Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Incompatibile
Incompatibile
Incompatibile
E-book246 pagine2 ore

Incompatibile

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Incompatibile è la storia di una presa di coscienza, del percorso in discesa di Anna che, decidendo in maniera egoistica, e senza una reale riflessione, di mettere fine alla sua vita sentimentale, pensa di poter risolvere tutti i suoi problemi esistenziali. Ma, invece di andare incontro a una rinascita, Anna si scontra a ripetizione contro realtà spiacevoli e inaspettate, diventando sempre più vulnerabile e isolandosi fino a perdere la capacità di riuscire a vivere in armonia con il mondo che la circonda. Malgrado le ripetute delusioni contribuiscano a farle aprire gli occhi sui suoi errori di valutazione, Anna scivola inesorabilmente verso un baratro senza fondo, finché… La storia, che si svolge tra Bologna e Parigi, alterna momenti cupi a situazioni decisamente comiche. La narrazione in prima persona e al presente, crea un’immediatezza di azione che non lascia spazio al distacco dagli eventi che si susseguono.
LinguaItaliano
Data di uscita9 set 2016
ISBN9788899739058
Incompatibile

Correlato a Incompatibile

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Incompatibile

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Incompatibile - Maria Cristina Ruggieri

    30)

    Antefatto

    Forse, almeno in questa occasione, la polemica a oltranza avresti potuto evitarla.

    Quando una è idiota ed esprime opinioni idiote, non è scusabile solo perché aspetta un figlio.

    Avere un punto di vista diverso dal tuo non vuole per forza dire essere idioti.

    Fammi capire… Mi stai dicendo che condividi il concentrato di cazzate che Isabelle è riuscita a eruttare durante l’intera cena?

    Sto solo dicendo che ha il diritto di vivere la sua gravidanza come vuole e di scegliere di partorire in casa, se è ciò che desidera.

    Ma non ti rendi conto che il suo modo di fare è sprezzante, e che si pone come unica detentrice della verità assoluta? Che ciò che sostengono gli altri è merda, mentre lei è la sola ad aver capito tutto dalla vita?

    Stai esagerando, come sempre. La verità è che non sopporti le critiche e perdi le staffe ogni volta che qualcuno osa non pendere dalle tue labbra.

    Perché ho la netta impressione che tu stia difendendo quella deficiente?

    Vorrei farti notare che il quoziente intellettivo di una persona non è direttamente proporzionale al suo grado di convinzione sui benefici derivanti dalla scelta di un parto cesareo programmato.

    "Ma sì, certo, è vero… Siamo qui per soffrire, altrimenti rischiamo di finire all’inferno! Partoriamo dunque in casa, senza epidurale, senza dottori… Anzi, aggiungiamo qualche extra: non so, spegniamo una o due sigarette sulle tette doloranti, strappiamo qualche unghia en passant, tra una doglia e l’altra. Prostriamoci timorosi e seguiamo alla lettera i dettami biblici che ci intimano di partorire nel dolore! Un po’ di sano sadismo! Flagelliamoci, umiliamoci, comportiamoci da perfetti cattolici frustrati e riverenti, appesi all’idea balzana di un aldilà impalpabile, che potrebbe consistere in una pernacchiona tonitruante che risuoni per l’eternità."

    Sei patetica Anna, hai bevuto troppo. Penso che sia meglio per entrambi che tu vada a dormire.

    Come? Proprio ora che le cose cominciano a farsi interessanti?

    Non mi sembra il caso di continuare a blaterare. Non sai più quello che dici.

    Ah, dunque è così! I miei discorsi non hanno più alcun valore nel momento in cui esprimono un punto di vista diverso dal tuo!

    Stai facendo della pura provocazione. Non mi va di entrare nel tuo gioco sterile e perverso. Io vado a dormire. Buonanotte.

    Dovresti ammetterlo: anche tu, sotto queste arie di apertura mentale e modernità, sei in realtà un maschilista di merda. L’idea che la donna debba soffrire ti piace. Ti piace che provi un sentimento di umiliazione e d’impotenza.

    Il tuo caso è più grave di quanto pensassi: dovresti prendere in seria considerazione la prospettiva di una psicanalisi approfondita.

    E tu sei un vigliacco, come tutto il genere maschile, incapace di riconoscere che in realtà il tuo ideale femminile non è altro che una pseudo-schiava sottomessa, che parli e pensi poco, e che scopi a comando. Una fattrice, appagata dalla sua condizione di chioccia, che aspetti ogni sera trepidante il ritorno del marito, dopo aver passato una giornata edificante tra fornelli e pannolini puzzolenti.

    Se stai cercando di lanciarmi un messaggio, ti consiglio di essere più diretta. Le tue insinuazioni cominciano davvero a triturarmi i nervi. Ma pesa bene le tue parole, perché potresti rischiare grosso…

    Oh, ma che paura! Adesso si mette a fare delle minacce! La vuoi sapere la verità Lorenzo? La verità è che mi fate schifo voi benpensanti ipocriti di merda! La squallida verità è che non ho più voglia di fare un figlio con te, non mi va più di giocare alla coppia perfetta, e di costruire dei castelli in aria su un futuro idilliaco fatto solo di vaniloqui e aria fritta. La prospettiva di restare con te non mi fa più sorridere, non provoca più in me nessuna reazione, anzi mi toglie tutte le energie, mi priva di ogni motivazione.

    "Perché hai questo bisogno di ferire gli altri? È possibile che tu sia incapace di rilassarti e di vivere in modo semplice? Mi sono stufato di fungere da punching ball ogni volta che decidi di abbandonarti alle tue contorsioni mentali. Dovresti imparare a crescere. Sai, per quanto strano possa sembrarti, perfino la mia pazienza ha un limite… E poi non vedo perché dovrei continuare a sorbire questi tuoi lunatismi gratuiti a ripetizione! Anche a me vien voglia di infierire contro il resto del mondo quando mi capita una giornata storta, ma cerco di contenermi per il semplice fatto che non mi pare giusto fare pagare gli altri per qualcosa che riguarda solo me e il mio sistema nervoso."

    Posso assicurarti che non provo nessun piacere nel ferirti. Se parlo in questi termini è perché ho la sensazione che qualcosa si sia rotto tra di noi, in modo irreversibile.

    Ti stai rendendo conto della gravità delle tue affermazioni, vero?

    Come faccio a spiegarti che ogni giorno che passa ho sempre più l’impressione di recitare un ruolo che mi è estraneo? Mi sento come se mi ostinassi a voler vivere una vita che in realtà non mi appartiene.

    Ti prego, non farti fagocitare dalla solita ondata di pessimismo…

    Lo capisci che non riesco più a concepire un futuro entusiasmante con te? Ho tentato di ritrovare quel sentimento di onnipotenza che ci accomunava un tempo, l’ebbrezza che ci univa, l’esaltazione che provavamo a immaginare un avvenire ricco di progetti folli e grandiosi. Ma ogni cosa mi sembra così lontana e priva di sostanza… Ho perso ogni slancio, mi sento schiacciata dal peso di scelte opprimenti che non ho voglia di fare.

    Anna, non bisogna mai mettersi a filosofeggiare quando si è stanchi, tesi e soprattutto ubriachi. Si rischia di falsare la realtà e snaturare l’essenza delle cose…

    So bene che ogni scelta comporta un certo numero di difficoltà e di sofferenze, ma ci sono dei momenti nella vita in cui si deve trovare il coraggio di agire e di cambiare.

    Ho l’impressione di parlare con un’estranea. Come fai a essere all’improvviso così fredda e distante?

    Non voglio fare passare il momento giusto per l’ennesima volta. Forse ho sbagliato a non parlartene in modo più aperto prima. Non sono in preda a un momento di follia, ti assicuro. È che proprio non reggo più la situazione.

    Non credi che sarebbe meglio riparlarne domattina con calma, con meno alcol nel sangue?

    Davvero, non ha più senso…

    Anna, per favore, riparliamone domani. Ci stiamo facendo del male in modo stupido. Non roviniamo tanti anni di vita comune senza ragione.

    Mi dispiace, non me la sento proprio di continuare. Ho davvero bisogno di un cambiamento radicale.

    Capitolo I

    Il TGV per l’Italia parte alle sette e quarantadue. Me ne vado. È giusto così. Devo allontanarmi. Stavo agonizzando. Soffocavo. Ma non avevo il coraggio di capirlo. Sopravvivevo, fingendo di aver fatto delle scelte. Che follia farsi corrodere lentamente da un tran tran che si dimentica di non aver scelto, e che finisce per riempire tutta un’esistenza. L’abitudine anestetizza. Voglio vivere, voglio scegliere, voglio non dover rendere conto a nessuno, di niente.

    Pronto mamma?

    Ciao tesoro, come stai?

    Bene. Sto venendo a Bologna.

    Cosa?

    Sono sul treno. Arrivo nel tardo pomeriggio.

    È successo qualcosa? Sei sicura di star bene?

    Ti spiegherò più tardi. Puoi venire a prendermi?

    Ma certo, amore. A che ora arrivi esattamente?

    Alle diciassette e trentasei. A dopo. Baci.

    Ho voglia di rivedere le mie amiche. Da quanti anni parliamo di un weekend tra girl, senza mai riuscire a inserirlo tra un impegno e l’altro? In troppe occasioni, proprio quando il progetto è sul punto di concretizzarsi, comincia a insinuarsi a tradimento un subdolo senso di colpa nei confronti del moroso, che porta alla necrosi dell’entusiasmo e genera a poco a poco un labirinto di scuse alle quali si finisce per credere. Così, come sempre, si rinuncia all’intento, senza peraltro compensare il vuoto lasciato dal progetto abortito, perché con ogni probabilità il moroso in questione ha del lavoro arretrato che lo costringe a rinunciare a ogni frivolezza. A questo punto ci ritroviamo a tentare di gestire il travaso di bile che ci siamo procurati con le nostre stesse mani e, in conclusione, passiamo un fine settimana atroce a rimuginare, fantasticando su tutto ciò che avremmo potuto vivere con le nostre amiche e al quale abbiamo rinunciato perché siamo miseri schiavi della nostra condizione di coppia. E non riusciamo a perdonarci, perché sappiamo che gli unici responsabili siamo noi stessi, autolesionisti consapevoli, incapaci di emanciparci da una consuetudine stantia, che pietrifica ogni tipo di volontà centrifuga.

    A proposito di scompensi caratteriali dipendenti da patologie amorose noto, nei sedili adiacenti del compartimento in cui mi trovo, un tipico esempio di lobotomia da abitudine troppo protratta. Un caso di torpore neuronale che provoca il sonno della mente. Nonostante la giovane età dei due individui affetti dalla comune patologia, i sintomi sono già ben visibili.

    La giovane Lei ciarla senza tregua rimembrando o, in alternativa, pianificando incongrui momenti esaltanti della loro vita di coppia passata o futura che sembrerebbero, nel suo delirio, uno più intenso e idilliaco dell’altro. Nel contempo, il giovane Lui continua a sfogliare, imperturbabile, soffermandosi con notevole zelo su ogni dettaglio, la rivista Pescare, annuendo svogliatamente e spesso a sproposito, con cadenza lenta ma regolare. Sembra che la logorroica sia posseduta nella sua foga unilaterale, mentre lui mostra un interesse commosso per il succedersi di foto rappresentanti pesci morti, spesso esposti a mo’ di trofei da una serie di cavernicoli dall’aria poco perspicace, orgogliosissimi di posare di fianco ai cadaveri dei malcapitati pinnati. Rimango esterrefatta dal tempo che l’elemento maschile (muto?) della coppia riesce a consacrare a ogni pagina. Considerando che il testo consta di un massimo di dieci righe a facciata, poiché lo spazio restante deve poter mostrare la fierezza dei bruti, non riesco nell’immediato a formulare alcuna ipotesi plausibile. Dopo una rapida analisi, escluse le altre, decido in conclusione di prediligere due possibili interpretazioni. Prima. Il tipo finge di interessarsi alla rivista e indugia di proposito su ogni pagina per evitare di comunicare con la morosa logorroica che, in seguito a un veloce bilancio preliminare, potrebbe essere catalogata come rompicoglioni. Seconda. Il tipo è catatonico, e la patologia da cui è affetto lo porta a incantarsi a intervalli regolari, a prescindere da una sua volontà precisa.

    Fatto sta che la scena contribuisce ad acuire il mio desiderio di nubilato e mi conforta nella scelta della fuga da Parigi. Do il biglietto al controllore, che me lo rende senza filarmi di striscio. Adoro essere invisibile. Vuol dire essere liberi.

    Capitolo II

    Ciaaao Anna, ma cosa ci fai a Bologna?

    Ciao Carla, ho fatto una scappatina imprevista. Anzi, piuttosto una fuga in piena regola.

    Uhm, come devo interpretare questa frase?

    Non ho voglia di parlare al telefono. Ti va di vederci più tardi per un aperitivo?

    Ma certo. Puoi almeno accennarmi qualcosa? Non avrai mica litigato con Lorenzo?

    Non proprio.

    Si, ho capito, è uno dei vostri soliti litigi. Siete un po’ pesantucci, devo dire. Quand’è che la smetterete una volta per tutte?

    Guarda che questa volta le cose sono diverse, davvero.

    Penso di averti sentito pronunciare questa frase almeno un centinaio di volte…

    Capisco che tu possa essere scettica, ma ti assicuro che non è come le altre volte. Ci ho pensato a lungo.

    E il suo desiderio di avere un figlio non c’entra, vero?

    Adesso vuoi farmi sentire in colpa anche tu perché non fremo dall’emozione di fronte al concetto di maternità?

    Dovresti affrontare il problema in modo più serio, parlarne con qualcuno di competente.

    Ma cosa fai? Mi tratti da psicopatica perché non mi rincoglionisco alla vista di un moccioso urlante?

    Vorrei solo poter essere certa che la tua fuga da Lorenzo non sia in realtà una fuga da responsabilità a cui bisogna prima o poi far fronte comunque.

    Se continui su questo tono, rinuncio volentieri all’aperitivo.

    Va bene, va bene. Potremmo vederci verso le otto all’osteria Solferino.

    Non farmi pentire di averti chiamata…

    Piantala! A più tardi. Baci.

    In pieno attraversamento della porta d’entrata dell’osteria Solferino, mi ritrovo faccia a faccia con una vecchia conoscenza del liceo. Il dribblaggio dell’ostacolo non si presenta come opzione plausibile. Immobilizzata in una sorta di stato apneico, vengo trafitta da una raffica verbale sparata a bruciapelo, ancor prima di riuscire ad abbozzare un’espressione di qualunque tipo.

    "Anna, dai, sono troppo contenta di rivederti. Raccontami tutto della «ville lumière»! Quali sono le ultime tendenze? Deve essere troppo

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1