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Crying Star, Parte 1
Crying Star, Parte 1
Crying Star, Parte 1
E-book153 pagine2 ore

Crying Star, Parte 1

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Info su questo ebook

Perseo ha la fortuna di vivere su un pianeta tranquillo dove la terza guerra delle colonie non è altro che un’eco lontana. Il suo sogno non è quello di polverizzare un nemico che ai suoi occhi appare come un suo simile smanioso e inquieto, ma volare, pilotare. Avvicinarsi alle stelle e sentirsi libero.

Eppure, se vorrà realizzare questo sogno, dovrà uscire dal suo comodo bozzolo di principi e affrontare la realtà del suo mondo. 

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita15 set 2021
ISBN9781507180686
Crying Star, Parte 1
Autore

Kane Banway

Né à Paris le 3 avril 1980, son père décide pour ses 12 ans de balancer sa collection de BD pour les remplacer par l'intégrale de Sherlock Holmes, ainsi qu'un curieux livre contant les aventures d'un nabot aux pieds velu nommé Bilbo. De ce jour est né un grand amour pour l'imaginaire, l'évasion, le fantastique et les causes perdues(retrouver ses BD). Verne, Tolkien, Doyle, Zelazny sont rapidement devenu ses compagnons, bien plus que ses pauvres livres scolaires délaissés. Pour des raisons indépendantes de sa volonté, un grand nombre de mondes sont restés emprisonnés, derrière les barreaux de ses multiples boulots liés à l'informatique. Jusqu'au jour où la nécessité de laisser sortir ses prisonniers s'imposa...

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    Crying Star, Parte 1 - Kane Banway

    Crying Star, Parte 1

    Kane Banway

    1. L’arruolamento

    «La guerra non è altro che una puttana sopravvalutata. È una tentazione per i giovani, fa piangere di rabbia le donne abbandonate, ha un costo orribilmente elevato, e una volta tra le sue cosce, capiamo che fa schifo. Soprattutto quando l’intera umanità ci è già passata.»

    Generale Perakos, quinta armata della Coalizione, 1154 DB (Dopo il Balzo).

    Il manifesto mostrava un soldato: pugni sui fianchi, petto in fuori, labbra sorridenti. Si trovava davanti a un pianeta e uno sfondo stellato. In sottotitolo: «Solo un soldato può cambiare il corso delle cose. Siate questo soldato. Affrontate Europa!» Sotto l’immagine macchiata dall’umidità, c’erano tre scrivanie i cui piedi arrugginiti erano piantati nel suolo fangoso di un viale commerciale. Alcuni uomini erano intenti ad annotare i nomi dei volontari durante una seduta «informativa» e di «scoperta cittadina». Se i funzionari incaricati delle liste erano provvisti di vecchie giacche a riscaldamento elettrico, non avveniva lo stesso per coloro che aspettavano il proprio turno. Le file di attesa erano lunghe, disseminate di colpi di tosse, calci rivolti al suolo nel tentativo di riscaldarsi. Attorno, i robusti edifici dei primi anni coloniali, un tempo bianchi e sgargianti, non mostravano altro che un grigio sporco striato di crepe e decorato da pietre spaccate dal gelo brutale delle notti in cui c’erano meno quaranta gradi.

    Il funzionario lasciò passare dietro di sé una giovane donna che si riversò rapidamente sotto l’arco oscuro della vecchia sala di un cinema, poi alzò lo sguardo verso il suo cliente successivo.

    — Buongiorno. Un attimo.

    L’uomo tirò il cavo della sua giacca riscaldante. La vecchia prolunga aggiustata con scotch screpolato sfrigolò in segno di protesta. Si girò infine verso il giovane che aspettava in piedi pazientemente, avvolto da una giacca umida e ghiacciata.

    — Che tempaccio. Nome, età, città d’origine e motivazioni.

    La futura recluta strinse un attimo le labbra congelate prima di rispondere.

    — Perseo, 19 anni. Nato qui. Voglio dire, San Teseo. Voglio fare il pilota.

    L’uomo rise leggermente digitando il nome sulla sua tastiera.

    — Perseo?... È decisamente un nome diverso da tutti gli Zeus e Ade che si incontrano oggigiorno. Che razza di moda. I suoi genitori hanno scelto bene! Si avvicini al microfono, proprio lì, e articoli bene per rispondere alla domanda successiva: è consapevole che si tratta di una proiezione d’informazione diffusa dalla rete militare e che questa non corrisponde in nessun caso alla vita reale di un soldato?

    — Sì, borbottò Perseo, ancora congelato.

    Il reclutatore si piegò leggermente in avanti e gli sussurrò.

    —Dica chiaramente «sì, lo capisco». Altrimenti quelle fottute associazioni moralizzatrici di merda ci staranno ancora con il fiato sul collo.

    Perseo annuì con la testa e ripeté la sua risposta completa, a voce più alta.

    — Sì, lo comprendo e accetto di assistere.

    — Benissimo, giovanotto. Passi dietro la tenda e si metta a sedere al caldo con gli altri.

    Perseo si diresse verso l’atrio riscaldato, rivolgendo uno sguardo al vecchio manifesto di reclutamento che secondo lui risaliva alla prima o alla seconda guerra coloniale. Si ritrovò nella vecchia sala di un cinema, sommariamente pulita per l’occasione: lo schermo era ancora coperto da una grande tenda scarlatta macchiata di muffe grigiastre. Si ricordò di una sala identica a quella, nello stesso stato di degrado, sulla colonia vicina di San Pietroburgo. Suo padre, che si prendeva cura di lui, gli aveva fatto conoscere i restauri di film vecchi almeno un millennio. E fu così che aveva scoperto la passione per la semplice idea di volare. Elevarsi nell’aria, e anche oltre. Il suo desiderio di scivolare nel vuoto tra le stelle. Poi, la voglia di evadere dal nido familiare e carcerale che San Teseo era diventato per lui. Passò attraverso due file già piene e si affrettò per assicurarsi la prima poltrona libera ai margini del corridoio. Perseo salutò il vicino sulla destra con un vago segno della mano. Costui annuì con la testa in segno di risposta. Aveva un volto amichevole e simpatico, accompagnato da un bel paio di spalle dalla stazza impressionante. Anche da seduto, aveva a stento bisogno di alzare lo sguardo per guardare il giovane. Alzò la mano verso Perseo che la strinse avendo l’impressione di avere una ruspa tra le dita.

    — Mi chiamo Hérios. E tu?

    — Perseo... futuro volontario?

    — Cavoli, sì, aspetto di farlo da due inverni. Ma sono stufo di stare qui a ghiacciarmele quando in realtà non vedo l’ora di spaccare loro la faccia sin da quando ho imparato a camminare... e tu?

    — Aspiro al compartimento pilota, rispose Perseo con un sorriso imbarazzato.

    Hérios fischiò, impressionato.

    — Sai che bisogna almeno avere un cervello per pensare di poter andare al di sopra del compartimento «soldato semplice»?

    — Così sembra, ma sono sicuro che qualche rotella funzioni tra le mie orecchie, dovrebbe essere sufficiente... rispose Perseo mettendosi a sedere.

    Hérios scoppiò a ridere assestando un amichevole pugno sulla spalla di Perseo. Quest’ultimo dovette trattenersi dal massaggiare il suo arto dolorante per salvare le apparenze.

    — Buona fortuna a noi. È anche quello a cui aspiro io, dichiarò Hérios incrociando le grandi mani dietro la testa. La mia sola preparazione è il miglior punteggio del cloud a Hunter 8... Ma devo farcela... perché sembra che le ragazze più belle aspirino anche loro al compartimento pilota! Le altre finiscono...

    Hérios sporse in avanti la mascella che era già parecchio squadrata, e mimò la tenuta di un volante con un peso eccessivo immaginario. L’attesa procedette più rapidamente condividendo una risata e qualche conversazione. Perseo scoprì che Hérios non abitava a San Teseo, ma che era lì per un lavoro stagionale nei campi, sperando di vedere l’ufficio di reclutamento installarsi un giorno anche nel perimetro delle sue vicinanze. Il giovane fu brutalmente trascurato dal suo nuovo compagno quando una ragazza si mise a sedere proprio alla sua destra.

    Perseo ne approfittò per rivolgere uno sguardo alla sala, quasi piena di uomini e donne che avevano in comune un sentimento di grande agitazione. Altre persone erano ancora lì quando le luci del soffitto si misero a lampeggiare indicando l’inizio della seduta. Il livello sonoro delle conversazioni risuonò d’impazienza. I responsabili del reclutamento entrarono a loro volta e chiusero le porte. Perseo rivolse la sua attenzione alla tenda rossa che tremolò prima di aprirsi su uno schermo bianco immacolato, risvegliando il piacere nostalgico di Perseo.

    Le luci si spensero e una musica orchestrale invase la sala, riducendo i mormorii del pubblico a silenzio. Apparve una bandiera della Coalizione, un’aquila in pieno volo su uno sfondo rosso e bianco. Il simbolo sventolò davanti a loro per qualche istante prima di essere progressivamente sostituito da una ragazzina in un campo che mangiucchiava un filo d’erba, sovrastata da un cielo blu senza imperfezioni. L’immagine si strinse sul suo piccolo viso. Si tolse il filo d’erba dalla bocca e allungò la mano pienotta verso la telecamera con un sorriso birichino. La musica divenne vivace, semplice e coinvolgente. Delle braccia avvolsero la piccola con tenerezza, e colei che doveva essere la sua giovane mamma o sua sorella, apparve sullo schermo. Una bella e giovane donna con un vestito estivo sbottonato sul petto e spaccato sugli orli provocò i fischiettii briosi della sala. I capelli ricci che ricadevano a cascata sulle spalle nude completavano quel quadro di seduzione.

    Nella sala si scaturirono diverse grida e osservazioni, in maggior parte basate sull’idea dell’«occuparsi della mamma». La vicina di Hérios non sembrava propensa a emettere suggerimenti salaci. Hérios si rivolse verso Perseo, con l’aria contrariata:

    — Non è nella buona squadra, porca miseria!

    La videocamera si spostò brutalmente indietro per lasciar intravedere il campo in cui la bambina e la bella mamma si trovavano, poi il paese verdeggiante, il continente, e infine il pianeta. Una sfera aggraziata, verde e blu, quasi simile alla Terra come era mostrata nei libri scolastici, circondata dal suo scrigno di stelle brillanti. Il piccolo accompagnamento sonoro divenne sempre meno udibile, fino a divenire solo un’eco lontana. In quel momento, un’ombra massiccia apparve con un ronzio sordo sotto lo schermo e nascose il pianeta. Dei riflessi metallici svelarono il corpo di una nave da guerra di Europa, con i fianchi irti di cannoni. Nella sala si alzarono dei fischi, delle grida di odio, dei pugni che si sollevavano da tutte le parti. Perseo non reagì, non aveva la minima voglia di rivolgere il pugno verso uno schermo, ma non rimase insensibile alle reazioni della sala. Nell’immagine, l’ombra ricoprì la totalità del pianeta prima di uscire dall’estremità superiore dello schermo. Dietro, la bella sfera bicolore si era trasformata assumendo sfumature rosse e nere. Una musica tragica s’innalzò mano a mano che la ripresa faceva il percorso inverso, riconducendo a quello che restava di quel pianeta, e offendo la visione di un cielo soffocato dalle nuvole di cenere e un orizzonte in fiamme.

    Gli schiocchi delle armi da fuoco e le grida isteriche si alzarono in sordina, la musica arrivò al suo apogeo malinconico quando l’inquadratura scivolò verso il fondo, mostrando unicamente le mani della bambina e di sua madre che giacevano sulla terra, immobili, infangate da un sangue scarlatto sulla loro pelle bianca, cerea. Delle sequenze di immagini cadaveriche si succedettero, accompagnate da uno schiocco secco quando ogni nuova scena faceva la sua apparizione. Le immagini di corpi abbandonati, di intere colonne di popolazioni che riempivano le strade trascinando i loro bagagli, di uomini inebetiti che correvano per mettersi al riparo dai bombardamenti con le loro armi tra le mani.

    Il parlottio di una cabina di pilotaggio i cui cacciatori facevano manovre per volare a rasoterra lungo una corazzata nemica, in pieno vuoto spaziale. Un’esplosione silenziosa riempì l’immagine, rimpiazzata rapidamente da uno scintillante «Li lasceremo fare?». Prima di proseguire con un «Venite a far parte dell’armata della Coalizione!»

    Lo schermo si spense e le luci si accesero. Un uomo salì sulla pedana. Indossava un’uniforme che presentava decine di stemmi sul suo risvolto. Aveva il volto segnato, scavato, i capelli corti, e l’argento e il bianco si mischiavano sotto la luce del proiettore. Si accontentò di percorrere la sala con uno sguardo quasi paterno protetto dai suoi piccoli occhiali metallici, valutando il pubblico. Il silenzio si impose immediatamente.

    — Buongiorno. Sono il maggiore Drenberg. Alcuni di voi potrebbero dire che quello che avete appena visto non è altro che un montaggio. Un’opera di fantasia. Lasciate che vi dica la verità: è vero, queste immagini sono un mucchio di idiozie. La realtà dei combattimenti contro Europa è

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