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Civiltà e cultura. La dignità umana
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E-book61 pagine1 ora

Civiltà e cultura. La dignità umana

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Info su questo ebook

“Fra il nulla e l’uomo più umile, la differenza è infinita; fra quest'ultimo e il genio, molto meno di quello che una naturalissima illusione ci fa credere” (Unamuno)

LinguaItaliano
Data di uscita7 mag 2018
ISBN9788899508159
Civiltà e cultura. La dignità umana
Autore

Miguel de Unamuno

Miguel De Unamuno (1864 - 1936) was a Spanish essayist, novelist, poet, playwright, philosopher, professor, and later rector at the University of Salamanca.

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    Anteprima del libro

    Civiltà e cultura. La dignità umana - Miguel de Unamuno

    MiniMix

    Miguel de Unamuno

    Civiltà e cultura

    C’è un ambiente esteriore, il mondo dei fenomeni sensibili, che ci avvolge e nutre, e un ambiente interiore, la nostra stessa coscienza, il mondo delle nostre idee, immaginazioni, desideri e sentimenti. Nessuno può dire dove l’uno finisca e l’altro inizi, tracciare la linea divisoria, dire fino a che punto siamo noi del mondo esterno o sia esso nostro. Dico «le mie idee, le mie sensazioni» come dico «i miei libri, il mio orologio, le mie scarpe», o «il mio popolo, il mio paese» e persino «la mia persona!». Quante volte non chiamiamo nostre cose dalle quali siamo posseduti!

    Il mio precede l’io; viene alla luce come possessore, poi si vede come produttore e finisce per vedersi come vero io quando riesce ad adattare direttamente la sua produzione al suo consumo.

    Dall’ambiente esteriore si forma l’interiore per una specie di condensazione organica, dal mondo dei fenomeni esterni quello della coscienza, che reagisce su quello e in esso si espande. C’è un continuo flusso e riflusso che si diffonde fra la mia coscienza e la natura che mi circonda, che è anche mia, la mia natura; nella misura in cui si naturalizza il mio spirito saturandosi di realtà esterna, spiritualizzo la natura saturandola di idealità interna. Io e il mondo ci facciamo mutuamente. E da questo gioco di mutue azioni e reazioni germoglia in me la coscienza del mio io, il mio io prima di giungere ad essere nettamente e limpidamente io, io puro. È la coscienza di me stesso il nucleo del reciproco gioco tra il mio mondo esteriore e il mio mondo interiore. Dal possessivo esce il personale.

    Non è necessario che qui mi dilunghi nello spiegare come l’ambiente faccia l’uomo e, viceversa, questi si faccia quello. L’uomo, modificato dall’ambiente, a sua volta lo modifica e operano l’uno sull’altro in azioni e reazioni reciproche. Si può dire che operano l’ambiente sull’uomo, l’uomo sull’ambiente, questo su se stesso attraverso l’uomo e l’uomo su di sé per mezzo dell’ambiente. La natura ha fatto sì che ci facessimo le mani, con esse ci fabbrichiamo nel nostro mondo esteriore gli utensili e nell’interiore l’uso e la comprensione di essi: gli utensili e il loro uso arricchirono la nostra mente e la nostra mente così arricchita a sua volta ha arricchito il mondo da dove li avevamo presi. Gli utensili sono contemporaneamente i miei due mondi, quello di dentro e quello di fuori.

    Dà feconda vertigine sprofondarsi in questo immenso campo di azioni, reazioni, mutualità, suoni, echi che li rinforzano e con essi si armonizzano, echi degli echi ed echi di questi echi in irraggiungibile processo, echi che fanno da risonanza, immensa comunione della mia coscienza e della mia Natura. Tutto vive dentro la Coscienza, la mia Coscienza, tutto, incluso la coscienza di me stesso, il mio io e gli io degli altri uomini.

    Importa molto sentire dal vivo, con profonda comprensione, questa comunione fra la nostra coscienza e il mondo e come questo sia opera nostra così come noi di esso. Il non comprenderlo bene porta a concezioni parziali, come è in molta parte quella che si chiama concezione materialista della storia, nella quale si converte l’uomo in mero giocattolo delle forze economiche.

    Si sono sollecitate recentemente discussioni impegnate circa la selezione e l’eredità, negando alcuni la trasmissione dei caratteri acquisiti e attribuendo alla selezione molto di ciò che si attribuisce all’eredità. Ridotta la questione dalla biologia generale alla sociologia, è questa: è l’ambiente sociale o l’individuo quello che progredisce?

    A rigore bisogna sostenere che dai greci ad oggi, metto come punto di partenza, ciò che è progredito sono state le scienze, le arti, le industrie, le istituzioni sociali, i metodi e strumenti e non la capacità umana individuale, la società piuttosto che l’individuo, la civiltà più che la cultura. Bisogna sostenere che nel momento in cui nasciamo non portiamo alcun vantaggio di maggiore perfezione rispetto ai greci antichi, che ereditiamo nel nostro ambiente sociale e non nel nostro intimo organismo né nella nostra struttura mentale, il lascito dell’accumulato lavoro dei secoli. E bisogna sostenere, al contrario, che con

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