Librai si salvi chi può
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Anteprima del libro
Librai si salvi chi può - Andrea Lattanzi
Anno 2013
ISBN 978-88-6797-015-5
© goWare per l’edizione digitale
Redazione: Francesco Guerri, Patrizia Ghilardi
Copertina: Lorenzo Puliti
Sviluppo ePub: Elisa Baglioni
Reperimento dei brani musicali: Francesco Guerri
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Ai ragazzi di Riot Van,
insostituibili compagni di viaggio
Prologo
35.000 nomi, 40 librai
e una campagna elettorale
C’era una volta, nella bella Firenze, una libreria amata da tante persone. Situata in centro, sotto il loggiato di piazza della Repubblica, vedeva aggirarsi fra i suoi locali gli individui più disparati di questo mondo. Era frequentata, infatti, da illustri professori come da poveri debosciati, da casalinghe come da turisti e da studenti. Il suo nome era Edison
e si chiamava così perché nelle sue stesse stanze – o meglio, in quelle della ex Procura – aveva preso vita, si dice, il primo cinema di Firenze. A metà strada fra il Duomo e piazza della Signoria, la libreria rimaneva aperta anche dopo cena. Un posto che oggi non se ne fanno più
– direbbe qualcuno.
La vita alla Edison era abbastanza semplice. Si entrava e si cercava fra i tre piani lo scaffale con il libro desiderato. Lo si prendeva, magari aiutati dai tanti commessi pronti a trovar ogni testo disponibile, e ci si sedeva fra i suoi ampi spazi. C’era pure un bar, per chi non sa rinunciare a un dolcetto (o a un goccetto) che accompagni la lettura.
Ma la sua storia, come tutte le storie più belle e autentiche, è finita molto presto. La libreria Edison di piazza della Repubblica, infatti, aveva appena diciotto anni quando, il 29 novembre 2012, è stata chiusa.
Son tempi duri, soprattutto per i libri, per chi li scrive e per chi li vende. Tra i maggiori responsabili di questo momentaccio per la letteratura e l’editoria troviamo la crisi, il mercato digitale che avanza e il tanto paventato quanto mai non veritiero disinteresse
per la lettura. Cose già sentite che, anche questa volta, hanno scritto la parola fine a un romanzo fatto di libri e persone, pagine e incontri, amori e catalogazioni.
Però, forse, nella novella che si prova qui a raccontare c’è sì tutto questo ma anche di più. Le librerie chiudono pure perché chi le gestisce talvolta sbaglia e si indebita, oppure perché quelli a cui si paga l’affitto all’inizio del mese preferiscono affittuari più blasonati, affidabili e, quindi, generosi.
E poi, beh, poi c’è chi non ci sta. Parliamo qui dei 38 dipendenti della libreria che pur di scongiurarne la chiusura hanno raccolto 35.000 firme in poco più di un mese, generando un’epica fabula di perduta memoria che si è intrecciata a doppio filo con la campagna elettorale per le elezioni primarie del centro-sinistra e le aule di alcuni tribunali sparsi per la Toscana e l’Emilia Romagna. Alle cronache giornalistiche questi dipendenti sono passati come librai
e anche noi, in questa storia, li chiameremo così. Vedremo poi