Infermieraaa!!
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Info su questo ebook
Sara Jane ha solo sedici anni quando decide di diventare un'infermiera; fino ad allora non ha mai avuto alcuna ambizione lavorativa, voleva soltanto finire la scuola, lavorare come cassiera ai supermercati Woolsworth e sposarsi. Poi tutto cambia, e lei si ritrova a indossare un’uniforme rosa fluo, e a studiare per entrare in una scuola d’infermieristica. Cos’ha provocato questo sorprendente cambio di direzione? Cosa succede quando va via di casa e va a vivere in città con una coinquilina che ama solo divertirsi? Ma la vera domanda è: lei è tagliata per il lavoro di infermiera?
In questa biografia, l'autrice ha ripercorso il cammino da lei affrontato per diventare un'infermiera, dagli esordi del suo corso di formazione nella scuola per infermieri di Colchester fino al suo primo giorno di lavoro come infermiera qualificata, descrivendoci episodi ed aneddoti, momenti felici e tristi, difficoltà e soddisfazioni, che hanno segnato la sua carriera da infermiera, con uno stile semplice che sa farci emozionare e divertire allo stesso tempo, coinvolgendoci nelle mille sfumature che hanno costellato la sua vita.
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Anteprima del libro
Infermieraaa!! - Sarah Jane Butfield
Dedica
Dedico questo libro alle tante persone che hanno ispirato e supportato me e la mia carriera durante i miei anni di formazione come infermiera. Inoltre, vorrei dedicarlo anche agli studenti d’infermieristica e agli assistenti infermieri per il loro contributo all’assistenza sanitaria, in tutte le sue forme, e in tutto il mondo. Quella dell’infermiere non è una professione a sé, ma richiede un lavoro di squadra per garantire standard elevati di assistenza. Lo dedico anche agli istruttori infermieri e ai mentori di reparto di tutte le specializzazioni che giocano un ruolo vitale nel fornire le fondamenta necessarie a garantire un’assistenza infermieristica di alta qualità per le generazioni future. E infine, ma non per questo meno importante, al personale ausiliario che sostiene tutti i livelli del personale, non solo ricoprendo il suo ruolo con grande impegno, ma facendo per gli altri membri più del dovuto. Per esempio, nella mia esperienza, sono loro a portarti una tazza di caffè quando hai già lavorato per otto ore di fila e hai ancora almeno altre quattro ore da fare, o a venire in tuo soccorso quando un paziente diventa violento o offensivo nei tuoi confronti, mentre vengono avvisati i soccorsi.
Grazie ad ognuno di voi, vi sono riconoscente.
Nel corso degli anni, un paio di citazioni sulle infermiere sono diventate per me degne di nota, e vorrei condividerle qui nel caso in cui qualcun altro si rispecchiasse in esse:
A volte ispiro i miei pazienti: il più delle volte sono loro a ispirare me
. Autore sconosciuto
"Essi possono dimenticare il tuo nome, ma non potranno mai dimenticare come li hai fatti sentire.". Maya Angelou
Le infermiere possono non essere angeli, ma sono gli esseri che più vi si avvicinano
. Anonimo.
Ringraziamenti:
Per prima cosa vorrei ringraziare il mio editore Martin Papworth. Un uomo onesto, gentile e diligente che ha promosso il mio lavoro e la mia reputazione come scrittrice.
Vorrei poi ringraziare Claire Victoria Butfield, la mia figliastra, da poco abilitata come infermiera professionale pediatrica, che ha gentilmente contributo a questo libro, dandomi un quadro di paragone tra il corso di formazione per studenti d’infermieristica a Essex del 1983-1986 e quello del 2012-2015.
Vorrei inoltre ringraziare le seguenti persone e gruppi social per avermi aiutato durante il viaggio da me finora svolto nel mondo della scrittura, e avermi dato tutto il sostegno e l’incoraggiamento di cui avevo bisogno per ampliare la mia scrittura memorialistica verso una nuova direzione con questa collana di memorie d’infermiere e medici. Sapere che i propri colleghi hanno fiducia nelle sue capacità può spingere uno scrittore molto lontano.
I miei amici sui social e i colleghi del sito web Rukia Publishing, inclusi gli amministratori, Nigel Butfield, Samantha Parker & Shontae Brewster.
http://www.rukiapublishing.com/
Il gruppo facebook We Love Memoirs
e soprattutto Julie Haigh per il suo suggerimento in merito all’immagine di copertina di questo libro e i suoi inarrestabili sforzi per sostenere gli autori di WLM. Julie rappresenta anche un’incredibile fonte di aiuto e una guida per me e per molti degli autori di WLM su Goodreads, dove è enormemente apprezzata.
https://www.facebook.com/groups/welovememoirs/
Il gruppo facebook Tom Winton Authors Helping Authors
, soprattutto Tom Winton e Mark Williams.
https://www.facebook.com/groups/495847367109155/
ASMSG-Author Social Media Support Group, i suoi gruppi social e l’ispiratore Christoph Fischer.
https://www.facebook.com/groups/389343847782037/
Dedica
Ringraziamenti
Introduzione
Capitolo 1: Cosa vuoi fare da grande?
Capitolo 2: La studentessa di infermieristica Mc Donald
Capitolo 3: Banana Banshee per Happy Hour
Capitolo 4: Attento alla schiena!
Capitolo 5: Un'estate di divertimenti e scottature
Capitolo 6: Folli gare e notizie amare
Capitolo 7: Vuoi davvero diventare un’infermiera?
Capitolo 8: Alti e bassi del mondo femminile
Capitolo 9: Questioni di testa
Capitolo 10: Scherzi in sala operatoria e adescamenti
Capitolo 11: Per nomina Reale
Capitolo 12: La formazione degli studenti di infermieristica di oggi
Capitolo 13: Incidenti e chiamate d’emergeza
Capitolo 14: Anatomia di un’infermiera abilitata
Capitolo 15: L’infermiera Parker agli esordi
Glossario dei termini medici
Un salto indietro nel tempo
Sull’autore
Introduzione
Il libro Infermieraaa!! è il primo della collana The Nomadic Nurse
(L’infermiera nomade) che consiste in una raccolta di storie autobiografiche, aneddoti e riflessioni tratte dall’esperienza lavorativa di un’infermiera nei centri di assistenza sanitaria nel Regno Unito e di alcune zone dell’Australia.
Ciascun libro di questa collana presenterà un nuovo capitolo o episodio della mia carriera da infermiera, che spero possa non solo divertire, ma anche spingere i lettori a esplorare tutte le opportunità di questa professione, per quanto oscure possano apparire a primo impatto.
Sara Jane non ha alcuna ambizione lavorativa, vuole solo lasciare la scuola, lavorare come cassiera ai supermercati Woolsworth e sposarsi. Poi tutto cambia, e lei si ritrova a indossare un’uniforme rosa fluo e a studiare per entrare in una scuola d’infermieristica. Cos’ha provocato questo sorprendente cambio di direzione? Cosa succede quando va via di casa e va a vivere in città con una coinquilina che ama solo divertirsi? Ma la vera domanda è: lei è tagliata per il lavoro da infermiera?
Cominciamo dall’inizio, quando Sara Jane è ancora una ragazzina di campagna di sedici anni, un po’ all’antica, ma con un discreto senso dell’umorismo, che improvvisamente decide di diventare un’infermiera!
Recensione del lettore Beta:
Questa divertente ma intensa autobiografia di un’infermiera ha il segno distintivo dello stile onesto di Sara Jane, che trapela in ogni storia che lei racconta. Dagli esordi del suo corso di formazione come infermiera a Essex fino alla cura dei suoi pazienti in situazioni gioiose, tristi e toccanti. Ci dona la visione reale di una giovane donna che entra nel mondo dell’infermieristica negli anni ‘80. Un’autobiografia divertente e ricca di informazioni, che è in grado di farmi crepare dalle risate come di piangere a dirotto per empatia
. S. Brewster.
Perché s’intitola Ooh Matron
[1], e cosa richiama nella nostra mente il titolo?
I lettori inglesi di una certa età probabilmente ricorderanno le caricature umoristiche della serie TV Carry On degli anni ‘60, ‘70, ‘80. Nella serie hanno recitato alcuni degli attori della grande commedia, quali Kenneth Williams, Barbara Windsor, Norman Wisdom, Jim Dale, Frankie Howerd e Hattie Jacques, per nominarne alcuni. Io sono cresciuta sotto l’influenza di questi film, dal momento che mia madre era una loro grande fan. Lei aveva una risata un po’ birichina, ma incredibilmente contagiosa, per cui quel tipo di umorismo le piaceva. L’amore e la passione di mia mamma per Hattie Jacques è iniziata da questi suoi umili inizi. Ha guardato tutti i film in cui appariva Hattie Jacques; i suoi preferiti erano Carry On Matron e Carry On Doctor.
C’erano alcune somiglianze fisiche tra mia madre e Hattie Jacques, ma, con il senno di poi e una nota di tristezza, mi rendo conto che c’erano anche molte somiglianze nei loro caratteri e nelle battaglie personali che entrambe affrontarono per quanto riguardava le relazioni amorose, la perdita o l’aumento di peso.
Mia mamma, io e due delle mie sorelle. Da sinistra a destra, Susi, io, mamma e Sally
Mia madre nel 1990
Uno dei momenti di cui sono più orgogliosa nella mia vita è stato quando ho detto a mia madre di aver passato gli esami finali e di essere finalmente un’infermiera abilitata, anche se lei non capiva perché avessi bisogno di lavorare se avevo un brav’uomo che si prendeva cura di me
. Ciononostante, sapevo che era orgogliosa di me, e se oggi fosse ancora viva ed avesse assistito ai cambiamenti avvenuti nel corso dei miei 28 anni di carriera come infermiera, penso che sarebbe diventata una di quelle fastidiose vicine di casa che parlano continuamente della loro figlia super talentuosa. Tutto quello che sono riuscita a raggiungere nel corso degli anni è dovuto in parte ai sacrifici che lei ha fatto, sia a livello fisico sia psicologico, durante la mia infanzia. Io spero che lei sappia che quei sacrifici sono valsi a qualcosa, dal momento che in questi anni sono riuscita ad occuparmi dei miei figli avendo dietro le spalle la sicurezza di una valida qualifica come infermiera.
Quindi, iniziamo dall’inizio, da quei giorni innocenti durante i quali è iniziata la mia vita da studentessa di infermieristica a Colchester, nell’Essex. Vediamo come e perché una ragazza di campagna di sedici anni, un po’ all’antica, ma con un discreto senso dell’umorismo, decide improvvisamente di diventare un’infermiera!
Capitolo 1: Cosa vuoi fare da grande?
Nel 1981, quando stavo per finire le scuole superiori a Debenham, nel Suffolk, non pensavo affatto alla mia carriera. Sapevo che avrei dovuto trovare un lavoro immediatamente, perché avevamo bisogno di soldi e volevo che mia madre lavorasse di meno. Eppure, non pensavo affatto a trovare un lavoro, a considerare quale direzione avrebbe preso la mia carriera, né a dove mi avrebbe condotta in futuro quella decisione. Essendo una giovane ragazza di paese cresciuta con i valori di una famiglia prettamente tradizionalista e, come alcuni direbbero, all’antica, instillati da mia madre, avevo sempre immaginato di lasciare gli studi e di andare a lavorare come cassiera per i supermercati Woodsworths o in un altro dei grandi magazzini che si trovano nelle vicinanze di Ipswich. A ciò sarebbe di certo seguito un matrimonio e una famiglia di cui prendermi cura. Non vi era alcun accenno né tantomeno discorso sulla possibilità di intraprendere una carriera e, non avendo nessun modello di carriera lavorativa che ispirasse la mia linea di pensiero, non avevo ambizioni né obiettivi ben precisi, perché non era a quello che la mia vita era destinata.
Provenivo da una famiglia in cui mia madre, genitore single, non per scelta ma come risultato del suo cattivo gusto in fatto di uomini, faceva tre lavori nei giorni in cui il sostegno da parte della previdenza sociale era insufficiente o del tutto assente. Lavorava come addetta alle pulizie, periodicamente andava a raccogliere frutta e verdura di ogni tipo, nel periodo natalizio andava a spennare tacchini nella fattoria locale, e lavorava anche come domestica. Faceva tutto questo per garantire a me e alle mie tre sorelle quello di cui avevamo bisogno. Non avevamo una grande rete familiare alla quale fare affidamento, a parte mia nonna, che viveva nella cittadina accanto, ma la sua mobilità era limitata, dovendo usare due stampelle a causa delle ulcere croniche alle gambe; però, le piaceva stare con me a guardare le partite di wrestling in TV il sabato pomeriggio.
A meno che io non ne fossi a conoscenza, a scuola si parlava poco di lavoro fino alla fine dell’ultimo anno, e fu dopo uno dei primi incontri con il consulente del lavoro che pensai: Forse ci sono più opportunità di lavoro che fare la semplice cassiera
. Durante una degli incontri, incontrammo un tutor del Suffolk College, che distribuì le brochures per l’anno successivo. Sfogliai le pagine, non sapendo affatto cosa stessi cercando. Fedele al mio approccio tradizionalista alla vita, pensando ad un lavoro che fosse adatto ad una donna, andai dritta alla sezione dedicata ai lavori di segreteria. Questo accadde prima che mi ricordassi delle parole della mia insegnante del corso di segretariato, la signora Sibley: Tu saresti più adatta ad archiviare ed indicizzare che a battere a macchina, quindi non preoccuparti della verifica sulla velocità di battitura e sull’accuratezza
.
Alcune delle mie amiche stavano scegliendo corsi di parrucchiera, ma io ero sempre stata un tale maschiaccio, così poco interessata a cose di quel genere e sempre molto più contenta di indossare le mie salopettes, con i capelli in genere sciolti o legati con una coda.
Una definizione di maschiaccio è:
Una ragazza che si comporta in un modo che è percepito come stereotipicamente maschile o mascolino e/o che si muove o si veste come un ragazzo, a cui piacciono i giochi violenti all’aperto
[2]
E questa definizione si addiceva sicuramente a me, una ragazza nata e cresciuta in campagna.
Appena voltai pagina e vidi la fotografia di un uomo di una certa età che veniva aiutato a mettersi le calze, in quella che sembrava essere la sua casa, da un’aspirante studentessa di infermieristica che indossava un’uniforme di un rosa incredibilmente luminoso, quasi fluorescente, qualcosa si accese nella mia testa. No, non il pensiero dell’uniforme rosa. All’improvviso, quell’immagine mi fece pensare a mio nonna e alle sue ulcere alle gambe, e all’infermiera domiciliare che le faceva visita ogni settimana, a volte con un assistente, per curarle. Pensai anche al mio vecchio vicino, il signor Forsyth, a cui facevo visita un paio di volte a settimana per applicargli o controllare i suoi cerotti per calli. Lui non riusciva a farlo da sé a causa dell’artrite alle ginocchia e alle anche, o per le sue ferite di guerra, come le chiamava lui. Mia madre per un po’ aveva lavorato come badante, e quindi forse io potevo fare qualcosa di simile dopo aver finito la scuola. Mi piacevano le persone anziane, erano interessanti e avevano sempre delle grandi storie da raccontare.
È qui che accidentalmente tutto ebbe inizio, e così cominciò la mia avventura da infermiera.
Non recitavo bene la parte con la mia uniforme rosa da aspirante studentessa di infermieristica, con l’orologio da taschino e il tesserino identificativo?
Nel Settembre del 1981, iniziai il mio corso di pre-infermieristica al Suffolk College di Ipswich. Scopo del corso era preparare gli studenti a candidarsi ad un corso di infermieristica nel Regno Unito per diventare o Infermiera Statale Iscritta (SEN) o Infermiera Statale Registrata (SRN). Non ero del tutto sicura su quale dei due fare, ma mi concentrai sul completare il corso e ottenere in ogni modo i requisiti d’accesso. Il corso a cui fui accettata mirava a fornire elementi educativi tali da assicurare che tutti gli studenti raggiungessero il minimo di cinque punti del Livello O in Matematica e Letteratura con voto C o anche più, che era la votazione minima per entrare al corso di formazione per SRN, anche se alcuni ospedali universitari richiedevano una votazione più alta specie se i posti erano molto richiesti. Questo era spesso il caso di