Monsieur Mathieu e il segreto delle magiche erbe
Di J. L. Defoe
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Anteprima del libro
Monsieur Mathieu e il segreto delle magiche erbe - J. L. Defoe
Twain)
I
La felicità costa cinque euro, ma per qualcuno, è gratuita
Non ci si sente mai pronti per il cambiamento. Anche quando appaia inevitabile, giusto o sbagliato che sia.
E soprattutto, non si è mai preparati al peggio.
Nonostante, da tre mesi a questa parte, mio nonno Mathieu, non facesse altro che ripetermelo. Come una cantilena, una filastrocca.
Il pessimismo di cui ultimamente è pervaso, termina soltanto la sera, dopo un bel bicchiere di Cognàc o una buona tisana. Cosa di cui, io e Mathieu, siamo grandissimi estimatori, assidui utilizzatori e soprattutto, straordinari produttori. I migliori di tutta la Francia.
Il segreto sono la conoscenza, la passione e la materia prima
ama spesso ripetere mio nonno.
Abitiamo a Ducey, un piccolo e tranquillo paese della Normandia, di appena 2500 anime; pochissimi turisti si sono avventurati fin qui, prima di qualche anno fa. Non ha mai posseduto alcuna valenza turistica: nessun luogo storico, chiesa o testimonianza dal passato; nessun personaggio illustre che, qui, avesse mai vissuto.
Nessuna citazione su alcun atlante o rivista specializzata; almeno, fino al momento in cui fossimo arrivati.
Prima che la nostra attività attecchisse in Paese, decuplicando il numero di visitatori.
Il cosiddetto turismo 'mordi e fuggi' o, più correttamente, 'bevi e fuggi'.
Madame Lucie, tuttavia, attribuirebbe sicuramente tutti i meriti alle sue straordinarie doti culinarie; lo stesso direbbe di se stessa anche Georgette, ninfomane adescatrice, meglio conosciuta come Madame Boccaccio, per essere abile oratrice grazie alle sue labbra siliconate; Pascal, invece, a sua detta, è il miglior meccanico di tutta la Francia.
Quel comunista incapace di merda
, sottolinea spesso, invece, Mathieu, riferendosi al proprietario della sola e unica officina del Paese
Potrei elencare tutte le altre 2498 persone presenti, tessendone, di ognuna le lodi.
Per non parlare, poi, delle donne.
Le donne normanne.
Alte, basse, bianche, nere. Persino le donne baffute, credo che abbia imparato ad apprezzare, grazie a Mathieu, la cui voce, pare, mi stia rimbombando nella mente.
Jean, muoviti. Porta quel culo rinsecchito qui
.
Ed effettivamente, la voce di mio nonno, è reale e mi desta dal mio dormiveglia.
Porca troia, ma che vuoi a quest'ora del mattino?
gli rispondo, ancora stanco e con le scorie della sbornia della notte appena trascorsa.
Impiego un tempo che pare interminabile, prima di raggiungere Mathieu.
Voi giovani. Non vi capirò mai. Sempre a dormire, e le poche volte che state svegli avete la faccia incollata su quelle cazzo di diavolerie elettroniche
.
Ti ringrazio per il giovane, nonno
.
Ai miei tempi, si dormiva 4 ore. Il tempo lo passavamo a fare altro. E poi dicono perché facevamo tanti figli
Scruto Mathieu in attesa della sua risposta. Che non tarda ad arrivare.
Chiedi a Georgette, Colette, Laurá. Non ci sono più gli uomini di una volta
mi dice, toccandosi fieramente la patta dei pantaloni e facendomi ridere di gusto.
Vedo che stamattina ci siamo svegliati di buon umore
gli dico.
Sono sveglio da un pezzo
.
Nessun pensiero infausto? Presagi di morte? Profezie apocalittiche?
gli chiedo.
Non essere idiota. Ne stiamo parlando da più di una settimana. Non dirmi che l'hai dimenticato
dice, porgendomi del caffè ancora caldo.
Porto il cane a pisciare, e vado a prendere il giornale. Non perdere tempo come al tuo solito
.
Va bene. Va bene. Adesso smettila di fare il vecchio rompipalle e fammi bere il mio cazzo di caffè in santa pace
.
Mathieu, in segno di sfida, mi sputa contro, un'ampia boccata di fumo di Gauloises, prontamente accesa, prima di lasciare l'abitazione con Bonaparte, il nostro meraviglioso amico a quattro zampe.
Cazzo, finalmente un po' di pace, penso tra me prima di attingere dalla bottiglia di Grand Marnier con cui annaffio il mio caffè.
Sprofondo sulla vecchia poltrona in giardino per rilassarmi qualche altro minuto, godendomi il panorama che si presta alla mia vista. Ogni cosa, qui, è in armonia, in pace, in tranquillità.
Tutto è meraviglioso, colorato, illuminato.
E soprattutto, è uno spettacolo paesaggistico di cui, solo pochi eletti, possano godere: ettari di cannabis a perdita d'occhio, sapientemente e amorevolmente affidati alle cure dei proprietari. Vale a dire il sottoscritto e mio nonno. Arbusti, alti oltre 5 metri, che solo qui è possibile trovare. Risultato dell'unione della natura e della chimica, di cui, Mathieu, è un sapiente conoscitore, grazie agli studi in giovane età.
Si potrebbe dire che sia il paradiso dei sensi: il luogo in cui tatto, vista, olfatto, odorato si incontrino armoniosamente.
Il fatto che fossimo in estate inoltrata, e, dunque, nel periodo di massima fioritura, dona all'aria un odore unico, e allo stesso tempo inconfondibile.
Ducey: Città della Normandia, patrimonio mondiale dell'umanità e della Cannabis, dovrebbero indicare negli Atlanti.
Il Sindaco di Ducey, credo, non abbia avanzato la richiesta solo per discrezione, essendo ormai ospite fisso della nostra casa, nonché maggior estimatore e consumatore delle nostre tisane magiche.
Ed ovviamente, non è il solo.
Il mio sentimentalismo e idillio bucolico, viene bruscamente interrotto dalla voce di Mathieu.
Porca puttana, Jean. Lo sapevo che ti avrei trovato qui
.
Scusa nonno. Dai, fatti un tiro
gli dico, porgendogli la canna appena preparata.
Così, ci ritroviamo seduti a fumare: un vecchio scheletrico ed un adulto quarantenne. Per molti, una scena inusuale; per noi, piuttosto abitudinaria.
Bonaparte. Bonaparte. Vieni qua, bello
gli sento immediatamente dire.
Tempo pochi secondi, ed il fedele amico a 4 zampe ci raggiunge, dopo aver abbassato la maniglia della vetrata, e mostrando con fierezza, una ciabatta di Mathieu tra i denti.
Porca puttana, come devo dirti di non mettere le mie cazzo di pantofole tra i denti. Cane di merda
gli urla contro Mathieu, prima di accarezzarlo e porgergli una scodella di acqua e un quarto di bicchierino di Cognàc.
Come piace a te, cucciolo
gli dice.
Credo che sia un evento più unico che raro, imbattersi in un cane che beva Cognàc, e abbassi da solo le maniglie delle porte per aprirle; un cane, a cui credo, manchi soltanto la parola. Sempre che, non capiti già: spesso, mi sembra di sentirne la voce, in risposta alle continue domande che gli vengano fatte da mio nonno.
Resto sempre sbalordito dalle sue innate capacità.
Cazzo. È un cane francese, nato e cresciuto in Normandia, e a cui abbia dato il nome del più valoroso condottiero della storia. Non potrebbe essere altrimenti
è il monito di Mathieu ai curiosi riguardo il nostro cane, splendido esemplare di Chien d'Artois, antica e nobile razza di cane da seguita.
Adesso, dai una dimostrazione a Jean di quanto tu sia bravo. Dai, vai al tavolino
gli dice.
E lascialo in pace, povera bestia
gli rispondo senza ottenere alcuna risposta.
Gli occhi di Mathieu sono incollati sul fedele Bonaparte e, dal modo in cui lo ammiri, inizia già a compiacersi del suo animale, e della scena di cui conosciamo già il finale.
Bonaparte si avvicina con cautela al piccolo tavolo di vimini, alto all'incirca mezzo metro, afferrando con i denti il pacchetto di Gauloises; poi, con abilità certosina, lo capovolge ed inizia a scrollare la testa fino a quando dal foro superiore del pacchetto morbido, non esca la preziosa sigaretta.
Bravo il mio campione
gli grida il vecchio.
Bonaparte, abbaia in segno di gratitudine e poi con la bocca prende la sigaretta da terra correndo in cucina; abbassa la maniglia della porta, attraversa il soggiorno ed arriva all'angolo cottura; si alza con gli arti posteriori, con la zampa destra preme sull'interruttore rosso e facendo ruotare la manopola con l'aiuto del tartufo, ovvero la punta del naso, aziona la scintilla e la fiamma.
È una scena assurda che, per quante volte abbia visto, non mi stancherei mai di guardare.
Anche adesso, riesco a ben figurarmela, nonostante fossi a debita distanza da lui.
Il cane avvicina la sigaretta alla fiamma e dopo pochi secondi e numerosi tentativi, riesce ad accendere la preziosa Gauloises.
Eccolo arrivare, adesso.
Felice, trionfante. E soprattutto, avvolto dal fetido fumo di Gauloises. Quelle assurde brune, senza filtro, morbide che solo Mathieu riesca a fumare.
Eccolo. Un cane con una sigaretta in bocca.
Cazzo, vecchio, ti sei proprio bevuto il cervello. Spera soltanto che nessun animalista assista mai a questa scena, altrimenti rischi il linciaggio
gli dico.
Mathieu non mi ascolta. O almeno, finge di non ascoltare, tanto sia preso ad incitare, applaudire, e, persino, venerare Bonaparte.
Tu, e le tue malattie mentali. Perché non insegnargli a fare le parole crociate? O, leggere il giornale? Magari potresti insegnarglielo a fare a voce alta: potrebbe tornarti utile quando sarai un decrepito con la cataratta
gli dico.
Non trattare Bonaparte come un idiota. Sai benissimo quanto sia stato difficile per lui. Un'autentica sfida da cui ne è uscito vincitore. Per te potrebbe essere una cosa stupida, ma non lo è
dice improvvisamente serio.
Poi conclude: Ricorda Jean: anche la cosa più insulsa o inutile all'apparenza, nasconde sempre la sua utilità e soprattutto una gratificazione. Il difficile è soltanto riuscire a riconoscerla laddove non ci sia; ogni cosa ha il suo perché, in questo mondo del cazzo. Non giudicare mai dalle apparenze
Cazzo nonno, questa perla di saggezza devi proprio ripetermela. Non posso lasciare che resti lettera morta
.
Ma vaffanculo
dice, prima che il suono del campanello di casa interrompa la nostra costruttiva conversazione.
Vai tu ad aprire, Jean. Io finisco il mio bicchiere di Cognàc
.
La bottiglia, vorrai dire. Ormai, lo bevi quasi come fosse del succo di frutta. Guardati, sei tutto ossa, e ti ritrovi quella pancia oscena
gli dico
Lo sputo del vecchio sul pavimento è il segno inequivocabile che sia arrivato il momento di andare ad aprire la porta.
Bonaparte mi fa da scorta.
Buongiorno Jean
mi sento dire, appena apro la porta d'ingresso.
Buongiorno Vincent
gli rispondo.
Monsieur Mathieu è in casa?
. mi chiede
Si. Sta dando fondo alla riserva di Cognàc
.
Alle 11 del mattino?
.
Si, si. Ma non dirgli nulla, che, altrimenti, attaccherebbe di nuovo con la storia dell'essere normanno e che solo i normanni ce l'abbiano duro
gli dico mentre attacchiamo con una fragorosa risata.
Chiudo la porta ed entriamo in casa.
Lo osservo, chiedendomi come faccia a sopportare, con questo caldo, i pesantissimi anfibi che calza ai piedi, e quei pantaloni blu scuro.
Cazzo, un pantalone che, credo, mi stia facendo sudare al solo pensiero, dico fra me e me, noncurante di quanto potessi apparire trasandato, invece, agli occhi di Vincent: maglietta della salute, pantaloncino unto e piedi nudi, sporchi di terreno.
Attraversiamo il piccolo e angusto corridoio che precede l'ampio soggiorno con l'angolo cottura a vista. Come accade quotidianamente, il disordine regna sovrano; del resto, non potrebbe essere diversamente, considerata la presenza di due soli uomini ed un cane, in casa.
Si avverte la mancanza femminile.
Vincent pare non prestare attenzione ai vestiti buttati a caso sul divano, le cicche di sigarette che riempiono fino all'orlo tutti i posacenere sui due tavoli e sulle sedie del soggiorno; né, tantomeno, pare accorgersi delle stoviglie sporche che fuoriescano dal lavello.
Credo che, ormai, abbia fatto l'abitudine.
Fortuna che oggi sia mercoledì.
Domani, come ogni settimana, verrà Maria a sistemare casa. Il problema, purtroppo, è che il tempo a disposizione per le faccende domestiche della ragazza rumena, si sia drasticamente ridotto da otto a sole tre, massimo quattro ore: le restanti, invece, le trascorre in compagnia di Mathieu, che a dispetto dell'età e degli oltre 25 anni di differenza, si dimostra un perfetto stallone.
Almeno è quanto lui riferisca; del resto, credo siano piuttosto eloquenti e significativi, i gemiti della donna.
La vetrata che dà in giardino è semiaperta: appena varcata, veniamo investiti dall'aroma di cannabis del nostro possedimento.
Cazzo, quanto amo questo profumo.
Ah, vedo che sei in compagnia del mio gendarme preferito
dice Mathieu, appena arriviamo.
Vincent, infatti, appartiene alla Gendarmeria di Ducey, e, come tutti i giorni, indossa la sua divisa, concernente di una camicia celeste, un paio di pantaloni blu, ed anfibi neri ai piedi.
Alto all'incirca un metro e settanta, capelli biondo chiaro, occhi verdi: ha l'aspetto del bravo ragazzo.
Ed in effetti, lo è.
L'unico neo, per così dire, credo sia il suo attaccamento morboso alla nostra dimora, di cui è habitué; soprattutto, in servizio.
Buongiorno Monsieur Mathieu
Buona giornata a te, Vincent. Accomodati pure, vado a prepararti una bella tisana energetica
gli risponde mio nonno, prima di alzarsi, direzione cucina.
Vincent, ormai di casa, si accomoda sul divano di vimini.
La ricetrasmittente sempre accanto, accesa e col suo immancabile e infernale rumore che, ad ogni secondo, mi ricorda di essere in compagnia di un tutore della legge.
Il gendarme ci tiene compagnia per un'ora abbondante, facendo slittare il nostro appuntamento al pomeriggio.
È il prezzo da pagare.
È il prezzo della nostra attività che, per quanto possa essere sana e di nobili ideali, è pur sempre illecita. E, oltre alla passione, l'amore, la dedizione, ed il durissimo lavoro, richiede, comunque, dei compromessi.
La felicità costa 5 euro.
Questo, è quanto scritto sulla targhetta del campanello di casa.
Nessun nome e cognome, soprannome od elemento distintivo.
Solo un semplice slogan, da mio nonno coniato: la felicità costa 5 euro.
Cinque euro per una tisana con le erbe del nostro giardino.
Cinque euro per una canna con le erbe del nostro giardino.
Da consumare in loco, oppure, da asporto, con la sola regola di un solo pezzo per individuo al giorno.
Regola che mio nonno, rispetta, e fa rispettare, con enorme dedizione. Ma, con qualche eccezione.
Gendarmi, sindaci, ed anche politici, sono tutti esentati dal pagamento. Possono attingere in qualsiasi momento, e soprattutto, gratuitamente e senza limite alcuno.
Ho scoperto che esistano molti politici e tutori della legge, in questa zona della Francia.
Protezione e discrezione sono la loro merce di scambio.
Invece delle mazzette, paghiamo, dando loro un po' di felicità.
Mathieu e Jean: dispensatori di felicità.
Perché la felicità costa cinque euro, ma, per qualcuno, è gratuita.
II
Stooo diventando quadrupede... quadrupede...
Siamo giunti a Ducey circa 3 anni fa, partendo da Marsiglia, e passando per l'Alvernia, il Limosino, la Borgogna e Champagne. In tutti i luoghi in cui fossimo stati, dopo la splendida città provenzale, non abbiamo mai messo radici, limitandoci a qualche mese di permanenza, prima che raggiungessimo una nuova meta.
Mathieu, normanno di origine, ha sempre espresso il desiderio di voler ritornare nelle sue amate terre: il destino ha fatto il resto, facendoci fermare a Ducey. Più esattamente, un problema al servofreno Hydrovac della sua R8 Gordini, da lui definita un autentico miracolo dell'ingegneria meccanica francese.
Non dimenticherò mai la costanza e la caparbietà con la quale Mathieu nominò, in quel preciso istante, tutti i Santi presenti nel Calendario, maledicendoli uno ad uno.
Prima che Pascal, il meccanico del paese, riuscisse a comprendere qualcosa del nostro gioiellino, abbiamo dovuto attendere almeno tre settimane: il necessario, affinché mio nonno trovasse, in questo, un segno del destino.
Abitiamo in una specie di fattoria, in periferia; esattamente in zona La Rivière, vicino al fiume la Sélune, che attraversa il piccolo paese.
In casa, si accede dopo aver attraversato un ampio cortile in terra battuta: il piazzale è abbastanza grande da contenere almeno un paio di macchine, oltre alla nostra; sulla destra, c'è una specie di capanno di legno di una ventina di metri quadri, che utilizziamo per lo più come ripostiglio.
Il cancello esterno, che delimita la nostra proprietà, è sempre aperto: quasi volesse significare la volontà di essere sempre disponibili a qualsiasi orario.
È un luogo di pace e tranquillità e, soprattutto, il luogo idilliaco per coltivare Cannabis all'aperto.
La presenza del fiume, rende perfetto e sempre umido il terreno; il clima, ed il concime che Bonaparte espelle sistematicamente sulle piante, contribuisce.
Tuttavia, niente potrebbe essere possibile senza la soluzione creata ad hoc da mio nonno.
Abbiamo dovuto attendere appena 6 mesi affinché i semi germogliassero e diventassero piante.
Miracolo della chimica e di quella che Mathieu definisce la formula della felicità: una specie di unguento che mio nonno, ogni primo giorno del mese, dopo il tramonto, dona alle piante.
Adoro ammirarlo. Adoro vedere quanta passione, amore, dedizione dedichi alle nostre piante.
Un momento di autentica solennità,