Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il ponte chiuso- sette racconti senza via d'uscita
Il ponte chiuso- sette racconti senza via d'uscita
Il ponte chiuso- sette racconti senza via d'uscita
E-book204 pagine3 ore

Il ponte chiuso- sette racconti senza via d'uscita

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Sette racconti accomunati dal gusto del paradosso con cui spesso il destino scambia ruoli e prospettive, sovverte apparenze e certezze. Con conseguenze drammatiche, grottesche, imprevedibili.

In Vincere il futuro i finalisti di un reality dal montepremi milionario scoprono che la vera partita si sta giocando nel mondo reale, ed è una partita che non promette niente di buono, neanche per loro; il protagonista di Soggetto 11 (racconto vincitore della 48esima edizione del Nero Premio, indetto dal sito La tela nera.com) si è sottoposto ad una cura sperimentale che avrà ottimi risultati per la sua salute, ma che lo condannerà altresì a diventare, suo malgrado, il protagonista di un classico della letteratura; in Per la pelle due amiche condividono un'esperienza davvero particolare, e a una delle due toccherà fissare il limite oltre il quale nemmeno un'amicizia per la pelle può spingersi; Un uomo tranquillo vive nella provincia americana degli anni '60 del secolo scorso, è un insegnante stimato e un uomo devoto. Soprattutto alle sue perversioni; Il ponte chiuso è la storia di un'amicizia che si trasforma in ossessione, una storia di formazione che cede il passo ad una realtà forse già scritta fin dall'inizio; un marito violento scopre a sue spese che L'anziano col cappello, spauracchio di qualunque automobilista, non è soltanto un vecchietto dai riflessi troppo lenti per guidare; in Raccolta differenziata due signore di un condominio discettano su dove sia più opportuno collocare i resti del cadavere di una professoressa in pensione.

Francesco Coppola è nato a Roma il 3 aprile 1964, vive a Cassino (FR). È avvocato. Il suo sito personale: www.francescocoppola.net
LinguaItaliano
Data di uscita4 gen 2017
ISBN9788867825851
Il ponte chiuso- sette racconti senza via d'uscita

Correlato a Il ponte chiuso- sette racconti senza via d'uscita

Ebook correlati

Narrativa horror per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Il ponte chiuso- sette racconti senza via d'uscita

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il ponte chiuso- sette racconti senza via d'uscita - Francesco Coppola

    Francesco Coppola

    IL PONTE CHIUSO

    sette racconti senza via d'uscita

    GDS

    Editrice GDS

    Francesco Coppola

    Il ponte chiuso- sette racconti senza via d'uscita

    Editrice GDS

    Via pozzo 34

    20069 Vaprio d'adda-Mi

    www.gdsedizioni.it

    Ogni riferimento descritto nel seguente romanzo, racconti, a cose, luoghi, persone, sono da ritenersi del tutto casuali.

    TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI

    vincere il futuro

    Giorno 359

    Antonio guarda il soffitto metallico del bunker. - Cazzo, un'altra settimana qui dentro. Un'altra settimana! Io esco pazzo...

    - Vuoi arrenderti proprio adesso? - lo sfotte Erina. Lei è già in piedi, sta facendo un po' di stretching. Da quando è dentro è ingrassata di otto chili. E dire che mangia pochissimo, all'inizio le facevano schifo tutte le cibarie che la produzione aveva messo a disposizione dei concorrenti. Ha scoperto di possedere un'incredibile capacità di adattamento.

    - Io vado nel parlatorio - annuncia Samuel. Dà un bacio sulla guancia di Erina, che resta un po' delusa, perché si aspettava qualcosa di meno innocente.

    - Ti sei appena svegliato e già hai qualcosa da dire? Ci morirai, lì dentro - s'inserisce Joanna, sbadigliando. - Almeno fai prima colazione...

    - Dopo, dopo. Tanto sto dentro solo cinque minuti. È che sono ancora incredulo per come sono andate le cose ieri.

    La porta del parlatorio è socchiusa. Come se qualcuno avesse dimenticato di richiuderla, la sera prima, e così fosse rimasta tutta la notte. Ma perché il mondo esterno non li ha avvisati? Di solito, quando succede che qualcuno dimentica di chiudere la porta, li raggiunge la voce di uno degli autori dall'altoparlante per avvertirli.

    Samuel entra e richiude la porta. Sente la serratura che scatta, dice - Guardate che era rimasta aperta - già rivolto verso il piccolo obiettivo davanti a sé. Si siede sulla poltroncina, si liscia la barba lunga. Ha cominciato a farsela crescere quando è entrato nel bunker, ripromettendosi di tagliarla solo quando ne fosse uscito. Adesso gli arriva allo sterno, sembra un giovane imam.

    - Salve, mondo esterno. Come butta là fuori? Innanzitutto voglio dirvi che la diretta di ieri mi ha quasi ucciso. Sì, nel senso che ero strasicuro di uscire. E non lo dico per fare il modesto. Avete sentito cosa continuavo a ripetere a Erina? Cioè, non è che parlassi tanto per parlare. Battere Nathaniel in nomination è stato incredibile. Che emozione! Io a lui lo davo per vincitore assoluto, addirittura. E invece eccomi qua. Uno dei quattro finalisti, uno dei quattro protagonisti del giorno del giudizio. Cristo santo, e chi c'avrebbe mai creduto? Comunque voglio salutare ancora Nat. Ciao, amico mio! Sei stato il migliore per me, e lo sai. Ti immagino con il tuo surf che hai ripreso ad accarezzare le onde di tutti i mari, continuo a ripensare ai tuoi incredibili racconti e non vedo l'ora di raggiungerti, quando sarò fuori di qui, su quell'atollo incantato di cui mi hai detto. Guarda che l'ho preso sul serio il tuo invito, perciò non pensare di sbarazzarti di me tanto facilmente... le mie lacrime ieri sera erano di gioia ma anche di tristezza, perché non avrei voluto perderti. E di incredulità, ovviamente. Cristo santo, che storia! Stamattina quando mi sono svegliato e ho visto Erina di fianco a me... le ho detto: ma siamo ancora qui, noi due? Hai sentito, no? Roba da pazzi. E pensare che credevo di uscire dopo qualche settimana. Anzi, diciamocela tutta: ero sicuro che mi sarei ritirato dopo qualche giorno, un claustrofobico come me chiuso in un bunker antiatomico insieme ad altre ventuno persone!

    C'è una vibrazione forte che scuote le pareti del parlatorio, uno scossone breve ma intenso. Gli altri ragazzi odono anche il riverbero di un boato lontano, ma questo Samuel non può sentirlo, isolato com'è nella piccola cabina insonorizzata. - Cazzo è stato? - esclama. Istintivamente stringe i braccioli della poltroncina. - Cazzo, cos'era un segnale d'approvazione da parte vostra? - Ride. - A proposito, visto che questa è l'ultima settimana, non è che si potrebbe avere qualche sigaretta in più? Sì, lo so che fumare qui dentro non è proprio l'ideale per la salute, ma cazzo, non è che si può fare molto altro in questo posto. Tutti i peggiori vizi ti vengono fuori... come dire... amplificati, ti fanno compagnia.

    Di nuovo la stessa vibrazione, ma meno intensa. Samuel si guarda intorno, le pareti azzurrine e gommose, ricoperte di un particolare materiale insonorizzante, gli sembrano improvvisamente quelle di una cella. È la prima volta che gli capita di pensarlo, in tutti questi giorni. Dice - Ma non è mica un terremoto, eh? Non so, qua sotto magari siamo al sicuro, ma ho come la sensazione che faremmo la fine dei topi se...

    Silenzio. Nessuno replica. Raramente gli autori interloquiscono con i concorrenti quando sono nel parlatorio. Lo fanno solo per qualche comunicazione ufficiale, per redarguirli di qualche comportamento eccessivo, ai limiti del regolamento. A Irene e Brigida comunicarono che erano state squalificate dopo essersele date di santa ragione per via di Ed; a Virgo fecero una lunga paternale dopo il furto della crema per il viso.

    Samuel resta in ascolto, vorrebbe sentire una voce dall'altra parte. Stavolta avverte uno strano distacco in quella mancata risposta, come se dietro la telecamera non ci fosse davvero nessuno. Come se il mondo esterno si fosse preso una momentanea vacanza da lui e dagli altri ragazzi.

    Alla fine si alza e, molle sulle gambe, si avvicina alla porta. È deluso, si accarezza la barba, si volta verso l'obiettivo come se volesse dire un'ultima cosa. Invece resta muto, indica la porta per sollecitarne l'apertura.

    Il clic della serratura automatica non arriva. Samuel dice - Mondo esterno, se non l'hai capito vorrei ritornare di là... - Gli viene fuori un tono vagamente seccato, poco educato. Si concede una risatina forzata, si gratta la testa. - Sono ancora morto di sonno, mi sa che mi rimetterò a dormire - aggiunge.

    Di nuovo si avvicina alla porta, prova a spingere. Ovviamente non accade nulla. Se la serratura non viene sbloccata - e solo il mondo esterno può farlo - non c'è modo di uscire da lì. - Cazzo, mi volete aprire o no?

    Non se lo sarebbe mai aspettato di alzare la voce col mondo esterno, di perdere la pazienza con gli autori del programma. Un autogol pazzesco. A una settimana dal giorno del giudizio.

    Ma quella situazione lo sta logorando. Se è uno scherzo, è il più idiota degli scherzi. Se è una specie di prova, la sta fallendo miseramente, ma non può farci nulla.

    È come essere chiusi nella cabina di un ascensore la notte di Natale in uno stabile deserto, con l'allarme che non funziona e il cellulare che non prende.

    Calma, stai calmo Samuel, cerca di darsi coraggio. Ti stanno osservando. Ti stanno ascoltando. Cosa ti salta in mente che non c'è più nessuno dall'altra parte? Che razza di idee ti vengono in mente?

    Ti stanno mettendo alla prova e tu ci stai cascando, coglione che non sei altro. Credevi di essertela conquista già, la finale? Troppo comodo. A tutti e quattro tocca di subire una prova di qualche tipo, evidentemente, e tu non fai eccezione.

    Sorride. Si risiede sulla poltrona, si stira. - Va bene, mi state giocando uno dei vostri scherzi. Okay, tutto a posto. Posso almeno sapere quanto durerà? No, giusto per darmi una regolata. Ancora non ho dato un bacio a Erina, stamane, e vorrei rimediare appena possibile. Vorrei fare anche colazione, perché stanotte, dopo la puntata, non ho mangiato quasi niente. Come sempre, quando cucina Antonio.

    Gli sembra che la temperatura stia salendo, adesso. Fa più caldo. - E per favore, andateci piano con il riscaldamento. Qua dentro sta diventando un forno.

    Subito dopo averla pronunciata, la parola forno gli dà una strana inquietudine: Gli evoca Auschwitz, più che il piccolo microonde che hanno a disposizione nel cucinino per cuocere la vivande.

    Joanna non sembra affatto dispiaciuta che sia uscito Nat, riflette Erina mentre si asciuga i capelli. D'accordo che è un gioco e che a Samuel lei vuole bene, tuttavia manifestare un minimo di rammarico per il fatto che il suo ragazzo sia uscito a una settimana dal giorno del giudizio sarebbe stato del tutto naturale e comprensibile. Invece niente, non una lacrimuccia, non un filo di malinconia. A quella l'unica cosa che interessa è rimanere lei dentro, arrivare lei alla finale, continuare a infilarsi quei suoi tanga striminziti e girare per il bunker porgendo il più possibile le chiappe scoperte alle telecamere. Aveva ragione Nik quando diceva che di Joanna il pubblico avrebbe imparato a conoscere più il culo che la faccia.

    Vorrebbe parlare di questo con Samuel, visto che finora non le è riuscito di farlo. Finora è stata troppo impegnata a festeggiare il fatto che lui abbia superato la nomination. Diciamo pure che non ci sperava molto. Battere Nat a una settimana dal giorno del giudizio... dopo un risultato del genere, Samuel diventa automaticamente il candidato più probabile alla vittoria finale. Meglio non dirlo ad alta voce, per adesso. D'altronde loro due sono in società, come dice Sam. E quella società ha due possibilità su quattro di accaparrarsi il milione di euro del montepremi. Lei non è mica egoista come Joanna, che pensa solo per sé. Lei pensa per due. Sbrigati Sam, che ho voglia di baciarti...

    - Avete sentito quella specie di scossa? Sarà stato un terremoto? - chiede Antonio, mentre si passa il gel al cocco nei capelli. Guarda Erina di tre quarti, accenna un sorriso tirato. Ha un rapido flash della sera precedente, quando Cleo, riferendosi a lui in uno dei collegamenti con il bunker, aveva detto che fuori c'erano "migliaia di ragazze pronte a fare pazzie per il concorrente più bello di questa edizione di Vincere il futuro".

    - Secondo te, ora che è uscito Nat, chi è più vicino al montepremi? - gli chiede Joanna sottovoce.

    Antonio la guarda riflessa nello specchio, il viso di lei accanto al suo, l'aria pensierosa. - Secondo te? Credo che entrambi pensiamo alla stessa persona. Samuel non ha sbagliato un colpo, finora. È gentile, colto, il ragazzo che ogni mamma vorrebbe come fidanzato della figlia. Per me ha già vinto.

    - Allora mia madre starà facendo i salti di gioia - dice lei, senza smettere di asciugarsi i capelli, senza guardarlo, il tono della voce appena divertito.

    - Non lo so se tua madre sta facendo i salti di gioia. Però lui è quel tipo lì. Fa quel tipo di effetto. Secondo me al pubblico piace.

    - Io ho paura che si bruci, 'sta settimana. Non lo so, lo vedo un po' nervoso, ultimamente. Non vorrei che tutta la tensione accumulata gli esplodesse tra le mani in questi ultimi giorni.

    - Ma che vai a pensare? Samuel è uno che tiene duro, non sclera mica. E comunque considera che può sempre succedere tutto. Cioè, voglio dire, te lo saresti mai aspettata che Nat non arrivasse in finale? Cioè, siamo chiusi qui dentro da un anno, e non è che abbiamo ancora tanto contatto con la realtà, secondo me. La realtà che sta fuori, mica quella qui dentro.

    - Eh...

    - Cioè, Samuel potrebbe anche bruciarsi, ma non nel senso che pensiamo noi. Perché alla fine chi decide è il pubblico e il pubblico vede le cose in modo diverso da come le vediamo noi. Cioè, magari oggi lui è il beniamino del pubblico e poi magari fra una settimana è cotto e vai a capire perché...

    Giorno 360

    Nel parlatorio Samuel sta cuocendo sul serio. La temperatura è salita a dismisura, il riscaldamento è al massimo e in quel locale minuscolo supera ogni limite di tollerabilità.

    Con le poche energie che gli restano, il ragazzo continua a forzare invano la maniglia della porta, urla debolmente, cerca di attirare l'attenzione dei compagni, ma i suoi tentativi di richiamo impattano contro la parete insonorizzata come pallottole contro un giubbotto antiproiettile, nel bunker filtrano solo flebili echi che sarebbero appena percepibili, forse, solo se dall'altra parte ci fosse silenzio assoluto.

    Samuel si gira ancora una volta verso l'unica telecamera posta di fronte alla poltroncina bianca. - Si può sapere che cazzo di storia è questa? Che cazzo volete da me? Che cazzo volete? - mormora. Poi con le ultime forze residue colpisce con un pugno l'obiettivo, lo manda in frantumi.

    Subito si pente di averlo fatto. Perché questo potrebbe costargli la squalifica (ma è solo un retropensiero fulmineo, un riflesso condizionato della mente concentrata sul gioco, e solo sul gioco, per un anno intero), e perché adesso sa che non possono vederlo, si sente ancora più solo in balia di questa situazione assurda.

    Cade in ginocchio, il sudore che gli cola dalla fronte, dal viso, da ogni poro della pelle, lungo i peli della barba, gli occhi che gli bruciano, la gola riarsa, la mente che comincia a perdere lucidità. - Fatemi u... uscire da questo cazzo di forno crematorio... fatemi uscire da qui, non me ne frega niente del gioco, della gara... voglio uscire... - implora. Le lacrime si mischiano al sudore.

    Giorno 361

    - Facciamo un attimo il punto della situazione - dice Antonio, mordicchiandosi l'unghia dell'anulare destro. Aveva smesso con l'onicofagia da almeno cinque anni.

    Sono seduti intorno al tavolo da pranzo, nel vano più ampio del bunker, dove un tempo si stava stretti e dove adesso lo spazio abbonda. Joanna contorce con le dita una ciocca bionda, Erina ha uno sguardo ansioso e assonnato (tutta notte non ha dormito), continua a fissare a turno le piccole telecamere che circondano la stanza, stranamente immobili.

    - Senti - dice Joanna - ne abbiamo già parlato: l'hanno fatto uscire e adesso chissà dov'è, non sarebbe la prima volta che organizzano questi scherzi. Poi da un momento all'altro ce lo vedremo rientrare e ci dirà che gli hanno fatto passare una giornata in una beauty farm, o che so io. Vi ricordate Ramon e Cinzia? Li hanno portati addirittura a Disneyland.

    Sta parlando di Samuel. Da quando è entrato nel parlatorio, ventiquattr'ore fa, di lui si sono perse le tracce.

    - Si ma da dove l'hanno fatto uscire? Tu l'hai visto uscire? - dice Antonio.

    - Comunque nel parlatorio ci deve essere una specie di porta segreta da cui certe volte entrano i tecnici per sistemare le cose. Questo è sicuro, sennò come farebbero? L'avranno fatto uscire da lì. - dice Erina, riprendendosi per un attimo dall'intorpidimento, rinfrancata all'idea di poter dare il suo contributo ad una chiave interpretativa ottimistica della faccenda.

    - Sì ma che senso ha che da ieri il parlatorio è inaccessibile? È chiuso. Perché? - incalza Antonio dandosi una riavviata al ciuffo che gli copre parte della fronte. - E le telecamere? Avete fatto caso che non si muovono? Non ci seguono. Prima ho fatto una prova, ero da solo in corridoio e mi sono messo a correre verso la cucina. Ma gli obiettivi sono rimasti immobili.

    - Questo è vero, l'ho notato anch'io - ammette Erina a malincuore.

    - Veramente? - dice Joanna. Spalanca gli occhioni blu verso una delle telecamere come se cercasse una conferma.

    - Sì, veramente - dice Antonio. - È tutto così strano, a pochi giorni dalla finale, poi... è come se ci avessero abbandonato.

    - Ma non dire cazzate! - interviene Joanna. Sposta lo sguardo da un telecamera all'altra, fa ciao con la manina. - Ehi là, ci siete? Noi siamo qui, mica ve ne siete andati e ci avete lasciati qua sotto da soli?

    - Sai che bella fregatura! - dice Erina, ridendo per darsi coraggio.

    - Ma no, c'è tutto il mondo che ancora ci guarda, dall'altra parte... - dice Joanna.

    - Eh, tutto il mondo! - interviene Antonio. - Sei la solita megalomane. Comunque avete sentito cos'ha detto Cleo, l'altra sera? Non dimenticatevi

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1