La vita di tutti noi
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Anteprima del libro
La vita di tutti noi - Salvatore Lanno
Tavola dei Contenuti
Copertina
La vita di tutti noi
Premessa
Un coro di storie
Una famiglia in pericolo
Ringraziamenti
Salvatore Lanno
La vita di tutti noi
ROMANZO
Le vicende e i personaggi raccontati nel libro sono di fantasia, frutto dell’elaborazione dell’Autore.
Ogni riferimento a persone esistenti e a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Copyright © MMXV
Ermes. Servizi Editoriali Integrati s.r.l.
www.6ermes.com
info@6erems.it
via Quarto Negroni, 15
00072 Ariccia (RM)
(06) 9342171
ISBN 978-88-6975-084-7
I diritti di traduzione di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: dicembre 2015
L’inizio di una vita,
amandola
con la felicità di viverla
a Samuele
Un pianto gradevole
si espande in tutta la casa
e ti sveglia dopo una calda nottata,
poi pupazzi e giocattoli che ballano e suonano
e vedendo lui che ride, il cuore si riempie di gioia.
S. Lanno
Premessa
Questo libro nasce da momenti di riflessione, pensieri, sofferenze, felicità, tutti immersi nella mente, e intende «servire» a chi non può o non vuole fermarsi a pensare.
Non siamo più a contatto con la natura e con la terra. Come dice il teologo Vito Mancuso nel saggio Il dolore innocente, «Gli uomini di oggi sono meno a contatto con la natura e col suo mistero, circondati dai loro prodotti… Sono rinchiusi in un mondo di plastica, i personaggi del quale sono i protagonisti dello spettacolo e dell’intrattenimento. Non incontrano più la natura… Ridotti a incontrare il mondo attraverso il telecomando, l’automobile…»
Si pensa troppo alle apparenze ma non ci rendiamo conto di tutto quello che ci è a fianco. Blocchi il tempo per un secondo e vedi un bimbo che nasce, un vecchietto sulla panchina che aspetta l’ultimo giorno, una partita di calcio, un povero mendicante, un uomo sopra un tetto, un rubinetto aperto, un treno passare, una donna sulla sedia a rotelle, una prostituta in strada, un concerto rock, un operatore ecologico che ritira la spazzatura, un bambino diversamente abile, una donna che ride, un camionista al telefono, una mamma che piange per il suo bambino, un ragazzo che si droga, uno studente che studia, un cane che abbaia, una statua della Madonna, un ponte che crolla, un genitore che vuole bene ai propri figli… e così via, potrei continuare ancora. Come recita l’omonima opera dello scrittore Ernesto Olivero, «Dio non guarda l’orologio», e forse sarebbe meglio che anche noi ogni tanto smettessimo di andare dietro al tempo e ci soffermassimo a notare la vita che ci circonda.
UN CORO DI STORIE
Uno strano dono, offerto e… rifiutato
Allunga la mano per spegnere la sveglia. Sono le sei e si alza per andare a lavorare. Fa tutto lentamente per non svegliare Felice, che sta russando: difficile che si desti.
Antonio va in bagno a lavarsi e mentre si guarda allo specchio non può negare di avere una faccia sconvolta. Meno male che la settimana è agli sgoccioli.
Torna in stanza sempre facendo cura di non fare rumore e, come al solito, si veste con la luce spenta per non disturbare. Colazione veloce: di mattina non mangia troppo, non riesce a fare una colazione ricca. Sciacquata ai denti e si va.
Alle 6:45 è sul posto di lavoro, sempre un quarto d’ora prima dell’orario: è sempre meglio arrivare in anticipo, cambiarsi e rilassarsi prima di una lunga giornata. Antonio lavora in una pasticceria industriale; il lavoro è un po’ pesante perché si deve andare dietro ai macchinari, ma l’ambiente è buono e famigliare, malgrado ci siano almeno venti operai.
Nel periodo estivo, quando c’erano le belle giornate, giocava a pallone con i suoi colleghi nel retro della ditta.
«Dai, Carlo, passa! Non tenerlo come al solito sui piedi a palleggiare» incita Michele.
«Almeno io so farlo, voi no».
Allora Antonio, Michele e Stefano incominciano simpaticamente a prenderlo in giro.
«Hai visto come tira bene Carlo!» scherza Stefano.
«Ma la smettete di rompere? Vado io in porta, così la finite».
Tra gol, tiri e risate, ritornano al lavoro contenti e un po’ sudati. Le lingue di gatto e la pasta frolla sono da impastare e poi da cuocere.
Nel periodo natalizio, invece, era tutto diverso. Si facevano tanti straordinari e Antonio e Stefano iniziavano a fare la notte due ore prima delle 22 e terminando tre/quattro ore dopo le 6. Un turno molto pesante, ma a fine mese la busta paga li risollevava e faceva passare tutte le stanchezze.
Un sabato mattina, intorno alle 6 – è ancora buio – Antonio, mentre torna a casa dal lavoro, vede a una rotonda una macchina capovolta con i fari accesi. All’inizio, a causa della stanchezza o forse perché aveva sonno, non capisce cosa sia successo. Ma, avvicinandosi sempre di più, si accorge che un automobilista molto giovane aveva perso il controllo ed era finito fuori strada. Si ferma e corre subito verso l’automobile capovolta.
«Ehi! Mi senti? C’è qualcuno? Stai bene?» chiede Antonio.
«Sì! Aiutami a uscire, per favore!» risponde il conducente con voce rauca, quasi soffocata.
«Va bene, aspetta che apro la portiera e ti tiro fuori».
«Sono qui, ho la gamba incastrata!»
«Allunga le braccia che provo a tirarti su…»
Tra una peripezia e l’altra è riuscito a tirarlo fuori dalla macchina: è ubriaco e forse anche altro. Nel frattempo arriva la polizia locale e subito dopo sopraggiunge anche il fratello, che era stato avvertito dal giovane. Mentre aspettavano i soccorsi l’automobilista aveva riferito ad Antonio di essere un avvocato di un paese distante circa 50 chilometri da lì.
Un avvocato che, a vederlo in faccia, avrà avuto una trentina d’anni. Non ricordava nulla di tutto quello che era successo, tranne che stava tornando da una discoteca e che dopo l’uscita dal parcheggio non rammentava più niente. Pochi minuti dopo che sono arrivati i soccorsi, Antonio fa capire al giovane e al fratello, che è lì al suo fianco, di essere stanco e li saluta augurando loro buona fortuna.
Loro lo ringraziano e lui si allontana verso la propria macchina.
«Scusa, scusa!» grida il fratello del ragazzo incidentato mentre cerca di raggiungere Antonio.
«Sì, dimmi» risponde lui.
«Antonio, noi per ringraziarti ti volevamo dare un po’ di questa». Aveva della marijuana in mano, tutto sotto gli occhi e a pochi metri dalla polizia.
«No, no, grazie. Io non fumo neanche le sigarette, pensa quella roba lì».
«Sicuro? Guarda che è roba buona».
«Può essere buona, ma non per me. Grazie lo stesso».
Antonio non sa se l’altro si fosse offeso perché non aveva accettato la «roba», come la chiamava lui. Con un sorriso sarcastico si allontana senza guardarlo in faccia e se ne va a casa a dormire. Durante il tragitto di ritorno non sta a pensare all’ultimo episodio, riguardante il dono offerto.
Felice è in camera che dorme e, come al solito, russa. Antonio non riesce a prendere sonno tra il «canto notturno» dell’altro e la vicenda di qualche minuto prima. I suoi occhi rimangono aperti e il suo corpo si stende sotto le coperte a prendere calore, fino a quando, dopo circa un’ora, suona la sveglia di Felice.
Questi si alza e Antonio, visto che non riusciva a prendere sonno, gli fa compagnia per la colazione. Tira fuori dal frigo il suo yogurt alla fragola e la bottiglia di succo di frutta all’ananas. Il compagno di stanza nel frattempo va in bagno a lavarsi.
Felice è un ragazzo egiziano sulla trentina, alto, capelli corti e occhi ovviamente neri. Da parecchi anni ormai è titolare di una ditta di assistenza e manutenzione di impianti frigoriferi e si è inserito molto bene in Italia. È un giovane simpatico e completamente adattatosi alla cultura e alla mentalità del nostro paese. Se non avesse avuto la pelle scura e quel lieve accento africano, non si sarebbe mai pensato che fosse nato in Egitto.
Ha un’abitudine particolare: a colazione, a pranzo e a cena, l’unico liquido che beve è il latte. Non beve acqua, Coca-Cola,