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Fantasmi: Storie di luoghi infestati
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Fantasmi: Storie di luoghi infestati
E-book96 pagine1 ora

Fantasmi: Storie di luoghi infestati

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Info su questo ebook

Le leggende sui fantasmi e sui luoghi infestati per loro intrinseca natura nascono da fonti orali, perciò molto spesso non è semplice ricostruire la verità storica su cui la fantasia popolare ha edificato, tuttavia l'autore del libro ha cercato di colmare le lacune e le incongruenze proprie del mito, avvalendosi di fonti scritte attendibili. Il risultato sono dieci storie di luoghi infestati, raccontate in uno stile che mescola cronaca e narrativa, spaziando tra fantasia e verità storica.
LinguaItaliano
Data di uscita1 feb 2017
ISBN9788826012407
Fantasmi: Storie di luoghi infestati

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    Anteprima del libro

    Fantasmi - Luigi Iandolo

    storica.

    Milano: Parco Sempione

    Il parco Sempione, realizzato tra il 1888 e il 1894 su progetto dell'architetto Emilio Ale­magna, sorge vicino al castello Sforzesco, dove un tempo si trovava il parco ducale vi­sconteo creato per desiderio di Gian Galeazzo Visconti alla fine del XIV secolo..

    Vista del parco Sempione

    Le voci su un fantasma che si aggira nel parco Sempione di Milano risalgono all'ultimo decennio del diciannovesimo secolo. Il parco, era appena sorto quando per le vie della città meneghina iniziarono a diffondersi le prime raccapriccianti testimonianze, le quali erano talmente somiglianti tra loro che in molti vi credettero senza riserve e ci fu persino chi organizzò una caccia al fantasma, sperando invano di incontrarlo. Secondo queste testimonianze, che oramai sono ammantate di leggenda, il fantasma ha l'aspetto di una donna dalle bellissime forme sinuose e indossa un abito nero di foggia ottocentesca con una veletta che nasconde interamente il suo viso. Appare nelle fredde notti invernali spandendo nell'aria un inteso profumo di violette.

    Alcuni identificano questa donna con Angelina Costa, una sventurata uccisa in un impeto di gelosia dal suo amante, un membro della famiglia Sforza. La verità però è che nessuno sa chi fosse in vita questa donna. Per i milanesi è semplicemente la Dama in Nero.

    La Dama in Nero

    Il buio della sera calava. La nebbia cominciava ad addensarsi tessendo uno zendado che avvolgeva gli spogli alberi novembrini donando loro contorni sfumati.

    Un uomo sedeva su una panchina. Il vento algido gli sferzò la faccia riportandolo alla realtà. L'uomo aprì gli occhi e incerto fissò il quotidiano che stringeva fra le mani. Un sorriso ironico si stampò sul suo viso.

    Che sciocco! mi sono appisolato, pensò.

    Si guardò intorno, non vide nessuno. Il parco era deserto. Sollevò lo sguardo verso le luci ovattate che si scorgevano in lontananza. Capì di essersi attardato più di quanto fosse stato saggio fare. Si alzò dalla panchina e con un gesto dettato più dall'abitudine che dalla necessità si aggiustò la piega del caldo paletot. Si avviò veloce verso la città. Milano era lì a due passi, proprio oltre il parco, eppure in quel momento sembrava così distante.

    Il freddo si era fatto più pungente, la nebbia più spessa. L'uomo affrettò ulteriormente la sua andatura. I suoi piedi, come mossi da un ancestrale richiamo, procedevano sempre più svelti sulla ghiaia madida che ricopriva i vialetti del parco.

    Un tonfo improvviso. L'uomo si ritrovò a terra senza nemmeno rendersi conto come fosse successo.

    Ma che mi è preso? Come mi è saltato in mente di mettermi a correre? Debbo essere impazzito, c'è mancato poco che mi rompessi l'osso del collo, disse dentro di sé biasimandosi.

    L'uomo cercò di rialzarsi, consolandosi che nessuno avesse assistito a un tale esempio di goffaggine. Ma non ebbe nemmeno il tempo di finire quel pensiero che una sagoma dai contorni indistinti iniziò a emergere dalla fitta nebbia.

    Le nari dell'uomo furono vinte da un'inebriante profumo di violette che persistente si spanse nell'aria. La fragranza svigorì la sua mente e i suoi sensi impedendogli di raccogliere le idee.

    A mano a mano che la misteriosa figura si avvicinava prendeva sempre più forma. Era una donna con indosso un elegante abito. Il suo viso era interamente coperto da un velo, nero come tutto il resto. La sua bellezza e il suo fascino erano accresciuti da un aura di tristezza che permeava tutta la sua persona.

    La donna si fermò accanto all'uomo che non si era ancora rialzato. Protese la sua mano bianchissima. Lui ammirò ammaliato la dama e farfugliò un grazie che si perse nell'aria senza ricevere risposta. Poi esitante strinse la mano che gli offriva soccorso. A quel contatto un freddo ferale gli attraversò per un istante tutto il corpo. Si sentì come inghiottito da un vortice ipnotico che fiaccò la sua volontà. E quando lei gli fece cenno di seguirla, l'assecondò incurante della stranezza di quella situazione.

    La donna, senza mai parlare, lo condusse su un sentiero nascosto fra gli alberi del parco. La nebbia diventava sempre più spessa, invadeva i polmoni dell'uomo che faticava a respirare. Una vertigine lo assalì e il pensiero che quei sentieri non esistessero alla luce del giorno gli attraversò la mente come un lampo procurandogli una sensazione di crescente disagio. Ma era un pensiero troppo assurdo, così lo ricacciò subito.

    L'uomo vagò nella nebbia per un tempo indefinito, perso in una sorta di visione onirica in cui tutto gli appariva sfocato, tranne la sua affascinante ed enigmatica compagna, la cui mano stringeva salda.

    Improvvisamente l'uomo si destò dal torpore dei sensi in cui era precipitato. Si accorse che era giunto difronte al cancello di una lussuosa villa.

    La donna aprì il cancello. I due percorsero un lungo viale alberato che conduceva alla porta della magione. All'interno si respirava un'aria lugubre. Le stanze erano illuminate solo da fioche candele che riverberavano una luce innaturale sulle pareti bardate a lutto.

    L'uomo si lasciò condurre in un ampio salone dove un grammofono suonava un malinconico valzer. La dama lo strinse in un languido abbraccio e iniziarono a danzare.

    L'attenzione dell'uomo si divideva fra la misteriosa dama e l'impenetrabile velo nero che le celava il viso. Lo scrutò quasi a volerlo squarciare con gli occhi. Avrebbe voluto sollevarlo ma non osò.

    La musica si

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