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L'incontro tra la solitudine e il bullismo nell'era di internet
L'incontro tra la solitudine e il bullismo nell'era di internet
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E-book77 pagine57 minuti

L'incontro tra la solitudine e il bullismo nell'era di internet

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“L’incontro tra la solitudine e il bullismo nell’era di internet” è il frutto del tentativo di analizzare le possibili relazioni tra solitudine, bassa autostima e bullismo, con particolare riferimento al bullismo elettronico.
“La solitudine è qualcosa di più che un’esperienza diffusa. Sotto certi aspetti è un’esperienza necessaria, ineluttabilmente connessa alla condizione umana” (Miceli, 2003). Tale frase esprime come la solitudine sia un’esperienza che ogni uomo vive.
Un aspetto interessante della solitudine è come essa possa assumere molteplici valenze, possa divenire fonte di sofferenza o di arricchimento individuale; Gotesky, cogliendone la multidimensionalità, indica tre diversi termini adeguati a sottolineare le diverse sfaccettature dell’esperienza di solitudine: “aloneness”, “solitude”, “loneliness”.
La parola “Aloneness” indica uno stato di isolamento fisico privo di componenti emotive, rappresenta il fatto di non trovarsi insieme ad altri.
È il termine “Solitude” ad esprimere i sentimenti di beneficio e soddisfazione che accompagnano alcune situazioni di isolamento dagli altri. Risultano in particolare accentuate, in condizione di solitudine fisica, la creatività, l’attenzione e la concentrazione; il trovarsi da soli può inoltre favorire momenti di relazione con se stessi e di introspezione.
La parola “Loneliness” indica invece la pena della solitudine psicologica e gli stati d’animo di sofferenza e di assenza che l’accompagnano e che non per forza è legata all’isolamento fisico ma che anzi può realizzarsi nonostante si sia in mezzo agli altri; come il non essere considerati dall’altro o le proprie difficoltà nel costruire relazioni sociali, esso assume una valenza negativa e prelude al manifestarsi della solitudine psicologica.
La solitudine si presenta frequentemente correlata a un sentimento negativo, ovvero la bassa autostima; questo è problematico se si considera che a correre il rischio di soffrire di solitudine è tipicamente il soggetto adolescente introverso, schivo, socialmente impacciato, con difficoltà ad interagire e stabilire rapporti con possibili implicazioni quali l’esclusione e gli insuccessi relazionali.
E’ importante considerare che non è inusuale che ragazzi che presentano difficoltà a relazionarsi e che conseguentemente possono soffrire di solitudine, esclusione sociale e carente autostima, divengano vittime di atti di bullismo, non per forza prepotenze fisiche o verbali, ma anche “solo” nella sua forma indiretta che mira a isolare la vittima, chiuderla fuori dal gruppo.
Non di rado può accadere che adolescenti con questi problemi, quali solitudine ed esclusione sociale, ricorrano all’uso della rete e dei rapporti virtuali per tentare di evadere dalle difficoltà del quotidiano; il rischio è che la rete divenga un’ulteriore ambiente di vittimizzazione per questi ragazzi che attraverso internet possono venire ulteriormente umiliati e questo può accrescere il loro sentirsi soli e aumentare la loro sofferenza.
LinguaItaliano
Data di uscita12 mag 2014
ISBN9786050303964
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    Anteprima del libro

    L'incontro tra la solitudine e il bullismo nell'era di internet - Katherina Eberlein

    BIBLIOGRAFIA

    1) LA SOLITUDINE

    1.1 Introduzione alla solitudine

    Maria Miceli apre il primo capitolo del suo libro Sentirsi soli affermando: La solitudine è qualcosa di più che un’esperienza diffusa. Sotto certi aspetti è un’esperienza necessaria, ineluttabilmente connessa alla condizione umana (Bologna, Il Mulino, 2003, pag.13).

    L’autrice vuole quindi sottolineare come ognuno di noi sia un soggetto singolare ed inimitabile, necessariamente diverso e disgiunto dagli altri, ne deriva dunque che la solitudine esistenziale è un tratto proprio dell’uomo dato che è la sua stessa unicità che gli rende inevitabile la solitudine.

    La condizione di solitudine esistenziale propria dell’esistenza umana colpisce in quanto comporta certamente sofferenza, dovuta alla consapevolezza che l’accompagna dell’impossibilità di evaderla, ma allo stesso tempo conduce l’uomo ad acquisire maggior coscienza di sé ponendolo di fronte a se stesso e all’arricchimento individuale che ne deriva; Moustakas (1961) pone l’accento proprio sulla solitudine esistenziale come esperienza imprescindibile della vita di ogni persona e come possibilità per lo sviluppo personale. La possibilità che la solitudine possa dunque assumere valenze differenti è sostenuta anche da altri autori, Rotenberg e Hymel (1999) ritengono che l’esperienza di solitudine possa essere avvertita come situazione da cui rifuggire perché causa di sofferenza, ma possa anche rappresentare una condizione voluta e apprezzata nel caso in cui l’individuo sente il bisogno di dedicarsi a momenti di introspezione e meditazione.

    Come è vero che l’uomo non può allontanare da sé la solitudine intrinseca della sua stessa condizione, allo stesso modo inoltre non può sfuggire dalla sua natura sociale che determina il bisogno, e la conseguente ricerca, di relazione fisica e psicologica, di condivisione, di essere membro di un gruppo, di legami intimi ed affettivi; è dunque innata nell’uomo la compresenza della solitudine e l’occorrenza degli altri (Miceli, 2003).

    Oggi è più alta rispetto al passato la frequenza con cui si richiama il tema della solitudine, ciò porta ad avanzare l’ipotesi che pur essendo la solitudine un esperienza generale, di tutti, la solitudine di oggi è più intensa e diverse sono le possibilità a tal proposito. Un’ipotesi è che la solitudine sia da attribuirsi alla mobilità che caratterizza la società attuale e che impedirebbe lo sviluppo di rapporti che non siano superficiali. Altra posizione è quella che riconduce la solitudine alla tendenza a privilegiare l’apparenza ed infatti, osserva Riesman (1999), la valorizzazione di un’immagine unicamente di facciata può condurre all’inautenticità, la quale si manifesta nell’incapacità di entrare in relazione in maniera genuina sia con il prossimo sia con se stessi; esiste anche l’ipotesi opposta, per la quale la solitudine andrebbe messa in rapporto con un orientamento autosufficiente ed individualista, con la tendenza dell’uomo contemporaneo a vedere tutto in funzione di se stesso e ad agire di conseguenza, nonché ad esprimere nei confronti dell’altro atteggiamenti competitivi piuttosto che collaborativi ed è proprio questa la causa del suo essere solo (Slater, 1970). Tali ultime due possibili spiegazioni possono inoltre convergere in un individualismo conformista, per il quale le persone tenderebbero ad esaltare la propria autosufficienza per ottenere il consenso dell’altro, che, proprio a tal fine, si cerca di eguagliare (Miceli, 2003). Un'altra caratteristica della società attuale che determinerebbe nell’uomo sentimenti di solitudine è quella che Veca (2001) chiama contrazione del futuro sul presente e che consisterebbe nel non poter programmare il futuro a causa della mancanza di sicurezza dei giorni nostri e ciò causerebbe crisi di identità e conseguente solitudine. Ancora, si può aggiungere, e non per ultima, tra le possibili ragioni della profondità del senso di solitudine contemporaneo, il progresso tecnologico, in particolare i nuovi media, televisione e internet in primo luogo, che avrebbero intorpidito il nostro bisogno immediato del prossimo, soprattutto della relazione diretta (Miceli, 2003).

    1.2 Le tre solitudini

    La solitudine è un esperienza multi dimensionale e molto personale poiché può essere riferita a situazioni diverse e conseguentemente dar vita ad una pluralità di sentimenti; Weiss (1973) diversifica infatti il senso di solitudine (riscontrabile in soggetti che, anche in compresenza di altre persone, provano solitudine, la quale genera notevole sofferenza) dalla solitudine fisica (la quale indica invece un’assenza oggettiva della presenza altrui e non necessariamente è connessa al senso di solitudine e alle conseguenze negative che da esso scaturiscono). Proprio la multidimensionalità dell’esperienza di solitudine rende preferibile l’uso, parlando di solitudine, di tre diversi termini, indicati da Gotesky (1965), adeguati a cogliere le diverse sfaccettature dell’esperienza di solitudine: aloneness, solitude, loneliness.

    La parola Aloneness indica uno stato di isolamento fisico privo di componenti emotive, rappresenta il fatto di non trovarsi insieme ad altri; nella società occidentale prevale l’associazione della solitudine fisica con il pericolo di solitudine psicologica, tuttavia la condizione di isolamento fisico può produrre effetti positivi.

    È il termine Solitude ad esprimere i sentimenti di beneficio e soddisfazione che accompagnano alcune situazioni di isolamento dagli altri; risultano in particolare accentuate, in condizione di solitudine fisica, la creatività, l’attenzione e la concentrazione poiché viene

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