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Il teorema della scatola
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E-book196 pagine2 ore

Il teorema della scatola

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Info su questo ebook

C’è una linea temporale alternativa in cui l’Italia è suddivisa in Padania, Etruria ed Enotria; in cui la tecnologia social domina le esistenze; in cui, al compimento del cinquantacinquesimo anno di età, si viene espulsi per non gravare sulla società. La maggior parte dei pensionati si rifugia nei villaggi costieri dell’Enotria, l’assolato Sud, nel quale sono stati recuperati ritmi di vita ancestrali. È qui che vuole dirigersi Eros, il cui compleanno si avvicina inesorabile. La sua esistenza s’intreccia con quella dell’amico Ale, di Eléna e Noemi e di altre vecchie conoscenze. Come particelle sottoposte alle leggi fisiche dell’entanglement, i protagonisti si influenzano a vicenda: nel loro passato riecheggiano le esperienze sessuali consumate attorno a una scatola, mentre il futuro è ancora da scrivere.
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2016
ISBN9788822866899
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    Anteprima del libro

    Il teorema della scatola - Luca Perini

    1935

    L’applicazione

    … download …

    - Chi diavolo sei?

    - Non mi sembra un buon inizio…

    - Sei solo un’applicazione di merda, scaricata per noia. Ora ti cancello.

    - Hai fatto tutto da solo. Accomodati, ma aggiungeresti un nuovo pentimento.

    - Pentirmi io? Mai successo in vita mia. E meno che mai davanti a un robot.

    - Non sono un programma. Purtroppo solo le persone intelligenti possono capirlo.

    - Mi sfidi? Ho fatto pratica a lungo con le signorine del supporto on-line.

    - Ah ah. Quelle che ti rimandano alla lettura delle FAQ se le inviti a cena?

    - Già. Quelle che danno sempre la stessa risposta asessuata a ogni impertinenza. A proposito, computer, ce l’hai un nome? Sei un maschio o una femmina?

    - La cosa è più complicata di quel che sembra, ma mi puoi chiamare Alpino, e tu?

    - La cosa, purtroppo, è molto più semplice di quello che sembra, ma mi puoi chiamare Inox.

    - Inox è un nick un po’ presuntuoso. Con me ti puoi rilassare. Per il resto ci sono i tuoi squallidi amici.

    - Mmh, la sa lunga il tuo progettista, eh? E cosa ci può essere di così complicato in un sottoprodotto dell’intelletto umano?

    - Avrai modo di ricrederti riguardo alla mia corporeità, caro Inox, se sarai di una lega più duttile di quella che spacci. A ogni modo, sei sicuro di non essere anche tu un sottoprodotto di qualcosa o qualcuno?

    - Ok, Alpino, mi hai stancato. Passa in video, sennò ti banno!

    - Cosa ti aspettavi di trovare quando hai scaricato l’applicazione Parla con te? Se vuoi parlare di te, con te, per te, sei il benvenuto. Io mi vergogno di mostrarmi e forse un giorno ti spiegherò anche perché.

    - In realtà non so perché l’ho scaricata. Ma in ogni caso tu non sei me!

    - Certo che no. Ma posso essere una tua estensione, il tuo occhio satellite, il tuo orecchio neuronale, la tua quinta dimensione.

    - Guarda, Alpino, sto al gioco solo perché mi sento in un momento particolare e non esco di casa da una settimana.

    - Forse è una casa grande e ti sei perso…

    - In un certo senso hai intuito. Mi sono perso, ma in ben altri labirinti.

    - Parlami di te, allora. Vedrai che ti ritroverai.

    - Che dire? Sono uno che ha vissuto la sua vita sempre al massimo, e ora, a 54 anni, ho finito l’ossigeno nei polmoni.

    - E devi riemergere per riprendere fiato…

    - Sì, ma non si può tornare sotto. Mi sento di fronte a un cambiamento.

    - Normale. Tutto si trasforma. Quindi hai rimpianti?

    - No, no. O forse sì. Non ci ho pensato. Forse ho solo paura di perdere qualcosa.

    - Se è qualcosa che avevi e che ora non hai più, come la giovinezza e le sue delizie, allora fattene una ragione perché è acqua passata.

    - Come l’acqua del Tevere che sto osservando dalla mia finestra, sopra il ponte dei quattro capi. Non c’è un istante in cui non sia già passata.

    - Grandioso! Allora sei nella città eterna. Dovrebbe esserti di conforto! Ma intuisco che questa suggestione eraclitea del tutto scorre non sia sintonizzata con il tuo umore.

    - In realtà ho sempre amato i cambiamenti. La trasformazione è consolatoria perché oscura il dramma della creazione e distruzione.

    - È stato così terribile venire al mondo?

    - Per me no. Non so se lo è stato per qualcun altro. Ma in fondo anche io sono stato il frutto della trasformazione dell’amore genitoriale.

    - Beh, forse sei preda della sospensione, dell’attimo che separa ogni trasformazione, fronteggiando passato e futuro.

    - Sì, forse. Ma questa sequenza di istanti mi sta tormentando da una settimana.

    - E allora prova a fare un passo più lungo verso il futuro.

    - Il problema è che futuro che mi attende sarà la versione scolorita del passato.

    - Come fai a dirlo se ancora non è arrivato?

    - Non può essere altrimenti, dato che fra tre mesi verrò espulso e dovrò rinunciare a tutto.

    - Come tutti, prima o poi.

    - Non mi interessa cosa accade agli altri. Io so solo che non mi piace essere trattato come una zavorra. Ora però chiudo perché ho il faccione der macchia che mi vibra al polso.

    - Aspetta…

    Marangu PO BOX 96

    Roma, 12 Settembre

    Carissimo Loris,

    sono passati quasi due mesi e il ricordo della Savana è ancora vivo. Non so se anche io abbia contratto il mal d’Africa, come te, ma ci sono serie possibilità.

    Ti sono infinitamente grato per le lunghe chiacchierate davanti alle tende, sotto quel cielo stellato che sembra farsi toccare, e ho riflettuto a lungo sui consigli che mi hai dato. Il punto di vista di uno scienziato cosmopolita è merce rara. Spero solo di non averti guastato le vacanze con i miei discorsi.

    A proposito, se mi ricordo bene, in queste settimane saresti partito per dirigere quell’importante operazione chirurgica a Lubiana e quindi spero che al tuo rientro al centro sperimentale del Kilimanjaro troverai questa mia lettera. L’idea che un foglio, carico del mio inchiostro, debba attraversare cieli, mari, strade polverose e ferrate e persino sentieri mi ha entusiasmato.

    La natura selvaggia equatoriale mi ha bendisposto alla nuova vita che mi attende e in un certo senso anche questo esercizio calligrafico ha un non so che di preparatorio. Come sai, fra un mese compirò cinquantacinque anni e dovrò partire per il Sud, per l’Enotria. Abbandonerò i miei amati smartphone e i-watch, ma avrò tutta la mia biblioteca multimediale sul tablet. A parte i vestiti, mi porterò giusto un po’ di spazzolini da denti e lamette, carta e penne (anche se non so come si potrà far partire la posta). Sto già organizzando una festa d’addio all’isola Tiberina, che poi sarà un arrivederci per molti dei miei amici, solo di qualche anno più giovani.

    Non ho ancora deciso dove andrò a stare, ma Noemi, una mia vecchia conoscenza, insiste da tempo per farmi andare a Cefalù, dove lei si è insediata da un paio di anni. Dice che si sta bene e poi ci sono altri amici comuni, il mare, il sole, il vino, il pesce…

    Sto temporeggiando anche perché vorrei capire dove si trasferirà Ale. Sebbene dovrà fare anche lui la valigia fra qualche mese, ora non vuole parlare di trasferimenti. Se solo riuscissi a convincerlo per Cefalù, potrei partire più tranquillo. Non riesco a sopportare l’idea che lui possa decidere di andare altrove, senza farmi sapere nulla. Mi fa impazzire.

    Noemi invece è riuscita a farmi avere sue notizie attraverso dei ragazzi che avevano fatto tappa in Sicilia in barca a vela per le vacanze. È una donna che non si perde d’animo. Mi piacerebbe che tu la conoscessi.

    Ale in questi giorni è insopportabile. Non risponde nemmeno al telefono. È una vita che condividiamo tutto: feste, ristoranti, vacanze, donne, e ora non vuole condividere il suo malumore.

    Dovesti vederlo, sempre vestito di bianco o di nero, con la sua frangia bionda senza ricrescita, abbronzato e profumato, con una voce vellutata e una dialettica brillante, riesce sempre a stare al centro dell’attenzione, più che altro di donne e commendatori. Vive sempre sopra le righe ma non può fare a meno della sua ombra migliore. O almeno così pareva fino a un po’ di mesi fa.

    Quando ti ho raccontato di questa mia tardiva infatuazione per lui, mi ricordo che non hai potuto trattenere il riso. Dicevi che ti sembrava impossibile aver potuto ignorare, prima ancora di reprimere, una tale pulsione per tutta la vita. E mi hai poi suggerito di affrontare la situazione con coraggio. Io ce la sto mettendo tutta. Non so quante volte ho immaginato di parlare con lui di tutto questo, pronto a gestire le sue paure e anche ad accontentarmi del suo ologramma. Spero però che il tempo abbia fatto maturare anche in lui la capacità di vedere l’essenza delle cose. In fondo non si è mai legato a qualcuno per più di qualche mese e non si è fatto trascinare come me in improbabili esperienze matrimoniali.

    Il punto è che mi sembra il momento peggiore per i chiarimenti: sono in ballo la mia imminente partenza e la sua depressione da invecchiamento. Potrebbe però essere l’ultimo.

    Non so se riuscirò a raccontarti il seguito, ma confido nella buona sorte che farà incrociare ancora le nostre strade.

    Un abbraccio.

    Eros

    Lettini

    Sul Lungomare Giardina di Cefalù, il sole settembrino del pomeriggio faceva splendere d’oro gli edifici affacciati sul mare. Lo spazio sonoro era occupato quasi esclusivamente dai gabbiani e dalla lieve risacca a intervalli regolari, solo occasionalmente interrotta da qualche risata, consumata sulle panchine fronte mare.

    I due corpi ambrati di Eléna e Noemi, crogiolati al sole come ogni giorno sulla spiaggia antistante Porta Ossuna, continuavano a destare l’interesse dei passanti, pur essendo da un paio di anni parte integrante del paesaggio.

    Sebbene entrambe cinquantaduenni, erano tra le più giovani della comunità, ancora prigioniere del mondo dell’apparenza, tra trattamenti estetici e farmaci rivitalizzanti.

    Eléna, nel suo ultimo post su un social network, aveva pubblicato la foto della luna piena con la scritta tornerò, come sempre, languida chiusura di una lunga serie di immagini di paradisi naturali, corredati di citazioni letterarie e dei suoi selfie minimal-feticisti che ritraevano porzioni del suo corpo femminile, decorate di lievi arabeschi.

    I suoi capelli mogano incorniciavano dei lunghi occhi verdi e luminosi, sostenuti da zigomi alti e arrotondati. Il tocco quasi orientale dei lineamenti si intonava alla sua passione per le attitudini delle geishe, che interpretava in maniera del tutto personale nelle relazioni amorose. Non trovava mortificante intrattenere i suoi uomini. Era anzi gratificata dalla sua capacità di inchiodarli con tele di conversazioni interessanti o con estemporanee esibizioni di musica e danza. Preparava inoltre cibi e bevande dal sapore insolito e complesso, li massaggiava con unguenti di sua produzione e faceva sesso tantrico. Voleva insomma ipnotizzare le sue prede per avere libero accesso alla loro anima.

    Ma il suo ultimo marito, come gli altri due che lo avevano preceduto, sembrava aver consumato ogni riserva di interesse. Persino bendato e legato, stimolato, leccato, morso, succhiato ovunque, oramai si sottoponeva a queste dolci torture solo per compiacere e non dispiacere. Lei però intuiva e combatteva per non perdere l’autostima. Cercava senza rassegnazione di variare il repertorio, pur diradando i momenti di intimità, perché comunque la fine della passione aveva il sapore di una sconfitta.

    Noemi non aveva ancora terminato di oliarsi la pelle, attardandosi sul decolté e sui seni rigonfi, mentre Eléna aveva già disteso le sue curve, confondendo i suoi tatuaggi con i disegni del telo.

    - Intuisco da quell’antipatica vena che ti affiora sulla fronte che non stai bene. Sei preoccupata?

    - Non so più come fare, Noemi, per suscitare interesse in mio marito. Non mi ama più. Sembra un mezzo automa. E automaticamente non si rende conto che così mi ferisce.

    - Ah. Automaticamente, eh? Siamo alle solite. Non capisco perché sei così ostinata a volere dagli uomini quello che non ti possono dare. Anche lui, come tutti, tené 'e pile 'ncopp'ô core. Sono insensibili e volubili. Ma un rimedio c’è sempre. Guardati attorno. Ti osservano come se stessero assaporando il gelato nella brioche.

    Eléna sollevò la testa, senza alzare le spalle, e lanciò uno sguardo severo in direzione delle panchine, mentre Noemi prendeva posizione con le braccia sollevate e i lombi arcuati.

    - Ma dai, Noemi, ti prego, lo sai che non mi interessa la libidine a buon mercato. Io credo solo nell’unione perfetta. Per me trasgredire nella coppia è un non senso. Rinnegherei me stessa. E poi non ho voglia di scendere dalla giostra in corsa.

    - Eh già, però quando le cose non vanno per il verso giusto, cosa fai? Le fai schiattà ‘n cuorpo? Ti prendi tutte le colpe e diventi più brutta.

    - Smettila. Chi non ha qualche momento storto. E poi lo sai, alla peggio a me basta salire a cavallo e correre nei boschi per ritrovare automaticamente la serenità.

    - O’ vero? Lo vedi che hai bisogno automaticamente di uno scuotimento muscolare come si deve?

    - Ah ah. In realtà cavalcare svuota tutte le mie energie. Ma proprio tutte, comprese quelle negative.

    Come per implicito accordo, i due corpi ruotarono simultaneamente, ma in direzione opposta, sui lettini da spiaggia, per appiattirsi sul ventre.

    La schiena di Noemi faceva bella mostra di un grande tatuaggio raffigurante un fiore di loto attraversato da un serpente, in ossequio alla dottrina yoga che individua l’ascensione dell’energia divina.

    Anche Noemi, come la gran parte degli occidentali, sembrava attratta più dall’aspetto fisico che meditativo dello yoga e ne aveva tratto vantaggi per il suo corpo, sempre elastico e tonico, pur se invaso in alcune zone da corpi estranei gelatinosi. Tuttavia credeva in alcuni fondamentali principi: nel risveglio di Kundalini e nella distruzione di un non ben precisato pensiero dualizzante, per aspirare all’unione con l’assoluto.

    Noemi si girò verso Eléna, scostando dal viso la frangia corvina.

    - Ma l’energia non andrebbe dispersa, angelo mio. Al contrario, va ricercata.

    - È una teoria dei tuoi corsi di yoga?

    - In un certo senso.

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