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La raccolta delle Forme D'Amore
La raccolta delle Forme D'Amore
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E-book112 pagine1 ora

La raccolta delle Forme D'Amore

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Info su questo ebook

L' amore si presenta sotto molto aspetti. Può essere una parola, una stella o un sorriso. E' poesia. 
Ecco una piccola raccolta di storie che puntano dritte al cuore, scritte dalla penna elegante di una sognatrice.
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita8 mar 2018
ISBN9788871639796
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    Anteprima del libro

    La raccolta delle Forme D'Amore - Valeria Dotto

    tre

    La signorina Fukamine gestiva una scuola materna. Sua madre ne era stata la proprietaria prima di lei e le aveva insegnato come si curano i bambini. Non era un luogo maestoso, c’erano solo due aule, un ufficio, il bagno e una camera dove i bambini riposavano dopo pranzo. I lettini erano colorati e c’erano lampade a forma di Pokémon sui comodini. C’erano tavoli di legno ricoperti di fogli e pastelli, giraffe dipinte sui muri, peluche, trenini e girandole. Ogni fiore di stagione ricopriva i davanzali delle finestre. C’era molta luce e il sole entrava in ogni angolo. Quando i bambini, con i grembiulini rosa o azzurri e i loro cappellini gialli, entravano in classe, quel luogo sembrava esplodere di colori. Sua madre le aveva sempre detto Tratta i bambini come tuoi figli, non fare alcuna differenza tra loro, sii attenta ad ogni loro gesto. Potrebbe voler dire molto. E fu con questo insegnamento nella testa che la signorina Fukamine si accorse di Ryutarou. Lo chiamavano semplicemente Ryu ed era il bambino più vivace che l’asilo Kodomo No Hi avesse mai avuto. Non era mai privo di energie, la sua voce sovrastava quella degli altri e correva a destra e a sinistra come una trottola.

    Ryu, disegnami un fiore gli disse un giorno una bambina.

    Ryu non sapeva disegnare bene ma fece del suo meglio. Non diceva mai di no a nessuno. Quando la bimba rispose che il fiore era brutto, Ryu non se la prese. Portò il disegno alla maestra e disse che un giorno l’avrebbe fatto meglio. In quell’istante, la signorina notò che c’era una luce triste negli occhi del bambino. Non perché il suo fiore era venuto male ma come se pensasse che dovesse fare sempre del suo meglio, sempre e comunque, fallimento dopo fallimento. E ne sembrava stanco. Per un attimo la signorina rimase interdetta perché era la prima volta che scorgeva qualcosa di così complesso in un bimbo di quattro anni ma decise di non perderlo mai di vista.

    Ryu-kun, hai preso tutte le tue cose?, gli domandò un tardo pomeriggio. Ryu era sempre l’ultimo a lasciare la scuola.

    Si, maestra. Ho messo tutto nello zainetto.

    Era la stagione delle piogge e quel giorno una sottile nebbiolina appiccicosa ricopriva i marciapiedi. Il tasso di umidità era alto e un fastidioso calore appesantiva il clima. La signorina offrì a Ryu una fetta d’anguria dopo averci tolto tutti i semini come piaceva a lui. Stavano seduti a contemplare il Teru Teru Bozu quando un ragazzo apparve oltre il cancello.

    Fratellone.

    Ryu non si pulì il viso dal succo dell’anguria ma corse dritto incontro al ragazzo che lo prese in braccio e lo fece volteggiare. Era davvero bello. Capelli neri come la notte, occhi di un grigio tenue, naso piccolo e lineamenti delicati. La signorina pensava che se avesse portato i capelli un po’ più lunghi sarebbe stato facilmente scambiato per una ragazza. Ma aveva i muscoli al punto giusto e non gli pesava tenere Ryu sulle spalle ogni mattina e ogni pomeriggio.

    Buonasera, Fukamine-san. Ryu ha fatto il bravo?.

    Certo, come sempre.

    Lui sorrise un po’. La signorina sapeva solo il suo nome: Junpei. Per qualche minuto rimase a contemplare i due fratelli scambiarsi baci e abbracci e poi la domanda sorse spontanea e uscì dalla sua bocca prima che potesse fermarsi.

    Quanti anni hai, Junpei?.

    I suoi occhi contemplarono i suoi jeans e la sua t-shirt aderente. Era chiaro che stava pensando alla divisa scolastica. Erano appena le tre e a quell’orario le strade erano piene di ragazzi con l’uniforme che tornavano da scuola o dalle attività dei club scolastici. Junpei non era mai distratto e colse l’occhiata della maestra.

    Ho diciassette anni rispose cauto.

    Ma vieni sempre a prendere Ryu-kun. Anche la mattina alle nove, non dovresti essere a scuola? Non c’è nessun altro che si prende cura di voi?.

    Forse la signorina Fukamine si accorse del tono critico che aveva usato perché arrossì e tacque. Ryu si era appollaiato sulla schiena del fratello e stava quasi per schiacciare un pisolino, stanco dai troppi giochi.

    Si, dovrei rispose Junpei in un sussurro, guardando lontano. Ma sono l’unico per Ryu. Non c’è nessun altro. Buonasera, Fukamine-san.

    Stupita dall’inaspettato congedo, la signorina restò a fissare i due fratelli allontanarsi. Forse era stata troppo impulsiva e se ne pentì. Il giorno dopo era sabato e l’asilo restava chiuso. Fu una fortuna quella settimana perché pioveva senza interruzione. La signorina indossò un leggero cardigan sul vestitino bianco, mise un po’ di buona frutta nel cestino e andò a casa di Ryu. Voleva solo scusarsi per la sua impertinenza anche se temeva la reazione di Junpei.

    Sapeva che i due fratelli vivevano in un quartiere poco distante dall’asilo. Era un palazzo un po’ logoro, le scale arrugginite e le porte scrostate. Salì accompagnata dagli scricchiolii dei gradini e arrivò in un lungo corridoio pieno di porte. Una vecchia signora era fuori dalla sua, intenta a stendere il bucato su una cordicella che dava su una balconata. Da sotto arrivavano i rumori della strada che infastidivano la signorina Fukamine, abituata ad un bell’appartamento, ma a cui la vecchia signora non prestava nemmeno più ascolto.

    Che bella fanciulla esclamò vedendola arrivare. Jun-chan si è preso una fidanzatina?.

    La signorina arrossì suo malgrado. Sapeva di avere un aspetto molto giovanile e non ci tenne ad informare la donna che in realtà aveva dieci anni in più rispetto al ragazzo.

    Sa se i ragazzi sono in casa?.

    Penso di si. Di solito il sabato mattina Jun-chan cerca di studiare mentre Ryukkun mette a soqquadro la casa. Poi va subito al part-time e io do un’occhiata al bimbo di tanto in tanto.

    La maestra era basita. Aveva appena capito che i ragazzi erano del tutto soli. Non c’è nessuno che si cura di loro?.

    La vecchia mise una molletta sull’ultima calza e si voltò con gli occhi pieni di lacrime. "I genitori morirono, i parenti se ne fregano. Io sono molto anziana, non posso badare a Ryukkun tutto il giorno anche se lo vorrei. Per quanto riguarda gli altri vicini, sono gente che si fa i fatti propri. Non so se mi

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