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La Città Senza Nome: Dead Nation 2
La Città Senza Nome: Dead Nation 2
La Città Senza Nome: Dead Nation 2
E-book185 pagine2 ore

La Città Senza Nome: Dead Nation 2

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Info su questo ebook

Zombie - romanzo (144 pagine) - Il secondo capitolo della saga zombie Dead Nation. All’interno di New Hope crescono i dissidi e un piccolo gruppo di persone decide di tentare la fuga dalla cittadina fortificata, ispirati dalle parole di Virgil, il viandante che ha raccontato dell’esistenza di un luogo migliore, libero dalla maledizione dei morenti. Riusciranno ad andarsene e, soprattutto, troveranno Utopia?


Le parole di Virgil non hanno lasciato indifferenti i cittadini di New Hope, per cui diverse persone chiederanno al viandante di guidarle fino a Utopia. Ma andarsene dal paese non sarà semplice, non quando Axel pretende di esercitare il più completo controllo sulle vite che ha giurato di proteggere. A qualunque costo.

E il viaggio si dimostrerà tutto fuorché una passeggiata e non solo a causa dei morenti che si aggirano per le strade di una nazione morta: esistono luoghi persino peggiori, dove il potere viene esercitato da qualcuno che ha un concetto alquanto distorto di famiglia, qualcuno che pare avere imparato a comunicare con i cadaveri viventi.

Virgil e gli altri saranno in grado di confrontarsi con una realtà tanto perversa da rendere accettabile persino il sistema totalitario di New Hope?

Alla fine, l’importante è non fermarsi. Mai. Perché in un mondo ormai privo di valori, l’unica risposta accettabile potrebbe essere rappresentata dalla capacità di scappare.

Scappare dall’orrore, dal ricordo di una vita ormai perduta per sempre.


Pietro Gandolfi si alimenta di orrori, poi li digerisce fino a espellerli ricoperti da una patina di puro disagio. Ha pubblicato l’antologia personale Dead of Night, i romanzi La ragazza di Greenville, William Killed the Radio Star, Clayton Creed, Nel nome del padre, House of Dead Dolls, Il veleno dell’anima e The Road to Her e alcune novelle fra cui Who’s Dead Girl?, Devil Inside, Ben & Howard e Avventura alla stazione di servizio; suoi racconti compaiono in varie antologie.

Con Mauro Corradini fonda la sua etichetta personale, Midian Comics, con la quale pubblica – oltre a romanzi e racconti – i fumetti The Noise, The Fiend, Warbringer e The Idol, spaziando dall’horror allo sword & sorcery e vantando la collaborazione con disegnatori del calibro di Nicola Genzianella, Luca Panciroli, Christian Ferrero, Alberto Locatelli e tanti altri.

Per lui l’orrore non ha frontiere, è sufficiente che si dimostri abbastanza viscerale e diretto da tenere alto l’interesse del suo pubblico. Senza filtri, senza censure. Perché l’orrore è tutto attorno a noi, basta avere il coraggio di non voltare la testa dall’altra part

LinguaItaliano
Data di uscita8 dic 2020
ISBN9788825414080
La Città Senza Nome: Dead Nation 2

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    Anteprima del libro

    La Città Senza Nome - Pietro Gandolfi

    9788825413236

    1

    L’ambulatorio era vuoto.

    Fra le tante possibilità che avevano tormentato la mente di Nick mentre lui e Andy si recavano da Sullivan, quella non lo aveva nemmeno accarezzato. Il dottore doveva sempre rimanere in ambulatorio, soprattutto ora che non aveva nemmeno più un’infermiera con la quale dividere i turni. Un’emergenza poteva sopraggiungere in qualsiasi momento e il dovere del dottore era quello di farsi trovare pronto.

    I due diedero una veloce occhiata nelle varie stanze ma non trovarono tracce di Sullivan. Al momento non era presente nemmeno un paziente, ma quel fatto non giustificava la sua assenza.

    – Cazzo – ringhiò fra i denti Nick, che sperava di fare chiarezza su quella faccenda il prima possibile. – Ci toccherà andare a cercarlo a casa.

    – Non necessariamente – accennò Andy mentre si avvicinava a una porta che Nick non aveva notato fino a quel momento. Non conosceva bene l’ambulatorio, ignorava dove conducesse.

    Vedendo che l’altro non accennava a muoversi, Andy rivelò: – Può darsi che stia lavorando alle sue ricerche. Di qua si va nella cantina, è dove abbiamo lasciato Wendy e dove Sullivan intendeva allestire il laboratorio.

    Maledizione, se il dottore non aveva ancora predisposto un luogo per i suoi studi, doveva essere in alto mare.

    – Ok, andiamo a vedere – decise Nick, sperando di essere smentito e scoprire un ambiente già perfettamente attrezzato. Seguì Andy giù per una ripida scala. Un odore di umidità lo aggredì, misto a una puzza ben peggiore: se fino a quel momento aveva dubitato del racconto di Andy, bastò il familiare lezzo di decomposizione per convincerlo in maniera definitiva. Laggiù si trovava qualcosa di morto: che poi fosse un corpo inerme o ancora in grado di andarsene in giro con le proprie gambe, non poteva ancora stabilirlo.

    Giunti nello scantinato, Nick constatò il caos che dominava l’ambiente: c’erano vecchi armadietti, classificatori malmessi e uno spesso strato di polvere che ricopriva ogni cosa. Se davvero in quel luogo doveva sorgere un laboratorio di ricerca, i lavori erano tutto fuorché a buon punto.

    Proseguendo vide che esisteva ben più di una stanza, quindi la sua speranza si riaccese: era possibile che il dottore si fosse ritagliato uno spazio più ristretto, in modo da poterlo gestire meglio.

    Quando udirono i primi rumori, i due si fermarono. Era evidente che si trattasse dei lamenti di un morente, ma avevano qualcosa di strano: Nick ne aveva uditi di tutti i tipi da quando era cominciato quell’inferno, ma mai uno simile. Toccava insolite tonalità, troppo alte per essere confuso con il normale suono di agonia emesso in maniera ininterrotta dai cadaveri ambulanti, ed era intervallato da ringhi e rantoli.

    Con una punta di paura, continuarono nell’esplorazione.

    Nick avrebbe potuto chiamare Sullivan per nome, ma per qualche ragione preferì non farlo. C’era qualcosa che non andava e forse temeva di attirare su di sé attenzioni poco gradite. Anche Andy doveva essere dello stesso parere, dato che non solo manteneva il silenzio indicando a gesti la direzione da seguire, ma sembrava aver rallentato il passo.

    Nick capì che l’ultima stanza in fondo doveva essere quella dove era stata trasportata la morente. E i rumori provenivano da lì. Ora che si trovavano in prossimità, riuscì a distinguere anche un suono umidiccio di cui non riuscì a stabilire l’origine, anche se non gli era affatto alieno.

    Entrarono nella stanza e si trovarono di fronte a qualcosa di impensabile. Nick impiegò un secondo a mettere a fuoco la situazione, non perché non riuscisse a vedere bene, tutt’altro – l’illuminazione delle luci al neon era ottima – ma piuttosto perché una parte di lui stentava a credere.

    Quella che era stata Wendy si trovava immobilizzata su un lettino chirurgico. Aveva polsi e caviglie immobilizzate da cinghie e sulla bocca portava una specie di museruola per impedirle di mordere. La morente si agitava e azzannava l’aria nonostante l’inutilità del gesto e continuava a emettere quei versi che erano suonati tanto strani alle sue orecchie fino a un istante prima. La spiegazione era davanti ai suoi occhi, nella forma di Sullivan. Il vecchio era sopra di lei e si muoveva ritmicamente.

    Era nudo.

    Se la stava scopando.

    Era aggrappato ai grossi seni della morta come se ne andasse della sua vita e faceva avanti e indietro, dentro e fuori di lei, accompagnato dal rumore schioccante di carne umida contro altra carne umida.

    Wendy era scossa da capo a piedi, forse attraversata da una qualche forma di piacere, ma di certo soffriva a causa dell’impossibilità di nutrirsi di una preda tanto vicina.

    Ma in realtà la preda era lei.

    Dalla museruola stava perdendo ingenti quantità di saliva, mentre il suo corpo ingrigito dalla morte veniva violato. L’odore che emanava era insopportabile già alla distanza in cui si trovavano Nick e Andy, non era possibile pensare di starle più vicino di così.

    Eppure Sullivan stava abusando di lei senza mostrare alcun segno di fastidio. Era impegnato nel tentativo di raggiungere l’orgasmo e arrivava persino a leccarle i capezzoli.

    Quando Nick lo sentì sussurrare stai godendo, troia?, capì di dovere intervenire. Era rimasto impietrito a osservare quello scempio anche troppo a lungo, incapace di accettare un’oscenità simile. Non osò immaginare quante volte si fosse ripetuta quella scena negli ultimi due giorni.

    – Allontanati da lei! – ululò inferocito, facendo sussultare il dottore, che fino a quel momento era stato così impegnato da non accorgersi di non essere più solo in compagnia del suo cadavere preferito. Eppure, anche così, esitò un attimo prima di scivolare fuori da lei, come se intendesse proseguire nella sua perversione nonostante l’inaspettato pubblico. Wendy fece scattare la testa nella sua direzione: se non fosse stato per la museruola, avrebbe strappato la giugulare al suo stupratore.

    Sullivan rimase così, impalato di fronte a loro con la sua ridicola erezione arrossata a causa dell’abuso che ne aveva fatto.

    – Non è come sembra… – bofonchiò.

    Dio, che banalità, pensò Nick, e poi decise di parlare, umiliando il suo interlocutore.

    – Ah sì? A me pareva ti stessi sbattendo una morente.

    Inciampando nelle sue stesse parole, Sullivan tentò una difesa. – No, cioè sì… ma vedi, eravamo amanti anche… prima.

    Come se quello giustificasse tutto.

    – Tu sei un fottuto malato, ecco la verità! – lo aggredì Nick. – Come cazzo si fa a scoparsi un cadavere? Altro che studi per trovare una cura, dovevo capirlo subito che un fallito come te non era in grado di fare nulla del genere!

    E mosse un passo verso di lui. Il dottore reagì indietreggiando, anche se non esisteva luogo dove potesse rifugiarsi: alle sue spalle si trovava un vecchio mobile e nient’altro, solo il muro.

    – Ehi, siamo tutti uomini di mondo, no? – balbettò ponendo le mani fra sé e il ragazzo. – Lo vedi anche tu che in paese ci sono ben poche donne. Un uomo deve fare ciò che può per non impazzire.

    Nick si voltò verso Andy, per trovare un appoggio di fronte a tanta pazzia. Invece lesse nell’espressione dell’uomo qualcosa di differente, dell’apprensione, come se a conti fatti il discorso di Sullivan non fosse poi così campato per aria. Gesù, cosa stava succedendo? Prima Tom che si faceva ammazzare per aver giaciuto con un cadavere, ora questo: possibile che bastasse così poco per trasformare le persone in bestie?

    In quell’attimo il desiderio di mettere le mani addosso a Sullivan venne meno, scavalcato da preoccupazioni sulla loro condizione di sopravvissuti. Ma quella testa di cazzo di dottore, forse vedendolo esitare e notando l’accenno di comprensione mostrato da Andy, diede prova una volta ancora di che razza di bastardo arrogante fosse in realtà.

    – Non abbiamo tutti la fortuna di poterci divertire con la tua bella barista. Se solo decidessi di condividerla con gli altri – disse sorridendo: sarebbe stato difficile stabilire se il suo fosse un tentativo di passare dalla parte della ragione o un modo per stemperare l’atmosfera. Comunque fosse, non ottenne la reazione sperata.

    Nick scattò verso di lui come un rettile che avesse avvistato la sua preda. Per la testa gli era balenata quest’immagine del dottore, nudo come ora, mentre tentava di mettere le mani addosso ad Amanda. E forse stava impazzendo anche lui, perché nella sua fantasia alla ragazza quelle attenzioni non dispiacevano affatto.

    Afferrò Sullivan per il collo e lo scaraventò contro il mobiletto alle sue spalle. Il dottore, rimasto senza fiato, boccheggiò. Andy disse qualcosa, ma le orecchie di Nick non percepirono nulla di comprensibile: riusciva a vedere solo lo squallore di quel patetico essere e a udire unicamente i lamenti di Wendy impossibilitata a darsi pace.

    Andy tentò di staccare Nick dal vecchio, ma venne strattonato via con un gesto violento e forse ciò lo convinse a desistere dal tentare di nuovo. Intanto Nick cominciò a stringere il collo del dottore con rabbia crescente.

    – Fottuto maniaco! – sibilò.

    Sullivan forse tentò di dire qualcosa, ma la presa ferrea del suo aggressore non gli permetteva di far uscire alcun suono comprensibile. Cercò di reagire con un pugno, ma risultò fiacco e impreciso, capace solo di far infuriare Nick ancora di più.

    E il ragazzo prese a sbattergli la testa contro il mobile. Durante la lotta che ne conseguì, i due danzarono di lato fino a trovarsi contro alla nuda parete, ma quel fatto non cambiò la violenza degli eventi. Nick continuò a martoriare il cranio dell’altro contro il muro.

    Sullivan era di un colore più acceso di quello del suo pene quando era sgattaiolato fuori dalla morente e non appena il sangue prese a sgorgare dalla prima ferita ci fu un che di naturale nel modo in cui la sua testa si dipinse di rosso.

    La calotta cranica cominciò a cedere sotto i colpi, incrinandosi con un rumore secco e insinuante.

    I pensieri di Nick si erano annullati, tanto da non udire le grida del vecchio che lo scongiurava di fermarsi. Niente sarebbe riuscito a placarlo, ora che aveva cominciato. Una sensazione di libertà lo inebriava di vita, come se per la prima volta da tanto tempo riuscisse a essere se stesso.

    La testa si fracassò per l’ennesima volta. Il sangue caldo stava disegnando bizzarri arabeschi contro la parete. La vista del liquido rosso non lo rallentò, anzi, lo esaltò oltre ogni misura.

    E i colpi si susseguirono implacabili, aumentando di intensità.

    Il corpo di Sullivan smise di dibattersi, ma per Nick quel particolare risultò irrilevante. Ormai la testa era un ammasso senza forma, maciullata e irriconoscibile. Assieme ai fiotti di sangue, stavano ora colando sul muro delle porzioni di cervello.

    Quando la vita scivolò definitivamente via da Sullivan, Nick non si calmò comunque. Finché le ossa del cranio offrirono un minimo di resistenza lui continuò nella sua opera punitiva, nel suo atto di giustizia sommaria.

    Solo quando si ritrovò a massacrare una poltiglia fatta di ossa frantumate e materia cerebrale ridotta in minuscoli grumi, fermò la propria mano. Resse il cadavere per un attimo, respirando in modo affannato. Infine lo lanciò lontano da sé e si concentrò per permettere alla propria testa di ritrovare le coordinate. Era stato come assumere una potente droga capace di farlo viaggiare lontano da lì. Sentire la vita che scivolava via da un individuo non era come sparare in testa a un cadavere ambulante, era qualcosa di molto differente.

    Si voltò verso Andy e trovò un’espressione terrorizzata ad accoglierlo.

    Aveva paura di lui.

    Per quale ragione poi? Aveva fatto ciò che era giusto, aveva punito qualcuno colpevole di un crimine contro Dio e contro gli uomini.

    Nick si sentiva bene.

    – Andy, vai di sopra a cercare un oggetto appuntito.

    Vedendolo esitare, aggiunse: – Cosa c’è? Pensavi che non lo meritasse?

    – Io… no, non è quello… forse potevamo, che so, rinchiuderlo.

    Nick rise sottilmente. – E rinchiuderlo dove? Non abbiamo un luogo da adibire a prigione e soprattutto non abbiamo abbastanza uomini per utilizzarne alcuni come carcerieri. A New Hope non abbiamo bisogno di pesi morti come Sullivan. Ha sbagliato e ha pagato. Punto. Come medico era inutile e lo sai meglio di me. Possiamo fare a meno di lui. Ora, puoi fare quello che ti ho chiesto?

    Andy corse di sopra alla ricerca di ciò che Nick desiderava.

    Il ragazzo rimase da solo per qualche attimo, tanto da permettergli di riflettere, nonostante i lamenti di Wendy. Fu in quel preciso istante che capì. Capì di non stare sbagliando, ma che a farlo erano Sean e tutti quelli che come lui pensavano esistesse ancora spazio per la compassione, nel nuovo mondo. Se volevano farcela, se desideravano davvero vincere la loro guerra contro i morenti, dovevano dimostrarsi implacabili, pronti a tutto. Lui lo aveva appena dimostrato, soprattutto a se stesso, e per la prima volta da tanto sapeva di essere nel giusto.

    Non c’era più spazio per i compromessi. Era finita l’era dei sentimenti inquinati da tonalità di grigio, rimanevano solo il bianco e il nero, l’amore e l’odio, la vita e la morte. Lui amava Amanda e odiava i bastardi come Sullivan. Era tutto così semplice.

    E i morenti? Quando Andy tornò e gli consegnò un grosso bisturi, capì che doveva imparare a odiare anche loro, più di quanto avesse fatto fino ad allora. Raccolse un mattone da terra e raggiunse Wendy. Pose il bisturi sulla sua fronte, mentre lei si agitava e azzannava il vuoto, sognando di mangiarselo.

    Oh, baby, non accadrà mai…

    Calò il mattone sul bisturi, utilizzandolo come un martello. Bastarono pochi colpi per permettere alla lama di penetrare nel cervello. Il cadavere smise di muoversi e cominciò a comportarsi come ogni corpo privo di vita avrebbe dovuto fare.

    Nick si allontanò da

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