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I Manoscritti del Destino (La Guerra degli Elementi - Vol. 4)
I Manoscritti del Destino (La Guerra degli Elementi - Vol. 4)
I Manoscritti del Destino (La Guerra degli Elementi - Vol. 4)
E-book374 pagine5 ore

I Manoscritti del Destino (La Guerra degli Elementi - Vol. 4)

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Info su questo ebook

Per gli Eredi di Atlas un'intera vita è trascorsa in una sola notte: la seconda linea temporale corrotta creata dall'Eletto è stata annullata ma non tutti sono riusciti a tornare indenni dalla SacraScozia e la minaccia rappresentata da Desmond e la Guida grava ancora su OgniDove e su tutto il pianeta. Mentre Dominique e gli abitanti dell'isola cercano di trovare alleati in vista dello scontro imminente, gli Eredi seguiranno le orme dell'ultimo Custode di Atlas alla ricerca dell'unica arma in grado di battere il nemico: i Manoscritti del Destino. Gli antichi volumi tuttavia si riveleranno saturi di potere ma anche colmi di insidie e inganni. Il piano della Guida, ordito per anni nell'ombra, si paleserà nella sua crudele perfezione costringendo gli Eredi ad abbandonare OgniDove per avere salva la vita e riacquisire il perduto dominio sugli elementi. Ma arrendersi non è un'opzione e gli Eredi scenderanno in campo nell'ultima decisiva battaglia quando la creatura fatta d'oscurità solcherà i cieli e i segreti del passato porteranno il mondo a un passo dall'avverarsi della Profezia.
LinguaItaliano
Data di uscita30 giu 2016
ISBN9788892616042
I Manoscritti del Destino (La Guerra degli Elementi - Vol. 4)

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    Anteprima del libro

    I Manoscritti del Destino (La Guerra degli Elementi - Vol. 4) - Veronika Santiago

    leggero.

    PARTE PRIMA

    Alleati

    Capitolo 1

    Aveva la sensazione di sprofondare attraverso le ere, in un susseguirsi caotico di eventi remoti e futuri, senza punti di riferimento, appigli o certezze. Precipitava in una spirale di tempo e di spazio dove gli avvenimenti di ogni epoca si svolgevano contemporaneamente, accavallandosi tra loro, come se tutta la storia del mondo si fosse congelata in un unico infinito momento. Aprì gli occhi: le figure dei folletti intagliate nella cornice di legno dello specchio la osservavano con la solita espressione divertita e dispettosa. Il piattino appoggiato sul tavolo era sommerso da colate di cera fusa; la candela doveva essersi spenta ormai da ore. La luce si insinuava tra le imposte, un chiarore soffuso che le tende rendevano color giada. Aisha non aveva idea di che ora fosse. Alzò le mani davanti al viso e iniziò a ispezionarle: lisce, morbide, nessun segno di calli o vesciche. Si alzò dal letto, districandosi dalla trappola delle lenzuola aggrovigliate, e corse allo specchio: sotto la maglietta stropicciata, la pelle della schiena era perfetta.

    Quella notte aveva fatto un sogno orribile e paurosamente vivido, ma per fortuna l’alba l’aveva ricacciato là dov’era il suo posto. Arraffò un paio di jeans e una maglia dalla precaria catasta di vestiti in bilico sulla sedia e li annusò: per un altro giorno potevano andare. Il corridoio del primo piano era deserto. Dal piano terra proveniva il rassicurante tintinnio delle stoviglie di Pilar. Mai si era sentita tanto a casa come in quel momento. Dalle stanze di Dean e Aurora provenivano rumori di passi affrettati e cassetti sbattuti: non era l’ultima a essersi alzata. Il bagno così pulito e ordinato, nonostante il via vai di tanti ospiti, le parve magnifico e accogliente, molto più del solito. Erano strane sensazioni da provare, dopotutto VillaPetra era sempre VillaPetra, ma quella mattina tutto le sembrava rincuorante come fosse stata lontana per lungo tempo. Forse erano gli strascichi dell’incubo della notte appena trascorsa a farle vivere quelle emozioni calde e ingiustificate, suppose guardando il suo viso assonnato riflesso nello specchio. Scese gli scalini due alla volta. In cucina, salvo Pilar intenta ai fornelli, tutti gli abitanti di OgniDove erano seduti attorno al grande tavolo al centro della stanza. Qualcosa non andava, poteva leggerlo con chiarezza sui loro volti tesi e negli sguardi inquieti. Penelope teneva Chantal stretta tra le braccia, una ragazzina spaurita con occhi color miele. Liam stava un po’ in disparte con le gambe distese e i talloni sul bordo del tavolo. Aveva qualcosa tra le mani, un oggetto dall’aria familiare, anche se Aisha era sicura di non averlo mai notato prima: una fiaschetta. E soprattutto non riuscì a realizzare all’impronta il perché la sua vista le provocasse un tale turbamento.

    Passi concitati arrivarono alle sue orecchie, poi tonfi sui gradini: Dean e Aurora si erano scapicollati al piano di sotto e infine erano rimasti per qualche attimo immobili sugli ultimi scalini, a fissare i presenti.

    «Non farmi prendere mai più uno spavento del genere!» esclamò Aurora con un indice minaccioso puntato contro Bolton e subito dopo gli gettò le braccia al collo.

    «Sia ringraziato il cielo! State tutti bene» si rallegrò Dean abbracciando Justin e il capitano.

    O stamani si sono tutti ammattiti, o l’incubo della SacraScozia e dell’Eletto… Aisha non permise al cervello di concludere quel pensiero.

    «Ce l’abbiamo fatta! Perché quei musi lunghi?» chiese Dean, spaesato davanti alle espressioni preoccupate che lo circondavano. «Non mi aspettavo una festa, ma almeno un po’ d’allegria!»

    «Loro non possono ricordare la vita in SacraScozia» spiegò Chantal con un fil di voce, indicando gli abitanti di OgniDove; poi abbandonò il materno rifugio tra le braccia di Penelope e si asciugò gli occhi umidi.

    «Liam e Chantal ci hanno aggiornato sugli accadimenti della realtà parallela creata da…» Dominique fissò per un attimo l’Erede dell’Etere prima di abbassare la testa senza terminare la frase.

    È accaduto tutto veramente

    Era stato così facile accantonare quegli avvenimenti sotto l’etichetta sogno orribile che quasi Aisha fece fatica ad accettare la loro veridicità. Dopo la chiusura del varco e la scomparsa di Angel, erano tornati a OgniDove con quattro nuovi compagni che, fino a pochi giorni prima, definivano in modo spregiativo Altri Eredi. Insieme avevano ripreso l’addestramento, scambiandosi consigli e sperimentando nuove facoltà derivanti dalla scintilla che consentiva loro il potere sugli elementi; alcuni di loro studiavano la Profezia tentando di venirne a capo, altri scrivevano le verità portate alla luce nella valle di Glencoe sugli ultimi giorni di Atlas. Solo Duncan non era tornato a OgniDove: nel mondo fuori dalla Nebbia continuava a saldare i conti con il passato e a cercare la Guida. Ogni tanto le faceva avere sue notizie, poche righe frettolose che celavano i suoi sentimenti. Quello era tutto ciò che Aisha voleva ricordare: la loro vita insieme a OgniDove, la coda per il bagno e le corse per accaparrarsi il posto migliore a tavola; le mattine al Tempio con Penelope e Alaister; i fratelli Barton che si litigavano il FantasmaErrante sotto il bonario sguardo del capitano; Bolton e Liam che sopportavano insieme, da bravi camerati, le lamentele di Aurora; Gloria che faceva la castellana senza però riuscire a domare NeroVento; i folletti che aiutavano Pilar, pur controvoglia a causa della loro riluttanza a stare al chiuso; Dominique che organizzava la vita a OgniDove e guidava l’addestramento con le armi; la solitudine di Chantal, intenta ad abituarsi alla scintilla di Erede; l’entusiasmo di Justin in ogni momento e per qualsiasi attività. Tutto questo accadeva fino al giorno prima, poi era arrivata la vita trascorsa in SacraScozia in balìa dei capricci dell’Eletto.

    «Chantal, tu non hai un gemello, vero?» domandò d’un tratto Aisha.

    La giovane Erede, i cui occhi talvolta brillavano d’oro, abbassò il viso senza rispondere, così come fecero gli altri abitanti di OgniDove. La porta si aprì con malagrazia. Sulla soglia si stagliò Gloria con sguardo furente; accanto a lei Alaister e Brianna.

    «Spero che la fase di pianti e abbracci di rito si sia conclusa mentre Brianna veniva a chiamarmi» esordì fredda e distaccata nonostante l’elemento di cui era padrona.

    Aisha non riuscì a trattenersi e sorrise al suo amico, ma Alaister non la notò, troppo concentrato a fissare la fiaschetta tra le mani di Liam.

    «Per oggi direi di sospendere le attività di routine per fare il punto della situazione, perché, non so a voi, ma a me sta scoppiando il cervello e questo mi mette decisamente di cattivo umore» propose Gloria.

    «La sfida è trovare qualcosa che ti metta di buon umore» biascicò Liam. «Ad aggiornare gli abitanti di OgniDove sull’altra realtà ci abbiamo pensato io e Chantal.»

    «Credo che al momento l’unica domanda importante sia quella che ho posto poco fa: Chantal, hai un gemello?» si ostinò Aisha, che d’un tratto percepì la scomoda presenza di segreti aleggiare tra quelle mura di solito così accoglienti. Una sensazione che non le piacque per niente.

    «Ci vediamo tra un’ora all’Altopiano dei Menhir» sentenziò Dominique e, senza aggiungere altro, si ritirò nello studio, seguito dal capitano.

    Aisha si guardò intorno: i fratelli Barton si becchettavano dopo un commento infelice di Dean sui lunghi e arruffati capelli di Brianna; Gloria alzava gli occhi al cielo, insofferente alla vista di Alaister e Liam di nuovo insieme, come sempre fronte unito e inattaccabile; Aurora martirizzava Bolton; Penelope e Justin si prendevano cura di Chantal mentre Pilar metteva in tavola la colazione. D’un tratto si sentì persa e non c’era abituata, non lì almeno, su quell’isola che esisteva ovunque e in nessun luogo, avvolta da una nebbia densa e incantata che la proteggeva occultandola ai nemici. Nessuno faceva caso a lei, pertanto uscì a prendere una boccata d’aria e, dallo spiazzo davanti a VillaPetra, controllò in ogni direzione alla ricerca dei suoi piccoli amici. Spesso giocavano tra i cespugli nei paraggi, a portata d’orecchio, nel caso Pilar avesse avuto bisogno di aiuto. Le foglie di un ramo di quercia si mossero frenetiche, mentre tutte le altre oscillavano lente nella brezza.

    «Beccati! Cos’è, sono diventata invisibile anche per voi, adesso?» domandò rivolta all’albero.

    «Il vittimismo non ti si addice, sai?»

    «Non è da te.»

    «Noi potremmo dire lo stesso.»

    «Ancora nessuno è venuto a trovarci.»

    «Ora sono qua, uggiosi. Forza, fatevi vedere!»

    In un turbine di foglie, Prias si materializzò davanti a lei. «Muoviti, non vorrai rimanere qui in piedi come una scema.»

    «Gli altri non ci vedono» le ricordò Pam apparendo dal nulla.

    «Sembrerà che tu stia parlando da sola» precisò Rir mentre Tun con le manine le faceva segno di seguirli.

    Camminarono insieme verso la prima radura sul sentiero che portava al Tempio. Più precisamente, Aisha camminava mentre i suoi amici piroettavano e si rincorrevano, saltavano e facevano capriole.

    «Finalmente siamo tornati nel verde.»

    «Com’è bello il cielo.»

    «L’aria profuma di primavera.»

    «E non abbiamo più catene» canticchiavano una frase per uno.

    Era un sollievo vederli di nuovo scanzonati e liberi, con i cappellini di foglie sulla testa sopra le sproporzionate orecchie a punta, l’incarnato di un bel verdolino acceso, gli occhietti neri e un po’ a mandorla, vispi e lucenti. Il mondo intorno a lei era tornato lo stesso di sempre, eppure in qualche modo tutto era cambiato, o forse, pensò, era lei a essere diversa dopo aver vissuto in SacraScozia.

    «Sono vere tutte e due le ipotesi» le confermò Prias.

    Erano giunti alla radura che Penelope utilizzava per insegnare meditazione. Aisha si accomodò seduta a gambe incrociate, circondata da un abbraccio di alberi.

    «Che significa?» chiese mentre i folletti si schieravano di fronte a lei. Un tempo la stessa scena le avrebbe rammentato una maestra di fronte alla classe, ora la associava molto più a un esame, e a lei la scuola non era mai piaciuta.

    «Come sei melodrammatica oggi.»

    Senza contare il fatto che i suoi amici le leggevano gli stati d’animo come un libro aperto.

    «Anche se quella brutta realtà è collassata…»

    «E per tutti gli esseri umani, tranne voi che ne eravate il fulcro, non è mai esistita…»

    «Il mondo che ci circonda sta cambiando pur mantenendo la stessa apparenza…»

    «E ovviamente anche tu sei diversa…»

    «Dopotutto hai vissuto un’altra vita…»

    «Anche se è stata cancellata dalla storia, è una parte integrante di te…»

    «È per questo che non puoi pretendere di guardare ciò che ti circonda con gli stessi occhi.»

    «Qualcosa è andato perduto…»

    «E molto deve essere ritrovato.»

    Sparirono quando ancora strascichi delle loro frasi giungevano alla mente di Aisha.

    «Ora andiamo a tuffarci nel verde.»

    «Siamo così felici di essere ritornati a OgniDove.»

    Come sempre, metà delle loro parole le risultò un enigma. Era la prassi e ormai ci aveva fatto l’abitudine: in quanto spiriti di natura, il loro sguardo sul mondo spaziava talmente lontano e la loro conoscenza era così vasta, che non si rendevano conto di risultare spesso sibillini alle orecchie umane. Quelle frasi continuavano a ronzarle nella mente e lei sapeva, in cuor suo, esservi racchiuso molto più di un semplice indovinello, ma al momento rimanevano solo parole bisbigliate nel vento. Sola nella radura, con più domande che risposte nella testa e nessuna certezza, si abbandonò al contatto con la Terra, il suo elemento, alla ricerca di conforto tra le braccia della Grande Madre, ricettacolo di raggi e influssi celesti, capace di per se stessa di creare la vita. Ricordò il coraggio di Kassandra: senza tentennamenti aveva strappato da sé la scintilla della Terra, per preservarla e infine farla giungere alla sua Erede, quando i tempi l’avessero richiesto. Non poteva sprecare quel dono lasciandosi andare, inerme preda di scoramento e tristezza.

    Qualcosa è andato perduto e molto deve essere ritrovato…

    La cucina si era svuotata. Liam e Alaister erano rimasti soli, finalmente non c’erano più orecchie indiscrete attorno a loro: tutti si erano incamminati verso l’Altopiano dei Menhir rispondendo alla convocazione di Dominique. Risultava strano vedere vuota quella stanza, di solito il luogo più vitale dell’isola. Riusciva ad apparire ordinata e insieme caotica: le stoviglie, i pentoloni e i piatti perfettamente impilati erano talmente tanti che non c’era abbastanza spazio per riporli, così Pilar era costretta ad appoggiarli ovunque, senza contare le maglie che Aisha dimenticava sulle spalliere delle sedie, le carte del capitano in bilico su ogni piano d’appoggio e i sacchetti di erbe per i preparati accatastati gli uni sugli altri. Talvolta Alaister aveva la netta sensazione che quella stanza si fosse ingrandita dal giorno del loro arrivo e ricordava i dubbi espressi da Dean sul numero delle stanze al piano superiore.

    Liam era ancora nella stessa posa, con i piedi sul tavolo. Pilar lo ammoniva sempre e lo obbligava a stare seduto composto, ma quel giorno tanta era l’apprensione che non l’aveva rimbrottato.

    «Quindi esiste anche in questa realtà» commentò Alaister indicando la fiaschetta.

    «Le similitudini tra le due vite sono molte più di quanto possa sembrare a un primo sguardo approssimativo» replicò Liam senza guardarlo, poi ripose il contenitore in una tasca sul gambale dei pantaloni mimetici. «Ci siamo portati dietro gli stessi sentimenti, paure e desideri. Quella realtà non era poi così diversa, le circostanze magari, ma non noi.» Un sorriso amaro increspò le sue labbra sottili.

    «Guardami, Liam» lo esortò Alaister, appoggiato al bordo del tavolo. L’Erede dell’Aria alzò il viso su di lui; gli occhi grigi come lame di metallo custodivano una profonda tristezza.

    «Quanto corrisponde a verità in questa vita di ciò che hai raccontato a me e Aisha in SacraScozia?»

    «Che importanza ha?»

    «Rispondimi.»

    «Non molto a dire il vero. La scintilla è arrivata molto prima in questa realtà, ero un bambino, ma questo già dovresti saperlo. Sono stato più accorto di Aurora, ho tenuto per me ciò che mi stava accadendo. Questo mi ha permesso di imparare a gestire il mio dono molto presto, e ho guadagnato di non essere tacciato di pazzia. Ho sempre visto il mondo molto più colorato di ogni altro essere umano. Quando usi le tue capacità, strane che siano, fin da piccolo ti pare tutto naturale.» Scrollò le spalle. «Con il tempo sono riuscito a dare un significato a ogni sfumatura: ho iniziato a scoprire la menzogna, la paura … l’amore. E alla fine ho anche imparato a servirmene.»

    Lo sguardo di Liam si perse per qualche attimo in un luogo dove Alaister non era in grado di raggiungerlo.

    «Perché porti con te quella fiaschetta?»

    «Non per ubriacarmi. In SacraScozia ci andavo giù pesante, ma non qui. È vuota, se ci tieni tanto a saperlo. Mi aiuta solo a ricordare chi non voglio più essere. È finito l’interrogatorio?» domandò infine, e la sua voce suonò tagliente, infastidita.

    «Non mi stai dicendo tutto.»

    «Ho risposto a ciò che mi hai chiesto. Se vuoi altre risposte, fa le domande giuste.» Liam si alzò e si diresse verso la porta. «Andiamo, stiamo facendo tardi.»

    Non era il caso di insistere: mai Liam si era mostrato tanto irritato, magari sarcastico, e comunque non con lui. Una cosa era certa: non lo avrebbe lasciato solo. Lame di luce tagliavano la cucina facendo splendere il pulviscolo nell’aria, un attimo di immobilità e perfezione che stava per essere irrimediabilmente incrinato; inutile procrastinare. Alaister si lasciò alle spalle VillaPetra e seguì Liam lungo il sentiero verso l’Altopiano dei Menhir.

    «A proposito, entrata in scena spettacolare nella sala del trono dell’Eletto.»

    «Volevo vedere quando qualcuno si fosse degnato di notarlo.» Liam lo scrutò di traverso, poi sorrise. «Niente male davvero» si congratulò con se stesso, baciandosi il dorso di una mano.

    «Non ti esaltare troppo, tu almeno mezza scintilla l’avevi. Noi eravamo persone normali.»

    «Non saranno le scintille di Eredi, alla fine, a fare la differenza in questa guerra, ma…»

    «L’amore» concluse Alaister per lui. «Sei peggio di un disco rotto.»

    Sull’altopiano vibrava un’energia intensa, quasi palpabile. I menhir svettavano contro il cielo terso; la posizione dei cinque massi principali rispecchiava quella dei pianeti della galassia a spirale delle origini. Altre pietre molto più piccole formavano tutt’attorno una sorta di circuito. Le energie del sistema stellare perduto ancora presenti nell’universo venivano convogliate lì grazie a quella struttura: il microcosmo, che racchiudeva in piccolo il tutto, in risonanza con il macrocosmo, contenente in sé ogni parte.

    Gli Eredi e gli abitanti di OgniDove avevano già preso posto. Aisha si apprestò a raggiungere Alaister vicino al menhir la cui posizione corrispondeva a Locron, il pianeta del loro elemento. Era arrivata per ultima e lo sguardo infastidito di Gloria enfatizzò quel particolare. Dominique la osservò percorrere il prato, in attesa. Come assurda nota di colore, a coronare quel momento imbarazzante, vide Prias e compagni fare boccacce in direzione degli altri massi. Li fissò allibita finché non scorse delle figure trasparenti vicino a Liam e Aurora, uno scintillio accanto a Chantal e liquide forme azzurre fluttuanti nei pressi dei Barton. Erano apparizioni sfocate e solo la consapevolezza della loro esistenza le permetteva di vedere un barlume degli altri spiriti di natura. Un guizzo di fiamma saettò sopra Gloria per poi dissolversi: OgniDove era al completo.

    Quando tutti si furono accomodati a sedere sull’erba, Dominique si schiarì la voce ed esordì: «Gli accadimenti che Liam e Chantal ci hanno raccontato stamani, sono avvisaglie di un pericolo imminente e ancora più oscuro di quanto tutti noi temessimo. La creazione di una seconda linea temporale, per quanto debole e corrotta, richiede capacità e conoscenze oscure oltre la nostra immaginazione. Per fortuna siete riusciti ad annullare quella realtà artefatta, relegandola nel posto che le spetta: il mondo delle possibilità non realizzate. Il fatto che ricordiate quell’esistenza fittizia, in quanto fulcro degli avvenimenti, ci permette di formulare delle ipotesi e cercare soluzioni alla minaccia che sta per abbattersi su di noi e sul mondo intero. Il potere necessario per mutare la linea del tempo va oltre le capacità umane, e anche di quelle di un Erede, e questo ci porta a una sola conclusione: uno dei Manoscritti è caduto in mani sbagliate e la sua magia è stata utilizzata per fini indegni. L’unica persona su cui ricadono i miei sospetti è l’essere che si fa chiamare la Guida. In questa realtà è riuscito a manipolare Gloria, Liam, Brianna e Alaister fino a portare tutti noi a un passo dall’Apocalisse. Un essere umano non può esercitare un tale potere sugli Eredi a meno che non sia in possesso di oscuri arcani, perciò sono certo che la Guida abbia uno dei Manoscritti del Destino. Ma i suoi fini rimangono un mistero. Nonostante il potere dell’antico tomo, da solo non avrebbe potuto creare un’altra realtà.» Prima di proseguire Dominique osservò Chantal: nei grandi occhi color miele balenò un luccichio dorato.

    «Angel era un essere unico, incompatibile con questo mondo, generato dalla fine di Gydion e Mirwen di Atlas, fusi nel lampo di luce che squarciò i cieli alla fine del regno, così come abbiamo visto in uno strappo del tessuto temporale nella valle di Glencoe. Quando Angel ha passato la scintilla, prima di annullarsi nel varco permettendone la chiusura, il potere dell’Etere non è passato solo a Chantal ma, per vincolo di sangue, alle due persone designate alla nascita per tramandare la conoscenza della quintessenza, così come io lo fui per il Fuoco o Vincent per l’Acqua. La scintilla dell’Etere si è divisa così come lo sono le vostre, tra principio maschile e femminile, come la tradizione di Atlas impone a garanzia dell’equilibrio. Così, parte della scintilla è giunta a…»

    «Desmond» concluse Aisha per lui.

    «La risposta alla tua insistente domanda è sì: Chantal ha un gemello. Tutti noi abbiamo una famiglia, anche se i nostri cari non vivono più con noi sull’isola. Anni fa in molti persero la fede nella nostra missione e abbandonarono OgniDove per una vita normale oltre la Nebbia. Chantal è nata lontana da quest’isola da discendenti della stirpe di Atlas. Due creature quel giorno vennero alla luce: un maschio e una femmina. Ma Chantal si ammalò, come se non riuscisse a vivere oltre la Nebbia, e pur con dolore, i suoi genitori alla fine decisero di affidarla a noi, per il suo bene e la sua sopravvivenza. Chantal non ha memoria del suo gemello; non l’ha mai conosciuto pur sapendo di avere una famiglia fuori da OgniDove. Credo, in cuor mio, che sia stata l’isola stessa a impedire alla linea di sangue custode della conoscenza dell’Etere di abbandonare la causa. La Guida è riuscita a rintracciare Desmond, un ragazzo cresciuto lontano dalle sue origini, che all’improvviso è stato investito di un grande potere senza comprenderlo né aver modo di gestirlo. Sarà stato estremamente facile per la Guida circuirlo. Non abbiamo idea dei loro fini, ma il potere di cui dispongono è grande, innegabile. Le strade davanti a noi sono poche, due per l’esattezza: ritrovare gli altri Manoscritti del Destino e cercare alleati. Sono certo che le nostre famiglie torneranno a credere ora che le scintille degli Eredi sono tra noi.»

    «Quale Manoscritto è in mano al nemico?» chiese Gloria, dando voce all’interrogativo che martellava nella testa di molti dei presenti.

    «Quello della Terra» rispose Alaister per Dominique. «Volstrang lo affidò ai superstiti del regno, quindi dovrebbe essere qui a OgniDove, ma nessuno ne ha mai fatto parola. Deduco…»

    «Avevate un Manoscritto sull’isola e lo avete… perso!» strillò Gloria, e alla sua constatazione seguirono colorite imprecazioni di Brianna. I folletti accanto ad Aisha erano mogi: Alaister aveva colto nel segno.

    «Com’è stato possibile?» insisté Gloria.

    «Quando è accaduto?» proseguì Brianna.

    Le domande si rincorrevano tra i menhir sull’Altopiano, sovrapponendosi tra loro senza uno straccio di risposta a bloccarne il flusso. Dominique abbassò la testa fuggendo gli sguardi che lo puntavano tra sdegno e disapprovazione, e d’improvviso gli anni gli pesarono sulle spalle, incurvandole.

    «Basta così.» Imperiosa a dispetto della abituale pacatezza, fu la voce di Penelope a spezzare la fiumana accusatoria. «Il perché e il per come non cambiano la realtà dei fatti. Il Manoscritto della Terra non è più qui a OgniDove. E purtroppo è in mano al nemico. Potete continuare ad accusarci per quanto è accaduto oppure aiutarci a trovare gli altri quattro volumi. Abbiamo fatto del nostro meglio in questi anni, anche se siamo rimasti in pochi e… sì, sono stati commessi degli errori in passato perché siamo esseri umani e, in quanto tali, fallibili. Ma sicuramente non meritiamo il vostro biasimo.»

    Il silenzio calò nel circuito di pietre. Dominique guardò Penelope con gli occhi che urlavano gratitudine.

    Ricorda, abbiamo solo due scelte: combattere insieme o morire da soli, aveva scritto Duncan nella sua prima lettera, ricordò Aisha. «Cosa dobbiamo fare?»

    «Noi, abitanti di OgniDove, ci occuperemo di rinforzare le fila riportando sull’isola le nostre famiglie. Duncan si farà sentire, come e quando vuole, ma sicuramente proseguirà nel suo lavoro di ricerca della Guida. Voi, altri Eredi, penserete ai Manoscritti.»

    «E dove diavolo andiamo a cercarli, secondo te?» polemizzò Gloria.

    «Potrebbero essere ovunque, da dove cominciamo?» le fece eco Brianna.

    «Inizierete studiando la genesi e il potenziale di ciò che dovete trovare. Chantal vi aiuterà» concluse Dominique.

    Il gruppo si sciolse. La sensazione che Aisha si era portata dietro per tutta la mattina non accennava a diminuire: c’erano dei segreti nascosti nell’omertà degli abitanti di OgniDove. Ora che la riunione si era conclusa provò a rivolgersi a Penelope, ma la donna fece finta di non vederla e, senza un saluto, si incamminò sul sentiero che portava a VillaPetra.

    «Andiamo a prendere accordi con gli altri» la invitò Alaister. «Gloria e Bree non possono annoverare la pazienza tra le loro virtù.»

    «Sì, andiamo.» Aisha lanciò un ultimo sguardo agli uomini di OgniDove, che confabulavano in disparte con espressioni gravi sul volto, e alle donne, già a metà discesa dell’altopiano. Justin prese per mano Chantal e l’aiutò a rialzarsi.

    Molto deve essere ritrovato, le avevano confidato i folletti. I Manoscritti erano la priorità, e di questo Aisha era cosciente, tuttavia si ripromise di scoprire le parole non dette che pesavano su OgniDove.

    Capitolo 2

    A una settimana dal loro ritorno nell’autentica linea temporale erano ancora al punto di partenza. Le ricerche tentate dagli abitanti di OgniDove sull’ubicazione delle loro famiglie non stavano portando alcun risultato, e di miglioramenti all’orizzonte non c’era traccia. E le lezioni di Chantal sull’immenso potenziale dei Manoscritti del Destino non aiutavano a scoprire indizi sul luogo in cui erano nascosti. Il tutto ovviamente si rifletteva in uno scoramento generale che uccideva ogni speranza. Aurora osservò i commensali consumare la colazione in un silenzio annoiato, rotto solo da qualche sommesso sbadiglio.

    «Andrò a Dublino» annunciò Liam dando uno scossone alla staticità di quei giorni di infruttuosa indagine.

    «Che fai, te la svigni? Vuoi tornare a casina?» lo canzonò Brianna.

    «Quando me la sono svignata in SacraScozia ho fatto un buon lavoro, non pensi? Ormai credo di sapere dove si trova il Manoscritto dell’Aria, per questo voglio tornare in Irlanda.» Sul fondo di qualche sguardo brillò pura invidia.

    «Allora io vengo con te» dichiarò Aurora. Un’occhiata complice saettò tra Liam e Alaister. «È inutile che vi guardiate così! Mi è toccata la lagna, potevi dirlo a voce alta, non sono cieca. Sono l’Erede dell’Aria, ho il diritto di cercare il Manoscritto del mio elemento quanto ne hai tu.»

    Liam non si premurò neanche di risponderle con una delle solite battute taglienti. Si limitò a rivolgerle un’alzata di mento che, tradotta, significava «Fa’ come credi.»

    «Puoi darci uno strappo a Dublino?» chiese al capitano.

    «Quando vuoi. È una rotta che ho già tracciato in passato, non mi servono grandi calcoli» specificò con un’occhiata divertita verso Dean.

    «Bene, se non è un problema, avrei piacere di partire tra un paio d’ore.»

    Vincent acconsentì. Eredi e abitanti di OgniDove, finita la colazione, si accomiatarono elargendo pacche sulle spalle, auguri e incoraggiamenti. Solo quando la cucina fu vuota, Aurora corse su per le scale con un unico pensiero fisso nella testa. Solo due ore per prepararsi…

    Per lei il momento di fare le valigie si prospettava sempre un gran problema: cosa portare, quanti cambi sarebbero serviti, qualcosa di leggero per il caldo, capi più pesanti invece in caso di freddo, per non parlare del rischio pioggia, in Irlanda praticamente una certezza. Ritornò con la mente alla sera in cui aveva preparato le valigie per OgniDove: nell’incertezza aveva svuotato l’armadio nella borsa, solo per rendersi conto, dopo qualche giorno sull’isola, di non avere nulla di adatto da mettersi addosso. Liam era stato chiaro: se voleva andare con lui, doveva farsi trovare pronta all’ora stabilita e con un bagaglio leggero.

    Non ci riuscirò mai in così poco tempo, meditò sospirando sconsolata davanti agli abiti perfettamente impilati nell’armadio. Puntellò le mani sui fianchi e sfidò se stessa. Aveva portato in salvo per due volte un Erede dell’Etere, vissuto in due diverse realtà; era sopravvissuta al MonasteroSenzaNome, nella valle di Glencoe e in SacraScozia sotto il regime dell’Eletto: non sarebbe stato quell’armadio a sconfiggerla. Così si fece forza, prese il borsone e ad occhi chiusi arraffò qualche maglia, due pantaloni e un po’ di biancheria. Infine, prima di ripensarci e mettersi a elucubrare come suo solito, tirò la lampo e lo portò fuori dalla stanza, lasciandolo nel corridoio per evitare ripensamenti. Era stata dura fare un’azione per lei così contro natura, ma si sentì sollevata.

    Dopo aver trascorso mesi a OgniDove e un’altra vita in SacraScozia, era un po’ agitata all’idea di tornare

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