Reston, l'unicorno dorato
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Anteprima del libro
Reston, l'unicorno dorato - Milena Ziletti
Ziletti
RESTON L’UNICORNO DORATO
Gilgamesh Edizioni
PARTE PRIMA
Sull’erba tenera del prato fiorito, gli unicorni erano immersi nel silenzio e nel riposo. Zabro osservava la sua compagna allattare il loro piccolo Reston. Garlia, la mamma, guardava il suo piccolo con immenso amore. Tutti i componenti del branco avevano l’alicorno puntato nella loro direzione, consapevoli che il loro destino era legato a quel piccolo essere nato da poche settimane.
La comunità degli unicorni aspettava da tempo la nascita di Reston. La leggenda era antica, ma tutti ci credevano, soprattutto da quando, dieci anni prima, era nata la figlia del Gran Castellano, Lauriziana con quella voglia sul collo a forma di sole, gialla come l’oro. Avevano capito, che l’antica profezia si sarebbe avverata.
Nato Reston, piccolo unicorno con l’alicorno dorato, aspettavano con ansia il compiersi degli eventi. Solo loro conoscevano la predizione, nessun essere umano ne sapeva nulla, ma presto lo avrebbero scoperto tutti.
L’antica storia tramandata nel mondo degli unicorni così raccontava: Verrà un giorno, fra molto tempo, in cui nascerà una bambina bella come il sole, con il sole sulla pelle, dorato come l’alicorno di un piccolo e sensibile unicorno. Il suo incontro con il piccolo Reston cambierà le sorti di tanti destini. Quando avverranno le nascite di queste due splendide creature, tutte le comunità di unicorni conosciute in tutte le terre, sapranno che dovranno radunarsi per essere pronte ad aiutare il piccolo unicorno dorato.
Non si sapeva niente più di questo, ed ora aspettavano il compiersi degli eventi senza sapere cosa fare.
Per il momento non restava che guardare crescere e giocare il piccolo Reston. Come ogni altro suo simile si divertiva con i suoi compagni e si allontanava poco dai suoi genitori. In qualunque posto lui fosse c’era sempre qualcuno a tenerlo d’occhio. Anche se non avevano preso accordi verbali, tutti loro sapevano di doverlo proteggere e sorvegliare.
Lui amava i fiori e le acque cristalline. Sapeva parlare con qualsiasi forma vivente, dalle piante agli insetti, e anche i pesci rimanevano incantati quando tuffava le sue chiarissime zampe nei ruscelli. Era sempre circondato da farfalle multicolori e uccelli canterini e, se si guardava bene, si poteva vedere volare in alto nel cielo una splendida aquila reale, alla quale non sfuggiva nemmeno il minimo spostamento del piccolo Reston.
Sembrava tutto un gioco, ma ogni essere vivente che gli era vicino controllava che non gli succedesse niente. Lui, inconsapevole, era felice di tante attenzioni e tanti amici e cresceva beato, attorniato dall’amore di tutti e circondato da una superba natura che sembrava solo chiedergli di essere rispettata e protetta.
Mamma Garlia e papà Zabro guardavano incantati il loro piccolo crescere lieto e spensierato. Avevano negli occhi una luce d’amore e di felicità che assaporavano in ogni momento, ben consapevoli che sarebbe giunto anche il giorno che le cose sarebbero cambiate. Lo sapevano, ed erano pronti a dare la vita per lui, come tutti gli altri unicorni del branco.
La loro non era una comunità numerosa. Gli unicorni non amavano vivere in molti nello stesso posto. Su tutte le terre esistevano parecchie comunità simili, che vivevano nel rispetto verso se stessi e verso ogni forma di vita. Conoscevano solo la bontà, erano molto sensibili, avevano poteri magici e un animo puro. Nessun essere umano poteva cavalcarli se non era lui stesso di animo puro e candido, virgineo e umile e, soprattutto, con tanto amore verso l’Universo intero.
Un anno era passato in questo modo, nello scorrere del tempo, delle stagioni che non variavano mai: sembrava una eterna primavera. Era davvero un mondo perfetto, dove animali e vegetali vivevano in simbiosi. La presenza degli uomini era molto rara: il territorio degli unicorni veniva rispettato e gli esseri umani potevano entrarci solo dopo averne ricevuto il permesso. Ognuno rispettava ogni cosa e ogni essere vivente, e la natura ringraziava dando a tutti la possibilità di nutrirsi e divertirsi. Era un mondo che viveva in pace, armonia e felicità.
Avevano da poco festeggiato il primo anno di vita di Reston quando qualcosa cambiò.
Il primo gruppo di unicorni ad arrivare era formato da sei elementi, splendidi animali che, davanti a Reston si inchinavano, sfiorando con la sommità del loro alicorno la sua punta dorata. Non c’era bisogno di parole, tutti avevano capito che presto ne sarebbero giunti altri. La comunicazione telepatica che usavano fra di loro, oramai, aveva raggiunto ogni animale sparso sulla terra e, molto presto, quel piccolo pezzo di mondo avrebbe accolto una comunità molto numerosa di unicorni e, insieme, avrebbero aspettato di scoprire quale era il compito loro affidato.
Il grande prato fiorito era diventato la loro casa, dove si riunivano nelle lunghe e languide ore della giornata, rimanendo sempre in attesa. Giorno dopo giorno il gruppo aumentava; i nuovi arrivati salutavano Reston aspettando che tutti fossero presenti.
Ci vollero sei settimane prima che il ritrovo fosse al completo. Erano arrivati da ogni parte delle terre conosciute ed ora si contavano ben novantotto animali.
Ora che lo spiazzo era pieno di zoccoli scalpitanti e code fluttuanti, si misero comodi per parlare fra di loro.
Fu Zabro a iniziare: Sappiamo tutti il motivo per il quale siamo qui riuniti. Dopo la nascita di Lauriziana e quella di Reston la profezia sta per compiersi. Non conosciamo quello che ci aspetta, ma abbiamo la forza per affrontarlo. Noi siamo animali puri e amati da tutti e se non perderemo le nostre meravigliose qualità, potremo affrontare ogni cosa. Qualcuno vuole prendere la parola?
.
Fuxiana alzò il muso. Era l’animale con il corno più lungo e affilato, la sua criniera era striata da una pennellata fucsia, che la distingueva da ogni altro suo simile, una meraviglia unica nel suo genere. Venendo in questo posto a conoscere Reston e tutti voi, mi sono chiesta per quale motivo ogni unicorno della Terra dovesse trovarsi sullo stesso suolo. Sappiamo che questo non è un bene, deve rimanere qualcuno fuori da questo perimetro per poter intervenire in caso di impellente necessità. Perciò, propongo che almeno cinque di noi si spostino verso altri lidi, che dovranno rimanere sconosciuti agli altri.
Ciascuno capì. Vennero scelti cinque di loro, tre esemplari anziani e due giovani che ricevettero l’ordine di recarsi in un luogo a loro gradito e di rimanere in contatto telepatico con il gruppo. Nessuno doveva conoscere dove sarebbero andati, così isolarono i loro pensieri affinché questo non potesse succedere.
L’armonia del numeroso branco era palpabile, così come pure lo era l’attesa di un avvenimento sconosciuto e impossibile da valutare preventivamente.
Una settimana passò senza nuovi accadimenti. L’aquila reale che vegliava su Reston volteggiava imperterrita sul prato e aguzzava la sua potente vista in ogni direzione, cercando di capire per tempo l’avvicinarsi di qualsiasi pericolo, ma, sembrava che nulla potesse succedere.
Poi, una mattina che sembrava uguale a tutte le altre, cominciò con qualcosa di diverso dal solito.
All’inizio nessuno ci fece molto caso, talmente la differenza era impercettibile, ma gli unicorni, con la loro sensibilità, la captarono subito.
Gli alberi cominciarono a perdere le foglie e questo non era mai successo. Gli uccelli, sorpresi e spaventati, avevano smesso di cantare per salutare l’alba del sole nascente.
Gli unicorni parlarono allora con le piante:
Che cosa vi sta succedendo? Perché le vostre foglie cadono al suolo così numerose?
.
A fatica gli alberi riuscirono a rispondere. Non lo sappiamo, ma dal terreno non riusciamo a succhiare la linfa vitale che ci serve per vivere. Per ora sono le foglie a morire, ma se il nostro nutrimento continuerà a diminuire, presto moriremo anche noi
.
Gli unicorni fecero un’ispezione di tutto il territorio e videro che ogni pianta si stava spogliando.
Si recarono al ruscello per dissetarsi e, anche qui, videro un altro cambiamento: l’acqua aveva cambiato sapore. Allora parlarono con i pesci: Che cosa sta succedendo all’acqua?
.
Essi risposero: Non lo sappiamo, ma se continua a peggiorare non saremo più in grado di respirare, molte uova non si sono schiuse e sono morte, e molti insetti galleggiano privi di vita, sul fondo
.
Poi fu la volta degli uccelli che non riuscivano più a volare se non per brevi tratti.
Che cosa vi sta succedendo?
ed essi risposero: Non lo sappiamo, ma sembra che l’aria sia diventata talmente pesante da non riuscire a sostenerci, se continua così non riusciremo più a volare e non potremo trovare cibo per noi e per i nostri piccoli, che hanno già cominciato a morire
.
Gli unicorni decisero di riunirsi per valutare questi drammatici avvenimenti.
Fuxiana prese la parola: Amici, stiamo assistendo ad alcuni cambiamenti, c’è qualcuno che sa dire di cosa si tratta?
. Tutti rimasero pensierosi e, nel silenzio più assoluto, sentirono qualcosa precipitare a terra vicino a loro. Fu con grande sorpresa che videro l’aquila reale, guardiana di Reston, schiantata al suolo!
Il silenzio intorno a loro era così assoluto da fare rabbrividire, talmente era innaturale. Alberi spogli e quasi secchi, nessun insetto e nessun uccello canterino, aria irrespirabile e acqua amara dove già alcuni pesci galleggiavano morti.
Erano passati solo alcuni giorni da quando tutto era cominciato, ma la cosa, di qualunque cosa si trattasse, si propagava ad una velocità impressionante.
Gli unicorni erano esseri soprannaturali, non avevano bisogno immediato di aria per respirare, di acqua da bere o di foraggio da mangiare, potevano resistere per moltissimo tempo consumando la loro energia in attesa che la natura riprendesse il suo corso. Ma gli altri esseri viventi avevano bisogno dei doni della natura per sopravvivere.
Fu Reston, nella sua ingenuità a dare voce ai sospetti del gruppo: È come se la natura si stesse ribellando, ma perché lo fa?
.
Era appunto questo che avevano ormai compreso tutti, ma restava ignoto il motivo di questa situazione, ma ora avevano capito che il loro compito era sapere cosa stesse succedendo, contrastarlo e far tornare tutto come prima.
Una grande agitazione si impadronì di loro. Era pur vero che possedevano doni e poteri particolari e sapevano pure che erano stati scelti per risolvere questo dramma, ma non per questo potevano stare tranquilli. Sapevano anche, che la lotta non sarebbe stata facile e che le conseguenze sarebbero state pericolose anche per loro.
Immersi nei loro discorsi, cercavano di trovare un indizio sul quale cominciare a lavorare. Capivano che il fattore tempo era importante: troppi alberi erano già secchi, troppi animali stavano soffrendo e molti erano già morti, poca acqua era rimasta bevibile e i campi stavano diventando immense zolle brulle e scure.
Alcuni gruppi si erano spinti ai confini di quasi tutte le terre conosciute ed erano tornati con la stessa risposta: stava succedendo in ogni luogo.