ippocrate ormai congedato e rispedito in esilio sulla sua natia Kos. Questa volta però l’urgenza sembrava giustificata.
E’ in queste condizioni ormai da tre giorni, dottore. Abbiamo provato con i normali antipiretici ma non hanno sortito nessun effetto
, la voce di Domitilla era tremante, quasi sul punto di piangere.
L’iperpiressia è un sintomo che può essere provocato da diverse condizioni patologiche. Cercheremo di combatterla attraverso farmaci più potenti ed a largo spettro, se la situazione peggiora, entro 24 ore dovremmo ricoverarlo
. Le paure di Domitilla a questo punto erano sempre più reali, non voleva perdere l’amore della sua vita. Aveva provato a contattare il luminare dottor Achille Bramieri amico di Claudio, ma era all’estero per un convegno, sarebbe rientrato solo alcuni giorni dopo. Intanto Claudio continuava il suo calvario con piccole crisi convulsive e soprattutto con i deliri indecifrabili causati dalla sua mente febbrile. Era un fremito unico, sudava, sbiascicava parole incomprensibili a cui alternava improvvisi momenti di senno apparente, pace, di quiete. Come sempre quando dormiva, si rifugiava sotto le coperte fino alla testa lasciando scoperta solo una piccola parte del viso. E poi riprendeva il momento di pazzia, la febbre che si alzava, parole incomprensibili, deliri indecifrabili che spesso neanche lui stesso capiva, deliri.
2
Present day: Delirio, il primo
Aghrrrrr ciak a te! A chi? Attè! Ma cosa ci fai qui? No dai sto sognando non ci credo che sei qui dopo tutto quell’ignorarsi, è un sogno, ma che bello. Sai che abbiamo vinto i mondiali? Insieme siamo proprio forti! Aghrrrrr nzrp Vuoi un po' di caffè anche tu vero? Ti accontento! Sentilo sulla mia lingua, nella mia bocca, eccoti il mio bacio. Eheeheh Aghrrrrr, Ho preso un cappuccino al bar all’angolo prima di baciarti, il bar del nostro amico Alejandro, caro lui, soprattutto quando mi propone l’ambigua cannella mentre tu te la ghigni sotto i baffi ed io con un guizzo scappo via. Aghrrrrr sg sb nzpr. Scrivo, sì scrivo proprio come guizzo, ma in modo meno professionale, e continuo fino a notte fonda con una lampada accesa, un’amica che mi permette di scrivere anche al buio. Sì anche io ho un guizzo ed una lampada per amiche ehehee Aghrrrrr. Ho un po' freddo, mi copro anche in questo sogno, nel sogno in cui stiamo parlando e mi guardi e mi sorridi quando ti ricordo i cento, mille nomi dei nostri cento, mille anni vissuti insieme
. Ti ricordi di Pat ed Aika? Impossibile dimenticarli vero? Aika e Pat ed i loro cento, mille pensieri malnati dai nomi mal coniati. Pachino, Vilma, Hitto e Daigoro, sg, sb, trevi, mazzagatto nzrp aghrrr. Aika e Pat che salivano gli scalini irti di vite complicate, veloci e senza preoccuparsi, e se uno rallentava per la fatica nel salire, l’altro metteva il turbo incurante dei microclimi mal temperati in cui ci si inoltrava, anzi col ghigno di sberleffo di chi fa l’occhiolino alla vita
. Ed ora mi manchi, sì mi manchi, mi manchi alla parola al tatto al pensiero al respiro, mi manchi nella carne e nelle ossa, mi manchi nel sangue che fai ribollire come vino nel tino e l’anima a non rallegrar
.
3
Claudio Pitigliani, Giulio Sciamante, Achille Bramieri
Claudio, Claudio, Claudiooo…
gridavano la mamma ed il papà mentre lo cercavano per tutto il paese, solo la nonna era a casa tranquilla, sapeva in cuor suo che stava bene, da qualche parte. Quella volta Claudio aveva capito di averla fatta grossa e così il contraddittorio mix di codardia e ribellione che era in lui lo portarono a scappare, far perdere le tracce di sé per un po'. Suo papà non lo avrebbe trovato facilmente, doveva stare in pena e capire che lui era in grado anche di ribellarsi alla cintura con cui a volte – non abbastanza per la verità – usava lisciargli il pelo con qualche colpo ben assestato. Si avviò al di fuori del paese e dopo circa 4 km, una distanza che a lui, ad otto anni sembrava enorme, come un viaggio in Australia, si sistemò su un vecchio e grande ulivo in campagna. Scese dall’albero solo 5 ore più tardi e si diresse verso il paese dove lo ritrovarono. Per questa volta il suo piano ha funzionato, nonostante la grande vetrata rotta giocando a calcio in casa, era riuscito ad evitare le sberle o i colpetti della paurosa cintura paterna, anzi il papà lo aveva abbracciato ansioso e con le lacrime agli occhi.
Il giorno successivo Giulio e Achille, i suoi amici, lo aspettavano per farsi raccontare l’accaduto. Ascoltarono la storia del suo viaggio oltre i confini del mondo a loro conosciuto ed autorizzato con la meraviglia ed il pathos di chi guarda un film d’azione. Sei arrivato fino all’antico ulivo?? A piedi?? Grande!
Eh sì, grande come i lividi che mi avrebbe lasciato mio padre
. Io invece me la sarei fatta sotto, grande! Grande e puzzolente!
. Il tutto si concluse con il solito rito dell’unione dei tre polsi
che li faceva sentire uniti e parte di un gruppo, anche se un piccolo gruppo, composto solo da loro tre ragazzini di otto anni. La nonna di Claudio amava creare piccoli e graziosi oggetti con ciò che aveva a disposizione. L’inverno precedente aveva trovato del buon rame grezzo, ma robusto e resistente. Erano davanti al fuoco quando ha chiesto a Claudio chi fossero i suoi amici. Giulio e Achille, nonna. Lo saranno per sempre
. Allora la nonna, mentre raccontava a Claudio un’antica storia sull’importanza dell’amicizia, cominciò a lavorare il rame, ad intagliarlo con maestria finché non creò 3 braccialetti modulabili che potevano usare anche quando i polsi dei ragazzi fossero cresciuti per diventare le forti braccia di adulti. Aveva intagliato sopra ciascun braccialetto un trifoglio. Nella storia che raccontava il trifoglio era il simbolo di un’amicizia indissolubile. Il giorno dopo Claudio portò i braccialetti ai suoi due amici che rimasero a bocca aperta come avessero ereditato il più grande dei tesori. Da quel giorno nacque il loro legame speciale ed il rito dell’unione dei tre polsi per fortificarlo. Achille era il più buono e serio dei tre, il mammo
razionale del gruppo, Claudio lo considerava come il loro punto di forza ed unione. Giulio era il suo migliore amico, avevano una sintonia naturale di quelle che si trovano raramente nella vita e dura per sempre. Si erano legati da subito come una forza misteriosa che li spingeva a cercarsi, parlare di tutto dalla scuola allo sport alle avventure, a confidarsi ed anche stuzzicarsi il che li portava sempre oltre, in un continuo dualismo quasi competitivo ma tacito e buono, senza prevaricazione. Ogni tanto si prendevano in giro ma in modo benevolo Come cazzo porti sti capelli, tutti
scigliati, scombinati come se ti fosse scoppiato una minerva in testa
diceva Giulio ogni volta che vedeva Claudio con la sua chioma irrequieta. Ha parlato specchio riflesso, hai quei quattro peletti in testa che tristemente ti abbandoneranno ed io avrò uno specchio in più in cui riflettere i miei capelli bizzarri, stile medusa
, incalzava Claudio scherzando sulla precoce calvizie a cui Giulio era destinato. Cresciuti come fratelli nel piccolo paesino situato nella campagna pugliese, avevano scoperto insieme il gusto dell’avventura per i viaggi man mano che diventavano grandi. A sedici anni, ancora minorenni fecero il loro primo viaggio fuori nazione, cosa inconsueta per gli abitanti del paesino a quei tempi. Loro tre in quel primo viaggio si sentirono un po' esploratori di altri mondi ed al loro ritorno raccontarono per giorni interi del loro viaggio a tutti i ragazzi del paese che ascoltavano affascinati. Le tante risate già nell’aeroporto, il clima ed i luoghi del nuovo posto, le ragazze aperte e disinibite, un mondo nuovo in tutti i sensi. Anche dopo molti anni, quando si ritroveranno insieme, ricorderanno con piacere quel primo viaggio a cui sono poi seguiti innumerevoli altri, ogni volta con aneddoti e vicende nuove che finivano sempre con risate fragorose. L’anno successivo andarono in campeggio, il lentissimo treno economico ci mise un’eternità a coprire i 150 km che li separavano dalla ridente cittadina turistica. Scesi dal treno si avviarono a piedi con i loro pesanti zaini verso il campeggio sotto il caldo sole di agosto. Dopo un paio di km e due litri di sudore si accorsero di aver preso la direzione opposta!! Il loro campeggio era a nord della spiaggia e non verso sud, per cui furono costretti a ripercorrere al contrario la strada appena