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Seguendo Mr. Apollo
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E-book287 pagine3 ore

Seguendo Mr. Apollo

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Info su questo ebook

Un magico e misterioso viaggio nella storia dei Beatles per giungere ad una verità inaspettata e svelare i segreti che si celano dietro il mito.
LinguaItaliano
Data di uscita31 gen 2013
ISBN9788891103796
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    Anteprima del libro

    Seguendo Mr. Apollo - Consuelo Portoghese

    affetto.

    LA GENESI E LA MAPPA DEL TESORO

    Penso che una premessa sia necessaria, per dare un’idea del percorso che mi ha condotto a questa storia. Siccome l’idea dei tesori nascosti, delle mappe e dei codici era tanto cara a John Lennon, vedrei bene questo viaggio come una caccia al tesoro, in cui ogni indizio serve per trovare il successivo, ogni convinzione fa da base a quella seguente.

    La logica

    A maggio del 2010, una sera, mi sono imbattuta nel programma televisivo Voyager, che parlava della PID, acronimo di Paul Is Dead, la leggenda metropolitana che gira da più di quarant’anni, secondo cui Paul McCartney sarebbe morto nel 1966 e sostituito con un impostore, che fino ad oggi ha cantato, suonato e vissuto col suo nome e la sua identità.

    Sul momento, trovai la cosa inquietante ma anche molto affascinante ed io sono una persona facilmente impressionabile. Nei giorni successivi, non riuscendo a togliermi quell’idea dalla testa, ho cominciato a leggere tutto ciò che trovavo, in proposito, sul Web. Partendo dai siti in lingua italiana, sono passata, poi, ai siti in lingua inglese e, con molta difficoltà, ho continuato ad aggiungere dei pezzi alla storia. Più andavo avanti, meno le cose mi sembravano chiare. Ora non me ne stupisco, è una storia su cui si cerca e s’indaga da tanti anni e anche quando si pensa di essere arrivati a qualche certezza, si cade davanti a una contraddizione qualsiasi. E questa faccenda, ne è davvero piena.

    Le domande erano tante: come hanno fatto a nascondere tutto, cadavere compreso? Perché hanno seminato gli indizi? Era nel loro interesse nascondere tutto o far sapere quanto era successo? Davvero è possibile trovare un uomo che somigli in tutto a Paul che sia disposto a prendere la sua identità? È una specie di patto con il diavolo. Come avrà fatto a essere perfetto nei panni di Paul?

    Perciò, di tanto in tanto, arrivavo anch’io alla conclusione che era stato tutto uno scherzo dei Beatles per incrementare le vendite dei loro dischi. Poi, però, continuavo a leggere e a trovare foto in cui non sembrava più trattarsi della stessa persona.

    Una cosa era chiara: la sostituzione c’era stata. La scienza diceva che le foto potevano appartenere a due persone diverse. Questo, unito al resto, doveva avere un significato.

    Le immagini

    Un giorno, scorrendo le foto e isolando dei particolari nel viso di Paul da giovane, ho trovato un neo sul collo che si nota solo quando l’inquadratura è da sinistra. Memorizzo il particolare, ma dopo il 1966 sparisce. È un indizio di sostituzione, almeno fino a che non ritrovo lo stesso neo in una foto degli anni Ottanta. E adesso?

    Semplice, sono due: Paul McCartney, lo stimato bassista dei Beatles e Willie Campbell, lo sconosciuto che ne ha assunta l’identità.

    Avete presente quando i prestigiatori fanno il gioco della moneta che sparisce e poi la tirano fuori dall’orecchio di qualcuno? E’ più facile credere che si tratti di una magia o é più facile pensare che le monete siano due? Una è nascosta, l’altra viene fatta comparire altrove. Spiacente di smontare qualche poetica convinzione, ma funziona proprio così.

    Ricomincio a guardare i video e le foto e capisco che ci sono entrambi, non è più nemmeno così difficile distinguerli. Hanno gli occhi di colore diverso: Paul li ha marrone scuro, Bill, verdi; tra gli incisivi di Bill c’è uno spazio che manca in quelli del vero Paul. E poi ci sono le tre lentiggini sullo zigomo sinistro: le ha Bill, non Paul; la fossetta sotto il mento la ha Paul; il naso di Bill è più lungo e sottile, quello di Paul è all’insù. Bill ha la riga dei capelli naturalmente a destra, Paul a sinistra. Hanno due sguardi e due sorrisi diversi. Le sopraciglia di Paul sono corte e angolate, quelle di Bill sono lunghe, sottili e tondeggianti. E i piedi: Paul ha dei piedi praticamente perfetti, dritti e proporzionati, quelli di Bill sono sbilenchi, ha le dita storte e lunghe, come se avesse avuto, addirittura, qualche problema. Per finire, basta guardare l’altezza rispetto alle persone che di volta in volta hanno accanto: Bill è più alto e ha le spalle più larghe rispetto a Paul, che è più minuto.

    Detta così sembra di parlare di due persone che non si somigliano per niente, ma non è certo così, se hanno ingannato tutti per tanto tempo. C’è da dire che, per somigliare maggiormente a Paul, Bill si è dovuto sottoporre a diverse plastiche facciali, che alcune foto sono state ritoccate e che col trucco si fanno miracoli.

    Per quanto riguarda le plastiche, le cicatrici sono un altro elemento distintivo tra i due. In diverse foto di Bill sono ben visibili, soprattutto quelle sopra il labbro a destra e quelle sulle sopraciglia. In ogni caso, Bill le ha, Paul no. L’unica cicatrice che hanno entrambi è quella sul labbro superiore, sulla sinistra: a Bill è stata fatta per riprodurre quella che Paul si procurò nell’incidente in moto avvenuto alla fine del 1965. Quello in cui non è morto, per intenderci.

    I video

    Comunque, da lì in poi ho guardato tutto da un punto di vista diverso e ho capito che anche nei video spesso compaiono entrambi: Ever Present Past, Wonderful Christmas Time, Spy Like Us, ma anche in Mull Of Kyntire, Beautiful Night, Ebony And Ivory, Pipes Of Peace. Ci sono entrambi, basta fermare i fotogrammi sui punti giusti e si possono distinguere con ragionevole facilità.

    I testi

    A quel punto sono tornata ai testi e agli indizi presenti nei dischi dei Beatles e ho capito che quasi tutti gli indizi, compresi quelli classici PID, potevano parlare della sostituzione di Paul e non della sua morte. Per non parlare di quelli che invece raccontano proprio una parte della storia di Bill e contengono un messaggio dei Beatles ai fan.

    Anche tra questi elementi è più facile giungere alla soluzione che ci sono due tipi di messaggi: quelli PID e quelli che raccontano l’intera storia. Sarà tutto più chiaro andando avanti. Giuro.

    Altra pista. Bill ha imparato tanto dai Beatles e ha un’identità solo in quanto sostituto di McCartney. Non avrà lasciato qualche indizio nelle sue canzoni? Può essersi lasciato tutto alle spalle senza remore? Può aver dimenticato il suo passato? Può non avere avuto un attimo di cedimento, di confusione? Così ho cominciato a tradurre le sue canzoni e, sorpresa sorpresa, anche lui racconta una storia, la sua. E non è sicuramente quella che ci si può aspettare da una persona normale che ha la fortuna di vivere una vita straordinaria, ma di qualcun altro.

    A questo punto le domande sono altre: come fanno a non comparire nello stesso posto nello stesso momento? Chi scrive le canzoni e chi canta nei dischi? Chi è il rimpiazzo e dove l’hanno trovato? Quali rapporti ci sono tra i due? Con chi si è sposata Linda? E Heather? E Nancy? Chi suona ai concerti? Può qualcuno accettare di fare tante plastiche per vivere, a metà, la vita di una star?

    Le domande sono tantissime e via via, almeno all’inizio, aumentano invece che diminuire. La risposta che ho cercato è sempre la più semplice, che secondo la forbice di Occam, è anche la più probabile. Ho sommato gli indizi e li ho acquisiti solo quando cominciavano a essere in numero rilevante, tale da escludere che si trattasse di mere coincidenze. E così ho costruito il mio puzzle ragionando sulle palafitte, con certezze che venivano sostituite quando perdevano lo scontro con la logica o la ragionevolezza.

    Apollo C. Vermouth e Billyshears

    Ci sono poi i forum sulla PID. Io ho frequentato principalmente quelli in lingua inglese: The king is naked, che parte dal presupposto che Paul McCartney sia morto e sostituito e Nothing is real, il cui assunto di partenza è che Paul è stato sostituito, ma non necessariamente perché sia morto.

    Seguendo questi forum, mi sono imbattuta in un personaggio che pareva avere informazioni di prima mano. Le sue indicazioni erano talmente precise da far capire che lui era stato parte della storia. Il suo nome fittizio era Apollo C. Vermouth, che era anche lo pseudonimo usato in passato da Paul McCartney. Qui Apollo non è Paul, è Neil Aspinall, il roadie che lavorò per i Beatles per tutto il tempo in cui furono insieme e che, dopo lo scioglimento del gruppo, divenne dirigente della Apple fino alla pensione. La sua identità è stata divulgata, nel forum, solo alla sua morte, nel 2008, ma le informazioni che ha dato negli anni sono preziosissime. Anche lui ha preferito dare indizi, piuttosto che raccontare la verità pura e semplice.

    Molto del mio materiale viene da questi forum; si tratta d’informazioni interpretate secondo i miei canoni, che per essere inserite qui, hanno dovuto superare un vaglio di ragionevolezza. Per amor di verità, bisogna dire che in questo momento, almeno nel forum Nothing is real, ogni discussione seria è subito sommersa da osservazioni riguardanti UFO, Massoneria, costellazioni (?), antichi egizi, cloni, Illuminati e satanismo. Pare che siano le spiegazioni che vanno per la maggiore di questi tempi sull’argomento PID.

    Non credo che la storia di Paul McCartney, dei Beatles e di tutto il resto abbia minimamente a che vedere con cose simili, poiché tutto può spiegarsi con umanissime motivazioni.

    Anche il sostituto di Paul ha scritto in uno di questi forum. Si è presentato con il nome Billyshears e la didascalia Meglio di Paul. Si scopre presto, ammettendo indirettamente di essere lui, pubblica qualche informazione interessante, ma è molto abbottonato. Da ciò che dice lui, però, ho dedotto informazioni importanti. Vedremo anche quelle.

    II tesoro

    È quello che troviamo alla fine? Filosoficamente, viene da dire che è quello che troviamo durante, ma la risparmiamo per occasioni più alte. Sebbene, in questo caso, non neghi che il divertimento sta quasi tutto nel costruire la mappa e seguirla per giungere alla verità. Progetto ambizioso, la verità. Diciamo che qui il tesoro è, più umilmente, una storia verosimile in cui trovano spiegazione molte delle contraddizioni in cui ci s’imbatte ogni volta che si legge, con attenzione, un qualsiasi resoconto sulla storia dei Beatles. Secondo me è decoroso, come tesoro.

    LE SUGGESTIONI COLLETTIVE

    Questa storia parla di suggestioni collettive, di quei condizionamenti in grado di influenzare la capacità di giudizio d’intere classi di soggetti, di condizionarne in modo più o meno conscio il libero convincimento. Ciò accade abitualmente per certi fenomeni, come la paura, la fobia, il panico; sono sensazioni che si contagiano ed è come se in qualche modo strisciassero inconsciamente, provocando nelle persone, panico, fobia o paura di qualcosa che non saprebbero coscientemente individuare.

    Qui non si parla, ovviamente, di tutte queste cose, ma solo di come sia possibile, e anzi facile, rinunciare alla propria capacità di distinguere, di ragionare liberamente, di porsi domande, se la maggior parte delle persone vi rinuncia. Tutto, applicato alla musica, a qualcosa che tutti, in maniera più o meno approfondita, conosciamo; qualcosa che è sempre stato sotto gli occhi di tutti. Niente panico, fobie o paura. Solo sana curiosità per il tempo di qualche pagina.

    La storia dei Beatles è nota. Quattro ragazzi di Liverpool con una passione fuori dal comune per la musica e con una convinzione curiosa: che niente è impossibile. E proprio a causa di questa convinzione, riescono a fare l’impossibile: inventeranno un genere di musica nuovo, il pop, in cui rimarranno sempre inarrivabili; creeranno suoni che nessuno in seguito riuscirà a riprodurre. Nessuno riuscirà ad avere il loro successo, la loro fama o il loro genio. Tra loro c’è un’alchimia che ha qualcosa di straordinario, riusciranno a raggiungerla solo lavorando, tanto, insieme. Perché, nel momento in cui ognuno andrà per la propria strada e il gruppo si scioglierà, quella magia svanirà e nessuno di loro riuscirà più a ricreare niente di simile.

    Questo è ciò che riguarda la loro musica ma qui ci occupiamo di altro, sebbene l’impossibile torni anche nella nostra storia.

    C’è una leggenda metropolitana che riguarda i Beatles, o meglio, uno di loro: Paul McCartney. Secondo la leggenda, Paul sarebbe morto nel 1966 e sarebbe stato sostituito da un sosia, cui furono fatte delle plastiche facciali per renderlo più somigliante al bassista. Il sostituto imparò, non soltanto a cantare come lui, ma anche a suonare gli strumenti con la sinistra, perché Paul era mancino. I restanti Beatles accettarono la sostituzione, ma seminarono, per i successivi tre anni, degli indizi nelle loro canzoni, nelle fotografie e nelle copertine dei loro dischi, in modo che i fan si accorgessero di ciò che era realmente successo. Questa storia fu svelata durante un programma radiofonico nel 1969 e da quel momento partì la caccia all’indizio: i fan cominciarono a cercare indizi ovunque, veri o fittizi, semplici o complessi, innocui o macabri. È nata così la leggenda Paul Is Dead, Paul è morto. Per quarant’anni ha avuto un andamento ciclico e Internet ha rilanciato la caccia, offrendo nuovi strumenti di ricerca.

    Ma in realtà, ce n’è ragione? Paul McCartney ha semplicemente detto di non essere morto e i più si sono placati. Di fatto c’è che Paul, dal 1966 non sembra più lui, o comunque non sempre. Il fisico, la voce, persino il carattere, sembrano cambiati.

    In ogni caso, da allora sono passati più di quarant’anni e Paul, o qualcuno che si spaccia per lui, ha scritto canzoni, cantato ai concerti, inciso dischi che hanno venduto milioni di copie, è entrato più volte nel guinness dei primati. Per un morto è certamente un risultato ragguardevole.

    Eppure la storia è più complicata di così. Qualcuno pensa che Paul non si sia mai mosso da lì e che tutto sia stato frutto di una geniale manovra pubblicitaria dei Beatles per spingere i fan ad acquistare i loro dischi, non fosse altro che per cercare gli indizi. Qualcuno pensa che un impostore per quarant’anni abbia vestito i panni del povero Paul, morto in giovane età, e si sia arricchito col suo nome e la sua notorietà.

    Io invece penso che Paul sia riuscito a realizzare ciò che ogni uomo vorrebbe: arricchirsi facendo lavorare qualcun altro al suo posto. Geniale anche in questo. Immorale, ma geniale.

    Tornando alla nostra storia, la prima suggestione è la sostituzione: nessuno ha notato che Paul non era più Paul, nonostante l’evidenza fisica e nessuno si è accorto dei cambiamenti e dei messaggi nei testi delle canzoni. Solo perché la maggioranza ha dato per scontato che quello era Paul, con i baffi, con un’altra pettinatura, ma sempre Paul.

    La seconda suggestione si è verificata nel momento in cui la storia è stata diffusa e tutti hanno iniziato a cercare gli indizi, trovandone anche dove non ce n’erano, esagerando al contrario. Siccome però Paul, non solo non è morto, ma ha parzialmente ripreso il suo posto, chi crede che lui sia morto non lo riconosce, nemmeno quando è davanti al vero Paul. Altra suggestione. E da qui, via via, se ne trovano tante altre.

    Il passo successivo rispetto alla suggestione è un meccanismo naturale del nostro cervello: se si è convinti di un assunto o di un’opinione, tutte le informazioni che arriveranno dopo, saranno interpretate in modo da avvalorare e confermare l’assunto o l’opinione iniziale, anche quando queste, palesemente, vanno contro logica e buon senso.

    C’è anche un altro meccanismo che giustifica il fatto che non ci si sia accorti di nulla. Si chiama cecità al cambiamento, è un meccanismo in base al quale, se noi stiamo osservando l’insieme con attenzione diffusa, ad esempio una scena, non ci accorgiamo se qualche elemento di questa scena cambia. I Beatles prima, McCartney dopo, hanno sfruttato questa tendenza naturale, anche se sicuramente non l’hanno chiamata così.

    In questo libro ho cercato di non farmi suggestionare più del necessario, ma di valutare ogni indizio della storia con queste armi: la logica e il buon senso, oltre che con la curiosità e la leggerezza che si addicono all’argomento. Una cosa è certa: nessuno ha ucciso nessuno, in questa storia.

    Lo scopo di questo libro non è quello di creare un’altra suggestione collettiva anche se l’idea è allettante, ma al contrario, vorrebbe invitare al ragionamento e alla valutazione, tutti quelli che sono incuriositi dall’argomento e che ancora hanno il piacere di assecondare la propria curiosità e far funzionare la mente.

    E ora si comincia.

    APOLLO E LA BUONA MORTE

    Oh bene, sì la vita è bella. Avere una buona morte è più importante.

    Apollo C. Vermouth

    Neil Aspinall era un collaboratore dei Beatles. Più esattamente, come Mal Evans, era un roadie. Era colui che si occupava degli spostamenti del gruppo, della logistica e più in generale delle necessità dei Beatles.

    Loro, peraltro, erano piuttosto flessibili sulle mansioni dei roadies, anche perché, chi ha rivestito quel ruolo era, più che altro, amico dei ragazzi e quindi disposto a partecipare al gioco fino in fondo. Nella fattispecie, Neil era amico di Paul McCartney fin dai tempi della scuola.

    Al momento dello scioglimento del gruppo, Neil non si schiera a favore di nessuno e cerca di non contrariare nessuno. Questo gli giova da un punto di vista professionale. Quando ormai non c’è più bisogno di lui come roadie, trova impiego alla Apple, dove rimarrà, nei ranghi dirigenziali, fino al pensionamento nel 2007.

    Di Neil si è detto che era il quinto Beatles, come peraltro si è detto di Mal Evans e di George Martin, ma lui ha sempre abbozzato, sostenendo che non fosse appropriato chiamarlo così. I Beatles erano quattro e, secondo Neil, nessun altro poteva fregiarsi di quel titolo. È stata l’unica persona, con Jane Asher, molto vicina ai Beatles, a non aver mai parlato di loro.

    Neil Aspinall muore nel marzo del 2008, per un cancro ai polmoni. Poco tempo prima di morire aveva rilasciato l’unica intervista della sua vita in cui parlava dei tempi dei Beatles. In questa, ha raccontato vari episodi che andavano dagli esordi allo scioglimento del gruppo, senza mai sbilanciarsi con osservazioni troppo incisive, ma lasciando intendere che avrebbe avuto tanto da raccontare.

    Tra le varie cose, Neil cura come produttore esecutivo l’Anthology, l’opera che riprende tutta la storia del gruppo, raccolta in libro, Compact Disc e Dvd.

    Quando scopre di essere malato, Neil capisce che dovrebbe raccontare ciò che ha visto e ciò che è successo negli ultimi anni di vita dei Beatles e decide di farlo partecipando a un forum che ha lo scopo di arrivare alla verità sulla PID. Il forum in questione si chiama The king is naked (Il re è nudo) e qui Neil fornisce alcuni indizi in grado di indicare la direzione da seguire nella ricerca. Dopo l’iniziale clamore, capisce che tutti accettano gli indizi ma nessuno vuole trarre le necessarie conclusioni così decide di spostarsi in un altro forum, che verso la metà degli anni 2000 è diretto concorrente del primo. Si chiama Nothing is real (Niente è reale) e sostiene l’assunto che Paul McCartney sia stato sostituito, senza essere necessariamente morto.

    Era un forum meno estremista e sicuramente Neil avrà pensato che lo avrebbero ascoltato in modo più proficuo. In realtà, nemmeno qui ha ottenuto, alla lunga, grossi risultati, ma vi ha partecipato fino all’agosto del 2007.

    Neil Aspinall si firma come Apollo C. Vermouth, con lo stesso pseudonimo scelto da Paul McCartney per produrre, nel 1969, il disco dei Bonzo Dog Doo-Dah Band, I’m The Urban Spaceman. Sulla scelta del suo nickname, Apollo non rivela nulla, ma anche tramite questo, punta l’attenzione al motivo per cui Paul, invece, aveva scelto proprio quello stesso pseudonimo.

    Gli indizi di Apollo puntano soprattutto a quella che è l’evidenza della sostituzione di Paul McCartney, i motivi e il modo che

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