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Exit Sulla soglia
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E-book82 pagine1 ora

Exit Sulla soglia

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Info su questo ebook

Chi sei tu?
E che importanza può avere? Lo sai che la domanda non è questa
Dove siamo?
Ah, questo si, certo; il quesito che da giorni sta scavando tra i tuoi pensieri, tra i tuoi ricordi perduti. Ma, forse già lo sai si ; forse la tua è solo una disperata ricerca della conferma che vuoi sentire, le parole che il tuo cuore ancora sta aspettando da quando sei qui
Questa...non è Manta
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2011
ISBN9788896782408
Exit Sulla soglia

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    Anteprima del libro

    Exit Sulla soglia - Stefano Canini

    SOGLIA

    Cerebro

    INCUBO

    -Io non sono qui- sussurrò l'uomo tentando di convincersi. Tipico dei sogni. Una volta che il sonno ha catturato la nostra mente, la nostra immaginazione, la verità si offusca e ogni cosa sembra improvvisamente possibile, improvvisamente reale. Non ci si rende conto che si sta effettivamente sognando o, almeno, di rado questo accade. Qualche volta invece il cervello lo consente, lascia intuire alla nostra fantasia che quello non è il mondo a cui apparteniamo, come in quel caso.

    -Tutto questo non è reale- si disse Daniel mentre tentava invano di distogliere lo sguardo dai passanti. Si trovava nel bel mezzo della strada, a pochi isolati da casa sua. Il cielo di Manta era affacciato sul mondo con delle sfumature mai viste prima grazie ad un deciso eccesso di verde che lo riempiva e che lasciava spazio solo a qualche spruzzo di celeste o bianco. Piangeva poi. Dopo aver alzato lo sguardo, Daniel si rese finalmente conto della pioggia che scendeva indisturbata ormai da parecchi minuti. Sollevò quindi una mano e se la portò sulla manica del cappotto nero potendo sentirne l'umido e il bagnato sulla pelle, una sensazione così reale, così vera al tocco. Ne avvertiva il freddo in ogni singola goccia d'acqua che gli scivolò tra le guance, destinata infine a cadere dal mento. Tutto era riprodotto in maniera assolutamente fedele, forse troppo fedele. Eppure lo sapeva che quella non poteva assolutamente essere la realtà, lo sapeva che stava solo sognando, se lo sentiva. Non avrebbe saputo descrivere la sensazione che provava comunque.

    E poi le persone. Tutte vestite allo stesso modo, non era certo pensabile. Per quale motivo ogni abitante del paese avrebbe dovuto indossare gli stessi abiti? Tutti con quel pesante giaccone nero, lungo fino i polpacci e con uno spesso colletto che permetteva, se rialzato, di nascondere

    gran parte del volto. Ed è proprio così che passeggiavano. In veste misteriosa, come se avessero avuto qualcosa da

    nascondergli; si sentì al centro della loro attenzioni infatti, perché lo fissavano. Per quale motivo lo stavano guardando tutti? Non se ne doveva preoccupare comunque; presto si sarebbe risvegliato nella sua camera da letto sbruffando come ogni mattina, consapevole dell'idea di doversi alzare per andare a lavorare. Fare tardi all'agenzia, infatti, significava un sicuro licenziamento. Per diverse ragioni il suo responsabile era una persona da odiare, una di quelle che passano la giornata ad osservarti, pronte a scorgere ogni tuo minimo errore per punirti in modo esemplare. Sollevò nuovamente lo sguardo ed un tremendo brivido di freddo lo attraversò quando proprio colui a cui aveva appena rivolto i pensieri gli passò accanto, con il solito giaccone nero, con i soliti occhi puntati su di lui. Forse la sua mente stava condizionando il sogno, agendo nella sua fantasia, generando quello su cui si stava concentrando. A questo punto, Daniel decise che era ora di svegliarsi. Quell'incubo si stava prolungando decisamente troppo e comunque cominciava ad essere davvero fastidioso. Il senso di distacco dalla realtà sempre maggiore lo disturbava e la paura di rimanere bloccato li dentro lo colpì al cuore; cancellò subito il pensiero

    comunque. Sapeva benissimo che questo non era possibile. Per la prima volta si mosse, deciso a raggiungere il vicolo lì accanto. Vi si trovava infatti un ponte di dimensioni considerevoli, utile a collegare le due estremità della strada separate da un fiume in quel momento in tempesta. Era un corso d'acqua maestoso, la potenza naturale che in esso scorreva lo rendeva molto pericoloso, sicuramente mortale. Caderci dentro significava morte sicura per annegamento. Ed era proprio quello che voleva tentare Daniel. Raggiunse il punto centrale della strada sospesa e si arrampicò sulla sbarra di ferro posta ai bordi della stessa, rimanendo quindi in piedi, in bilico tra la vita e la morte. L'uomo chiuse gli occhi e fece dei respiri molto profondi, allargando le braccia e assaporando le forti folate di vento che si scontrarono su di lui e che gli diedero un senso di benessere decisamente piacevole. Guardò giù e per un attimo cambiò idea, mentre i suoi piedi tentarono di indietreggiare; ordinò invece alla sua mente di rimanere lì:

    era infatti ben deciso a gettarsi nel fiume. Voleva svegliarsi a tutti i costi. Riempì nuovamente i polmoni di ossigeno e si preparò psicologicamente. Nonostante fosse solo un sogno la paura era reale nella sua testa e non era affatto una cosa facile buttarsi in un fiume come quello. Ebbe modo di provare meglio la paura quando udì una voce chiamarlo in lontananza, che lo spaventò parecchio:

    -Ehi, Daniel!-

    Si sbilanciò pericolosamente in avanti e prese ad agitare le mani al vento, ma riuscì fortunatamente a tornare ritto con

    la schiena agendo sui polpacci. Poi portò rapidamente lo sguardo nella direzione da cui aveva udito il suo nome ma non c'era anima viva. Il ponte era vuoto, sia da un lato che dall'altro. Chi lo aveva chiamato? Una voce profonda, vecchia, decisamente molto saggia. Ma che importanza avrebbe potuto mai avere? Se lo era sognato, per chissà quale ragione. Riportò quindi gli occhi alla tomba d'acqua, si fece coraggio e questa volta saltò. Durante il breve volo ebbe modo di udire la stessa voce di prima gridargli altre parole. Riuscì appena ad intuire cosa gli stesse cercando di dire prima di venire scaraventato via dalla corrente:

    -Torna da me..-

    L'acqua lo investì furiosamente. In una situazione come

    quella l'istinto comandò sulla logica e Daniel tentò di salvarsi la vita, pentendosi di quello che aveva appena fatto, inutilmente. La paura prese il sopravvento mentre cercò di nuotare verso la superficie invano. La forza devastante dell'acqua era impossibile da sconfiggere, specialmente in quel caso. Si sentì portare verso il fondo, scuotere in ogni direzione, con violenza, mentre l'ossigeno terminava nei suoi polmoni. Perché non si svegliava? Perche non

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