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Matrimonio con pranzo "al Boschetto": delitti di provincia 7
Matrimonio con pranzo "al Boschetto": delitti di provincia 7
Matrimonio con pranzo "al Boschetto": delitti di provincia 7
E-book92 pagine1 ora

Matrimonio con pranzo "al Boschetto": delitti di provincia 7

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Info su questo ebook

Un matrimonio: quello della figlia del Sindaco. Nel paese, tutte le persone "che contano" sono state invitate, sebbene vi sia qualche "imbucato". Il pranzo si tiene nel ristorante "al Boschetto" del famoso cuoco Mariotto Falconero, ma...
L'imprevisto è dietro l'angolo!
Un nuovo, inquietante caso per il maresciallo Pucci.

LinguaItaliano
Data di uscita5 ago 2014
ISBN9781310530029
Matrimonio con pranzo "al Boschetto": delitti di provincia 7
Autore

Annarita Coriasco

Annarita Coriasco, italian poetress and writer.Annarita Coriasco, scrittrice, ha ricevuto due volte il premio “Courmayeur” di letteratura fantastica. Le sono stati attribuiti i premi internazionali “Jean Monnet” (patrocinato dalla Presidenza della Repubblica Italiana, dall’Università di Genova e dalle Ambasciate di Francia e Germania) e "Carrara - Hallstahammar". Ha ricevuto l'onorificenza di "Cavaliere" dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

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    Anteprima del libro

    Matrimonio con pranzo "al Boschetto" - Annarita Coriasco

    Matrimonio con pranzo al Boschetto: delitti di provincia 7

    Annarita Coriasco

    Copyright © 2014 Annarita Coriasco

    All rights reserved.

    http://annaritacoriasco.jimdo.com

    Prima edizione

    Smashwords Edition,

    Licenza d’uso

    Questo ebook è concesso in uso per l’intrattenimento personale.

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    Grazie per il rispetto al duro lavoro di questo autore.

    Erano più di trecento gli invitati al pranzo di nozze della figlia del Sindaco di Foli, il Commendator Dentini. Fra questi vi erano anche il maresciallo Pucci e signora. Dal 18 aprile, giorno in cui avevano ricevuto l’invito scritto per posta, sino a pochi giorni prima, il maresciallo aveva sempre meditato per trovare una scusa per non parteciparvi. Il fatto era che al maresciallo Pucci le cerimonie non risultavano solamente tediose, ma più che insopportabili. In tanti anni sempre aveva provato gran scoramento a simili annunci e per fortuna il suo lavoro l’aveva salvato la maggior parte delle volte. Solamente i matrimoni dei parenti più intimi lo avevano visto presente tra gli invitati.

    Altrettanto non si poteva dire della signora Franca, la quale bramava simili occasioni e non appena avevano ricevuto l’invito, già aveva iniziato a pensare al regalo più adatto tra quelli della lista nozze. Poi aveva trascinato il maresciallo in un tour di negozi indicati sulla lista. Quindi aveva finito per scegliere e comprare subito il servizio di bicchierini da sakè giapponese: Sennò non li troviamo più aveva sentenziato. Allo stesso modo, dal giorno seguente la lieta notizia, aveva avuto inizio l’operazione vestizione che solitamente cominciava con un raid nell’armadio per controllare se vi fosse qualcosa di adatto. Ultimamente, da quando Pucci era in pensione, l’operazione si estendeva anche agli abiti civili del maresciallo.

    Quattro giorni dopo già erano sulla soglia della boutique Lo strascico in quel di Ciriè. In questi casi, contrariamente al solito, era il maresciallo che tentava di stringere i cordoni della borsa: la signora Franca diveniva esosa sino ai limiti del buonsenso.

    In una soleggiata domenica di maggio arrivò finalmente (si fa per dire) il gran giorno. Pucci e signora entravano in chiesa per prendere posto in attesa degli sposi. Il maresciallo era fasciato in un improbabile mezzo tight, la consorte emergeva da un’apoteosi di tulle blu notte e fiorami lilla su sfondo turchese in crêpe de Chine, la testa gremita di riccioli biondo tiziano e le labbra rosse arroccate su un enorme sorriso di circostanza. Salutare gente sconosciuta, gente che appena si conosceva: tutte cose che a Pucci davano un tedio da sala d’aspetto e alla signora Franca l’entusiasmo del primo amore.

    Fra l’enormità di invitati, solamente il Cavalier Melagna e due amministratori del Comune di Foli conoscevano piuttosto bene il maresciallo, tanto da tentare d’attaccar bottone prima che si entrasse in chiesa.

    La sposa giunse quando il sedere del maresciallo gridava ormai vendetta. Con la sua signora non era seduto tra i banchi regolamentari imbottiti, perchè non c’era più posto, ma spiaccicato su durissimi inginocchiatoi sistemati tra l’acquasantiera e il portale spalancato verso l’esterno. Il Commendator Dentini, padre della sposa, che tra parentesi Pucci aveva incontrato non più di tre volte in due anni, alto e segaligno, tutto impettito teneva sottobraccio una vagonata di seta, velo, fiori bianchi e scarpe altissime, dal volto arcigno e spettrale sepolto in un marasma di rimmel, ciglia finte e rossetto rosa antico. Un fiocco in seta bianca traslucida sigillava il pacchettone regalo proprio lì sul deretano spaventosamente ancheggiante ad ogni passo stentoreo sui tacchi altissimi.

    Il fortunato l’attendeva di fronte all’altare con la mezza tuba calcata sin quasi sulle orecchie a sventola, il naso simile a una freccia di mini balestra, gli occhi comatosi di chi sta dando un’occhiata all’aldilà e il colorito sano e vitale d’un budino alla vaniglia.

    Purtroppo la cerimonia domenicale celebrata alle dieci in punto del mattino dall’irrinunciabile Monsignor Verdina, giunto apposta da Torino per l’occasione, minacciava l’eternità. Il Monsignore, purtroppo per gli invitati, era parente stretto della moglie del Sindaco, Margherita Santa Verdina in Dentini. Le cose quindi andavano in grande e a rilento, tanto che il piede destro del maresciallo alla fine della cerimonia era pressoché in letargo e quello sinistro letteralmente morso dalle zanne del solito enorme callo, refrattario a qualunque cura e, soprattutto, a qualunque scarpa.

    Lo strazio si protrasse con l’andirivieni sulle scalinate della chiesa per le foto di rito. Mentre gli sposi erano filmati dentro la chiesa, il Cavalier Melagna, ex amministratore comunale e presidente fresco di nomina dell’associazione Amici della pera lavandera facente parte della pro loco, attaccò discorso col maresciallo iniziando la solfa del caso del lampadario. Il maresciallo seccatissimo si salvò in un disperato corner salutando frettolosamente.

    -Mi scusi, Cavaliere, ma ho lasciato la macchina lontano. E’ meglio che mi incammini con la mia

    signora... –e si trascinò dietro una scocciatissima moglie interrotta con una certa malagrazia mentre

    intavolava il discorso con una cugina del Sindaco.

    Attesero per tre ore al ristorante di Matte Il boschetto, immerso nel verde, da poco rilevato dal famosissimo cuoco Mariotto Falconero che teneva una rubrica di alta cucina, L’uovo di Dante, su Retetua, la televisione emittente più seguita del Canavese.

    Il tedio e la noia non riuscivano a sorpassare la fame, anche se ce la mettevano tutta, quando verso le tre del pomeriggio gli sposi, dopo aver realizzato il filmino di rito nel parco della Mandria, giunsero al ristorante. Il maresciallo Pucci era al decimo aperitivo e più o meno al mezzo chilo tra: pizzettine alla bottarga, salatini di borragine, bon-bon al coriandolo, mozzarella farcita alla borragine, tramezzini al riso nero di Bismania, frittelline di lupini in pastella e quant’altro. La moglie si era allontanata da lui avvinta dalle chiacchiere di una certa Matilde, nota imbucata di matrimoni, tollerata per l’evidente stato di difficoltà in cui versava dopo una vita dedicata all’arte: era stata per molti anni danzatrice di fila al Teatro Regio di

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