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Inebriare Inno
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E-book111 pagine2 ore

Inebriare Inno

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Info su questo ebook

Tradito dalla sua stessa sorella, Inno Weston si ritrova prigioniero dello scienziato pazzo Lorus Korl. Dopo che qualcuno lo ha aiutato a fuggire e gli ha consegnato la formula segreta del siero che provoca le mutazioni, Inno corre per le strade e finisce tra le braccia del vampiro Mikel Cruento.

Mikel non sa esattamente cosa fare con il licantropo ferito che trova in un vicolo buio. Non potendo abbandonare il poveretto, decide quindi di portarlo a casa propria. Una promessa lo costringe ad accompagnarlo dai Figli della Luna per consegnare loro la formula, ma è il desiderio a spingere Mikel a placare la sua sete di sangue ─ e non solo ─ con lo splendido mutaforma.

LinguaItaliano
EditoreAmber Kell
Data di uscita2 mar 2016
ISBN9781311458216
Inebriare Inno
Autore

Amber Kell

Amber Kell is a dreamer who has been writing stories in her head for as long as she could remember.She lives in Seattle with her husband, two sons, three cats and one very stupid dog. To learn more about her current books or works in progress, check out her blog at http://amberkell.wordpress.com.Her fans can also reach her at amberkellwrites@gmail.com.

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    Anteprima del libro

    Inebriare Inno - Amber Kell

    Capitolo Uno

    Inno Weston si accucciò dietro la pattumiera, le gambe che tremavano mentre affondava le ginocchia in una pozzanghera che olezzava di urina e vomito. Non era esattamente il suo profumo preferito, ma quella notte l'avrebbe usato per coprire il suo odore fin quando non fosse stato certo che i mutanti se ne fossero andati. Che diamine, sarebbe stato anche disposto a rotolarcisi dentro, se solo non avesse rischiato di infettare la sua ferita. Era sicuro che persino quegli uomini-lupo psicopatici non sarebbero riusciti a distinguere il suo odore in mezzo a quel puzzo. Quando lo avevano catturato, Inno non aveva idea di chi fossero; ma dopo aver assistito alla trasformazione di un mannaro in una creatura da incubo, bloccata in una forma ibrida a metà tra l'uomo e il lupo, era sicuro di non voler andare incontro alla stessa sorte.

    Muovendosi lentamente e con cautela, tastò una delle sue tasche. Non voleva fare rumore e rischiare di attirare l’attenzione sul suo nascondiglio. Quando le sue dita sfiorarono la fiala di siero, fu travolto dal sollievo: era intatta. Era l’unica ragione per cui era libero e illeso. La sua fuga si sarebbe rivelata inutile se l’avesse rotta durante la sua corsa sfrenata attraverso la città. Ma fino a quel momento era riuscito a non venire meno al patto stretto con Blake, conservando intatti il proprio onore e la fialetta di vetro.

    Era stato proprio Blake, un mutante che assisteva lo scienziato, ad avere compassione di Inno e a consentirgli la fuga. In cambio, Inno gli aveva promesso di portare la formula fino a un certo luogo dall’altra parte della città. Non sapeva quale sorte gli sarebbe toccata se avesse rotto la fiala. Di sicuro, tornare in quella gabbia al laboratorio non era un’opzione da considerare.

    Il passo successivo consisteva nel trovare l’alfa di nome Silver e consegnargli il campione. Quando Blake gli aveva affidato il foglio con la formula e la pozione, Inno aveva giurato che li avrebbe consegnati ai Figli della Luna. A un passo dal diventare l’ennesima vittima trasformata in mutante, Inno aveva colto la palla al balzo.

    Sperava che Silver possedesse le risorse necessarie a far esaminare il liquido e carpirne i segreti. In base alle sue informazioni, l’alfa era a capo di un branco molto grande e Blake sembrava sicuro che li avrebbe aiutati.

    Inno si alzò in piedi nel vicolo gelido, battendo i denti per il freddo e lo shock. Se non si fosse dato una mossa, sarebbe morto dissanguato a causa delle sue profonde ferite. Strinse i denti e si addentrò nelle ombre. Non era molto bravo nella lotta, come testimoniava il fatto che uno dei mutanti lo aveva quasi sventrato durante la sua fuga.

    Il lupo dentro di lui lo incoraggiò a trasformarsi in modo da poter guarire. Purtroppo, non era un’opzione fattibile. Aveva promesso di portare la fiala all’alfa di nome Silver, l’unico mutaforma abbastanza potente da fermare gli esperimenti, e non avrebbe potuto proteggerla se si fosse trasformato in lupo e avesse perso i vestiti.

    Vieni fuori, lupacchiotto.

    Quel bisbiglio seminò un brivido di paura lungo la sua spina dorsale. Riconobbe la voce. Era quella del mutante che lo aveva quasi ucciso.

    Devi tornare in laboratorio e diventare uno di noi. Sarai più forte, più veloce, migliore, proseguì la voce dal tono inquietante.

    Sembrava uno spot pubblicitario vivente. Inno immaginò la piccola dicitura scritta in basso: può avere effetti collaterali, anche gravi, quali la pazzia o la morte.

    Aveva già cominciato a perdere la sensibilità della punta delle dita. L’ipotesi del dissanguamento era sempre più realistica. Probabilmente non sarebbe morto a causa della mutazione: la sua vita sarebbe finita in un lurido vicolo lurido nel quale si era nascosto per sfuggire ai suoi inseguitori.

    L’aria fu lacerata da un grido di terrore.

    Quel rumore fu ancora più spaventoso dei mormorii che Inno aveva appena udito. Non ci teneva proprio a conoscere una creatura abbastanza forte da abbattere un mutante, figurarsi più d’uno. Forse, se fosse rimasto in silenzio, sarebbe riuscito a scampare il pericolo. Sulla parete di fronte a lui si stagliò un’ombra altra quasi quattro metri. Inno sentì un rumore di passi. Si raggomitolò e chiuse gli occhi per evitare che riflettessero la luce.

    Non vedermi.

    Non vedermi.

    Fu come tornare all’infanzia, quando si serviva il buio per nascondersi dai mostri nell’armadio. Il cuore gli martellava nel petto, lo stomaco era in tumulto e, per un attimo, temette che avrebbe potuto aggiungere altra orina a quella della pozzanghera dove era immerso. Purtroppo, come si era aspettato, il rumore di passi cessò proprio accanto a lui.

    Guarda un po’ cosa abbiamo qui. La voce, più dolce di un fiume di cioccolata, gli accarezzò le orecchie.

    Dannazione. Sarebbe morto in quello stupido vicolo e non avrebbe potuto mantenere la promessa. Quando il nuovo arrivato non aggiunse altro, senza tuttavia allontanarsi, la curiosità spinse Inno a sollevare la testa e guardare la sua fine negli occhi. Chiunque avesse inventato il proverbio la curiosità uccide il gatto non conosceva i licantropi.

    Magnifico.

    La parola gli apparve nella mente alla vista del suo carnefice. L’uomo aveva una carnagione candida e perfetta, gli zigomi alti, il mento appuntito e labbra piene, da baciare. Nel profondo dei suoi occhi ardevano fiamme rosse, che tuttavia non ne sminuivano la bellezza. Inno rabbrividì e cercò di avvicinarsi al muro, di fondersi con esso se possibile.

    Doveva allontanarsi, nascondersi da quella creatura che il suo istinto gli diceva essere più pericolosa dei mutanti che gli davano la caccia. Tutto il suo corpo fu attraversato da un bisogno disperato di darsi alla fuga. Lottò contro l’istinto di trasformarsi in belva. Non aveva abbastanza esperienza nel controllare il proprio lato ferino.

    Non trasformarti! Non trasformarti!

    Si concentrò per tenere sotto controllo la sua metà lupina, lottando contro il desiderio di sostituire la debole forma umana con una più forte.

    Ehi, tranquillo. Non ti faccio niente, disse la persona dalla voce deliziosa.


    Mikel sorrise al mutaforma lupino, facendo del proprio meglio per non spaventarlo. Non sapeva perché i mutanti stessero dando la caccia a quello scricciolo, ma non voleva certo alimentare la sua paura.

    Il vento cambiò direzione, portando alle sue narici l’odore del sangue. Le sue zanne si allungarono e le unghie si tramutarono in lunghi artigli. Dovette opporsi al suo lato ferino con tutta la sua forza, proprio come aveva evidentemente fatto l’altro pochi istanti prima.

    Sei ferito, esclamò con preoccupazione, dimenticando le buone maniere. Per qualche motivo, l’idea che quella creatura così fragile avesse ricevuto delle ferite lo riempiva di orrore.

    Il mutaforma scosse rapidamente la testa, con tanta forza da far rimbalzare i riccioli biondi sporchi. S-sto bene.

    La belva di Mikel si calmò un poco al suono della voce dell’altro. Ne sei sicuro?

    Il giovane annuì in risposta.

    Nonostante si trovasse in un vicolo disgustosamente maleodorante e avesse ancora sotto le unghie i resti dei mutanti che aveva ucciso, Mikel non era mai stato più felice in vita sua. Ai suoi sensi di vampiro, il mutaforma terrorizzato brillava come la luce del sole al tramonto. Si guardò attorno e, all’improvviso, fu colto dalla paura. Un licantropo solo e tallonato dai mutanti non aveva grandi probabilità di sopravvivere.

    Come ti chiami? usò un tono di voce gentile, per non intimorire il piccolo uomo.

    Inno Weston, rispose il mutaforma con voce tremante.

    "Non ho mai sentito

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