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Un pallone che rotola
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E-book183 pagine2 ore

Un pallone che rotola

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Info su questo ebook

La Virtus è una società calcistica di provincia, modello di amministrazione lungimirante. Almeno fino a quando vige il binomio vincente tra il presidente Foscarini e il suo braccio destro Petri. Ma d'improvviso qualcosa non va più...
LinguaItaliano
Data di uscita18 gen 2017
ISBN9788892646254
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    Anteprima del libro

    Un pallone che rotola - Marco Antonio Mannino

    Indice

    Frontespizio

    Copyright

    UN PALLONE CHE ROTOLA

    di Marco Antonio Mannino

    Storia di una società di calcio

    Youcanprint Self-Publishing

    Questa è un'opera di fantasia.

    Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o defunte, è assolutamente casuale.

    Titolo | Un pallone che rotola

    Autore | Marco Antonio Mannino

    ISBN | 9788892646254

    Prima edizione digitale: 2017

    © Tutti i diritti riservati all’Autore

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)

    info@youcanprint.it

    www.youcanprint.it

    Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

    Ai tifosi che non si sentono spettatori

    Minchia, se se ne fanno di soldi i procuratori...

    Petri la prese come una frase scontata, buttata lì. Alzò lo sguardo dai fogli che stava controllando e vide lo sguardo di Foscarini verso il campo. Ma non guardava nulla, era uno sguardo vago. Petri non aveva mai visto il presidente non fissare nulla. Anche quando era soprapensiero teneva gli occhi su qualcosa di solido, a volte addirittura manipolava ciò che gli stava attorno, come se non potesse pensare senza nulla di concreto tra le mani. Dopo alcuni attimi, Foscarini annuì come se il suo pensiero fosse concluso e diresse lo sguardo ai calciatori che rientravano negli spogliatoi.

    Petri pensò che di soldi però se ne era fatti pure Foscarini, e pure lui stesso. E il meglio doveva ancora arrivare.

    Si alzò e andò in fondo al terrazzino dell'ufficio per una telefonata. Mano destra in tasca e testa in alto a guardare un lato morto, il caseggiato attorno ai campi. Il Direttore aveva sempre qualcuno con cui dover parlare e a sentirlo sembrava che dall’altra parte ci fossero solo vecchi buoni amici. In quel momento, doveva stare parlando con qualcuno della Capitale, stando ai modi di dire romani che si sforzava di riprodurre con pessimo accento.

    Foscarini ticchettava sul tavolino continuando i suoi pensieri, che adesso potevano essere alimentati alla solita maniera, toccando e fissando qualcosa.

    Poco prima delle diciannove Petri, come a congedarsi, disse al presidente che sarebbe andato a cena con Laudani. E questo non aveva bisogno di altri commenti. Foscarini guardò l'orologio e quasi gemendo rispose Vado a prendere mio figlio...è il compleanno di sua madre.

    Pareva sempre soffrire quando parlava dell'ex moglie.

    Intorno alle venti e trenta Petri e Laudani si incrociarono davanti al Gamberone. Al capo redattore del quotidiano locale veniva sempre l'istinto di allungare la mano per salutare il Direttore, ma questo non salutava mai con la mano chi già conosceva. E spesso, in realtà, non allungava la mano neppure a chi si presentava. Si portò la mano sinistra al petto in maniera napoleonica e allargò la destra come per accogliere e indicare la strada. Tradotto nel suo linguaggio significava muoviti e seguimi. Laudani eseguì. Era nato per farlo.

    Nella solita saletta appartata arrivò come sempre il gestore del locale a prendere la loro comanda, esibendo sorriso d'ordinanza con un notes e una penna color cioccolato.

    Signori... disse per invitarli a ordinare.

    Che bella penna Cataldi... esordì Petri, con tono quasi di rimprovero.

    Ehm..oggi è passato un ... fornitore.. fece quasi a giustificarsi Cataldi.

    Petri gliela prese dalla mano sinistra con la propria mano sinistra e dopo averla guardata per bene se la mise nel taschino della camicia. Aggiungendo Bella, è mia.

    Cataldi fece una smorfia di riso e chiuse le mani come a scioperare.

    Cioè, Direttore ... lei fa come se è a casa sua disse sorridendo verso Laudani. Il quale era in evidente imbarazzo.

    Va beh, tanto ordinate il solito no? fece Cataldi per sorvolare.

    No rispose secco il Direttore, che aggiunse Spaghetti alle vongole con zucchine aprendosi in un sorriso.

    Ah certo..senza penna e con l’ordine variato.. seguì beffardo Cataldi.

    E per Lei? rivolgendosi più serio a Laudani.

    Una grigliatina rispose il capo redattore, agitando le mani come a sottolineare il vezzeggiativo.

    Un vinello bianco va bene? chiese Cataldi rivolgendosi al solo Petri. Poi girandosi verso Laudani, quasi che stesse facendo una domanda banale, domandò se volesse accompagnare la grigliata di carne con un contorno. Questo rispose di no, ancora armeggiando con le mani.

    Petri fissò Laudani e disse perentorio Sia chiaro che nelle prossime tre partite la Virtus farà un solo punto.

    A Verona, immagino.

    Esatto rispose quasi accomodante Petri.

    E di Ayala ... ci sono novità?

    Ayala andrà via, non rientra nel progetto tecnico chi non lo sposa rispose Petri a recitare un copione. Era stato talmente perentorio che Laudani credette avesse pure urlato.

    Cataldi arrivò con una caraffa da mezzo litro di vino bianco fresco e frizzante, ne versò due sorsi ciascuno e andò come avesse tanto altro da fare.

    Dopo che arrivarono i piatti, i due commensali non parlarono più. Petri cessava ogni attività mentre mangiava né gradiva essere interrotto. Divorò la spaghettata in otto forchettate, ognuna accompagnata da cenni di approvazione come se confermasse la bontà del piatto. Laudani procedeva a morsetti sulle puntine, per passare poi a inforcare le posate per bistecca e petto di pollo.

    Ogni volta si rendeva conto di aver sbagliato. Iniziare dalle puntine significava aver poi le mani oleose e il petto di pollo lasciato per ultimo era sempre inevitabilmente stoppaccioso.

    Quando entrambi ebbero ripulito i rispettivi piatti, Petri si appoggiò sul lato destro e cominciò a giochicchiare con lo stuzzicadenti in bocca, lo teneva tra le labbra, lo innalzava facendo leva con l’arcata inferiore e ogni tanto lo usava pure per il suo scopo primario.

    Arrivò un cameriere per sparecchiare e prendendo coraggio si rivolse a Petri con occhiate furtive.

    Direttore, se mi posso permettere ... mio figlio gioca in Eccellenza...

    E tanti complimenti ... cosa vuole sapere da me?

    Niente Direttore, se sa darmi qualche consiglio per...

    L’unico consiglio che so dare al mondo intero è lavorare. Lavorare! Questi mezzucci non li ho mai tollerati, io ho sempre lavorato. E ho insegnato ai miei figli a fare altrettanto.

    Il cameriere pareva ritirato in sé, oltre che per la lezione di morale, pure perché Petri l’aveva impartita con tono crescente, come a sputtanare l’uomo con il resto del locale. Laudani teneva gli occhi bassi sulla tovaglia e fece di no con la testa, seguendo propri pensieri. Il cameriere se ne andò con i due piatti impilati sulla mano destra come fossero sacri. Laudani notò sorpreso che, nonostante la lavata di capo, teneva la testa alta.

    A questo proposito, Direttore...ora mi pare pure imbarazzante da dire ... mio nipote ha 16 anni. Ha passato un provino con la Salernitana, però magari, se potesse giocare ancora qui, a casa ...ancora studia...

    Con chi ha fatto il provino il ragazzo? – Chiese interessato Petri, che aggiunse A Salerno ho vecchi amici."

    Il tecnico delle giovanili è Battiato, ha pure giocato da questa parti ...

    Certo, certo ... come no? Battiato fu mio compagno di squadra nella Biellese, aveva 21 anni e io ne ero il capitano confermò sottolineando il suo ruolo. Poi continuò Guardi Laudani, parlerò con Pippo Nastase, direttore sportivo della Parolese, vediamo se intanto che termina gli studi, riesce a fare un’esperienza importante per questa età ...

    Ah...un’altra cosa Direttore cambiando radicalmente discorso, come avesse ormai raggiunto il suo scopo o per non prolungare quella questua Sarà dura da qui alla fine del campionato parlare solo di programmazione: qualche nome, un assaggio di mercato, insomma ... come si fa a scrivere fino al termine del campionato che state programmando e preparando la nuova stagione?

    Ma non è finito il campionato. Le ultime due partite saranno vere, toste. Al Napoli dobbiamo vendere Bruzzato – e agitò le dita a significare i soldi - E poi, c’è la trasferta a Nuoro ... se il vecchio aspetta i nostri tre punti, gli prende un colpo secco e sogghignò con sguardo da iena.

    Poi aggiunse, mentre stava per alzarsi A suo nipote daremo una piccola possibilità con sguardo, stavolta, da volpe.

    Uscirono dal locale a modo loro, Petri spavaldo con lo sguardo innaturalmente alto e Laudani un passo indietro in mal dissimulato imbarazzo. Cataldi e il capo sala erano sull’attenti davanti la porta dal vetro lucidissimo.

    Appena usciti Laudani rivolse uno sguardo dentro il locale, attraverso le tendine bianche. Chi da dentro guardava nella loro direzione aveva uno guardo disgustato o risentito. Laudani si rendeva conto che sempre più spesso in città, erano proprio quelli i due sentimenti che avvertita nel volto della gente che guardava Petri; e che guardava lui, Gabriele Laudani; non erano questi i sentiment invece, rivolti al Presidente: la gente, lui, lo guardava con simpatia.

    Ma cosa gli hai chiesto? chiese Cataldi a Bruno.

    Niente, manco ho fatto in tempo ... ho solo detto che mio figlio gioca in Eccellenza e lui mi ha assalito. Come se lo volevo raccomandare.

    Angelo, l’altro cameriere, aggrottò le ciglia e sospirò rimestando su un tavolo apparecchiato Come se suo figlioccio Montura non è raccomandato, tre anni titolare e non indovina un passaggio ...

    ****************

    Valente e Luciano erano come fratelli, ma ogni volta che il primo vedeva l’altro aveva un attimo di ritrosia. Poi, certo, gli era pure stato vicino in alcuni momenti difficili, ma del resto la famiglia di Valente aveva quasi adottato Luciano, quando a tredici anni aveva perso il padre.

    Il quale era morto a causa di un incidente sul lavoro e la madre per poco, non era uscita di senno. Così i signori Lavacqua avevano sempre rivolto un pensiero al ragazzino figlio dei vicini di casa. Valente e Luciano erano divenuti più che amici, ma sempre con un leggero astio di Valente dovuto a caratteri molto diversi. Il primo, cresciuto in una famiglia modello, era facilmente irascibile, permaloso e schietto. Il secondo, tra vari disagi, aveva sviluppato tanta ironia, con un tono disinteressato che pareva molto simile al cinismo.

    Allora? Tuo genero ha trovato casa a Trastevere o ai Parioli? Chiese Luciano con tono evidentemente provocatorio. E che provocasse succedeva spesso; ogni volta il suo occhio fisso destro pareva rendersi più luminoso. Valente fece finta di non sentirlo Il Direttore dice che non sposa il progetto ... certo, a Roma sarebbe un’altra cosa. Un’altra maglia, quella ... rincarò Luciano.

    Senti juventino fallito - sbottò Valente intendendo l’allusione di quell’altro- la maglia Fabian la rispetta e la rispetterebbe ancora anche in futuro. Nessuno gli ha chiesto se vuole rimanere. Il Direttore di ‘sti due cosi, ha deciso che deve andarsene. E ai tifosi racconta la storia che lui se ne vuole andare.

    Luciano, ormai soddisfatto di aver ottenuto la risposta che voleva e che già conosceva, si rilassò e chiese alcuni metri di cavo elettrico unipolare ed un paio di barre angolari d’alluminio.

    Dopo che fu uscito, Valente come sempre si chiese se non avesse esagerato; sapeva bene che Luciano lo stuzzicava, in fondo bonariamente e che avrebbe fatto meglio a ricorrere all’ironia piuttosto che all’invettiva, ma non riusciva a controllarsi. Non aveva mai mandato giù intrallazzi, magheggi, calcoli opportunistici e che Fabian passasse per mercenario non lo sopportava affatto.

    E amareggiato concluse che se alla Virtus, società di provincia, c’era quello schifo, chissà a Roma cosa avrebbe trovato. Fango a palate. Tornò a chiedersi se Miriam avrebbe seguito il fidanzato o meno. Non voleva chiederglielo e con la moglie ne avevano appena parlato di sfuggita, ma era un pensiero che sempre più spesso lo catturava, facendogli stringere le labbra. Ogni volta che si prometteva di affrontare l’argomento con la figlia, immediatamente se ne pentiva, temendo di interferire nelle scelte della figlia o semplicemente di passare per padre possessivo e geloso. Avrebbe potuto parlarne con il figlio, ma si rese conto che con lui non parlava di nulla. Lo vedeva, di tanto in tanto, ma non sapeva nulla di come stesse crescendo. Poi si corresse, di come fosse cresciuto. E si maledì per quell’incapacità di chiedere, sondare, di iniziare un discorso e aprirsi agli altri.

    Ancora due ore o poco più e avrebbe chiuso per il pranzo.

    ****************

    Per la prima volta Armando avrebbe fatto il servizio catering in tribuna Vip. Era emozionato, l’aveva annunciato a tutti i suoi amici e avrebbe cercato qualsiasi pretesto per dirlo pure a conoscenti e persino a sconosciuti. Arrivò vibrante venti minuti prima dell’orario di convocazione e avrebbe voluto iniziare anche subito. Ma non c’era cosa potesse fare. Il maitre gli disse che doveva solo ritirare bicchieri, piattini e posate sui tavoli o dove ce ne fossero. Se qualcuno gli avesse ordinato qualcosa, avrebbe dovuto subito passare la comanda ai due ragazzi delle portate. Lui non doveva consegnare nulla, ma solo ripulire. Armando annuì con entusiasmo, come se fosse l’incarico più delicato al mondo.

    Si rese conto che c’era poco da fare. Si trattava di mantenere la sala Vip molto ordinata, senza lasciare in giro piattini con rimasugli e tovaglioli sporchi, così che il colpo d’occhio fosse sempre di ottimo impatto. Pochi minuti prima dell’inizio della partita, rientrando in sala, vide il Direttore con Caligari. Si fermò quasi sul posto. Quei due lì, a pochi metri da lui. Si sentì scaraventato in una dimensione nuova, impensabile. Il Direttore della Virtus che parlava con un dirigente della più blasonata al mondo, Caligari. E parevano due amici. Anzi, Caligari con le mani in tasca che parlava ondeggiando sembrava quasi in soggezione rispetto a Petri. Armando sentì il boato della curva che si alzava per il proprio compito domenicale. Continuò a lanciare occhiate ai due dirigenti mentre si muoveva per la sala con sguardo attento e assorto. Come se stesse controllando che tutto fosse in ordine e non spuntasse qualcosa da portare via mentre in realtà cercava di carpire cosa dicevano. Ma non riuscì a comprendere nulla, pareva parlassero realmente un altro linguaggio. Arrivò

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