Le mele marce di don Secondo: delitti di provincia 10
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Cosa può accadere di imprevisto in una parrocchia di provincia? In apparenza, niente... Tuttavia, a volte, qualcosa di inspiegabile accade anche nelle parrocchie di campagna. Misteriosi scherzi colpiscono il parroco di Foli, don Secondo, e addirittura arrivano alla blasfemia. Chi sarà il misterioso sabotatore parrocchiale? Ma soprattutto, cosa ha a che fare una preziosa e pesantissima copia della “Commedia” di Dante illustrata dal Doré con i misteri della parrocchia? Una girandola divertentissima di colpi di scena, ma anche alcune figure tragiche, costellano la trama di questo romanzo giallo. Un giallo intricato con tanto di delitto.
Annarita Coriasco
Annarita Coriasco, italian poetress and writer.Annarita Coriasco, scrittrice, ha ricevuto due volte il premio “Courmayeur” di letteratura fantastica. Le sono stati attribuiti i premi internazionali “Jean Monnet” (patrocinato dalla Presidenza della Repubblica Italiana, dall’Università di Genova e dalle Ambasciate di Francia e Germania) e "Carrara - Hallstahammar". Ha ricevuto l'onorificenza di "Cavaliere" dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
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Le mele marce di don Secondo - Annarita Coriasco
Le mele marce di don Secondo: delitti di provincia 10
Annarita Coriasco
© 2015 Annarita Coriasco
Prima edizione
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Era uno di quei giorni di primavera che, specialmente in campagna, ti fanno riconciliare con il mondo intero. Tutto era in fiore: alberi da frutta, prati, persino i cigli di certe strade piuttosto trafficate e anche quelli nelle zone periferiche di Foli. La leggiadria ricopriva ogni porzione d'erba con violette selvatiche, primule, minuscole margherite.
L'aria era un po' umida perché era ormai l'imbrunire e il maresciallo Pucci s'apprestava ad uscire dall'esercizio del giornalaio dove, oltre ad aver giocato i soliti sei numeri al gioco che noi ben sappiamo, aveva comprato nell'ordine: Uncinettiamo
, Il punto croce moderno
e Ricamare oggi
, tutte riviste irrinunciabili per sua moglie Franca. Quest'ultima era afflitta da un pervicace raffreddore e non aveva potuto comprarle di persona. Il giornalaio con la ricevitoria si trovava nell'unica piazza del paese, se si esclude il piazzale del mercato vicino alla ferrovia. Era proprio di fianco ai locali della canonica e di fronte alla Banca. Pucci stava ravanando nella tasche dei jeans alla ricerca delle chiavi della sua fida e vetusta Panda rossa. Teneva il malloppo di riviste stretto al petto e con la sinistra finalmente gli era riuscito di trovare la chiave suddetta. La stava giusto infilando nella serratura, quando un timido colpetto sulla spalla destra lo distrasse dalla momentanea occupazione. Si girò leggermente su se stesso ed un effluvio di lavanda invase le sue narici. I capelli rossi mesciati di biondo, la gonna avvolgente, lunga e scura, il golfino bianco aperto su una camicetta deliziosamente scollata ma ancora piuttosto decente. Riconobbe subito la signora Colombotto, anima tuttofare della Pro Loco e organizzatrice di qualsivoglia cosa fosse mai da organizzare per animare la vita sociale del paese.
- Carissimo maresciallo, mi scusi se la disturbo...- la voce, vagamente impostata da anni di presentazioni d'ogni tipo di riunione, manifestazione o consesso pubblico, non era più che un sussurro. Sul momento a Pucci venne da pensare che la signora Colombotto fosse raffreddata come sua moglie. Ma l'idea lo abbandonò quasi subito: i begli occhi blu erano preoccupati oltre ogni dire, la bocca ben disegnata e colma di rossetto che solitamente sembrava non conoscere altro che il sorriso, era serrata e ai lati tendeva verso il basso. La preoccupazione era presente in ogni atomo della signora, persino il nasino all'insù, che a detta di molti che la conoscevano da tanto più tempo del maresciallo non era del tutto nature
, aveva le narici dilatate. I lampioni stradali si accesero in quel momento e, quello dall'altra parte della strada, di fianco alla banca, la illuminò quasi fosse stata una star sul red carpet
.
- Lei dovrebbe parlare con don Secondo... - sussurrò la Colombotto - Venga, presto!
- Adesso? - si stupì il maresciallo.
La donna si produsse in un breve cenno d'assenso con il capo e la zazzera rossiccia e folta si riscosse tutta come se delle foglie d'acero autunnali fossero state investite da un'improvvisa folata di vento.
- La prego. - insisté nervosamente. Poi si guardò brevemente attorno. -L'abbiamo vista dall'ufficio del parroco. -Venga, la prego! - disse in tono concitato, ma sempre sottovoce come per il timore che qualche orecchio estraneo potesse sentirla anche se la piazza era quasi deserta di anime e zeppa di automobili parcheggiate. -...Non si sa più che fare!
Don Secondo, il parroco del paese, passeggiava avanti e indietro piuttosto nervosamente lungo la parete la cui finestra, ornata da abbondante tendaggio color crema, dava sulla porzione di strada e marciapiede dove era parcheggiata tra le altre, l'inconfondibile auto del maresciallo Pucci. Quest'ultimo fu introdotto dalla signora Colombotto e non appena il prete lo vide si illuminò tutto in volto come un marinaio che scorge d'un tratto l'agognata terraferma.
- Ci lasci un momento soli cara signora, la prego...- la Colombotto, sospirante come una Maddalena affranta ubbidì tacendo, ma mentre usciva lanciò un ultimo sguardo tremebondo verso il maresciallo che era sempre più titubante ed ora anche un tantino preoccupato. Che mai poteva essere successo di così grave al parroco di Foli?
Nella stanza colma di scaffali vecchi ma perfettamente puliti ricolmi di vetuste pubblicazioni per lo più a carattere religioso, spiccava una Remington nera tirata a lucido che faceva gran mostra di se sulla scrivania piena zeppa di scartoffie che assediavano il personal computer spento. Un inginocchiatoio in un angolo attirava l'attenzione quanto l'obsoleta macchina per scrivere: era sovrastato da un crocifisso ligneo che al maresciallo parve di pregevole fattura.
Don Secondo ricolmo d'ansia com'era attirò la sua attenzione informandolo senza tanti preamboli:
- Ricevo da un po' di tempo degli strani segni che forse potrebbero essere definiti scherzi, ma che sono piuttosto inquietanti, maresciallo... è opera dell'altissimo senz'altro l'avermi indicato la via da seguire con la presenza qui davanti ai miei uffici della sua persona. - il prete s'accorse d'essere stato irruente e anche un tantino scortese nel suo stato di preoccupazione incalzante:
- Ma la prego, maresciallo, si accomodi. - e gli indicò con un gesto della mano massiccia una delle sedie scompagnate poste di fronte alla scrivania. -Forse l'abbiamo disturbata mentre lei aveva degli impegni... mi deve scusare ma da quando succedono queste cose non sono più io... - e si fermò a lato della scrivania con il volto teso, mentre Pucci già si sedeva aderendo al suo invito.
- Nulla che non possa rimandare - rispose accompagnando le parole con il suo solito sorriso bonario. Ma l'atteggiamento del parroco era quasi irriconoscibile, a stento si era accorto della sua risposta. Era come se fosse raccolto in perenne meditazione dalla quale emergeva con improvvisi scatti d'ansia ciarliera. Il fatto era che Don Secondo era sempre stato un tipo calmo, riflessivo e almeno all'apparenza estremamente sicuro di se. Questa era l'opinione comune che avevano in paese di lui e dalla quale Pucci non si discostava di molto, non conoscendolo più intimamente.
Vederlo così sulle spine era per lui molto insolito e gli procurava un certo nervosismo di fondo venato d'una sempre più crescente curiosità che andava soddisfatta: cosa accidenti era capitato al parroco del paese?
Dopo essersi seduto alla sua scrivania, Don Secondo, su specifico invito di Pucci, cominciò ad esporre i fatti tormentando una matita tra le manone forti, da contadino. I suoi occhi scuri e profondi erano inquieti come quelli d'un animale braccato che si nasconde e occhieggia tra i cespugli. Persino il mento e la montatura solida degli occhiali fremettero alle sue stesse parole:
- E' iniziato tutto a gennaio, una decina di giorni dopo capodanno. Mi stavo giusto preparando per la Messa delle diciotto... si, era mercoledì, no anzi, che stupido, era venerdì, era! Si, dunque, prendo su la veste dall'armadio per la Messa e sotto la... appeso alla gruccia c'è un povero merlo stecchito, appeso per la coda! Ho pensato ad uno scherzo di cattivo gusto... ad una ragazzata, e ho fatto seppellire il povero uccello nel prato davanti all'oratorio dal mio vice, mi pare... Gli ho anche raccomandato di non farne parola con nessuno. In fondo è meglio non dar corda a certi piccoli teppisti, mi son detto...
- Ma poi c'è stato un seguito...- osservò Pucci con l'aria di chi vuole dire non è per un animale appeso che lei è in questo stato...
- A fine febbraio! C'era in visita dalla Curia Monsignor Trebboni. Sull'altare della Madonna, quello nella navata destra... una cosa assurda, le dico! Una cosa da prendere il responsabile per la collottola e dargli una bella raddrizzata! - Don Secondo si interruppe come vinto dal ricordo che l'aveva così colmato d'ira da renderlo ancora fremente di sdegno. Gli occhiali scuri scivolavano sul naso decisamente importante del prete.
- Ma cos'è successo? - chiese Pucci al colmo della curiosità e anche dello stupore di fronte al sommo stato d'ira del parroco.
- Uno di quei... un pappagallo - Don Secondo divenne paonazzo in viso come se lo avessero investito d'una insolita porpora cardinalizia.
- Morto? - tentò d'informarsi il maresciallo perché il prete sconvolto non proseguiva.
- Macché morto! Un pappagallo! Un pappagallo di quelli che si usano negli ospedali!
- Sotto la statua della Madonna? - s'impressionò Pucci.
- Tra i fiori...- precisò Don Secondo con la voce vagamente strozzata dall'indignazione profonda che provava al solo ricordo dell'accaduto. - Per fortuna me ne sono accorto in tempo e l'ho infilato tra i pantaloni e la veste un attimo prima che Monsignore voltasse lo sguardo e potesse vederlo. -E non è finita! - proseguì con irruenza collerica il parroco, trascinato dagli eventi passati -A marzo una zucchina nell'acquasantiera!
- Quella l'avrà vista qualche fedele...- constatò il maresciallo.
- Non credo: per fortuna Don Gaudenzio, il mio vice, la tolse prima che entrassero i