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L'aurora: sogno, intuizione e speranza
L'aurora: sogno, intuizione e speranza
L'aurora: sogno, intuizione e speranza
E-book79 pagine1 ora

L'aurora: sogno, intuizione e speranza

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Info su questo ebook

Il libro, qui presentato, si articola in duplice forma letteraria: la prima parte è costituita da alcuni racconti scritti in stile fiabesco con l’intento di evocare il senso della bellezza della vita; la seconda parte è una riflessione sull’impatto delle immagini sulla psiche.
LinguaItaliano
Data di uscita7 apr 2014
ISBN9788869091872
L'aurora: sogno, intuizione e speranza

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    L'aurora - Renato Barbruni

    Renato Barbruni

    L'aurora: sogno, intuizione e speranza

    L'aurora: sogno, intuizione e speranza

    Renato Barbruni

    ©Copyright dell’Autore

    Edizione anno 2014 a cura:

    Studio Associato di Psicologia e Psicoterapia

    Dott. Barbruni Renato e Dott.ssa Barbruni Irene

    Via Pietro Agosti, 225, Sanremo

    Tel: 0184 500215 - 3207774545

    www.barbruni.it

    In copertina: Carlo Markò, Paesaggio, 1848; esposto alla Pinacoteca Rambaldi. Per gentile concessione della direzione del Museo Civico di Sanremo

    ISBN: xxxxxxxxxxxxx

    Autopubblicato con Narcissus.me

    www.narcissus.me


    Edizione digitale realizzata da Simplicissimus Book Farm srl


    UUID: xxxxxxxxxxxxx

    This ebook was created with BackTypo (http://backtypo.com)

    by Simplicissimus Book Farm

    Indice dei contenuti

    BREVE MESSAGGIO PER IL LETTORE

    INTRODUZIONE

    PRIMA PARTE - I RACCONTI

    L’AQUILONE

    L’ALBERO DELLA PUREZZA

    IL CANTO DELLA LUCE

    LA SOGLIA

    IL TRONO BIANCO

    SECONDA PARTE - LA RIFLESSIONE

    LA POTENZA DELLE IMMAGINI

    L’AUTORE

    Notes

    BREVE MESSAGGIO PER IL LETTORE

    Di fronte ad una cultura che insiste a proporre un’idea ed una immagine in cui l’uomo è fissato nella sua natura ombrosa, sento forte l’esigenza di sottolineare invece la presenza della sua dimensione luminosa. L’uomo, che non è circoscritto al solo lato oscuro, spesso si mostra perverso in quanto distolto dalla possibilità del suo splendore, è una creatura dalle possibilità infinite. Può diventare un demone, certo, come spesso dalla storia sciaguratamente abbiamo constatato, ma può anche ergersi verso altezze tali da lambire l’effigie degli angeli. Ed è in seno a codesto spirito che ho scritto i racconti che qui ho raccolto. Desideravo trovare un po’ di bellezza al fine di affrancare il mio cuore da una cultura in cui, spesso, il brutto e la negatività sono divenuti gli elementi estetici su cui forgiare tanta espressività artistica. Non mi dilungo su questo tema, avendolo già esposto nei miei libri precedenti, desidero solo chiedere al lettore di accostarsi a questi brevi racconti cercando in se stesso uno sguardo innocente, il solo che ci salva dal caos.

    Sanremo, 25 gennaio 2014

    Renato Barbruni

    INTRODUZIONE

    Il libro, qui presentato, si articola in duplice forma letteraria: la prima parte è costituita da alcuni racconti scritti in stile fiabesco con l’intento di evocare il senso della bellezza della vita; la seconda parte è una riflessione sull’impatto delle immagini sulla psiche.

    Il primo dei racconti, che si intitola L’aquilone, mette in scena l’incontro di due ragazzi che cercano una propria emancipazione dalle loro ferite e dalle false identità che ne circoscrivono lo slancio vitale. Il racconto di uno dei protagonisti, Oriola, è una riflessione psicologica su Cenerentola, dove l’autore ne spiega i vissuti interiori.

    Il secondo racconto, L’albero della purezza, è un resoconto, dall’interno, del divenire dello spirito, simbolizzato dal seme di un albero che narra la sua crescita.

    Il terzo racconto, Il canto della luce, vuole essere una pura evocazione della ricerca dell’armonia e della purezza d’animo che si raggiunge attraverso il dolore e il superamento della "nube oscura" che circonda e imbavaglia la coscienza. Simbolo, questo, della visione oscura della vita, di quel sentimento nichilista che sviluppa il male di vivere.

    Questa prima parte è completata da due brevi racconti: La soglia, racconto simbolico dell’incontro di due amanti, e Il trono bianco. Sono, in effetti, due poesie in prosa in cui è espresso lo stato d’animo della metanoia, la mutazione che avviene nel profondo della nostra anima.

    La seconda parte si articola lungo il filo di una riflessione sull’incidenza delle immagini nella cultura contemporanea, mettendone in evidenza gli aspetti problematici.

    PRIMA PARTE - I RACCONTI

    L’AQUILONE

    Claudio

    Appena uscito dal portone di casa diede un calcio ad un pacchetto di sigarette vuoto che schizzò proprio in mezzo alla strada. Anche quella mattina Claudio si sentiva infastidito, quasi arrabbiato; non sapeva bene con chi e per quale causa; sentiva però chiaramente fastidio e rabbia, come se qualcosa rodesse dentro di lui, qualcosa che non lo lasciava in pace. Teneva i denti stretti, e camminava nervosamente. Pensò alla bicicletta che i nonni materni gli avevano regalato il giorno prima; gli venne una smorfia di sorriso pensando all’invidia di Luca e Giampaolo quando lo avrebbero visto pedalare con forza e spavalderia. A lui non importava molto di quella bicicletta se non per il fatto che avrebbe provocato stizza e gelosia. Avvertiva un piacere particolare quando si accorgeva che qualcuno mostrava desiderio per qualcosa che lui possedeva, o se palesava stupore per qualcosa che lui faceva. Allora immaginava di possedere cose sempre più costose e appariscenti e di sbatterle sul muso di compagni e compagne; altre volte metteva in scena tali comportamenti che non potevano non essere notati dagli altri; ma tutto questo non diminuiva il suo livore, anzi lo avvertiva sempre più forte.

    Arrivò all’angolo della strada e lì trovò Giacomo, che come ogni mattina lo aspettava. Non gli era simpatico, ma quel suo carattere mite e debole esaltava in lui il senso del potere. Qualunque cosa dicesse, Giacomo la accettava anche quando non la condivideva; poiché non aveva il coraggio di dissentire, subiva ogni volta.

    Claudio aveva bisogno di sentirsi forte, aveva bisogno di provare l’ebbrezza del comando, di dominare gli altri, di sentirli sotto di sé. Ne ricavava un piacere particolare. Alle volte però sentiva un sentimento strano, un vago senso di solitudine. Avvertiva come un soffio lontano che subito tentava di ricacciare indietro, di rigettare via, così si mostrava incollerito, indispettito e acido verso gli altri. Gli occhi diventavano severi e accigliati, perdendo la bellezza che altre volte qualche amico riconosceva in lui.

    Giacomo gli parlava del film visto la sera prima in televisione.

    - Era fortissimo; c’erano delle scene veramente forti. Quella dell’inseguimento con le moto era uno sballo; ma tu non l’hai visto? -

    - No, non l’ho visto, ieri

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