Dal disagio personale al disagio sociologico: Una lettura multidimensionale
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con profonda gratitudine.
L’obiettivo di questo lavoro è approfondire la tematica del disagio contemporaneo attraverso la lente sociologica della multidimensionalità, in quanto i fenomeni manifesti e visibili che sono alla sua base resteranno comprensibili solo in superficie se non si presta attenzione alle loro cause più profonde.
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Anteprima del libro
Dal disagio personale al disagio sociologico - federica ucci
Introduzione
Oggi parlare di disagio non è facile, perché viviamo in un momento storico in cui tutti i riferimenti culturali sembrano veder sfaldare i loro margini oppure si irrigidiscono eccessivamente, generando in entrambi i casi una confusione dentro e fuori le persone e i vari contesti sociali stessi.
Proprio come si ha difficoltà a comprendere l’ambiente in cui ci si trova a vivere, allo stesso modo diventa difficile processare anche il proprio mondo interiore, che comunque risente del caos che proviene dall’esterno ed amplifica quello interno.
Di conseguenza, si sperimenta quella sensazione di malessere che sembra non trovare una spiegazione o un’origine precisa ma che sicuramente ha delle basi fisiologiche e psico-sociologiche strettamente connesse, delle quali non si è sempre coscienti.
La prima causa che viene individuata, solitamente, è quella dello stress dettato dalle condizioni di vita contemporanea, tuttavia, non bisogna mai tralasciare il condizionamento operato dalla parte interiore più profonda dell’essere umano, che va anche oltre i pensieri e le emozioni ed include l’anima.
Per questo, nel dare una definizione più precisa e sviluppare una visione più ampia del disagio sociologico, occorre andare oltre la prospettiva culturale ed integrarla con quella transpersonale, che abbraccia tutte le componenti dell’essere umano, ed è ciò che si cercherà di realizzare in questo elaborato, senza avere la pretesa di fornire una versione definitiva ma solo spunti riflessivi ulteriori e una narrazione sociologica alternativa nel trattare questo argomento.
Partiamo, dunque, dal punto in cui si trova attualmente l’individuo contemporaneo.
Noi occidentali del terzo millennio siamo tutti più o meno inclini a vivere una vita interiore intensa, caratterizzata da rimuginazioni, desideri, progetti, preoccupazioni e speranze che sono pròtesi dei nostri pensieri e del nostro dialogo interiore, mentre le nostre azioni di routine sono affidate a una sorta di pilota automatico
.
Il contesto attuale è caratterizzato da impegni, eccessivi stimoli esterni e pressioni sociali che riescono a gestire il nostro cervello tanto che lo stress inizia a diventare causa di veri e propri buchi neri
nella memoria, pensiamo a chi dimentica in auto i propri figli piccolissimi o i propri animali domestici, con le terribili conseguenze che tutti conosciamo.
Questo porta a riflettere sulle insidie che la quotidianità nasconde anche dal punto di vista delle relazioni sociali, siamo così persi nel nostro mondo interiore da trascurare le interazioni con gli altri e con l’ambiente.
Paradossalmente, poi, i new media, che sembrerebbero avvicinare le persone distanti, peggiorano le cose allontanando quelle immediatamente vicine.
Un esempio è lo stare a tavola in famiglia ognuno col proprio device in mano, senza guardarsi nemmeno in faccia, oppure, mentre si guarda la tv o si lavora al pc, se arriva un messaggio si passa da una tecnologia all’altra e i contatti visivi ed uditivi in presenza con persone ed ambiente passano in secondo piano.
I lassi di tempo in cui il nostro cervello si estranea dalla realtà sono sempre più lunghi, quando siamo presi dai nostri pensieri, dalle nostre routine o stiamo chattando o parlando al telefono, si verificano stati mentali di dissociazione tra attenzione ed elaborazione sensoriale rispetto alla realtà esterna.
Il cervello distoglie l’attenzione da essa per dedicarsi ad altre informazioni sensoriali derivanti dalla tv, dal computer o da altri pensieri.
Il nostro sistema cognitivo, quando giudica qualcosa come prioritario, deve necessariamente escludere altro e, per molte persone, la priorità va al dialogo interiore.
Altri nemici
tipici dell’occidentale moderno sono l’orologio e il calendario, che costringono il cervello a mantenere determinati ritmi o a dare considerazione a determinate date
, quando in realtà, se dipendesse dal suo reale interesse, non si porrebbe neppure il problema al riguardo.
La cecità da disattenzione, o percettiva, si verifica quando uno stimolo che entra nel nostro campo visivo non viene elaborato dal cervello e, quindi, ne manca la percezione.
Lo stesso accade per la sordità da disattenzione nel merito della percezione uditiva.
Studi hanno dimostrato che quando le persone sono impegnate in un compito visivo che richiede attenzione, letteralmente non sentono.
L’uso di dispositivi mobili possono rappresentare un pericolo per l’incolumità delle persone, sono ancora troppo frequenti le notizie di individui al volante che hanno rischiato di provocare incidenti mortali o che, a piedi, sono stati investiti dalle automobili perché stavano utilizzando impropriamente i loro cellulari.
La cecità visiva e quella uditiva possono essere considerate una sorta di agnosia benigna¹ e possono verificarsi anche quando si è immersi in ricordi passati o in scenari futuri.
Quando un genitore dimentica il proprio figlio in auto a causa del falso ricordo di averlo accompagnato al nido, è possibile che dopo essere sceso dall’auto la sua retina abbia acquisito lo stimolo visivo del bambino chiuso in auto, ma il cervello non lo abbia percepito perché il sistema visivo stava elaborando altro.
Il fatto che certe azioni o omissioni siano attuate da soggetti sani e psicologicamente equilibrati, dimostra che le cause di certe situazioni siano sociali.
Il contesto influenza le attività cerebrali compromettendo la vita sociale dal livello interattivo più basso, come un’occhiata con un passante per strada, fino alle complesse relazioni sociali come l’accudimento genitoriale, passando per le attività potenzialmente a rischio sicurezza come la guida di un veicolo.
Lo stile di vita della maggior parte di noi occidentali è caratterizzato da uno stress tipico del nostro tempo, ma non del nostro corpo, a una società postmoderna si contrappone un cervello antico.
Gli stressor atipici per l’organismo umano iniziano ad attivarsi già al mattino, quando la sveglia suona al posto dell’orologio biologico circadiano, ovvero il complesso sistema endogeno il quale, in base agli stimoli esterni, regola le funzioni del corpo in sincronia col ritmo circadiano, ovvero il periodo di circa ventiquattro ore in cui certi processi fisiologici, come il ritmo sonno-veglia, si ripetono regolarmente.
Nella regolazione dell’orologio biologico circadiano è implicata l’area dell’ipotalamo, chiamata nucleo soprachiasmatico, che riceve informazioni sulla luce esterna da cellule fotosensibili presenti sulla retina.
In un normale ciclo circadiano, al momento del risveglio mattutino, tra le sei e le otto ore circa, la produzione dell’ormone melatonina, che regola il sonno, cessa gradualmente mentre aumentano i livelli di cortisolo che inducono lo stato di attivazione.
Il risveglio è un momento critico per il nostro organismo, in quanto il sangue è ancora vischioso e le coronarie sono ancora rigide².
Convenzionalmente, gli stressor vengono classificati come fisici (troppo freddo o troppo caldo, contusioni, inquinamento, eccessiva attività fisica, eccetera..), ambientali (rumori, traffico, folla, eccetera..), metabolici (alimentazione carente, sonno insufficiente, eccetera..), psicologici (abbandono, lutto, prove d’esame, eccetera..) e da sostanze (droghe, alcolici, farmaci, ma anche abitudini tossiche).
La maggior parte degli stressor oggi sono frutto delle modalità di organizzazione della nostra società, pensiamo al traffico, agli impegni, ai divorzi, alla disoccupazione e via dicendo.
Invece di occuparsi delle cause sociali che procurano stress (quindi degli stressor sociali), ci si rivolge a medici e psicologi per curare gli effetti di essi.
Di conseguenza, medicina e psicoterapia fanno progressi nella cura di corpo e mente, mentre la società continua ad essere sempre più disfunzionale rispetto alle caratteristiche del nostro cervello.
Esso, infatti, è perfetto per sopravvivere ai pericoli naturali ma è incapace di gestire certi stimoli prodotti dalla società odierna.
Questi stimoli sono fonte di stress negativo, il quale intasa quelle strutture neurali che, in epoche più remote, servivano per combattere, scappare o trovare un riparo velocemente.
Gli stimoli stressanti vengono elaborati dai circuiti cerebrali superiori ma anche dalle aree del sistema limbico e del tronco encefalico, il cui ruolo è quello di far sopravvivere l’organismo.
Però, se da una parte la corteccia cerebrale assolve la funzione di gestire certi tipi di informazioni sotto forma di pensieri, ragionamenti, riflessioni, eccetera, dall’altra i centri neurali implicati nelle risposte emotive e/o automatiche elaborano le stesse informazioni in relazione alla sopravvivenza.
Così, un debito, un ritardo, eccetera diventano stressor ai quali l’organismo risponde innescando le reazioni fisiologiche di attacco o fuga.
Da queste continue reazioni fisiologiche agli stressor sociali derivano altri problemi, ad esempio, le sostanze prodotte in loro risposta devono essere consumate, dissipate o riassorbite dal corpo, ma ciò non può verificarsi quando esso si attiva in risposta a stimoli ai quali non seguono azioni come combattere o fuggire.
Pertanto, l’organismo rischia di intossicarsi e, alla lunga, ammalarsi.
Infine, prolungati periodi stressanti rendono l’amigdala ipersensibile, col rischio che le risposte fight or flight possano innescarsi prima che le strutture cerebrali superiori della corteccia prefrontale abbiano percezione cosciente di quel che sta realmente accadendo internamente o esternamente al corpo.
Un’ amigdala ipersensibile ci fa sobbalzare per nulla, ci impedisce di riposare e concentrarsi e può compromettere seriamente anche le relazioni sociali, ad esempio innescando comportamenti negativi di cui ci si pente o ci si sente in colpa subito dopo³.
Ma come si può rendere la società più funzionale per l’individuo?
Prima di tutto, semplicemente ascoltandolo. Perché solo contribuendo a renderlo più sereno, tranquillo e pacifico
può essere possibile curare
un contesto che tende sempre più all’irrequietezza.
Per poter intervenire sul contesto, ovviamente, bisogna conoscere bene anche il funzionamento degli individui che lo vivificano, oggi più che mai, in quanto l’umanità si trova ad un’importante svolta nella sua evoluzione, a un punto in cui deve superare il materialismo se non vuole precipitare da un abisso di disumanità all’altro.
Spesso l’essere umano crede che i suoi problemi e le sue difficoltà trascendano la ristretta cerchia in cui vive, infatti, l’esperienza e l’azione dell’uomo ordinario sono circoscritte ai limiti della sua orbita personale (che comprende famiglia, vicinato, lavoro, amici, eccetera..), oltre i quali resta uno spettatore.
All’interno di una società in continuo mutamento, invece, i cambiamenti che avvengono nel macro contesto inevitabilmente si ripercuotono sul micro, di conseguenza, non si può comprendere la vita dei singoli se non si comprende quella sociale e viceversa.
Ma di solito, l’uomo ordinario non vede i suoi problemi in termini di mutamento sociale perché raramente è consapevole degli intricati rapporti tra il suo mondo di vita e il corso della storia universale, non sa affrontarli in modo da giungere a controllare le trasformazioni strutturali che di solito sono alla loro base.
I nostri sono tempi di indifferenza e disagio, non ancora definiti in modo abbastanza chiaro da consentire alla ragione e alla sensibilità individuale di reagire in maniera appropriata e funzionale.
Invece di difficoltà precisabili in valori e minacce, c’è lo sconforto di un vago malessere, invece di problemi netti e concreti c’è la sensazione oscura che qualcosa non va.
Di conseguenza, spesso non si è capaci di orientarsi verso il superamento attivo di questo malessere esistenziale e lo si subisce passivamente, in maniera anche inconsapevole⁴.
I problemi più profondi della vita moderna scaturiscono dalla pretesa dell’individuo di preservare l’indipendenza e la particolarità del suo essere determinato di fronte alle forze preponderanti della società, dell’eredità storica, della cultura esteriore e della tecnica.
Questo è evidente nel fatto che il secolo XVIII ha fatto appello alla liberazione da tutti i legami del passato negli ambiti dello Stato, della religione, della morale e dell’economia, per lasciar sviluppare liberamente la buona natura originaria, ciò che è uguale in tutti gli uomini.
Il secolo XIX, poi, oltre alla semplice libertà, si è appellato anche alla particolarità dell’uomo e della sua prestazione, quella particolarità che deriva dalla divisione del lavoro, che rende il singolo imparagonabile a qualunque altro e a volte indispensabile, ma che lo vincola anche ad una maggiore complementarità con gli altri.
Tutto ciò si unisce alle nuove dinamiche attuali, che includono anche una moltiplicazione delle cerchie sociali, e alimenta l’incessante aumento della complessità dell’esistenza, a maggior ragione con un’emergenza globale e continua in atto.
Di conseguenza, l’incremento impressionante degli stimoli interni ed esterni ai quali è sottoposto il singolo, si ripercuote anche sulle sue strategie per fronteggiarli.
Secondo il sociologo e filosofo tedesco Georg Simmel, la personalità dell’individuo si adegua a queste forze ad essa esterne attraverso un’intensificazione della vita nervosa.⁵
Per capire come ci riesce, bisogna fare riferimento alla cultura e cercare di scoprire l’equazione fra i contenuti individuali e sovraindividuali della vita.
In particolare, la cultura attuale si caratterizza per la preponderanza di ciò che si può chiamare spirito oggettivo sullo spirito soggettivo, con una conseguente tendenza alla massima individualità dell’esistenza personale.
Ciò vuol dire che anche nel mondo esterno, quindi nel linguaggio come nel diritto, nella tecnica della produzione come nell’arte, nella scienza come negli oggetti di uso domestico è incorporata una quantità di spirito, al cui quotidiano aumentare, lo sviluppo spirituale dei soggetti può tener dietro solo in modo incompleto, e con distacco sempre crescente.
Se si considera l’immensa quantità di cultura che si è assimilata negli ultimi cent’anni in cose e conoscenze, in istituzioni e in comodità, paragonandola con il progresso culturale degli individui nel medesimo lasso di tempo, fra i due processi si mostra una terrificante differenza di crescita, e addirittura, per certi versi, un regresso della cultura degli individui in termini di spiritualità, delicatezza, idealismo.
Questa