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morbo sacro
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E-book302 pagine3 ore

morbo sacro

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Info su questo ebook

Roma nord: Il famoso neurochirurgo Giacomo Frizzapane, fondatore e presidente dell’ Istituto Neurologico Italiano, combatte l’epilessia con tecniche scientifiche all’avanguardia.
Roma e dintorni: diversi senzatetto svaniscono nel nulla senza lasciare traccia. Don Pino, responsabile della sezione Caritas di San Lorenzo, si mette sulle loro tracce per ritrovarli.
Zona Prati: un’associazione segreta, denominata la “ Sacra Milizia di Giulio II”, difende la dottrina cattolica con ogni mezzo a disposizione, sottoponendo i miliziani a prove durissime.
In tv: vengono spediti inquietanti rebus di morte che la conduttrice Miriana Sculletti è costretta a leggere durante la messa in onda della trasmissione. L’assassino uccide 8 ore dopo la diretta.

Un intreccio vorticoso di storie, di personaggi, di stati d’animo incolla il lettore dalla prima all’ultima pagina. La poesia e la tenerezza si alterna alla cruenta scia di sangue che terrorizza la città eterna. Il confine tra la fantasia e la realtà è così labile da rendere vulnerabili gli inquirenti, che vagano nel vuoto, fino all’ultimo minuto. Sullo sfondo, il genio di Leonardo da Vinci diventa fonte d’ispirazione per il Male Assoluto. Dopo “ il Killer di San Domenico”, sua opera prima, Antonio Orlando ci regala un romanzo straordinario, geniale, a tratti agghiacciante.
LinguaItaliano
Data di uscita28 feb 2015
ISBN9788899333027
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    morbo sacro - ANTONIO ORLANDO

    Farm

    Antonio Orlando

    Morbo Sacro

    Morbo Sacro è un romanzo di

    Antonio Orlando

    www.antoniorlando.eu

    Illustrazioni: Carmen Violante

    ISBN: 978-88-99333-02-7

     Febbraio 2015 © Antonio Orlando © www.herkulesbooks.com

    A Casimiro, con tutto me stesso

    1

    Gli oltre cinquecento sensori dell’impianto di condizionamento aiutano ad evaporare le gocce di sudore grondanti dalla fronte del capitano Alessandro Bauceri.

    Il parquet sostiene i passi vellutati dei tanti visitatori stupiti dinanzi al dolore, ai colori, al sangue versato dal maestro Tiziano. Da vicino, sembra quasi sentirne l’odore, delle innumerevoli ore trascorse ad osservare la tela bianca, per poi lasciarsi trasportare in quel sub-strato di incoscienza, di follia artistica, che spinge l’animo a lottare contro le proprie fobie, le proprie debolezze, fino al raggiungimento della figura perfetta.

    Come si fa a non credere in Dio osservando questi capolavori? Per dipingere tali magnificenze, solo una forza soprannaturale può sorreggere le mani d’un artista pensa tra sé, il giovane ufficiale.

    Il fiato si fa sempre più corto, dinanzi ad uno sfondo scuro, intento, inconsapevole, ad avvolgere la figura di tre musicisti.

    Si avvicina per leggerne la datazione precisa. La trasposizione della realtà è disarmante. Il viso assume le sembianze umane: dagli occhi alle labbra, dagli zigomi al colore della pelle.

    Ma è qualche passo più avanti che la poesia, il colore, trova la sua massima espressione nello sguardo rivolto al cielo della figlia del re Acrisio: la sublime Danae.

    Il suo corpo così languido, così aperto alla fecondità, rivive nello strano destino che la mise a dura prova. Il re, impaurito dalla pioggia d’oro che bagnò la figlia con un erede maschio, a cui diede il nome di Perseo, l’ abbandonò in mare dentro una piccola scatola di legno. Ma il padre del nascituro, il Re degli dei, invitò Poseidone a calmare le onde burrascose del mare, aiutandoli ad approdare sull’isola di Serifo. Il ragazzo, ormai adulto e guerriero, durante alcuni giochi, uccise il nonno per vendicare la memoria della mamma.

    E l’oracolo si realizzò.

    Lo stupore di tanta ARTE è bruscamente interrotto da una crisi epilettica che si scaglia, con violenza, sull’esile fisico d’un ragazzino. Il padre dell’adolescente, un omone rossiccio, interviene prontamente; con un gesto rapido, gli allarga la bocca.

    Gli trattiene la lingua per evitare che se la frantumi.

    Fortunatamente, ci riesce in tempi rapidissimi.

    Il servizio d’ordine delle Scuderie del Quirinale, attento e rigoroso, accorre in un lampo: teme che la follia di qualche malintenzionato, possa riversarsi contro le inestimabili opere d’arte.

    Ok. Ok. Please urla il padre ai visitatori.

    Un addetto della sala cinge il ragazzino con forza.

    Lo trascina verso l’uscita: all’occorrenza, lo studio del direttore si trasforma in un pronto soccorso temporaneo.

    Il rossiccio americano invita i presenti a mantenere la calma: conosce quelle crisi, e le sa gestire.

    Tra un po’, il peggio sarà passato.

    All’improvviso, il cellulare di Alessandro emette un suono strano: il gracido di una rana depressa annuncia l’arrivo di un sms.

    Ma può, un ufficiale dei carabinieri, usare quella suoneria?, lo ammoniva il padre, ogni qualvolta la sentiva.

    <Non rispondermi, se per ogni giorno trascorso lontano da me, dalla mia voce, dalle mia labbra, dal mio AMORE, non sei stato tentato di comporre il mio numero e chiamarmi.

    Mittente: Mirko>

    Alessandro respira profondamente. .

    Stringe i denti, con forza. Dopo aver salutato le avvenenti ragazze della reception, si avvia verso la macchina di servizio, sempre più sporca.

    … mentre i ricordi lo divorano ….

    Una strada, un parco, una gelateria: sembra portare inciso il nome di Mirko.

    Una maglia, uno scooter, una canzone: sembra raccontare la vita di Mirko.

    Ma nonostante lo stomaco si chiuda, l’ appetito scompaia e il sudore sopraggiunga, questa volta ha deciso di far a botte con il proprio cuore, pensando tra sé:

    "Magari la domenica tornerò a sentir messa, qualora mi facciano entrare. Forse, andrò a pranzo a casa d’un collega, padre di cinque figli e marito di una moglie inappuntabile: porterò una bottiglia di vino rosso, magari un Aglianico del Vulture, e la berremo tutta.

    Oppure, mi dedicherò ai soldatini di piombo: ancora una volta li pulirò, li riclassificherò e li proteggerò.

    Rileggerò gli scritti di Giordano Bruno per sentirne, nuovamente, la forza delle idee e della coerenza.

    Ascolterò Mozart, e la sua voglia di edificare virtù e saggezza.

    Ma di sicuro resterò solo, nel mio angolo di Paradiso, a respirare il profumo del mare d’inverno, mentre la pioggia gelida di febbraio bagna il viso degli innamorati, dissetandoli dall’ arsura dei difetti e dei vizi del mondo che li circonda."

    2

    L’imponente struttura, da poco ultimata, è adagiata lungo un perimetro orizzontale di circa mille metri, protetta da rigogliose siepi, lungo pareti di vetro brillante.

    L’iscrizione "Fondazione Giorgia Frizzapane - Istituto Neurologico Italiano " domina il giardino antistante, scolpita su d’un pezzo di marmo di Carrara, a forma di ali di farfalla.

    Il pietrisco color ghiaccio e allegri zampilli accolgono i pazienti da ogni parte d’Italia. E dal resto d’Europa.

    Dalle auto ministeriali, ragazze in minigonna ed emaciati portaborse si dirigono verso l’entrata principale.

    Il presidente della fondazione, il prof. dott. Giacomo Frizzapane, indossa un gessato di colore blu.

    I polsini della camicia sono trafitti da gemelli d’oro con iniziali. Una vistosa pochette colora il suo viso paffuto, mentre la pin sull’occhiello sinistro della giacca accoglie i raggi del sole con arroganza.

    Il personale medico è disposto secondo l’ordine di reparto e di specializzazione: si parte dal primario, per finire all’ultimo operatore socio-assistenziale. È divertente notare come i sorrisi e le abbronzature artificiali dei medici, si contrappongano alle rughe pensierose degli operatori sanitari.

    Il nastro tricolore delimita l’accesso alla reception, eccitata dalla presenza di sinuose hostess.

    Il presidente porge al sindaco le forbici per il taglio, ma per reverenza politica, lo stesso, le gira al sottosegretario alla presidenza dei ministri. Senza indugiare, il vecchio politicante spezza in due il tricolore, con un gesto volitivo, augurando splendore e successo all’intera equipe.

    «Il sogno della figlia di Frizzapane, Giorgia, era quello di creare una struttura idonea ad accogliere ragazze madri, donne vittime di abusi sessuali, eccetera. Ma il Signore l’ha voluta accanto a sé, dimenticandosi della sua giovane età» bisbiglia il sindaco al sottosegretario.

    «Ma il volere dell’Onnipotente non si può discutere, ma solo accettare. Allora il professore ha deviato i fondi e l’origine della struttura, trasformandola in quella ch’è oggi».

    L’ onorevole annuisce per cortesia.

    Mentre il primo cittadino continua a blaterare e sputtanare ogni dettaglio, il deputato scorge una ragazza elegante, di bianco vestita, ancheggiante come una piccola barca in balia del libeccio. È una di quelle ragazze assunte a tempo determinato, con lo scopo di rendere indimenticabili e segrete le notti lavorative in hotel cinque stelle.

    Il vecchio continua a fissarla, ignorando totalmente, la gente attorno che gli si avvicina per stringergli la mano.

    I ragazzi del catering sembrano robot impazziti. Scorazzano da una parte all’altra, evitando di far cadere vassoi e calici ricolmi di vini pregiati. Tra gli applausi e i complimenti degli invitati, il professore solleva un telo nero. Una teca di plexiglass protegge il plastico dell’ospedale: resterà lì per sempre, in onore del progettista scomparso prematuramente, il geometra Casimiro Santarcangelo.

    «Questo centro diventerà, in brevissimo tempo, né sono certo, l’eccellenza in Italia per la ricerca e la lotta contro le malattie mentali. La nostra equipe annovera al suo interno fior di professionisti e scienziati di livello mondiale. Fra tutte, l’epilessia, sarà la patologia che combatteremo, e ce la faremo. A qualunque costo».

    Il Dottore si concede una breve pausa. Scorge la platea come un aquila reale fa con le sue prede. Per catturare l’attenzione dei presenti, modula il tono della voce con maestria oratoria. Le pupille arrossiscono. Anzi, si rimpiccioliscono. Poi aggiunge:

    «E’ noto a tutti, quale atroce malattia ha causato la morte di mia figlia Giorgia. Pertanto vi chiedo di aiutarmi. Aiutatemi a coronare questo mio sogno, fosse anche l’ultimo della mia vita. Grazie. Grazie di cuore».

    Un fragoroso applauso commuove Frizzapane.

    Le hostess sembrano non capire il perché di quel centro medico: tutto quel lusso, quello spazio, sarebbe stato meglio destinarlo ad un centro benessere bio-emozionale.

    L’onorevole, fiero della sua brillantina, continua a fissare la ragazza, che a sua volta, non disdegna di corrispondergli occhiate feline ed ammalianti.

    Talune donne, sanno come fare per sopravvivere.

    «Procurati il numero», ordina al caposcorta, mentre saluta tutti, stringendo mani e dispensando pacche sulle spalle ai più intimi.

    3

    «Falco nero chiama Leone d’Argento. Rispondi».

    «Leone d’Argento è in ascolto».

    «Ci stiamo dirigendo in via dell’Arco dè Ginnasi. C’è stata un’aggressione. Un morto. Probabilmente una donna. Confluire urgentemente».

    La nuova Punto, dotata di radiomobile e navigatore, parte a razzo. La vecchia e sporca Renault ha dato forfait.

    La sirena si fa strada con arroganza, violando ogni sorta di regola del codice della strada. Largo Argentina dista scarso un chilometro, ma quella notte sembra infinitamente lontano. Il capitano invita il maresciallo ad aumentare la velocità, mentre lo sguardo cogitabondo riflette sulle vetrine dei negozi.

    Un gruppo di turisti tedeschi, accecati dalla bellezza della chiesa del Gesù, rallenta la corsa dei carabinieri. Più avanti, una coppia di adolescenti, sta litigando per un sms inviato all’amica sbagliata, bloccando la corsia d’emergenza.

    Tutto questo, in aggiunta, ad una violenta discussione nata fra un ragazzo e tre ispettori del lavoro, che girano come iene affamate tra i tavolini dei ristoranti, ignorando gli ambulanti: come se i delinquenti fossero i ristoratori regolarmente iscritti, anziché gli altri.

    Il blu elettrico delle sirene s’infrange sui muri dei palazzi con arroganza. Le imposte proteggono gli sguardi curiosi dei condomini. I passanti, umanamente scossi, iniziano a mormorare tesi ed opinioni su quella serata mortale.

    " Un ragazzo ha accoltellato la ragazza. Pare che l’abbia beccata con il suo amante al ristorante." –

    Povera anima. risponde qualcuno.

    Alessandro ed i suoi, si ritrovano dinanzi alla follia pura.

    Un ragazzo, ancora sotto shock, è seduto accanto al corpo d’una giovane donna. Piange e sussurra frasi sconnesse.

    Con le mani ancora sporche di sangue, sta fumando una Marlboro.

    Il ristoratore scuote la testa mentre allarga le braccia, come a dire: "Non son riuscito a fermarlo" - .

    I carabinieri si avvicinano con circospezione.

    «Non voleva più stirarmi la camice. Se ne stava andando via da casa. Senza pensare né a me, né ai suoi figli».

    «E’ tua moglie?», lo interroga il tenente Cocchi.

    Il ragazzo si limita ad annuire. L’ufficiale continua a parlargli, si sieda addirittura accanto. Poi aggiunge:

    «Avete dei bambini?».

    Il ragazzo risponde con un "SI" sommesso, sempre più confuso e reticente.

    «E adesso dove sono?».

    «Loro sono felici. Dormono insieme. E la loro mamma cattiva non li potrà più abbandonare».

    Cocchi invita Alessandro ad avvicinarsi.

    Il capitano vorrebbe evitarlo, visto tutto quel sangue, non riesce a rimanere distante.

    Decide di andare un po’ più a fondo, ponendogli domande più circostanziate.

    «Quanti figli hai?».

    «Due. Un maschietto e una femminuccia».

    «Come si chiamano?».

    «Raimondo ed Elisabetta», risponde il mattoide, adesso in piena crisi di pianto.

    «"Dormono felici" vuol dire che sono a casa, giusto?».

    «Voleva abbandonare anche loro. Ma io ho rimediato».

    Alessandro perde la pazienza.

    Lo strattona e gli urla contro:

    «Non mi dire che li hai ammazzati? Pazzo-coglione che non sei altro. Dove sono?».

    Il giovane assassino continua a farfugliare. È in balia delle braccia del capitano mentre lo sballotta da una parte all’altra.

    «Dove sono adesso? ».

    «A casa. Dormono felici. Per sempre vicini».

    Il corpo della giovane donna giace, immobile, riverso sul lato sinistro della strada. Chiazze di sangue macchiano quel poco di asfalto che tenta di unire le pietre dissimili. Le mani, i capelli, il jeans della vittima, si confondono tra il sapore crudele della morte e l’odore nefasto del sangue.

    L’arma del delitto, un coltello da cucina, è lì, a pochi metri.

    La lama sporca di sangue piange un destino martoriato dalla follia. Un lenzuolo bianco avvolge la povera Elisa: le ventidue coltellate le hanno letteralmente trasformato il corpo.

    I ragazzi del Ris giungono dopo circa un’ora e mezza: sono come al solito, pronti ed efficienti.

    «Ma in questa città di merda non si riesce a prendere pace?», mormora Caccialupi, mentre anche il sigaro sembra assumere un atteggiamento stizzito.

    «E’ stata accoltellata una giovane ragazza, madre di due bambini», replica nervosamente il capitano, invitandolo ad assumere un atteggiamento più rispettoso.

    «E chi è stato?», ribatte il medico legale, facendosi serio tutto d’un tratto.

    «Il marito».

    «Mi chiedo come facciano a trovare il coraggio».

    «Il coraggio per fare cosa?».

    «Per uccidere la propria moglie. Sono anni che lo cerco e non lo trovo!». Il medico sembra letteralmente fuori di testa; guarda il suo assistente e ride, compiaciuto per la battuta.

    «Dottore, ma ha bevuto stasera?», ribadisce con veemenza Alessandro.

    «Madonna mia: era una battuta! A quest’ora cosa vuole che le dica? Certo che mi dispiace per la ragazza, ci mancherebbe», mentre s’incammina in direzione della scena del delitto.

    «Stavo scherzando!», conclude, con tono rammaricato.

    4

    Terminata la prima parte della giornata, impreziosita da uno squisito buffet della Baffi & Co., gli ospiti si avviano verso la sala convegni dell’Istituto.

    Il congresso " Malattie neurologiche: quali strategie per combatterle" vede come relatori il professore Frizzapane e il premio nobel per la medicina: Carlo Maria Niccolli, già rettore della più importante università americana, la Johns Hopkins University di Baltimora.

    Un luminare straordinario, costretto ad emigrare all’estero con la sola colpa di non essere figlio, nipote o genero dei baroni italiani delle università del Bel Paese.

    Una squadra di operatori tv comunicano tra di loro con microfoni tondi e sottili. L’obiettivo è puntato dritto verso il pulpito del conferenziere; le hostess sorridono anche quando uno di questi chiede se il microfono è acceso e funzionante.

    Una gigantografia con il volto sorridente di Giorgia occupa gran parte del palco, legato ad americane rotonde di color alluminio.

    La folla è impaziente: ascoltare il professor Niccolli, dal vivo, è un privilegio che pochi riescono ad ottenere in vita.

    Frizzapane li siede accanto; è pronto per essere stregato dalla relazione finale dello scienziato.

    «Le ultime ricerche effettuate dal mio team sono state, volutamente e fortemente orientate, verso le cause che danno origini alle crisi epilettiche, con particolar riguardo a quelle criptogenetiche. Le medesime sono quelle, ove la causa generatrice, non risulta essere evidente. La ricerca sarà applicabile, e proprio qui risiede la prima grande novità di essa, sia ai pazienti colpiti dalla sindrome di West, che da quella di Lennox-Gastaut. Studiando il comportamento, impazzito e senza controllo delle cellule dell’ippocampo – gli interneuroni gabaergici - abbiamo provveduto ad iniettare delle cellule progenitrici dei neuroni nella regione cerebrale dello stesso – ovviamente nel modello animale – constatando che le crisi diminuivano notevolmente».

    Lo stupore della platea rinvigorisce Frizzapane.

    Il luminare, dopo aver sorseggiato un filino d’acqua, riprende la lectio magistralis con una sicurezza e una calma da far invidia ai presenti.

    «Le cure classiche per tali disfunzioni, lo sappiamo tutti, cari colleghi, risiedono nella somministrazione di farmaci sistemici che servono a rafforzare i meccanismi inibitori.

    Gli stessi, vengono, per fortuna, arrestati dal Gaba, il neurotrasmettitore da voi ben conosciuto. Ma il Gaba può causare, anzi, causa, effetti gravi ed indesiderati, oltre alla totale repulsione della cura».

    Niccolli fa ancora una breve pausa. Dalla tasca interna della giacca, tira fuori un fazzoletto celeste vecchio almeno di vent’anni. Con un gesto rapido, asciuga la fronte grondante di sudore; sarà colpa della giacca, poco indicata per le temperature italiane. Anche la spilla soffre il caldo mentre tenta di dissetare il logo che racchiude il campanile e la dicitura JHU - School of medicine.

    Altro che spilla massonica. O società segrete.

    È soltanto il simbolo stilizzato dell’Università americana che rappresenta. Poi, aggiunge:

    «Il grafico che vedete», proiettato su un telo bianco alla sua destra - « riassume i principi attivi, oltreché indispensabili, per la formulazione del nuovo farmaco. Dopo innumerevoli test di laboratorio, partendo dal valproato, siamo riusciti ad ottenere un potente, ed alquanto stabile anticonvulsante, che potrà essere diluito in acqua, e fatto bere come una normale bibita. La fase di sperimentazione ha completato metà del suo percorso. Il resto lo faremo insieme. Abbiamo siglato nei giorni scorsi un protocollo d’intesa con l’istituto neurologico Giorgia Frizzapane. Tra meno di tre anni, la nostra ricerca, diventerà realtà».

    L’altisonante applauso riempie l’auditorium gremito in ogni posto, sia dal personale dell’istituto, sia da medici specialisti giunti a Roma da mezza Europa.

    La folla in piedi, impalla le telecamere.

    Il cameraman impreca in romanesco, ma non tutti lo capiscono. La voce fuori campo ricorda agli ospiti di recarsi presso il ristorante " La voce divina", così denominato in onore della Callas, dove si terrà la cena di gala.

    Ospite d’onore, naturalmente, il professore Carlo Maria Niccolli.

    Cena e confessione

    Don Pino ha appena finito di confessare una ragazza, dall’ aspetto macilento, e dagli occhi disorientati, impauriti.

    Dinanzi alla stanza n° 5 si è formata una piccola fila.

    Il sorriso rassicurante del religioso accompagna al prossimo vagabondo, in cerca di qualche parola

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