Atlantide risorge
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Anteprima del libro
Atlantide risorge - Maurizio Piazza
Maurizio Piazza
Atlantide risorge
Cavinato Editore International
© Copyright 2016 Cavinato Editore International
ISBN: 978-88-6982-343-5
I edizione 2016
Tutti i diritti letterari e artistici sono riservati. I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi
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cavinatoeditore@hotmail.com
info@cavinatoeditore.com
www.cavinatoeditore.com
Realizzazione ebook a cura di Simone Pifferi
Indice
Prologo
Cap. 1 – Il principio
Cap. 2 – Il sogno di Marte
Cap. 3 – I passi
Cap. 4 – Il Viaggio
Cap. 5 – Corsa in bici
Cap. 6 – Il volo
Cap. 7 - La biblioteca di Alessandria
Cap. 8 - La Fuga
Cap. 9 – Stonehenge
Cap. 10 – Il Paradiso
Cap. 11 – Il nido
Cap. 12 – Il labirinto di OLeth
Cap. 13 – L’attacco
Cap. 14 – La terra dei Ciclopi
Cap. 15 – Khaywell
Cap. 16 – Asumed
Cap. 17 – Lysfinx
Cap. 18 – La foresta di Salachan
Cap. 19 – La Valle dei venti
Cap. 20 – Il fiume Kajmohal
Cap. 21 – Il mondo dei sogni
Cap. 22 – Il lago delle Syrhen
Cap. 23 – Subacquea
Cap. 24 – I fantasmi di Atlantide
Cap. 25 – La banda di Arox
Cap. 26 – Il ponte di Nylox
Cap. 27 – L’orizzonte
Cap. 28 – La battaglia
Cap. 29 – La sfida finale
Cap 30 – Il vaso di Pandora
Questo libro è dedicato
alle donne più importanti della mia vita
madre Adriana e mia moglie Julia.
Prologo
Julia si voltò di scatto, non sembrava arrabbiata, però disse con tono secco e sicuro: Te l’ho già detto, dobbiamo rimandare le nostre vacanze, adesso non posso proprio partire, ho bisogno di tempo per finire di scrivere il mio libro e poi non mi daranno mai le ferie in questo periodo!
.
Non capisco!!
, disse lui un po’ contrariato, potrai terminare il libro in Italia e, per quanto riguarda le vacanze, sono sicuro che se insisti un poco te le daranno. Rimandare tutto adesso sarebbe un casino…., non so che dirti…..!!
.
Ascolta amore
, disse lei con un tono un po’ più tranquillo, perché prima non parti tu….., io ti raggiungerò dopo, diciamo in una settimana! In fondo dato che resteremo in Sicilia tutto il mese non mi sembra male. Avrò il tempo per fare qui le mie cose e sicuramente la mia impresa non mi negherà le ferie se le sposto di qualche giorno!
.
A volte era così testarda, che era inutile insistere, così lui che aveva imparato ad accettarla così com’era, decise di assecondarla.
Uscirono dal bar, dove si erano fermati per bere una bibita. Le strade di Madrid sembravano già deserte, irradiate dal sole dell’estate, che come in un miraggio, dilatava il punto dove finiva la strada, per creare uno strano gioco di luci ed ombre instabili ed evanescenti.
Queste, rincorrendosi le une con le altre, unendosi e separandosi rapidamente, sembravano annunciare qualcosa di nuovo ed inaspettato!!
Julia ebbe come un presagio, come se quella estate la sua vita sarebbe cambiata e che non sarebbe stata mai più come prima.
Così dicendo si incamminarono lungo la via che portava alla metropolitana.
Le case e gli alberi apparivano agli occhi dei due giovani come deformati dal caldo torrido e con un effetto sorprendente si piegavano in maniera minacciosa verso di loro, allargandosi con le loro figure fino alla fermata del metrò.
Lui pensò, che questa scena sembrava presa da uno dei film di Salvatores. A lei invece ricordava una scena surrealista di un quadro di Dalì, pittore che diceva di non amare, però che in fondo per alcune opere le piaceva molto.
Una settimana dopo lui partì e lei rimasta sola in casa iniziò l’ultimo capitolo del suo romanzo.
Cap. 1 – Il principio
Si era svegliata quella mattina con il ricordo dell’Inghilterra e di tutti gli amici che aveva lasciato lì.
Erano stati tre anni intensi, di studio e di lavoro, che le avevano lasciato oltre a una notevole esperienza nel settore delle pubbliche relazioni anche la piena conoscenza della lingua inglese, che ormai parlava come lo spagnolo.
Il suo ragazzo era siciliano. Si erano conosciuti proprio lì a Londra e poi avevano deciso di andare a vivere insieme a Madrid, la sua città natale.
Mentre pensava a tutto questo improvvisamente se ne andò la luce.
Subito Julia pensò che si trattava di un black out momentaneo, ma visto che la corrente non tornava, decise di chiedere ad una vicina.
Non so niente
disse la donna un po’ scocciata, penso che tornerà da un momento all’altro
.
Julia si mise a guardare il cielo. Aveva un colore strano, sul viola, sembrava come se si stesse preparando una tempesta magnetica, non funzionava niente e strane scariche elettriche cadevano sparse sull’orizzonte di Madrid.
Ogni via di comunicazione sembrava bloccata, telefono, cellulare, internet….., niente da fare, quindi pensò, che invece di passare il tempo fuori a guardare l’aspetto minaccioso del cielo, era meglio mettersi sul sofà e cercare di dormire un poco al fresco della veranda aperta.
Cap. 2 – Il sogno di Marte
Il sogno di Julia fu molto strano. Sognò che si trovava su Marte e che non aveva bisogno né di una tuta d’astronauta né di bombole d’ossigeno per respirare…., era come sulla terra, anzi con l’aria molto più pulita.
Ad un certo punto, come per un effetto magico del computer, la superficie del pianeta cominciò a ricoprirsi di verde, di alberi, fiumi e perfino, lontana, una città.
Tutto sembrava come sulla terra!
Alzò gli occhi…., il cielo continuava a essere scuro e pieno di stelle, come il cielo reale di Marte, però tutto il resto era cambiato.
Improvvisamente vide i dodici segni zodiacali nel cielo brillare di una luce intensa.
Il Sagittario inaspettatamente si mosse e cercò di uccidere il Leone scoccando una freccia, ma il Toro gli afferrò il braccio appena in tempo deviando il colpo.
La freccia però sembrava adesso cadere in direzione di Julia, che gridando si svegliò dal sogno.
Era già notte, aveva dormito per ore, la luce ancora non era tornata, né il telefono funzionava.
Ancora turbata per quello che aveva sognato entrò in cucina per farsi un caffè.
Il Leone, stava pensando, era il suo segno zodiacale, e chi poteva essere il misterioso Sagittario, che minacciava di ucciderla con le sue frecce.
Non riusciva a capire il significato del suo sogno e mentre pensava, girava e rigirava inutilmente la manopola del fornello, tardando così ad accorgersi, che non c’era gas.
Lasciò perdere il caffè, voleva vedere i suoi, per vedere se stavano bene e se era successa la stessa cosa anche dove vivevano loro.
Pensò quindi di uscire e prendere l’autobus, per raggiungere la cittadina dove viveva la sua famiglia.
Voleva passare la notte lì, perché aveva paura di restare a casa da sola.
La fermata del bus non era lontana, e così Julia si incamminò e vide che tutto il quartiere era assolutamente al buio, si vedeva solo dietro qualche finestra il bagliore di qualche candela o di qualche lampada autonoma.
Cap. 3 – I passi
Mentre camminava in direzione della fermata, sentì degli strani passi alle sue spalle, però non erano esattamente dei passi normali, sembravano di più un rumore di zoccoli, che con qualche straccio o panno si era cercato di attutire, perché non risultasse troppo evidente.
Con molta paura si voltò, ma non vide nessuno.
I passi però continuavano a rimbombare nelle sue orecchie, sempre più vicini e sempre più rapidi.
Si guardò intorno, era sola al buio, e non vedeva nessun cavallo dietro di se, spaventata cominciò a correre, col rumore degli zoccoli, che la inseguiva senza tregua sempre più minaccioso.
Finché, improvvisamente vide l’autobus…., era lì, alla fermata…., doveva raggiungerlo a tutti i costi.
Finalmente riuscì ad arrivare alla porta, quando sentì uno strano nitrito alle spalle e qualcosa che le sfiorava i capelli.
Si voltò…., ancora niente…., la strada sembrava deserta.
Anche l’autobus era vuoto…., era fermo e senza conduttore.
Col cuore in gola e con la paura di scendere dal mezzo, cercò il bottone per chiudere la porta.
Lo trovò, lo pressò diverse volte, ma non funzionava.
Improvvisamente, sentì di nuovo il nitrito del cavallo e il rumore degli zoccoli, che questa volta era come un galoppo.
Con la forza della disperazione, diede un pugno sopra il bottone e per fortuna la porta si chiuse di colpo.
Fu proprio giusto in tempo, poiché quasi subito dopo un’ombra nera si infranse contro la portiera dell’autobus producendo un rumore di ferraglia assordante ed un urlo, che non sembrava per niente umano.
Improvvisamente dai finestrini dell’autobus si intravidero le sagome di cinque cavalieri, completamente avvolti da mantelli neri e coi visi pesantemente coperti da cappucci, che lasciavano liberi solo gli occhi.
Cominciarono a percuotere l’autobus con violenza, sembrava che avessero in mano delle lance o delle spade, come gli antichi cavalieri medievali.
Uno si era fermato davanti la porta e stava cercando di aprirla con un ascia, gli altri stavano cominciando a rompere i vetri delle finestre.
A Julia tutto questo sembrava un incubo, una situazione totalmente surrealista e quindi pensò che l’unica cosa da fare era tentare di mettere in moto l’autobus e di farlo partire in fretta.
Questo la spaventava molto, perché non aveva