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Vedi sopra (...l'estate della mia vita...)
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E-book249 pagine3 ore

Vedi sopra (...l'estate della mia vita...)

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Info su questo ebook

A chi non piacerebbe rilanciare i dadi della vita e rivivere il passato cambiando il destino?

Agosto 1985. Siamo a Pesaro. Jerry, Vale, Marco, Barbie, Max e Alex si incontrano un giorno per caso, o forse no…

Stanno per vivere l'estate della loro vita, quella che li cambierà per sempre.

"Vedi sopra (… l'estate della mia vita…)" è la storia di un'amicizia nata tra sei ragazzi nell'estate del 1985, ma destinata a durare per sempre. Un romanzo diviso in tre parti e che dal presente ci proietta nel passato.

Una storia che parla di una splendida amicizia e di un amore, quello di Alex e Jerry, che supera il tempo e lo spazio.
LinguaItaliano
Data di uscita24 giu 2019
ISBN9788831625463
Vedi sopra (...l'estate della mia vita...)

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    Anteprima del libro

    Vedi sopra (...l'estate della mia vita...) - Alessandro Monti

    mai.

    PREFAZIONE

    A chi non piacerebbe rilanciare i dadi della vita e rivivere il passato cambiando il destino?

    Agosto 1985.  Siamo a Pesaro.  Jerry, Vale, Marco, Barbie, Max e Alex si incontrano un giorno per caso, o forse no. Tra loro è subito intesa, ma non sanno ancora che stanno per vivere l’estate della loro vita, quella che li cambierà per sempre.

    Quando è il momento di chiudere gli ombrelloni del Bagno Lello e di tornare a casa, tra amori nati e amicizie rinforzate, i sei promettono di non lasciarsi più.

    E cosi’ sarà, ma il destino ha in serbo altri programmi…

    Chi poteva sapere cosa c’era scritto nel libro della loro vita, cosa fosse giusto e cosa no?

    Ma a volte anche quello che è scritto può essere cambiato…

    A volte la vita offre una seconda occasione, sta a loro coglierla e rimettere le cose a posto…

    Vedi sopra (… l’estate della mia vita…) è la storia di un’amicizia nata tra sei ragazzi nell’estate del 1985, ma destinata a durare per sempre. Un romanzo diviso in tre parti e che dal presente ci proietta nel passato.

    Una storia che parla di una splendida amicizia e di un amore, quello di Alex e Jerry, che supera il tempo e lo spazio.

    Parte prima

    (2016)

    You know I’ m a dreamer.

    Mötley Crüe

    La magia esiste.

    Stephen King

    "Mamma diceva sempre: la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita.

    Forrest Gump                                                                       

    Beep Beep Ritchie.

    It

    1

    Quella notte mi svegliai di soprassalto, il cuore batteva a mille, mi ero addormentato sulla sdraio in balcone, la lattina di Coca-Cola in una mano e il mozzicone di sigaretta a terra.

    A dispetto di tutte le previsioni il mese di luglio si stava rivelando caldo, molto caldo, proprio come una volta.

    Mi alzai con grande fatica e rientrai in casa, mancavano ancora alcune ore al suono della sveglia che avrebbe dato inizio all’ultimo giorno di lavoro, il traguardo delle sospirate ferie era a un passo.

    Ovviamente di dormire non se ne sarebbe parlato per quella notte, ma la cosa non mi disturbava più di tanto, il giorno dopo sarebbe stato di una noia mortale, il 31 luglio Modena sarebbe stata praticamente deserta.

    Avrei potuto tranquillamente concedermi una pennichella sul lettino che avevamo nel retro del negozio.

    Il resto della giornata l’avrei passato a cazzeggiare e a tirarmi le dita fino a far arrivare sera.

    Il pensiero del tirarsi le dita mi strappò un sorriso, quel modo di dire era tipico della mia giovinezza.

    E anche quella notte ero tornato lì, alla mia giovinezza.

    Prima di svegliarmi e di tornare alla realtà.

    Mi trascinai in bagno e mi rinfrescai, l’immagine riflessa dallo specchio sicuramente non parlava di giovinezza, i capelli grigi raccolti in una coda e una stempiatura che mi ostinavo a definire leggera non aiutavano.

    Tutto sommato le rughe avevano risparmiato il viso, erano finite sul cuore.

    Ma come si dice?

    L’importante è sentirsi giovane dentro, è sufficiente ignorare i vari malanni che fanno a gara per primeggiare e il gioco è fatto.

    Quella notte il nervo sciatico pareva aver tagliato il traguardo davanti a tutti gli altri, peccato per la cervicale, si sarebbe dovuta accontentare di un secondo posto, comunque un ottimo risultato considerando la nutrita concorrenza.

    Dovevo ancora preparare i bagagli, così decisi di impiegare le ore rimaste in qualcosa di utile.

    Le valigie buttate in un angolo del ripostiglio erano lo specchio della mia vita, un fottuto casino con cui ogni giorno lottavo cercando di avere la meglio. Per ora ci ero riuscito.

    Be’, magari ci ero riuscito era un’affermazione un po' ambiziosa, diciamo che galleggiavo, il che era già un buon risultato, ma vivere era un’altra cosa.

    Mi accontentavo, ero diventato di bocca molto buona , giusto per tornare a un altro modo di dire molto eighties, per quanto riguarda vivere, vedi sopra.

    Vedi sopra… erano passati trent'anni da quando gliel'avevo sentito dire per la prima volta, a Pesaro, in spiaggia, al Bagno Lello.

    Max e io eravamo arrivati da poco e andammo a fare un giro per vedere il mare, lei fu l’ultima del gruppo ad arrivare, me la presentò Vale.

    Ricordo, ricordo tutto… ogni particolare.

    "… E così ti chiami Alessio Marti ma ti fai chiamare Jerry, come mai?" chiese Valentina che a un primo sguardo doveva avere sedici - diciassette anni, carina; i capelli neri corti tagliati in modo sbarazzino le conferivano un piglio molto deciso, la facevano apparire un po' come la leader del gruppo di ragazzi che avevamo appena conosciuto, si presentò come Vale e da quel momento rimase Vale per tutti.

    "Oh, questa è bella da sentire, avete voglia di favi una risata? provocò Max con un sorrisetto ironico dipinto in volto.

    Max non cominciare risposi recitando la parte dello stizzito. Era un giochetto che durava da quando ci eravamo conosciuti da bambini, ci stuzzicavamo sempre ma eravamo inseparabili.

    Era comunque chiaro che mi toccava raccontare la storiella del mio soprannome.

    Vabbé dai, fatevi ‘sta risata, offro io. Allora, a me piacciono i fumetti, il mio preferito è un personaggio che si fa chiamare Mister No, il suo vero nome è Jerry Drake, quando ero più piccolo portavo i giornalini con me ovunque e fantasticavo di questo personaggio, così gli amici hanno cominciato a chiamarmi Jerry, come il personaggio del fumetto, dopo un po' è diventata un’abitudine e, visto che non mi dispiaceva, ho cominciato a presentarmi così, contenti adesso?

    Per noi è okay mi apostrofò una voce alle mie spalle. Era Barbara, quindici anni, la più giovane del gruppo, cugina di Vale, veniva da Roma a differenza degli altri ragazzi, tutti di Pesaro.

    Barbara, Barbie per tutti, era timida, carina e innocente, un’innocenza bellissima.

    Certo che sì, qua la mano Jerry! Con queste parole Marco mi allungò la mano esibendo un sorriso che trovai simpatico fin da quel momento.

    Piacere mio, così ci siamo conosciuti tutti replicai.

    Be’, manca ancora una nostra amica che dovrebbe arrivare fra poco, stasera i nostri genitori fanno la grigliata in spiaggia, se volete chiedo a mia madre se potete restare con noi propose con grande entusiasmo Vale.

    Magari, sarebbe bellissimo, a me e a Jerry piace da matti la carne alla griglia confessò Max.

    Allora è deciso, appena arriva mia madre sento se possiamo, ma vedrete che non ci saranno problemi. Ehi guarda chi è arrivata! Alex, vieni qui che ti presentiamo dei nostri amici fece Vale mentre mulinava le braccia in direzione dell’amica che stava percorrendo la passerella che dallo stabilimento conduceva al lungomare.

    La prima persona che fece la conoscenza di Alessandra Tonelli fu Max che era davanti a me. Vale li presentò e, quando Max si fece da parte, la vidi per la prima volta.

    Alex lui è Jerry, perché si fa chiamare così te lo spiega dopo rispose Vale sorridendo.

    Alex era bella in un modo naturale, come un raggio di sole che illumina il mare, una cascata di capelli neri le incorniciava il volto, i lineamenti non erano perfetti ma regolari, piacevoli.

    Pur non essendo altissima appariva slanciata, indossava una canottiera nera a rete sopra una T-shirt bianca degli U2, un paio di fuseaux bianchi e un paio di Superga anch’esse bianche ai piedi, al collo aveva un foulard rosso a pois neri.

    Era una visione incantevole.

    Piacere, Jerry.

    Ciao, io sono Alex, mi sembra di aver capito che vi fermate con noi stasera.

    Sembra di sì.

    Bene, allora sarei curiosa di sapere il motivo per cui tutti ridono riguardo al tuo soprannome, ma visto che abbiamo l’intera serata me lo spiegherai dopo, vero?

    Ehm… sì certamente, ma non è che sia questa gran cosa, posso dirtelo anche adesso in due minuti.

    Vedi sopra concluse Alex sfoderando un sorriso illuminante.

    In quel momento non prestai particolare attenzione a quel modo di dire, a quelle due parole che avrei risentito uscire dalle sue labbra decine e decine di volte e che altrettanto avrei sentito nei miei sogni, in quell’istante lei si prese il mio cuore e non me lo restituì mai più.

    Le luci dell'alba mi fecero trasalire, era chiaro che i buoni propositi sul come impiegare le ore che mi separavano dall’ultimo giorno di lavoro erano finiti nel cesso.

    A far compagnia a quello che restava della mia vita.

    2

    Jerry, qui stiamo stretti supplicò Max, chitarra sulle spalle, una valigia in una mano e il beauty nell’altra.

    Ci siamo sempre stati, ci staremo anche stavolta, aspetta che ti do una mano.

    Erano passate da poco le 8.00, quando la Kia Sportage bianca guidata da Max varcò la barriera di Modena Sud, direzione Pesaro, con un bagagliaio stipato di valigie, chitarre e accessori vari e un carico molto più pesante di emozioni che aleggiava all’interno dell’abitacolo.

    Il primo agosto era una data cardine per noi due, ogni anno da trentun anni a questa parte salpavamo insieme per Pesaro, il primo anno la destinazione fu casuale - se vogliamo credere alla casualità naturalmente - infatti in origine la scelta era caduta su Rimini, ma i pochi alberghi rimasti liberi costavano una cifra impossibile per le tasche di due ragazzi che si erano da poco avvicinati al mondo del lavoro; di conseguenza Pesaro, che era pochi km più a sud, ma che dava la possibilità alle loro tasche di mantenersi un po' più a nord, sembrò un buon compromesso.

    Da allora tante cose erano cambiate, il mezzo di trasporto in primis, si era passati dal treno all’auto, la prima era stata quella di Max, la mitica Fiat 127 blu ereditata dalla sorella, che sfoggiava un impianto stereo di primissimo livello, pianale in legno con due woofer da paura, subito ricoperto dalla bandiera degli U2 e per finire immancabile adesivo del vagabondo con la chitarra che faceva bella mostra di sé sul bagagliaio.

    Altro strumento indispensabile erano le Sony - C 90, marcate DJ Max almeno cinque o sei ogni estate, compilation che Max mixava nei mesi precedenti le ferie e che definiva la colonna sonora della nostra vacanza.

    Nel corso degli anni i supporti per la musica erano cambiati, passando dalle musicassette ai cd, per arrivare all’attuale smartphone; quello che non era cambiato era il DJ, sempre Max, che ogni anno era ben felice di occuparsi del sostentamento delle nostre orecchie, come lui amava definire questa routine cui per niente al mondo avrebbe rinunciato.

    "Sleeping in my car¹, la metti ogni anno eh?" chiesi, mentre scorrevo sul Samsung di Max i titoli della compilation.

    Lo so, ti piace! Quel giro di chitarra riesci a farlo anche tu se ti impegni sghignazzò Max.

    Senza nemmeno alzare lo sguardo dal cellulare gli mostrai il medio in cui spiccava la lettera L tatuata.

    Una lettera ogni dito. Mi feci tatuare il nome di Alex nel 1987, anno in cui Max partì per il servizio militare e, suo malgrado, mi lasciò solo ad affrontare i miei demoni.

    Il compito di servire la patria a me toccò l’anno dopo.

    La mia destinazione fu Pesaro (per il discorso casualità, vedi sopra). Indubbiamente fu un anno molto difficile, vivevo in uno stato di animazione sospesa, completamente estraneo alla realtà, in balia degli eventi, lontano da casa, ma vicino a Vale, Marco e alle loro famiglie.

    Mi trattarono come un figlio e quell’anno mi difesero da me stesso, salvandomi senza mezzi termini la vita.

    Lo smartphone di Max cominciò a vibrare e l’immagine di Vale impegnata a suonare il violino comparve sul capace display del Note 4. Il mio volto si allargò in un sorriso mentre pigiavo il tasto di risposta.

    Vale, ciao stella!

    Jerry, ciao, dove siete?

    Dunque, abbiamo passato da poco Rimini, fra non molto siamo lì.

    Sono in viva voce eh, Max ci sei?

    Ciao tesoro, ci sono, ci sono, mi tocca guidare come sempre, a me la fatica e al tuo amico rockstar qua di fianco il relax.

    "Ragazzi non vedo l’ora di riabbracciarvi, mi siete mancati tantissimo, a proposito ho preparato tutto, stasera abbiamo bucatini e a seguire astici con peperoni.

    Vale, sei fantastica come sempre e il maritino dove lo hai messo? domandai, mentre Max azionava le doppie frecce per segnalare che stavamo rallentando.

    Marco ha appena portato la batteria di Max in saletta e poi andava in stazione a prendere Barbie.

    Vale e Marco, Marco e Vale. Erano sposati da più di vent’anni, amici da sempre, cresciuti nella stessa strada, non sembravano fatti l’uno per l'altro, ma il loro amore era cresciuto giorno dopo giorno, si erano uniti in spiaggia a Pesaro ad agosto, una cerimonia bellissima.

    Io, Max e Barbie avevamo fatto da testimoni, tutti e tre, fu una giornata stupenda e commovente, ricordo che eravamo un corpo unico, un cerchio magico.

    Esattamente quello che siamo ancora oggi.

    Max, guardando la fila ferma davanti a noi, sbottò e intonò il motivetto: Ci muoviamo o no, ci muoviamo sì o no.

    Siete fermi eh ragazzi, va be’ dai prendetela con filosofia abbiamo un mese tutto per noi, e mi raccomando andate piano!

    Sì mamma! urlammo all’unisono prima di salutarla.

    Vale

    E così era di nuovo agosto.

    Da quando trenta anni prima ci eravamo conosciuti era diventato il mese più importante dell’anno, quello in cui ci riunivamo e potevamo tornare i ragazzi che dentro di noi non avevamo mai smesso di essere.

    Malgrado le distanze riuscivamo a vederci parecchie volte durante l’anno, qualche finesettimana, Natale e Pasqua, qualche giorno di ferie rubato qua e là.

    La voglia di stare insieme in qualche modo aveva la meglio.

    Nessuno di noi aveva figli, nessuno si era sposato escludendo me e Marco; avevo pensato parecchie volte a questa situazione e mi trovavo pienamente d’accordo con Jerry quando diceva che il caso non esiste.

    Sembrava quasi che non potessero esserci legami diversi al di fuori di noi sei… cinque certo… a volte pensavo ad Alex come se fosse ancora qui, erano passati tanti anni ma ancora mi trovavo a pensare in questi termini.

    Le note di Spending my time² dei Roxette riempirono la stanza, il mio sguardo si spostò a cercare il quadretto con la foto di noi sei, giovani e sorridenti davanti alla palla di Pomodoro, con il mare alle spalle e il sole che illuminava i nostri volti.

    Ragazzi avete presente Mennea, ecco lo scatto di Marco quando Lello ha cominciato a corrergli dietro oggi in spiaggia era paragonabile a quello di Mennea commentai mentre mi strozzavo dalle risate.

    Brava Vale, avrei voluto vedere te, si era incazzato di brutto quando si è beccato il gavettone in piena faccia ribadì Marco mimando la reazione di Lello.

    Non ti facevo così atletico Marco intervenne Alex sghignazzando senza ritegno.

    Be’, atletico o no intanto non mi ha preso… comunque ragazzi, forza che troviamo qualcuno che ci faccia una foto, tutti intorno alla palla, Barbie tu che sei dolce e carina va’ a cercare qualche fotografo volontario… tieni la macchina fotografica e sfodera tutto il tuo fascino…

    Barbie prese la macchina e cominciò a guardarsi attorno alla ricerca di qualcuno a cui poter affidare il gravoso incarico e dopo alcuni minuti ci comunicò la sua scelta. Ragazzi, quel signore laggiù è perfetto, vado a chiamarlo.

    Barbie, ma potevi cercarne uno un po' più dinamico, la piazza è piena di ragazzi e tu trovi l’unico vecchio che c’è… dai avrà più di cinquant'anni… esclamò Marco.

    Va bene, ma cosa ti frega, non dobbiamo andarci a ballare, deve farci una foto ribatté Barbie partendo in direzione del prescelto.

    In poche battute Marco spiegò al ’fotografo’ il funzionamento della macchina e venne a mettersi in posa insieme a tutti noi davanti alla palla.

    Forza ragazzi, stringiamoci ordinò Jerry andando ad abbracciare Alex.

    Ci siete? chiese Max. Okay, foto ricordo di una vacanza meravigliosa, tutti insieme: cheeseeeee!!!

    Cheese… sussurrai mentre con le dita sfioravo la foto scattata un giorno di agosto del 1985. L’avevo riguardata centinaia di volte e ogni volta non potevo fare a meno di notare i nostri volti sereni.

    Il sorriso di sei ragazzi che si erano trovati e insieme avevano imparato a conoscere il significato della parola amicizia, il sorriso di sei ragazzi che avevano appena vissuto l’estate più bella della loro vita ma ancora non lo sapevano, perché a diciassette anni non potrai mai dire che sei felice: essere insoddisfatto e imbronciato è quasi una regola da seguire.

    La felicità è qualcosa di effimero, non esiste… poi un giorno ti svegli e ti accorgi che è sparita.

    Già, era andata proprio così…

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