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Nevica ancora su via Baxilio: La terza indagine di Dante Ferrero
Nevica ancora su via Baxilio: La terza indagine di Dante Ferrero
Nevica ancora su via Baxilio: La terza indagine di Dante Ferrero
E-book289 pagine3 ore

Nevica ancora su via Baxilio: La terza indagine di Dante Ferrero

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Info su questo ebook

Tortona. Nel cortile di un palazzo di via (Franceschino da) Baxilio viene ritrovato il cadavere di un uomo sui quarant'anni. Si tratta dell'inquilino del quarto piano. Il corpo semi nudo riverso sulla neve. L'esame autoptico riscontrerà fratture da caduta ma nessuna ferità o tracce di colluttazione. Tutto lo classificherebbe come un caso di suicidio, ma Ferrero non la vede così, a differenza dell'Arma che lo ha archiviato in fretta come tale, forse distratta da un caso ben più eclatante: l'olandese liquidato con le modalità tipiche della criminalità organizzata. Improvvisamente la città sembra tornare al centro di affari malavitosi e brutali regolamenti di conti, così come lo era stata anni prima, ai tempi dell'affare ''Nove corto''. Un piatto appetitoso per la bulimia poliziesca di Dante Ferrero, che fortunosamente scoprirà come le due morti si riconducono ad un'unico copione, nel quale circostanze all'apparenza irrilevanti sveleranno un disegno dai riscontri internazionali. Una miscela sofisticata e intrigante per una storia complessa dove indizi, tracce e deduzioni si ribalteranno ad ogni pagina. Un'indagine difficile immersa nella quotidianità di una città anonima e a prima vista imperturbabile. Tortona torna ad essere protagonista, assieme alla sua scalcinata coppia di investigatori, in un noir singolare e drammatico.

Pier Emilio Castoldi è nato, un'estate di parecchi anni fa, a Langosco in provincia di Pavia. Ora risiede a Sale, in quella di Alessandria; ma pur sempre di campagna si tratta. Quindi lomellino di nascita e alessandrino di adozione. Fortunato marito e padre, con familiari accorti nel mantenersi a debita distanza i suoi romanzi. Lavora come grafico-webdesigner coltivando la passione di ''lettore compulsivo''. Solo dopo, per vostra disgrazia, quella della scrittura di noir e romanzi.
O perlomeno si ostina a farlo, convinto che lo spaccio di libri sia una pratica tuttora legale.
Ha sinora pubblicato: La mia vecchia bicicletta arancio, romanzo - anno 2009, Jubileum (Acar edizioni) giallo storico - anno 2010, Theudelinda (Fadia Edizioni) giallo storico - anno 2012, Radio Requiem thriller - anno 2013, Tortona Nove Corto (Fratelli Filli Editori) giallo-noir – anno 2015, Voghera: Nebbie mortali (Fratelli Filli Editori) giallo-noir – anno 2016, Io sono Vento (Vicolo del Pavone) romanzo – anno 2017, Fuga da Hat-Hibboz (Amazon e book) fantasy-distopico – anno 2018
Nel cassetto: un corposo romanzo, 13 racconti, un thriller, una raccolta di poesie, un horror, una serie quasi infinita di racconti brevi.
In testa: solo una parvenza di idea per una raccolta di ricette della nonna utile a spalancargli le porte della celebrità.
LinguaItaliano
Data di uscita26 lug 2019
ISBN9788869433757
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    Anteprima del libro

    Nevica ancora su via Baxilio - Pier Emilio Castoldi

    CAPITOLO UNO

    A vederlo da quella prospettiva sembrava proprio un crocifisso.

    Proprio così! Dal balcone di Liliana, al secondo piano, l’impressione era proprio quella. Un crocifisso.

    Più o meno come quello di Sordevolo... dalle parti di Biella pensa tra sé Ferrero Uguale, uguale. Solo che quello là, il cristo lo fa per finta. Diciamo che lo fa per... passione...

    E per la miseria! Se non fosse per il contesto ci sarebbe da ridere per questa schifezza di battuta.

    Che poi il contesto sarebbe il tizio stemperato sulla neve giù in cortile.

    Nel mentre qualche fiocco indugia sfarfallando in aria incerto su dove andare.

    Insomma, quello l’attore lo fa una volta l’anno, e una volta sceso dalla croce se ne torna a casa per cena. Questo qui no! Ecco! Questo non più! Questo è stecchito e pronto per il tiretto in acciaio dell’obitorio. Volato per otto, dieci o chissà, forse anche quindici metri... e pataciak!

    Ferrero fruga la tasca interna del giaccone e tira fuori il pacchetto spiegazzato di Gauloises vuoto per metà.

    «Si può fumare qui fuori, vero?» domanda garbatamente.

    «Certo che si può! Tanto la salute uno se la rovina dove meglio crede! Anche sul balcone!» sentenzia asciutta la salutista.

    Quanto sei premurosa! gli verrebbe da commentare Come se già non bastasse l’avvertenza nero su bianco sul pacchetto a nuocere gravemente agli zebedei!

    Click dello zippo e accende, meditando che magari quello lì sotto nemmeno fumava, però è morto uguale.

    Punta lo sguardo in su ai piani alti del palazzo che si dileguano nel profondo di una notte gelida e senza stelle. Solo qualche tratteggio orizzontale che filtra dalle tapparelle al terzo piano e il bagliore di un televisore acceso che tremola dai vetri della portineria.

    A terra, nello spiazzo illuminato poco e male dall’aureola giallastra di un lampione da giardino, invece c’è il cadavere. Intorno, un sfumo di penombra che degrada sotto l’androne e più in là, svoltato il passo carraio, è tutto uno sberlusare¹ di luminarie sull’asfalto lucido, tra cumuli di neve sporca e una poltiglia di nevischio che inzuppa i marciapiedi.

    Posa i gomiti sulla ringhiera e guarda nuovamente in basso quei birilli che pirlano come omini Playmobil attorno al morto, senza sapere di preciso cosa fare. Uno di loro sta tirando un nastro bicolore tra due pandori di ligustro inzuccherati di neve, sotto gli occhi dei volontari della Misericordia che parlottano con le mani in tasca.

    Che magari come medico legale ti arriva qui il Giraudo a misurargli pressione e pulsazioni a quello lì ragiona tra sé Ferrero, dando una tirata di sigaretta e comunque dato che il capitano Lodetti è gentile come la carta vetrata navale... meglio godersi il film da quassù in galleria.

    Che fortuna conoscere i coniugi Cazzaniga. Amici per la pelle di Mercedes da un sacco di anni. La Liliana e il Piergiorgio (Piergiorgio tutta una parola).

    Sono stati loro a telefonargli. In altre occasioni ci avrebbe pensato il Gaeta, ma ormai, con l’età dei datteri che si ritrova, non è più scattante come ai tempi dell’operazione "Nove Corto’’...

    Riflette proprio mentre il lamento di una sirena arriva sgolandosi dall’angolo della via, per spegnersi in una frenata davanti al condominio.

    Che poi a pensarci bene... gli viene da considerare sono trascorsi appena due anni da quell’operazione, se non che il Monticelli di primavere all’anagrafe ne ha più dei bollini raccolta punti dell’Iper... e sommarne altre due fa la differenza.

    I Cazzaniga lo hanno chiamato ancor prima che lo facesse lo zelante cronista de La Stampa detto il rosso. Rosso di capelli e di cognome. Solo che fa al plurale. Rossi. Praticamente uno stacanovista con la fissa del Carl Bernstein, che a ventitré anni non ha ancora avuto modo di vederla nemmeno di sfuggita, riducendosi a passare le notti in redazione.

    Invece gli aveva telefonato lei. La Lily, come la chiama teneramente il suo orsacchiotto. Il Piergi, che sta per Piergiorgio-tutta-una-parola.

    Quando gli si era illuminato il cellulare ed era comparso il numero, aveva sperato in una serata al bowling, tenendosi già pronto a chiamare Mercy per tenergli compagnia... tanto per stracciare la coppia di bauscia con un paio di strike. Invece nisba.

    «C’è roba da prima pagina!» gli aveva strillato al cellulare Liliana, senza nemmeno il preambolo di un ciao come stai?

    «Prima pagina dove, come, cosa? Hai macellato il Piergi e l’hai ficcato in valigia... ma adesso c’è sangue dappertutto e non sai dove sbattere il cadavere!»

    «Humpf!» mugugna quell’altra.

    «Oppure t’è morto quel Maine Coon da sessanta chili che chiami gatto?»

    «Va a ranare Dante! Ho appena chiamato al numero diretto del comando!»

    «Comando di chi? Habla muchacha!»

    «Ca-ra-bi-nie-ri! Testina!» sillaba scocciata «Lodetti! Presente? Dovresti conoscerlo il capitano. Ecco! Saranno qui a momenti! Se vuoi favorire... Ho da servirti il pezzo per la Stampa di domani! Sennò... se ti disturba... chiamo qualcun altro!»

    «Ma qui dove?»

    «Mica dentro a casa mia, pulaster!»

    «E quindi per chiarezza?»

    «Nel giardinetto... qui sotto!»

    «Un morto, ci scommetto! Vista l’ansia che ti sento nella voce».

    «No! È atterrato un Ufo... solo che se non ti sbrighi ad arrivare, ha detto che prende e se ne va!» sbuffa scocciata.

    «Ok! Dì al marziano di aspettare un nanosecondo. Arrivo!»

    Riattacca, indossa il giaccone e si guarda intorno.

    Il tempo di rovesciare una scatoletta al Cinese, cambiargli l’acqua e pregarlo di non scambiare il kilim del soggiorno per la toilette, cosciente dell’inutilità della raccomandazione.

    «Ci siamo beccati il morbo della Fletcher spiega» rivolto al Bull Terrier che scodinzola guardandolo dalle fessure degli occhi «perché vista la scalogna di questi tempi, ho come la sensazione che Tortona sia gemellata con Cabot Cove... più morti che nella spagnola del ’18.»

    Poi parte in sella alla bicicletta, affrontando un gelo polare da far invidia alla Scandinavia, con quella domanda che gli vortica in testa come una giostra: Che cazzo sarà mai successo?

    «Puttanalagalera! Se non mi sbrigo a trovarmi un’auto di seconda mano finisce che congelo come un baccalà...» impreca, battendo i denti, e pedala, imboccando via XX Settembre «... e mi sbrinano per la Befana!»

    In testa si è ficcato quell’orrido cappello in finta pelle, foderato di pelo color cannella e con i paraorecchie alla Pippo, bendandosi gola e mascella con la sciarpa, lasciando fuori la punta del naso che vaporizza umori come un ferro da stiro.

    «Già li vedo i titoli dei colleghi su La Stampa...» bofonchia svoltata l’Esselunga «Giornalista/Investigatore muore assiderato nell’adempimento del proprio lavoro! L’indigenza legata alla professione non gli permetteva neppure l’acquisto rateizzato di un’auto. I colleghi organizzeranno una raccolta fondi per le esequie».

    Per fortuna i coniugi Cazzaniga abitano poco distante. Giusto il tempo per qualche vigorosa pedalata buona a tonificare i muscoli e scansare un principio di congelamento; quindi, una volta imboccata la rotonda, via Baxilio è lì a due passi... due pedalate, pardon!

    Che poi... a chi è mai venuta l’idea di titolare una via a tal Franceschino da Baxilio?... E chi cazzo sarà mai? si domanda da perfetto ignorante, inquadrando la targa all’angolo.

    Finalmente la meta si materializza nel caseggiato avanti un passo. Frena, scende e tira un’imprecazione per via della dolorosa fascite che non gli dà tregua da una settimana. Poi, con la bici per mano, claudicante entra nell’androne, sbircia intorno accostandola al muro, e prende per la rampa delle scale B, facendo attenzione a non farsi notare dalla pattuglia ferma sul posto, nella quale ha riconosciuto la sagoma inconfondibile del terribile Perrotta; tenente al comando Carabinieri di Tortona e Gran Mogol dei Duri.

    Quindi sale per il secondo piano senza accendere le luci per non dar nell’occhio.

    Non si sa mai! Meglio spaccarsi un ginocchio sulla tromba delle scale che farsi vedere in giro dal Perrotta!

    ***

    «Sono arrivati che sarà un attimo!» gli assicura Liliana schiudendo l’uscio, mentre Ferrero ha ancora il dito sul campanello «Entra!»

    «Cos’è successo?»

    «Vun che l’è burlà giò!» chiosa la voce del Piergi dal salotto. Poi sfodera un sorriso sornione: «Niente bowling stasera.» Lo dice mentre accarezza il micio formato tigre del Bengala che gli struscia tra i piedi.

    Verrebbe da prenderlo a schiaffi.

    «Chi è?» gli viene da chiedere.

    «Bella domanda!» risponde secca la Lily «Pensavamo fossi tu l’investigatore!»

    «Sì. Ho capito...» ribatte Dante «ma come dire... visto che il tizio che l’è burlà giò... l’ha fatto nel vostro cortiletto condominiale... pensavo non arrivasse dalla Nuova Zelanda.»

    «Non sappiamo chi è, né quand’è successo...» replica «intendo... da quanto tempo è lì, ma sarà un quarto d’ora che abbiamo telefonato a te e al Comando... come pensi che abbia idea di chi si tratti!»

    «E non avete sentito niente... un tonfo, un grido... qualcosa?»

    «Macché! Non un grido, non un lamento. L’ha notato il Piergi quel fagotto un po’ più scuro della neve intorno. L’è semper lì a sbirciare fuori dalle finestre, estate e inverno... che poi cosa ci sarà mai da guardar fuori dai vetri in questa città del piffero, non so!»

    «El fü per stà minga a vardà in facia tì» le ringhia permaloso il Piergi «che coi bigodini tra i capelli e la cremina sotto gli occhi, ta ma parét Belfagor!»

    «Chissà se altri hanno visto?» domanda sviando Ferrero, prima che la commedia prenda una brutta piega.

    «Si stanno incuriosendo solo adesso che sono arrivate le divise a sirene spiegate» commenta Piergi mentre sbirciano giù in cortile dalla porta finestra del balcone «guarda lì e dimmi se non ho ragione?... I primi ficcanaso... cosa ti dicevo! Attratti come magneti dal morto! I cingalesi del secondo assieme ai curiosetti del palazzo a fronte... Vah, che congresso di beccamorti!»

    «Quindi nessuno che...»

    «A quest’ora la gente se ne sta in casa per i cavoli suoi... e chi avrà mai visto o sentito il tizio mentre spiccava il volo?... Per atterrare poi su venti centimetri di soffice finché vuoi, ma non abbastanza.»

    ***

    Era andata così e adesso lì sotto c’era il crocifisso.

    Magro. Vestito delle sole mutande... (particolare non sfuggito a Ferrero). E morto.

    Dante ne aveva approfittato per scattare un paio di foto col telefonino prima che un nugolo di caramba lo circondasse coprendo la visuale.

    Poi uno di loro aveva provveduto a stendergli sopra un lenzuolo. Per pietà o forse solo per privacy, visto che ultimamente funziona così: con i militari dell’Arma incaricati di proteggere la riservatezza anche dei cadaveri.

    «Ma cosa fa? Tanto quello lì... mica li batte più i denti dal freddo!» blatera la signora sporgendo mezzo busto fuori dalla ringhiera e sbattendo i piedi per riscaldarsi.

    Ferrero la osserva di striscio, curioso di vedere che tratti ti disegna in faccia il cinismo. Ma era solo una scoreggia uscita dal posto sbagliato assieme al suo bel fumetto di condensa.

    A pensarci bene, così affondato nel candido manto di neve gli era sembrato quello appeso in classe, sulla parete alle spalle della maestra.

    Stesse braccia spalancate come un aeroplano e stesse gambe distese, una a cavallo dell’altra.

    Da lì sopra non gli era riuscito di scorgere se aveva l’espressione ieratica di San Sebastiano, ma gli era venuto da pensare, visto il periodo, che piuttosto ne avesse una da incazzato o tutt’al più la faccia di uno che si è arreso agli eventi... o ai debiti.

    Sistemato in quella posa da sembrare il segno dell’addizione... Un crocifisso fuori stagione perché tra qualche giorno sarebbe stato Natale e Pasqua ancora lontana.

    «Poveretto. Che brutta fine che ha scelto di fare!» commenta mestamente Liliana a fil di voce, quasi un requiem recitato per lo sfortunato «Buttarsi di sotto così! E nudo anche... Bel e biott! In slip! In mutandine....»

    «Eh... così se gli capitava la sfiga di non sfracellarsi con il carpiato poteva sempre sperare in una broncopolmonite!» commenta alle sue spalle il marito, fermo sulla mezzeria della porta finestra «Torna dentro! Che cunsciada inscì te mi fai suicidare anca quei del centdisdòt, se ti vedono!»

    «Si fa presto a dire... che ha scelto di fare! Suicidarsi...! S’è buttato... Ma dove sta scritto?» ringhia Ferrero un po’ fumino «A voi dà l’impressione di uno che si è tuffato per farla finita?»

    «Perché? A te no?» gorgheggia l’ingenua nella sua santa semplicità!

    Questa è dello stesso candore della neve dove si è stemperato quel ciula lì. Chissà se lo fa o se lo è, la Lily? gli viene da domandarsi.

    «A me no!» risponde inacidito, forse per via della fascite che lo molesta, o forse per quella coscetta di pollo scaldata nel microonde e ingoiata in fretta, prima della telefonata dei bauscia, che ora gli torna su.

    «Ma se il commissario Montalbano solleva il dubbio...» lo sfida furbastra Liliana «ci sarà un motivo...»

    «Quel lì el sa butà de sòta come faceva il Di Biasi. Lo ricordi il Di Biasi? E il Cagnotto?» riprende lui.

    Ma come cazzo fa un milanese trapiantato a Tortona da ormai trent’anni... dico e sostengo! Come fa a intercalare ancora in meneghino? riflette tra sé Dante Che poi... cos’avranno mai al posto del cuore? Una pietra? Un tubero... o un rospo?

    «No dai! A parte gli scherzi» riprende lei, scossa da un brivido «Cosa te lo fa pensare?»

    «L’avete visto anche voi.. al di là delle mutande... com’era sistemato.»

    «Com’era sistemato?» domanda la quintessenza della spontaneità «adesso uno per ammazzarsi si mette in posa?!»

    A Ferrero le cazzate sparate un tanto al chilo gli mettono una gran voglia di bere roba forte. Un gin, della vodka, anche del kerosene andrebbe bene.

    Invece Liliana, formulata la domanda, piroetta verso l’angolo cottura a svitare la moka.

    «So che ti piace la miscela del Tubino» gli strilla soddisfatta dalla cucina «... si da il caso che sia il fornitore ufficiale anche di casa Cazzaniga... ti va una tazzina?»

    Dante accenna di sì con la testa mentre guarda inebetito il Main Coon affilare gli artigli su un materassino di canapa.

    «Due di zucchero... e se avete in giro della grappa gradirei... senza fare complimenti.»

    «Perché dici di essere poco convinto del suicidio?» riformula il Piergi, assente alla richiesta.

    Ferrero riflette su quante probabilità ci siano per pensare ad un suicidio. Un milione almeno. Magari contro un paio scarse che si tratti viceversa di un... omicidio. Ecco! L’ho detto! La Jessica Fletcher che si materializza ancora una volta in questa cittadina della provincia piemontese. Tra colli ridenti e mura cadenti. Aristocratica e snob finché vuoi... ma dove c’è un sacco di gente che si rifiuta di morire nel proprio letto.

    Ma c’è quel particolare che gli sussurra non si tratti di suicidio. Circostanza categoricamente da escludere che il ciula abbia deciso di ammazzarsi gettandosi dal palazzo. Ragiona Ferrero.

    Beh. Non fosse per il fatto che uno con l’intenzione di suicidarsi, mica si mette a fare il volo dell’angelo buttandosi di schiena per atterrare sul soffice della neve di spalle. Magari facendo l’equilibrista sulla ringhiera usandola come un trampolino!

    «Quel Di Biasi che dicevi, o il Cagnotto...» dice rivolto al Piergi «sono mai atterrati di spalle che tu sappia?»

    «Eh già!» deduce sagacemente l’uomo. Liliana, con la zuccheriera in mano ci guarda stranita da sotto la luce al neon. E cazzo se ha ragione suo marito! Con quei bigodini e la cremina per il viso è proprio la sorella del fantasma del Louvre!

    «E poi... che idea l’ammazzarsi in mutande!» pigola.

    «Arriveremo anche al particolare» replica Dante «ma l’idea che qualcuno gli abbia dato una mano a spiccare il volo non me la toglie nessuno!»

    «Vista com’è quasi finita la tua avventura a Voghera» insiste Liliana «credevo ti fossi stancato di inseguire casi da Criminal Minds».

    «Non ho detto che si tratti di un caso del genere né tantomeno che intendo seguirlo.»

    «Quindi una notiziola da terza pagina» chiude Piergiorgio.

    «Siete stati voi a parlare di uno scoop.»

    «Ma poverino, quel lì...» ribatte la Lily «e poi non è da tutti i giorni un morto giù in cortile, pensavo...»

    «Io invece penso che il capitano Lodetti e quel mastino di Perrotta se la sapranno sbrigare bene da soli» sostiene Dante «anche perché se gli capitasse di vedermi girare attorno a questa faccenda... nella migliore delle ipotesi si darebbero una salutare ravanata ai testicoli... oppure troverebbero il modo di narcotizzarmi.»

    Liliana al gorgogliare della caffettiera spegne il fornello e serve il caffè in tre tazzine con gianduiotto di complemento.

    «Davvero in questa casa non avete grappa?» domanda un po’ sconsolato.

    «Te ne regaliamo una per Natale, contento?» esclama Piergi sdrucciolando sull’ultima vocale alla moda meneghina.

    «Comunque due righe le scrivo...» commenta sorseggiando «e in ogni caso... prima che salgano a interrogare chi ha fatto la telefonata... sarà meglio che uno di voi si vesta e scenda a rendergli una testimonianza verbale...»

    Poi strizza l’occhio al Piergi mentre Winston con una zampetta all’aria si concentra nella toilette al posteriore.

    Fuori dai vetri le lame blu delle sirene solcano a cadenza regolare il candore della neve in quell’angolo di mondo, baluginando sui vetri di casa Cazzaniga, sulle tapparelle serrate degli appartamenti e sui volti attoniti di carabinieri, volontari del soccorso, cingalesi e curiosi in genere.

    Giraudo non s’è visto ma non è escluso che, terminati i rilievi, la salma prenda la rotta per Alessandria e che alla morgue la attenda il bisturi del medico legale.

    Domani una telefonata al miglior mediano che abbia mai vestito la maglia nerostellata dell’US Sale ci scapperà. Pronto?! Ohi, Giraudinho! Per caso le hai viste tu le interiora del ciula che l’è burlà giò dal condominio di Tortona ieri sera? Quello in mutande. Ma no! Tanto per sapere se si è buttato di suo o l’hanno aiutato.

    Afferra il giaccone dall’attaccapanni, se lo infila, apre la porta e saluta, pensando che una casa senza una bottiglia di grappa non è una casa, mentre la lince è ancora intenta a nettarsi il retrobottega.

    «Domani scrivo il pezzo... i vostri nomi, va bene se non li faccio?… E neppure quello del morto... che tra l’altro non so.»

    Poi prende la via del pianerottolo senza accendere le luci di cortesia. Sia mai che non capitino brutti incontri lungo le rampe. Un Lodetti o un Perrotta qualsiasi.

    Solo un cretino riuscirebbe a pensare ad un suicidio! pensa tra sé, ritornando al fotogramma di Liliana stretta nella vestaglia trapuntata indossata sopra il pigiamone di flanella.

    Almeno Belfagor era più elegante.

    CAPITOLO DUE

    Fuori nevica. Un paesaggio bianco e monotono come la faccia di Gaetano Monticelli che, con le mani in tasca e le gambe incollate al termosifone, lo sta guardando dalla finestra.

    Quest’anno Tortona non si è risparmiata una nevicata coi fiocchi!

    E come cazzo può essere diversamente una nevicata?!

    Manca poco più di una ventina di giorni a Natale ma il regalo della bolletta EnelEnergia è già arrivato. E Gaeta è lì che impreca su come un appartamento di quaranta metri quadri gli costi quanto riscaldare l’intera Città del Vaticano, per poi patire il freddo come al palazzo del ghiaccio.

    Povero Capitano Ipsilon, che tristezza la vecchiaia per uno degli agenti segreti più efficienti dopo James Bond!

    Per fortuna che dalla missione vogherese sul traffico di stupefacenti qualcosa di buono ne era uscito. Aveva conosciuto Elena, che ora gli riempie la vita, anche se solo nel fine settimana, quando prende il treno per andarla a trovare. Una passeggiata a braccetto fino ai giardinetti di piazza San Bovo per sedersi su di una panchina come gli innamoratini di Peynet. Un

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