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Looking for Ireland
Looking for Ireland
Looking for Ireland
E-book96 pagine1 ora

Looking for Ireland

Di Spat

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Info su questo ebook

Alla vaga ricerca di un imprecisato lavoro, un trentenne svogliato e inconcludente decide di lasciare l'Italia per trasferirsi in Irlanda.

Vivrà a Cork in una grande casa abitata da ragazzi da tutto il mondo, personaggi bizzarri e intriganti che diventeranno suoi amici e compagni di viaggio.

Strafottente, poco incline al sacrificio, con un senso del dovere sfuggente, si lascerà coinvolgere in situazioni strampalate, si perderà in storie d'amore di un giorno, scenderà a patti con la sua inquietudine e si troverà a fare i conti con un inconfessabile desiderio.

Diciotto racconti al sapore di Guinness, ambientati tra Cork e Dublino, leggeri come pioggerellina irlandese.
LinguaItaliano
EditoreSpat
Data di uscita31 gen 2017
ISBN9788826011127
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    Anteprima del libro

    Looking for Ireland - Spat

    Note

    MARISOL (Racconto di fine mese)

    Poi un martedì, me ne stavo di pomeriggio a fumare una sigaretta ascoltando musica nel salotto della mia abitazione in condivisione, quando rientrò Sergio, il mio compañero di casa, con Marisol al seguito, e dopo una serie di convenevoli e tentativi di precaria conversazione, Marisol si fece avanti:

    "Sei partito dall’Italia da solo?"

    "Si"

    "Non hai amici italiani qui?"

    "Beh… amici non direi… ho conosciuto qualcuno con cui passare le serate… e poi c’è Ilaria…"

    Ed era proprio lì che voleva arrivare. Ad Ilaria. Sondare il campo.

    Pose la domanda con timore:

    " Da quanto tempo state insieme?"

    " No… no… non stiamo insieme… siamo solo amici…"

    Accolse la mia risposta con sollievo.

    Marisol l’avevo incontrata la prima volta che ero solo, al corso di inglese gratuito per disoccupati. Si possono seguire le lezioni senza orari stabiliti, senza impegno e sono gratis anche il tè e il caffè. E io e lei arrivammo contemporaneamente quando la porta della classe era già chiusa e non c’erano posti a sedere liberi. Allora, andammo a sederci al bar e ci conoscemmo.

    "Non parlo l’inglese, parlo malissimo…" disse.

    "Non preoccuparti, anch’io…"

    Aveva il piercing sul labbro. Pensai che doveva far male. Pensai che aiutava la fellatio.

    "Sono spagnola, di La Coruna, Galizia…"

    Il Milan, l’anno prima, aveva perso 4 a 0 a La Coruna in una partita fallimentare che mi rese triste e incazzato per i due anni successivi. Non potei esimermi dall’esprimere il mio disappunto, immaginando che a lei potesse anche non interessare.

    E una parola stentata tira l’altra, scendemmo al piano di sotto e poi fuori a fumare una sigaretta e giù a parlare del prezzo delle sigarette eccessivo. 6.30€ a pacchetto.

    Ma, io per fortuna, ho l’aggancio. C’è un tipo polacco, amico della coppia di polacchi che abita con Ilaria, che ha l’apparecchio ai denti. Siccome l’apparecchio ha bisogno di manutenzione, il tipo è costretto a recarsi in Polonia ogni tre settimane. Quando ritorna in Irlanda, per arrotondare e ammortizzare le spese, si porta dietro un discreto carico di Marlboro rosse che lui compra al prezzo polacco e a me vende al prezzo italiano. 3.50€. E io ho l’impressione che mi vada di lusso.

    Ora, però, sto fumando le 100’s. Infatti, l’ultima stecca l'ho commissionata ad un'amica di Sergio che ritornava per un week end in Spagna. E l’amica ha sbagliato. E io fumo una sola sigaretta per molto più tempo adesso.

    Ma quella volta con Marisol la sigaretta durò sensibilmente di meno e lei rientrò per la lezione successiva, ma per me era abbastanza e me ne andai.

    Quando la vidi la seconda volta fu ad un semaforo ed ero con Ilaria che è bionda, ben vestita, in carne, con tette ridondanti e con questo mi rovina la piazza.

    Marisol voleva sciogliere i suoi dubbi quel martedì. Eliminata Ilaria, la cosa si metteva in discesa. Eliminata Ilaria, Marisol pensò che le sarebbe stato utile esercitare l’inglese con me e che avremmo dovuto vederci più spesso per parlare e parlare.

    "Mi dai il tuo numero?"

    Certo, baby.

    Mi confidò, in un eccesso di adulazione, che amava quella musica che stavo ascoltando anche se non sapeva chi fosse il cantante. Le piaceva quel tipo di musica.

    "Comunque, si chiama Lou Reed…", dissi.

    "Voglio assaggiare la pasta italiana cucinata da un italiano…", disse lei.

    "No hay problema", dissi io.

    "Che fai venerdì?" e la domanda questa volta mi mise un po’ a disagio.

    Ilaria lavora all’RCI che è una di queste grandi multinazionali americane che hanno comprato tutto il Paese, e vende multiproprietà in giro per tutto il mondo dal lunedì al venerdì. Lo chiamano call-center. Ma il venerdì sera, solitamente, viene a casa mia a cucinare la cenetta del week-end e finisce che ci sbronziamo come le bestie. Il sabato, lo stesso. Il fine settimana i pub chiudono relativamente più tardi, diciamo a mezzanotte. Mentre i cosiddetti club sbattono tutti fuori non più tardi delle due. E poi? E poi ci sono i party.

    Qui si usano i party. Si organizzano feste in casa di qualcuno e c’è sempre qualcuno che conosce questo qualcuno e porta con sé qualcun altro. E ognuno porta lattine di birra e ci si ritrova in case imprecisate piene di gente che ascolta musica. Mi dicono che a volte si scopa, ma a me non è ancora capitato. In linea di massima si beve, in linea di massima una noia mortale.

    C’è un gruppo di italiani specializzato nel trovare party alla fine della serata, quando la gente si riversa in strada fuori dai locali, e io e Ilaria ci accodiamo, spesso senza troppa convinzione, alle loro iniziative.

    Ci sono vari tipi di party, da quelli con mille persone in una stanza troppo piccola, a quelli con nessuno dentro una stanza troppo grande e piccole variazioni su questo stesso tema. Tutti i presenti danno l’impressione di divertirsi un mondo.

    Il mio primo party fu traumatico. Mi ritrovai nella casa di quest’italiano di Anzio, Clinio, a ballare il limbo sotto un manico di scopa in una stanza di un metro quadrato insieme ad altri sette o otto italiani. Perché Gilberto, l’altro ragazzo di Anzio, ha l’anima d’animatore e siccome la situazione era statica, tutti stravaccati alle 4 di notte a fumare sui divani, decise di movimentare la serata. Questo limbo durò finché iniziò ad albeggiare.

    C’era ancora Chiara, una di San Marino, magra, bel culo. Tentai l’approccio al party successivo.

    La situazione era ideale. La musica alta dentro una piccola stanza permetteva di parlare solo con chi ti stava immediatamente vicino. Lei lo era. Non poteva muoversi dal divanetto e io le stavo addosso.

    "Come mai in Irlanda?", mi chiese.

    "Per imparare l’inglese, un’esperienza lavorativa all’estero torna sempre utile…e tu? Perché?"

    "Ero stanca di stare a San Marino, lavoravo in un ristorante, volevo provare qualcosa di diverso…"

    Poi, non ricordo come, il discorso cadde su Barcellona.

    "Non mi è piaciuta – disse – non mi dice niente"

    "Mirò, Picasso, Gaudì… non ti è piaciuta? Non ti dice niente?", chiesi io.

    "Non so perché… non mi è piaciuta…"

    "Non l’hai vista bene… io ci sono stato 5 volte, l’ultima durante un inter-rail…"

    "Cosa è un inter-rail?", chiese la povera ingenua.

    L’inter-rail è il mio cavallo di battaglia nell’approccio. So

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