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Sussuri Nella Notte
Sussuri Nella Notte
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E-book279 pagine3 ore

Sussuri Nella Notte

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Info su questo ebook

Se vi sentite affascinati o terrorizzati dagli zombie, vampiri e altri abitanti della notte, allora forse non siete pronti per l'orrore che si annida nelle strade di Boston ...

Sussurri nella notte,  Nick Powers si ritrova dentro un auto rubata senza saperlo e viene inseguito dai poliziotti in una corsa sfrenata che termina in un incidente nel quale il giovane perde conoscenza. Quando si risveglia il giovane comincia a sentire delle voci, viene inseguito dai poliziotti. Dopo la fuga vede un uomo senza fissa dimora discutere con se stesso e si rende conto che le voci che sente nella sua testa sono l'altra parte della discussione. Perplesso, Nick segue l'uomo fino a giungere in rifugio per senzatetto.

Max Broderick è  membro dell’unità criminale del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. Sarà a lui che la polizia di Boston si rivolgerà per indagare su un certo numero di corpi che sono stati dissotterrati e decapitati. L’uomo si ritroverò a lavorare con il tenente Colleen O'Grady della polizia di Boston, che opera nel distretto undici  situato nel quartiere di Dorchester. Insieme i due indagheranno sugli aspetti bizzarri del loro caso fino a quando cominceranno ad essere commessi una serie di omicidi che sembrano essere collegati allo stesso rifugio per senzatetto dove si trova Nick.

Mentre la polizia indaga sugli omicidi i senza tetto stanno cominciando a scomparire, ma nessuno sembra preoccuparsene tranne Nick.

 

LinguaItaliano
Data di uscita8 set 2016
ISBN9781507154526
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    Anteprima del libro

    Sussuri Nella Notte - Matthew Pallamary

    DEDICA

    Questo libro è dedicato a Colleen Kennedy

    CONTENUTO

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    CAPITOLO TRE

    CAPITOLO QUATTRO

    CAPITOLO CINQUE

    CAPITOLO SEI

    CAPITOLO SETTE

    CAPITOLO OTTO

    CAPITOLO NOVE

    CAPITOLO DIECI

    CAPITOLO UNDICI

    CAPITOLO DODICI

    CAPITOLO TREDICI

    CAPITOLO QUATTORDICI

    CAPITOLO QUINDICI

    CAPITOLO SEDICI

    CAPITOLO DICIASSETTE

    CAPITOLO DICIOTTO

    CAPITOLO DICIANNOVE

    CAPITOLO VENTI

    CAPITOLO VENTUNO

    CAPITOLO VENTIDUE

    CAPITOLO VENTITRE

    CAPITOLO VENTIQUATTRO

    CAPITOLO VENTICINQUE

    CAPITOLO VENTISEI

    CAPITOLO VENTISETTE

    CAPITOLO VENTOTTO

    CAPITOLO VENTINOVE

    CAPITOLO TRENTA

    CAPITOLO TRENTUNO

    CAPITOLO TRENTADUE

    CAPITOLO TRENTATRE

    CAPITOLO TRENTAQUATTRO

    CAPITOLO TRENTACINQUE

    CAPITOLO TRENTASEI

    CAPITOLO TRENTASETTE

    CAPITOLO TRENTOTTO

    CAPITOLO TRENTANOVE

    CAPITOLA QUARANTA

    CAPITOLO QUARANTUNO

    CAPITOLO QUARANTADUE

    CAPITOLO QUARANTATRE

    CAPITOLO QUARANTAQUATTRO

    CAPITOLO QUARANTACINQUE

    CAPITOLO QUARANTASEI

    CAPITOLO QUARANTASETTE

    CAPITOLO QUARANTOTTO

    EPILOGO

    CAPITOLO UNO

    ––––––––

    Il suono della chiave, infilata nella toppa della porta, lo fece uscire da quello stato di semi incoscienza in cui era precipitato diverse ore prima. Un odore stantio gli ricordò il tempo passato in piedi ad aspettare. Aveva male ai piedi e si sforzò di vedere cosa stava accadendo.

    Una sottile linea color argento illuminò i vestiti appesi nell’armadio.

    In un primo momento si sentì disorientato, poi rammentò cosa andava fatto. Una parte di lui non credeva che sarebbe andato fino in fondo, ma la voce nella sua testa non gli avrebbe permesso di ripensarci.

    Quasi in risposta ai suoi pensieri, quella voce cominciò a sussurrargli dei suggerimenti: Rimani in silenzio, sibilò. Non muoverti. Non ti deve trovare. Respirate lentamente, profondamente. Tu sei uno strumento divino creato della volontà di Dio. La Sua mano ti guiderà.

    Le mani sudate gli resero scivolosa l’impugnatura della falce. La sua schiena si irrigidì. Le gambe tremarono.

    Avrebbe voluto muoversi ma non lo fece temendo di venire scoperto.

    La luce della camera da letto venne accesa, un raggio color oro attraversò la fessura della porta dell’armadio, fermandosi a pochi centimetri dalla sua faccia.

    Si rannicchiò, trattenendo il respiro. La vide venire verso di lui. Strinse maggiormente l’impugnatura della falce.

    La donna dai capelli color dell’orzo, si fermò con la mano sulla maniglia, poi come se un pensiero fosse sopraggiunto all’improvviso, la giovane cambio idea e cominciò a spogliarsi.

    Respirando lentamente l’uomo studiò ogni centimetro del corpo dell’altra. Spiandola dalla fessura tra le ante.

    Una cascata di lunghi capelli biondi accarezzarono leggiadri il corpo sinuoso della donna che si sfilò il maglione di angora mostrando ingenuamente i seni sodi e le piccole spalle.

    Lui rimase senza fiato quando la vide togliersi i jeans ed infine le mutandine mostrando così le sue nudità.

    Vedere quel bellissimo corpo completamente nudo scatenò in lui desideri rimasti assopiti troppo a lungo.

    Non è per questo che sei qui, lo ammonì la voce nella sua testa. Liberati da certi pensieri sconci.

    Il rimproverò lo fece sentire a disaggio come quando sua madre lo sgridava da piccolo. 

    Lei si girò verso l’armadio dentro il quale c’era lui, che in un primo momento si senti scoperto, poi ricordandosi dello specchio che si trovava sull’anta si tranquillizzò.  

    La giovane esaminò a lungo i seni, i peli pubici, le lisce cosce toniche.

    Se non fosse stata la voce a tenerlo sotto controllo, lui le sarebbe saltato addosso.

    Dopo un attenta analisi la donna si voltò e se ne andò. Scomparve dalla sua vista per qualche minuto.

    Sentì il suono di acqua corrente provenire dal bagno ed infine lo sciacquone. Quando passò di nuovo davanti l'armadio, la donna indossava già una camicia da notte.

    La luce si spense poco dopo e ne seguì il cigolio delle molle del letto, infine il suono di un cellulare.

    «Ken?» disse. «Sì, tesoro, sono a casa, a letto a pensarti» Ci fu una breve pausa. «Lo so. Mi manchi tanto anche tu. Domani sera staremo insieme.» Ci fu un breve momento di silenzio. «Mi dispiace troppo. Io ti amo.» Un’altra pausa. «Buona notte».

    Il materasso scricchiolo un altro paio di volte, poi ne segui il silenzio spezzato solo dal respiro forte e regolare di lei che man mano andò a rallentare.

    Presto, disse la voce. Questo è il momento giusto. Dio guiderà la tua mano.

    Spostò la mano in avanti con l’eleganza di un predatore. Le dita toccarono la porta dell’armadio dentro il quale era rimasto nascosto tutto quel tempo.

    Applicò una leggera pressione e le ante si aprirono senza fare rumore. La voce gli aveva suggerito di oliare bene i cardini prima di chiudersi al suo interno.

    Si trascinò in avanti, scivolando tra i suoi vestiti, l’odore di chiuso invase le sue narici. Emerse dal guardaroba illuminato dalla debole luce lunare.

    La paura, l'amore, la frustrazione e un’insopportabile desiderio lo immobilizzarono quando da sotto le lenzuola si intravidero le curve aggraziate della ragazza. Se solo...

    Lei si mosse.

    La paura lo paralizzò mentre lei rotolava sulla schiena e si leccava le labbra, mormorando qualcosa prima di scivolare di nuovo nel sonno tranquillo.

    L’uomo si avvicinò maggiormente, fermandosi ancora una volta ad ammirare l'innocenza del suo viso, soffocando la voglia di accarezzarle i capelli.

    Fallo! la voce comandò.

    Egli trasalì, poi alzò la falce, momentaneamente affascinato dallo scintillio argentato della lama. gli occhi della giovane sorpresa nel sonno, si spalancarono. Aprì la bocca formando una O prima che la punta della falce colpì il suo bersaglio, trasformando quello che avrebbe potuto essere un urlo in un gorgoglio.

    La paura negli occhi di lei sparì quando sopraggiunsero altri colpi che le tolsero la vita. 

    CAPITOLO DUE

    ––––––––

    Nick Powers sentì vibrare la terra sotto i suoi piedi. Ci fu un rombo assordante al quale seguì uno striduli che annunciò l'arrivo del treno.

    Un soffio d'aria umida, pesante, lo invase quando le porte della stazione di Shawmut di Dorchester si aprirono. Il vento fece volare in aria alcune pagine di giornale.

    La parola: decapitazione riportata sul Boston Globe, attirò l’attenzione di Nick che catturò il foglio calpestandolo con il piede infine lo raccolse.

    La foto di una bella ragazza bionda sotto il titolo lo convinse a leggere l’articolo.

    Perché devono sempre essere quelle belle a rimetterci le penne? si chiese mentre incurante delle persone che stavano uscendo dalla stazione, Nick lesse la storia.

    ––––––––

    Polizia indaga:  DECAPITAZIONE a CAMBRIDGE

    ––––––––

    Il corpo senza testa di Lynn Ford, una ventitreenne studentessa al Boston College è stato trovato nel suo appartamento di Cambridge nel tardo pomeriggio di ieri.

    La testa della vittima è ancora mancante.

    Una fonte vicina ci ha riportato quanto gli investigatori affermano:

    «Attualmente non ci sono sospettati ne un valido movente, ma specialisti di medicina legale ipotizzano che la natura dell'omicidio non sia del tutto sconosciuto agli agenti»

    La scoperta del corpo di Ford è stata fatta dal suo fidanzato Ken Reeth che è stato trattenuto dalle autorità per essere interrogato, infine il giovane è stato rilasciato.

    «Reeth non è un sospettato» Ha confermato un portavoce ufficiale della polizia di Boston il quale si è rifiutato di aggiungere altro sull'omicidio.

    ––––––––

    VEDERE OMICIDIO PG. A7.

    ––––––––

    «Che mondo di merda» pensò Nicky sfogliando il giornale alla ricerca della pagina A7 che purtroppo non trovò. Non era tra quelle che era riuscito a recuperare.

    «Oh bene!» esclamò accartocciando il giornale per poi gettarlo in un cestino dei rifiuti trasbordante di lattine, bottiglie e immondizia di altro genere. «Manteniamo Boston pulita».

    Che cosa stava accadendo alla razza umana? Come era possibile che bellissime ragazze venissero decapitate in modo cosi barbaro. 

    Mancava solo un elemento a completare il quadro della stazione di Shawmut. Nick vide il carrello della spesa che apparteneva a un barbone di nome Obie.

    «Parli del diavolo» pensò chiedendosi dove l’altro fosse.

    Obie che aveva l’abitudine di indossare abiti sgargianti, borse Hefty o coperte militari non era consono lasciare il suo carrello incustodito.

    Nick si appoggiò alla ringhiera e perplesso fissò il carrello, cercò di ricordare quando aveva visto Obie l’ultima volta, forse era accaduto un paio di giorni prima.

    Dove poteva essere? Forse aveva trovato alcuni nuovi cassonetti da ispezionare. Nick rifletté allungo su quella possibilità, a pensarci bene aveva visto nuovi barboni aggirarsi nel quartiere, forse ciò dipendeva dalla nuova missione di salvataggio di fronte a Town Field. Forse Obie era là fuori sperando di ottenere un pasto caldo, ma anche che fosse, non avrebbe mai lasciato il suo fidato carrello incustodito.

    Il ragazzo si strinse nelle spalle, infilò le mani in tasca e s’incamminò per la strada.

    Nick che amava vestirsi con gli abiti di suo padre – giacca di pelle, jeans e stivali – tendeva a sembrare più vecchio della sua reale età. Il ragazzo aveva appena compiuto diciotto anni.

    Aveva dei folti capelli neri pettinati dietro la nuca e fissati con della gelatina, gli occhi azzurri e la somiglianza con suo padre era così forte che spesso i due erano stati scambiati per fratelli. Le ragazze del vicinato dicevano che Nicky era un incrocio tra Robert Downey Jr. e Tom Cruise.

    Data la popolarità di suo padre nel quartiere, Nick conosceva praticamente tutti, dai spacciatori ai ladri che si aggiravano per la zona così come le prostitute e i loro magnaccia.

    Nonostante l’ambiente circostante, Nick reduce anche dall’esperienza di suo padre – l’uomo era stato arrestato con l’accusa di spaccio di cocaina da un certo Dick un agente sotto copertura, poi fu mandato a Walpole dove morì settimane dopo il quindicesimo compleanno del figlio – Nick tentava di tenersi alla larga dai guai e da Johnny Law.

    Nick temeva di diventare presto il solito ubriacone infelici che passava il resto della sua vita intrappolato dentro uno squallido ufficio postale o qualche altro lavoro che odiava.

    Lui sognava di andare al college e diventare un pilota di linea in modo da poter andare via da Dorchester, ma purtroppo non poteva permettersi di pagare le tasse scolastiche.

    La madre riusciva a malapena a dargli da mangiare e lui che detestava vivere a casa – non sopportava Mike il nuovo compagno della signora Powers tanto quanto odiava non essere ancora indipendente economicamente – doveva fare buona faccia a cattivo gioco dato che non aveva i soldi per andarsene ne intendeva guadagnarli diventato uno spacciatore come suo padre.

    Dopo il diploma di scuola superiore, Nick aveva lavorato come muratore, ma fu presto licenziato e per questo si vide costretto a torna a casa da sua madre. Aveva provato a trovare un altro lavoro, ma non era stato fortunato. Almeno aveva un posto dove stare. Ragazzi come Obie no. Dormivano nelle metropolitane, nei vicoli o con un po’ di fortuna, riuscivano a trovare un posto letto alla missione di salvataggio di fronte a di fronte a Town Field.

    «Di che diavolo stai parlando?» disse una voce alle spalle di Nick. «È pazzo figlio di mignotta!». Nick si girò per vedere il tizio dietro di lui. Il vecchio indossava un berretto dei Red Sox sporco, trench anch’esso molto logoro, e un paio di Converse All Stars consumate.

    La visiera del berretto creò un ombra sugli occhi spenti dell’uomo, le guance scarne e il volto bruciato dal sole, regalo un aspetto sinistro a quell’individuo.

    Nessun altro era lì eccetto loro.

    «Fottuta religione» disse l'uomo. «Io non credo in queste stronzate» aggrottò la fronte e strinse i pugni. «Che cosa? Devo andare a destra ma per quale motivo, io ma... ». La rabbia offuscò la mente del vecchio. «Senti, sciocco, non puoi dirmi niente!»

    «Con chi diavolo sta parlando?» si chiese Nick pensando che era la prima volta che vedeva quell’uomo aggirarsi per il quartiere.

    «Fanatici religiosi. Dannati! Sono tutti uguali,» disse l'uomo, agitando le braccia. «Parlano di tutta quella merda circa la volontà di Dio».

    L'uomo continuò il suo cammino mentre Nick scuoteva la testa. Poi si voltò e si appoggiò al parapetto, dove rimase a contemplare il carrello di Obie fin quando i  suoi pensieri furono interrotti dal suono di pneumatici, e da quello di un motore da corsa.

    Una Camaro 73 color oro girò l'angolo di Dayton Street. Nick riconobbe il guidatore dai ricci capelli di quest’ultimo il quale accostò.

    «Joey» Nicky lo salutò non appena il conducente abbassò il finestrino del passeggero. «Quanto tempo che non ci vediamo. Pensavo che fossi ancora impegnato con i furti d’automobili».

    «No bello non oggi».

    Nick fece un passo indietro per ammirare meglio la Camaro, poi emise un fischio. «Bella l’auto, dove l’hai rubata?»

    Joey agitò le chiavi. «È di mio zio. Entra ci facciamo un giro»

    Nick esitò dubbioso. «Non lo so, Joey ... ».

    Joey mostrò ancora una volta le chiavi. «Tranquillo non l’ho rubata. Dai che aspetti? Non ci vediamo da mesi. Voglio che mi racconti ogni cosa».

    Nick si lasciò convincere, richiuse la portiera e l’odore di liquore lo fece subito pentire del suo gesto, ma prima che potesse dire un'altra parola, Joey tirò la leva del cambio verso il basso, rilasciò la frizione e diede gas, le ruote slittarono sull’asfalto.

    Joey sorrise a Nick. «Che ti prende, eh?».

    «Hey, Joey, se questa cosa è di tuo zio, come mai...».

    Il suono di pneumatici interruppe la frase di Nick a metà. Il veicolo della polizia di Boston li sorprese comparendo improvvisamente da dietro un angolo.

    Le luci blu lampeggianti allarmarono Joey che schiacciò il pedale del gas, l'auto balzò in avanti.

    Nick si maledisse per essere stato così stupido.

    «Mi hai detto di non aver rubato l’auto» disse Nick, reggendosi al cruscotto.

    «Ho mentito.» Joey sterzò verso sinistra. Nick dopo essersi aggrappato alla portiera dell’auto si voltò per vedere i poliziotti che si erano gettati all'inseguimento.

    Joey sfrecciò davanti la scuola di San Marco, proseguì fino a Dorchester Avenue, anche conosciuta con il nome di Dot Ave.

    Girò a destra, le ruote dell’auto slittarono sull’asfalto. Una macchina sopraggiunta nel senso opposto sbandò e fini fuori strada nel tentativo di non colpirli. Nick chiuse gli occhi quando notò alcuni autobus andare contro di loro. Joey sterzò verso destra, evitando così l’impatto.

    Per un attimo non fu più possibile udire il suono della sirena della polizia, Nick aprì gli occhi e guardò indietro, la volante alle loro spalle era già lontana.

    «Figlio di una troia mi dici che cazzo di problema hai!?» sbottò Nick.

    Joey scoppiò in una risata folle, tirò una bottiglia di Jack Daniels fuori dalla sua giacca e la passò a Nick.

    «Merda!» Nick prese la bottiglia e lo lanciò fuori dalla finestra.

    «Che cazzo fai!».

    Nick temendo che se si fosse voltato gli sbirri lo avrebbero potuto riconoscere, guardò dallo specchietto retrovisore la distanza che c’era tra loro e gli agenti di polizia.

    Una macchina colpì il parafango posteriore sinistro della Camaro, l’impatto li fece sbandare. Il veicolo guidato da Joey finì contro una fila di auto parcheggiate, il giovane pigiò con forza sul pedale del gas.

    Nick usò le braccia per proteggersi il volto da una pioggia di vetri.

    Due ruote della Camaro si scontrarono con l’angolo di un marciapiede mentre Joey girò a destra, in una stradina secondaria.

    Entrambi guardarono indietro, quasi aspettandosi di vedere le luci blu dell’auto della polizia. I loro sguardi tornarono fissi sulla strada difronte a loro, in tempo per vedere una palla che rimbalzò fuori tra due auto parcheggiate. Un ragazzino la seguì nel tentativo di riprenderla.

    «Fanculo!» sbottò Joey sterzando.

    La Camaro sbandò, finì sul marciapiede, si scontrò contro alcuni secchioni dell’immondizia che si rovesciarono svuotando il loro contenuto ovunque.

    Per un attimo Nick intravide lo sguardo sconvolto del bambino, poi guardò avanti in tempo per vedere il cofano dell’auto scontrarsi contro una recinzione in ferro.

    «Siamo fottuti». Furono le ultime parole che uscirono dalla bocca di Nick prima che il muso dell’auto sfondò la veranda di un appartamento di tre piani.

    CAPITOLO TRE

    ––––––––

    Le nubi come barche alla deriva oscurano la debole luce lunare rendendo la notte più oscura e tenebrosa mentre i rami degli alberi spinti da una leggera brezza, disegnavano pentagramma su di una bara in marmo bianco ricoperta di graffiti. 

    ––––––––

    OZZIE RULES

    SIMPATIA PER IL DEMONIO

    SATANA È VIVO

    ––––––––

    Max Broderick si appoggiò a una lapide stringendo una bottiglia mezza vuota di Thunderbird. L'odore del vino a basso costo sui suoi vestiti sopraffò i profumi persistenti della terra umida e delle foglie bruciate.

    Max studiò attentamente i graffiti che suppose esser stati fatti da dei ragazzi. Forse qualche stupido drogato, dei punkettari o più probabilmente qualche gang.

    Odiava gli appostamenti e la noia che ne conseguiva, ma gli era stato assegnato quella zona dicendogli che nessuno era più qualificato di lui per quel compito.

    Laureatosi con il massimo dei voti presso l'Accademia Nazionale del F.B.I.. A Max era stato chiesto di unirsi nell'Unità Investigativa di supporto a Quantico. Accettare voleva dire essere il più giovane investigatore nella storia del gruppo.

    Dopo cinque anni nel settore, le sue capacità sotto copertura erano diventate straordinarie tanto quanto i suoi arresti. Inseguito grazie all’ottimo lavoro l'agente speciale Broderick ricevette un onorificenza dall’Unita Criminale del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.

    A trentasei anni, Max era l'unico all’interno del team ad aver conservato un aspetto ancora giovanili. I capelli biondo cenere sempre arruffati, le fossette sulle guance, gli occhi azzurri e uno sguardo maliziosi che faceva impazzire le donne.

    I colleghi lo prendevano in giro, dicendo che sembrava più a suo agio al country club con una racchetta da tennis in mano, che a fare il poliziotto.

    Il suo aspetto sarebbe potuto essere perfetto se non fosse stato per una piccola cicatrice a forma di falce sopra l'occhio destro, piccolo souvenir di un delinquente arrestato anni prima.  

    In poco meno di tre mesi erano

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