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Parliamo di Gerusalemme, per esempio
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E-book217 pagine2 ore

Parliamo di Gerusalemme, per esempio

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Info su questo ebook

21 dicembre 2017: l’ONU vota no a Gerusalemme capitale di Israele, e anche l’Italia è contraria. Ma che senso ha questa decisione? Gerusalemme è già capitale di Israele dal 1950, per volontà del parlamento e del popolo. E’ giusto che l’ONU si intrometta, per la prima volta nella storia, nella scelta della capitale da parte di uno stato sovrano?

L’autore decide di porre il quesito al popolo del web attraverso un post su facebook. L’appello riceve un’insperata attenzione: oltre 10.000 contatti utili e 840 interventi fedelmente riportati nel libro. Non sono mancati gli insulti, com’è normale sul web, ma c’è stata soprattutto discussione aperta su un tema che ha coinvolto le persone oltre le aspettative. La cronaca del dibattito è integrata da documenti, foto, filmati “postati” sia dall’autore che dai partecipanti, che hanno contribuito a stimolare ulteriormente la discussione. Discussione di cui tocca all’autore trarre le conclusioni che, sebbene accuratamente motivate, non mancheranno di suscitare reazioni contrastanti tra i lettori.
LinguaItaliano
Data di uscita27 feb 2018
ISBN9788827815878
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    Anteprima del libro

    Parliamo di Gerusalemme, per esempio - Oscar Santilli Marcheggian

    Introduzione

    Parliamo di Gerusalemme, per esempio Il dibattito sul web

    Conclusioni

    • Gerusalemme capitale d’Israele

    • La questione Israelo-Palestinese

    1 É fondata l’accusa nei confronti di Israele di avere rubato la terra agli Arabi?

    2 Perché non viene riconosciuto ai Palestinesi il diritto di costituire un proprio stato?

    3 Perché non viene garantito il diritto di ritorno alla popolazione araba costretta ad abbandonare le proprie case nel 1948?

    4 Perché la comunità internazionale condanna sistematicamente Israele?

    • Come dare un giudizio equilibrato su tutto questo?

    Appendice: Il terzo tentativo (Tratto da Ladri nella notte di Arthur Koestler)

    OSCAR SANTILLI MARCHEGGIANI

    Parliamo di

    Gerusalemme,

    per esempio…

    Il popolo del web di fronte al problema di

    Gerusalemme Capitale

    e del conflitto israelo-palestinese

    raccontato dall’autore di Un treno per Nablus

    Titolo | Parliamo di Gerusalemme, per esempio…

    Autore | Oscar Santilli Marcheggiani

    ISBN | 9788827815878

    Prima edizione digitale: 2018

    © Tutti i diritti riservati all’Autore

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)

    info@youcanprint.it

    www.youcanprint.it

    Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

    Studiare senza riflettere è vano,

    riflettere senza studiare è pericoloso

    (Confucio, VI sec a.C.)

    Introduzione

    L’idea di lanciare un post su Gerusalemme capitale d’Israele mi è venuta assistendo alla votazione dell’ONU del 21 dicembre 2017 in cui 172 paesi hanno respinto a stragrande maggioranza (9 a favore, 35 astenuti, 128 contro tra cui l’Italia) il riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele.

    Una cosa incredibile.

    Sembra non esserci limite al senso del ridicolo di questa pseudo Organizzazione delle Nazioni Unite in cui una maggioranza di quasi il 60% è costituita da stati autoritari¹. Dal dicembre 1949 Gerusalemme è la capitale indiscussa di uno stato sovrano il cui parlamento sovrano ha deliberato dove collocare la propria capitale (allora Gerusalemme Ovest) senza che nessun altro si intromettesse. Questo è normale. Per nessun paese al mondo l’ONU si è mai arrogata il diritto di definire o contestare la capitale. Tranne ora per Israele.

    Incuriosito da come e perché governi, partiti, privati cittadini si siano coinvolti in questa non-storia, ho deciso di investigare direttamente su cosa ne pensa la gente.

    Ho scritto dunque un post in cui elencavo un certo numero di fatti e l’ho pubblicato sulla mia pagina Facebook il 6 gennaio 2018. Perché il web? Perché è l’unico mezzo per raggiungere immediatamente un vasto pubblico compresi i giovani. Perché costa poco. Pensate che per promozionare il post ho investito 30 euro per due settimane, ma alla fine ho deciso di fermarmi dopo 8 giorni e di euro ne ho spesi solo 16. E i risultati sono stati sorprendenti: sono state raggiunte oltre 10.000 persone (con una copertura di 18.000) e vi sono stati 840 interventi. É di questi giorni l’annuncio di un cambio di politica di Facebook che renderà iniziative come la mia decisamente più care. Beh, l’altra mattina Zuckerberg si è svegliato con una perdita in borsa di 3 miliardi di dollari. Ben gli sta…

    Chi leggerà le prossime pagine, e non è detto che siano molti, rimarrà sorpreso dal tono un po’ presuntuoso e saccente della prolusione …questa è una conversazione tra sapienti…. Beh, non credo di essere né presuntuoso né saccente, ma sul web gira certa gente esagitata che rende opportuno fare a monte un po’ di opera di scoraggiamento, mettere delle dighe… Uno che dentro il post ci è cascato per caso lo ha definito fessbucchiano, che non so cosa voglia dire, ma non dev’essere niente di buono… Ciò detto non ho bannato nessuno e non ho tagliato nessun intervento, neanche i più folli o insultanti.

    Penso che la lettura di questo libro sia un viaggio interessante in quel mondo misterioso per molti che è il web. Un viaggio che ha dato luogo a non poche sorprese. Ma quelle ve le lascio scoprire da soli…

    La prima metà del dibattito consiste spesso di battibecchi tra gente che la pensa diversamente, e potrà risultare noiosa per qualcuno, anche se mantiene il suo valore di testimonianza. Da un certo punto in poi la discussione prende quota, ci si concentra sempre più sui fatti, sui dati storici, molti spediscono link di articoli, foto e filmati assai pertinenti ed interessanti che sono naturalmente incorporati nel post. Alcuni si fanno vivi non per esprimere le proprie idee bensì l’approvazione ad un dibattito che hanno seguito con attenzione. Un dibattito utile.

    Prima di augurarvi una buona lettura, vale la pena di porsi la domanda sul perché mettere al centro di una discussione tra tante persone la questione di Gerusalemme capitale. É evidente che non si tratta solo di una questione politica, per quanto intricata. Gerusalemme assurge a nodo dello scontro tra Islam e Occidente, che è lo scontro tra il fondamentalismo religioso e il pensiero laico. E qui è opportuna una breve digressione storica. Il pensiero laico occidentale affonda le radici nel pensiero greco-romano e nella nascita della scienza non sottoposta a vincoli religiosi o ideologici di sorta. Dopo l’epoca classica, il cammino del pensiero laico subì un enorme rallentamento nel Medio Evo con il Cristianesimo e il potere temporale della Chiesa, per rifiorire mille anni dopo nel Rinascimento. Ma l’evento che rappresentò una svolta politica decisiva nella storia dell’Europa e del pensiero occidentale fu la Guerra dei Trent’anni (1618-1648). La pace di Vestfalia segnò il definitivo declino del feudalesimo in Europa, e il parallelo declino del potere della Chiesa Cattolica. Trionfò la Francia a scapito dell’Impero Asburgico, e venne sancita la libertà per i principi protestanti di professare la propria religione. Era inoltre solennemente riconosciuta, per la prima volta nella storia, la libertà di scelta della propria sorte da parte dei singoli popoli. Quello che oggi chiameremmo, con termine moderno, il principio di autodeterminazione dei popoli, ovvero il principio per cui ogni Stato è libero e sovrano e pertanto ha il diritto di essere rispettato nella propria unità territoriale e nella propria indipendenza. Questa rivoluzione politica trovò presto uno sbocco nel pensiero filosofico dell’Occidente attraverso l’Illuminismo. Leggiamo quindi la mirabile definizione che diede Immanuel Kant del pensiero illuminista:

    «L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell'Illuminismo

    Possiamo ben dire che la nascita dell’Illuminismo coincide con la nascita della modernità.

    Salotto di madame Geoffrin a Parigi

    Perché parliamo di tutto questo? Perché si tratta di un cammino che ha dato forma e vita all’Occidente, di cui non vi è traccia nell’Islam. Anzi, l’Islam ha seguito un cammino del tutto inverso. Dopo una fase di rigoglio del pensiero, delle arti e delle scienze del neonato califfato musulmano, durata all’incirca per i primi due secoli del dominio Abbaside (750-950 d.C.), vi fu una progressiva involuzione, prima molto lenta, poi sempre più pronunciata verso quella minorità di cui parla Kant. Minorità che costituisce l’essenziale substrato del fondamentalismo islamico.

    L’affermazione secondo la quale i moderati costituiscono la stragrande maggioranza dei musulmani e non condividono l’ideologia fondamentalista è clamorosamente falsa. Essa è basata sulla confusione tra la natura degli individui che praticano la religione musulmana e l’ideologia che è alla base di tale religione. Nessun uomo ragionevole crede che la maggioranza degli islamici sia formata da gente cattiva. Ho lavorato in numerosi paesi musulmani, dalla Tunisia all’Indonesia, ho avuto amici musulmani (soprattutto arabi), e ho potuto toccare con mano la loro affabilità, genuina religiosità, gentilezza, ospitalità, incapacità di gesti offensivi verso chicchessia. In gran parte di questi paesi, prima che si scatenassero guerre o le cosiddette primavere arabe, il tasso di criminalità è sempre stato molto inferiore a quello dei paesi occidentali, era possibile passeggiare in piena notte in luoghi poco frequentati in perfetta sicurezza, contrariamente a quanto potrebbe verificarsi girando per Detroit o Rio de Janeiro. Se le cose sono oggi cambiate e le strade del Cairo – tanto per fare un esempio – non sono più così sicure, è semplicemente perché la crisi economica che attanaglia l’Egitto ha ridotto tanta gente alla fame, l’accattonaggio prima inesistente si è terribilmente diffuso ed è talvolta molto aggressivo sicché occorre fare attenzione. Questo però non ha nulla a che fare con la violenza dei movimenti radicali con cui ci confrontiamo oggi in molti paesi musulmani e nel mondo intero. La domanda da porsi è se davvero esista un Islam moderato, questione che non riguarda affatto la natura umana dei popoli islamici, bensì l’essenza della loro ideologia.

    Per rispondere a questa domanda dobbiamo guardare anzitutto al Corano, e alla distinzione tra Corano creato e Corano increato. Come ci racconta Magdi Cristiano Allam La tesi del Corano creato sottintende che solo Allah è increato, consente l’uso della ragione per entrare nel merito dei contenuti del Corano, che possono essere oggetto di culto da parte della fede ma anche oggetto di valutazione e critica, così come consente la contestualizzazione nel tempo e nello spazio dei versetti rivelati per distinguere ciò che è da considerarsi attuale e lecito da ciò che invece è da ritenersi prescritto e caduco. La tesi del Corano creato fu elevata a dottrina di stato all’epoca del califfo Al Ma’mun (813-833), sostenendo che il Corano è sì parola di Allah ma che solo Allah è eterno, quindi essendo il Corano creato diventa legittima la sua interpretazione storicizzata e allegorica per adeguarne i contenuti allo spirito dei tempi. Questo pensiero fu ulteriormente sviluppato dal grande scienziato e filosofo andaluso Averroé (1126-1198) secondo cui se un brano del Corano pare assurdo o incomprensibile allora bisogna ricorrere all’interpretazione allegorica. Ci fu una lunga schiera di teologi e intellettuali islamici che professarono nei secoli la comunione tra fede e ragione, fino al teologo sudanese Mahmoud Mohamed Taha (1909-1985) che – probabilmente per ultimo – sostenne che il Corano andrebbe depurato salvaguardando solo la rivelazione meccana, che è la parte più mistica e che è proponibile come un messaggio valido per la nostra attualità, ma archiviando come un racconto di eventi che si sono conclusi tutta la rivelazione medinese del Corano, che è la parte più violenta del testo islamico. Attraverso quest’operazione razionale di filtraggio e purificazione del messaggio coranico, è così possibile separare la sfera religiosa dalla sfera secolare, affermando quindi la natura laica dello Stato rispetto al dettame dell’Islam. Purtroppo tutti i teologi illuminati a partire da Averroé fino a Mohamed Taha, sono stati condannati per eresia, costretti alla fuga o giustiziati, mentre le loro opere sono state date alle fiamme.

    La tesi trionfante è stata quindi quella del Corano increato, secondo cui l’Islam è la religione del suo dio Allah che si è fatto testo e che si incarta nel Corano dopo essere stato rivelato a Maometto attraverso l’Arcangelo Gabriele. Per i musulmani quindi il Corano è Allah stesso, è della stessa sostanza di Allah, opera increata al pari di Allah, a cui ci si sottomette e che non si può interpretare perché si metterebbe in discussione Allah stesso.

    É piuttosto evidente che cosa questo significhi allorché il Corano recita frasi come Getterò il terrore nel cuore dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo… Non siete certo voi che li avete uccisi: è Allah che li ha uccisi (8, 12-17), oppure Quando incontrate gli infedeli, uccideteli con grande spargimento di sangue (47, 4)."

    Le conseguenze della minorità, ovvero dell’inibizione dei Musulmani a valersi del proprio intelletto per giudicare ciò che è etico (o semplicemente ragionevole) e ciò che non lo è, possono essere terribili. Quando i terroristi dell’ISIS diffusero il video in cui vedemmo il pilota giordano Muad Kasasbeah bruciare vivo come una torcia umana, essi giustificarono quella barbarie con il versetto coranico La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi (5, 33).

    É sufficiente leggere il motto dei Fratelli Musulmani per toccare con mano l’incompatibilità non solo con la laicità ma con la nostra stessa umanità : Allah è il nostro obiettivo. Il Profeta è il nostro leader. Il Corano è la nostra legge. Il jihad è il nostro pensiero. Morire lungo il sentiero di Allah è la nostra aspirazione massima. Scriveva Oriana Fallaci: L’Islam è il Corano. Comunque e dovunque. E il Corano è incompatibile con la Libertà, è incompatibile con la Democrazia, è incompatibile con i Diritti Umani. É incompatibile col concetto di civiltà.

    Immaginare che l’Islam possa essere riformato al suo interno grazie all’impegno dei musulmani moderati è un errore storico e semantico. Si può essere musulmani moderati come persone, ma non esiste un Islam moderato come religione.

    Ma al di là delle opinioni degli studiosi, esistono indicatori circa il consenso da parte delle masse musulmane verso il fondamentalismo islamico più estremo? Argomento difficile da affrontare in modo attendibile nei territori interessati, dove condurre un sondaggio su questi temi può costare l’immediata carcerazione del sondaggista. Però la rete televisiva Al Jazeera del Qatar ha aperto uno squarcio, rivolgendo ai propri spettatori la domanda: Sei favorevole alle conquiste dello Stato islamico in Iraq e Siria?. Hanno risposto alla domanda trentottomila spettatori e l’81% di essi ha detto . Lo ha raccontato e commentato Angelo Panebianco sul magazine Sette del 5 giugno 2015. Il titolo dell’articolo è: "Quell’81% di arabi pro-Isis e l’Islam dei sogni. Il

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