Hitler, Socrate, Amore e Gelato
Di Kim Chiari
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Anteprima del libro
Hitler, Socrate, Amore e Gelato - Kim Chiari
Trovò
CAPITOLO UNO
È SUCCESSO DAVVERO
M i compare, maglietta azzurra, mentre spilla birra ad uno stand.
La visione è così improvvisa che fatico a staccarle gli occhi di dosso. Quando lo faccio li alzo al cielo, sicuro di vedere comparire una luce dorata o una mano divina ad indicarla.
Piercing, mascara e scollatura estiva.
Niente tette, ma su un corpo del genere risulta un pregio.
Due pensieri mi attraversano la testa: ‘Io qui tornerò spesso’ e ‘Adesso come lo trovo il coraggio di ordinare qualcosa?’.
E così, senza riuscire a dire una parola e dopo averla fissata per un minuto buono, ordino una birra al cameriere di fianco a lei, mentre i suoi occhi sembrano chiedermi ‘Cazzo hai da fissare?’.
In realtà dovrei dirle che sto solo accertandomi sia vera. E che guardandola ho pensato ai marshmallow, adoro i marshmallow. Poi l’ho vista nuda, su un prato,ai piedi un cimitero di birre vuote. Sta avendo un orgasmo, sorride. In quel preciso istante il mondo intero trema. Ed io già la amo.
Invece sto zitto, faccio la figura dell'idiota, arraffo la birra e scappo.
Tra poco suonano i A Toys Orchestra. Non voglio perdermeli. Trovo una sedia di plastica su cui riposare le mie gambe. Nonostante questo continuano a tremare. E non sono le sole.
L'immagine del suo sguardo è ancora lì, immobile nella mia testa.
Mi obbligo a smettere di pensarci.
Finalmente iniziano i Toys.
Musica sensuale…accidenti!
Finisco subito la media. Scavo una bottiglia dalla borsina che, come i pakistani, mi sono portato dietro. Calda come il piscio. Non mi azzardo a tornare ad ordinarne un'altra: non reggerei per due volte in una sera.
Da solo (ai miei amici non piace la buona musica), sulla seggiola, estraggo un taccuino ed inizio a scrivere. La musica e la birra creano l'atmosfera perfetta.
- Mi compare, maglietta azzurra, mentre spilla birra ad uno stand.
La visione è così improvvisa che fatico a staccarle gli occhi di dosso. Quando lo faccio li alzo al cielo, sicuro di vedere comparire una luce dorata o una mano divina ad indicarla.
Strabuzzo gli occhi.
Nulla di tutto questo, ma Hitler, tra le nuvole, sta cavalcando un pollo gigantesco.
Qualcuno tra la folla urla
I TEDESCHI! ARRIVANO I TEDESCHI!
Pochi istanti dopo è tutto un fremere di grida terrorizzate e gambe che fuggono.
Dall'alto, il pollo rilascia l'intestino, ricoprendo l'intera festa della sua merda giallognola.
Lei, però, rimane bellissima.
La puzza mi invade il naso, alzo gli occhi dal foglio. Il concerto sta continuando. Una patina di feci giallastre ricopre tutta la zona.
La gente continua a parlare come se niente fosse.
Non sono ubriaco e sono ben lontano dall'esserlo. Per convincermi che sia tutto reale guardo nella sua direzione: anche coperta di merda, rimane la cosa più bella che io abbia mai visto.
Una simile bellezza non può venire intaccata in alcun modo: neanche da Hitler e dalla merda di pollo, questo mi basta da prova.
Persuaso di essere nella realtà, torno a godermi il concerto.
Sorrido felice e le gambe ancora tremano.
Sarà una lunga notte.
Il giorno successivo nessun telegiornale ne parla. Rovistando tutti i quotidiani sono riuscito a trovare solo un accenno, a pagina ventitré di un giornale locale.
Hitler alla festa di Frabazze. Cavalcando un pollo
Dodici righe di cronaca, perlopiù concentrate sulla puzza causata dall’evento.
Io, a casa (Dio benedica la domenica), non faccio altro che ascoltare a ripetizione le canzoni di ieri sera. E pensare a quanto assurdo sia il mondo.
Mi ero ripromesso di smetterla con pensieri di questo tipo, che tanto poi alla fine sono tutte seghe mentali inutili e anche se ti ci spacchi la testa per tutta una vita non riuscirai mai a capirci nulla.
Ed una volta pensavo addirittura di potere cambiare tutto questo…ridicolo.
Nel tentativo di distrarmi, accendo la Wii e faccio partire Super Mario: appena entro nella schermata principale spengo.
Tanto non avevo voglia di giocare.
Così facendo riesco a passare due minuti, me ne restano altri quattrocentoventi prima che sia mezzanotte, ora in cui forse riuscirò a prendere sonno. È uno di quei giorni in cui voglio che il mondo rimanga spento e il tempo passi senza lasciare traccia: mettermi in stand-by per ritornare alla vita quando mi sentirò pronto. Ripensando agli ultimi due mesi, non ho fatto altro che ciondolare cercando di ammazzare il tempo tra una dormita e l'altra: una volta mi sarei vergognato di questo, adesso non mi fa né caldo né freddo. Non so se sia un bene ma non m'interessa.
Torno a vegetare sul divano.
Un paio di ore dopo è il campanello a tirarmi in piedi.
Uno sbarbatello, giacchetta nera ed anfibi sporchi di fango, esibisce il sorriso a trentadue denti più timido che io abbia mai visto.
Salve.
Salve, ci conosciamo?
No. Vengo qui per conto del Führer: lei sarebbe disposto a collabor…
Scusa, t'interrompo subito. Non m'interessa.
Ma…mi lasci spiegare, solo qualche minuto.
Siccome la mezza riflessione di qualche ora fa un po' è riuscita a farmi sentire in colpa, accetto. Poi prendo un appunto mentale: evitare 'Yes Man' come la peste: sono troppo influenzabile in questo periodo.
Va bene. Veloce però.
Il ragazzo sfodera il sorriso di poco prima: è uno che sembra metterci passione.
Non so se lo sa, ma il nostro amato Führer è tornato ieri sera dopo anni di inattività. Un uomo del suo calibro non riesce a stare mani in mano per troppo tempo, così ha deciso di ricreare il glorioso Reich. Stiamo cercando reclute: le piacerebbe entrare nelle SS?
No.
Lascerebbe almeno una firma? Arrivati a cinquantamila possiamo richiedere un referendum per l'instaurazione del nostro regime.
Il suo sguardo sembra dire 'Scusa se ti rompo le balle la domenica mattina ma per me è davvero importante. E in fondo a te non costa niente'.
Non so resistere a certi sguardi: anch’io ero pieno di sogni, una volta. Capisco quanto ci tiene. E poi sono stato io a riportare indietro quel pazzo tedesco: da questo punto di vista è anche una mia responsabilità.
Va bene, dove siglo?
Qui.
Fatto.
Grazie mille signore.
pausa Heil Hitler!
urla con lo stesso sguardo che avrebbe un ragazzino beccato durante una delle sue marachelle.
Sale le scale, probabilmente ad importunare il Sig. Bianchi: osso duro, spero per lui che ce la faccia.
Dentro di me qualcosa è cambiato.
Rimango sulla soglia qualche secondo, come pietrificato, cercando di capire cosa.
Non ci cavo un ragno dal buco ma in compenso mi viene voglia di uscire.
Lo faccio.
In strada, tra un passo e l'altro, mi sorprendo a fischiettare 'Fanchiulo' di Gucci Boy.
Quando me ne accorgo un sorriso si fa forza sul mio viso per non schiodarsi più per i successivi venti minuti.
Oggi, non so perché, il mondo mi piace.
Arrivato al parco mi siedo su una panchina e mentre faccio per estrarre una sigaretta mi dico che posso essere felice anche senza fumare.
Nel giro di trenta secondi rivaluto la mia posizione: l'accendo.
Ècosì buona…
In totale pace il cervello mi si sgombra e… capisco!
Il giovane SS! Tutto merito suo!
Vedere una persona così disposta a rischiare per i propri sogni è stata la cura di cui avevo bisogno. Lo ripenso con affetto mentre sussurro un grazie
. No, non è solo merito suo: la barista!
Con tutta questa storia del nazismo me ne ero dimenticato! Com'è possibile?
Ecco perché il mondo mi appare così bello. Arrossisco di dentro.
Nel frattempo, un corteo a passo d'oca mi sorpassa intonando l'inno tedesco.
Decido che, in un modo o nell'altro, devo scoprire chi è.
Poi vederla e rivederla per il resto della mia vita.
Per un breve istante mi sento come ieri sera, quando i miei occhi l'hanno incontrata per la prima volta.
E non esiste al mondo sensazione migliore.
Passo il resto del pomeriggio camminando per Frazzano in cerca d'idee: la festa della birra chiude stasera e ho la ferma intenzione di tornarci; potrebbe essere l’unica occasione che ho di rivederla. Il mio cervello sembra essere andato in stand-by perché non mi suggerisce nessuna subdola strategia vigliacca per attaccare bottone. Materia in cui, di solito, sono un esperto.
Andare semplicemente là e dirle che vedendola mi sono convinto che Petrarca abbia scritto tutte quelle poesie smielate solo perché qualcuno in futuro potesse dedicargliele mi sembra eccessivo. Nonostante lo pensi sul serio.
Avrei bisogno di qualcuno di saggio a consigliarmi…
L’idea: se ha funzionato con Hitler, non vedo perché non possa farlo di nuovo. Infilo una mano nella tasca alla ricerca dell’onnipresente taccuino. Inizio a scrivere.
- È una giornata particolarmente calda e felice. Sono già due ore che sto sperando d'imbattermi nella soluzione di tutti i miei problemi: di solito passeggiare m'ispira ma oggi non è proprio giornata. Nessun cartellone pubblicitario, né gelato, né discussione ascoltata da passanti riesce a darmi lo spunto di cui ho bisogno.
Rassegnato, decido di tornare a casa, spaccandomi la testa davanti al PC e della buona musica. Sovrappensiero, a testa china, urto un uomo.
Faccia più attenzione, giovanotto.
La prima cosa che noto sono i sandali che indossa.
Mi scusi.
Alzo lo sguardo, vedendo poi le gambe nude e muscolose, coperte in cima da una tunica bianca.
Non riesco a credere ai miei occhi: ho urtato Socrate! -
Alzo lo sguardo e non riesco a credere ai miei occhi… niente!
Non ha funzionato.
Sconsolato come non mai decido di tornare a casa.
Nel mentre, maledico Hitler e quel suo dannatissimo pollo.
Socrate avrebbe sicuramente saputo consigliarmi.
Spingo le chiavi nella serratura. Giro due volte.
Sospiro.
Passando dal soggiorno ho ancora la speranza di vedere il filosofo attendermi sulla poltrona girevole, proprio come farebbe Mister Artiglio in una qualsiasi puntata dell'Ispettore Gadget.
Basta incontrare una donna per mandare a puttane il cervello di un uomo. Più di quanto anni di alcool e droghe consapevoli possano mai fare.
La poltrona è ovviamente vuota.
Mi spoglio. L’entusiasmo di poche