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Breath: Un soffio d’amore
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Breath: Un soffio d’amore
E-book99 pagine1 ora

Breath: Un soffio d’amore

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Info su questo ebook

Brenda lavora all’accettazione di un reparto oncologico. Vede ogni giorno i pazienti affrontare la malattia, ognuno con le proprie forze. Athos è uno di loro. La sua vita cambia radicalmente quando scopre di avere un tumore cerebrale. Qualcuno li osserva, fa in modo che si conoscano. Anche nei momenti più bui di un’esistenza, l’amore può arrivare e, come un soffio di vento, sconvolgere la vita. Copertina: Angel Graphics
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita7 ago 2019
ISBN9788833662336
Breath: Un soffio d’amore

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    Anteprima del libro

    Breath - Anita Cainelli

    uncuorepercapello@gmail.com

    Sinossi:

    Brenda lavora all’accettazione di un reparto oncologico. Vede ogni giorno i pazienti affrontare la malattia, ognuno con le proprie forze.

    Athos è uno di loro. La sua vita cambia radicalmente quando scopre di avere un tumore cerebrale.

    Qualcuno li osserva, fa in modo che si conoscano.

    Anche nei momenti più bui di un’esistenza, l’amore può arrivare e, come un soffio di vento, sconvolgere la vita.

    Questa non è una storia vera, tuttavia molto di vero è in questa storia.

    Dedicato a tutti coloro che combattono una propria battaglia, perché non rinuncino a lottare.

    Mai.

    Capitolo 1

    Brenda

    Sollevai le tapparelle a un nuovo giorno. Nel cielo azzurro chiaro, un pallido residuo di luna dava il definitivo addio alla notte. Era molto presto, come tutti i giorni lavorativi. Preparai il caffè e un’abbondante porzione di pane e marmellata, poi lasciai che l’acqua della doccia lavasse via tutte le tracce della nottata. Avevo fatto sogni più strani del solito, ma, come spesso accade, più mi sforzavo di ricordare, più le immagini si sfuocavano.

    Non importa , mi dissi. Ho altre cose a cui pensare! Oggi rientra il primario dalle vacanze, avrà un sacco di consegne pronte per me, e sarà già di malumore per il ritorno al lavoro…

    Era una persona un po’ particolare il primario, di quelli che non apprezzano mai il tuo lavoro e difficilmente mostrano una qualsivoglia stima nei tuoi confronti, salvo poi entrare nel panico quando chiedi due giorni di ferie o, peggio ancora, quando un malanno ti costringe a letto dopo che per giorni ti sei trascinata al lavoro sperando in un miracolo risanatore e invece i batteri incombono e gli anticorpi latitano. Ecco, esattamente a quel punto il caro primario aveva un tracollo emotivo e pareva non riuscire a riprendersi fino al mio rientro, tempestandomi di messaggi in WhatsApp in preparazione alla mole di lavoro che giaceva, poi, in attesa della mia guarigione.

    Mi vestii in fretta, scegliendo jeans chiari e una maglietta nera con i bordi in pizzo, esito del mio shopping del week end, " uno " degli esiti in realtà, mi ero fatta prendere un po’ la mano con le svendite di fine stagione.

    Mia figlia dormiva ancora. Beata lei! Non potevo fare a meno di accarezzarla con lo sguardo prima di uscire di casa. Sebbene ormai al terzo anno di scuola superiore, per me restava sempre la mia bambina, dolce e buona, con i riccioli biondi che le cadevano sulle spalle.

    L’estate era in piena maturità, alla metà di luglio, quando le giornate iniziano e finiscono afose e la notte non si riesce a dormire dal caldo. Mi guardai allo specchio: non avevo un aspetto molto florido, ma la domenica all’aria aperta aveva donato al mio viso un sano color miele che ben si accordava con gli occhi azzurro chiaro e le labbra naturalmente rosate. Mi truccai velocemente e mi spazzolai i lunghi capelli castani. Come di consueto, uscii di casa con un leggero ritardo rispetto all’ideale tabella di marcia, così presi la mia piccola Ford Ka color grigio polvere, un po’ di natura, un po’ per il tempo trascorso dall’ultima visita all’autolavaggio, e mi avviai sfidando i vigili urbani e la buona sorte per arrivare al lavoro in orario.

    Le strade erano poco trafficate a quell’ora e, con gli scolari in vacanza, il tempo di percorrenza si abbreviava notevolmente rispetto ai mesi invernali. Arrivai per un pelo a indossare il camice e a timbrare il cartellino alle 7:30.

    Capitolo 2

    Athos

    Non avevo chiuso occhio tutta la notte. Il suono della sveglia mi fece sussultare in preda alla tachicardia. Avevo trascorso una delle peggiori nottate della mia vita, insonne e piena di turbamenti. Ancor peggio della notte dopo il responso della risonanza magnetica due mesi prima. La consapevolezza della diagnosi mi aveva riempito di terrore ed ora ogni passo in ambito medico mi costava una fatica disumana. Avevo trascorso settimane a pellegrinare da un luminare all’altro, alla ricerca di un responso diverso, di una possibilità terapeutica più efficace, di un’aspettativa di vita più lunga. Ma nessuno si era espresso in modo definitivo. Lo spazio per le speranze era ristretto, tuttavia mi avevano spiegato le diverse dinamiche individuali che concorrono nel decorso della malattia e che ne condizionano l’esito. Insomma, non avevo capito null’altro che la diagnosi, tanti discorsi per spiegare che la mia vita era definitivamente cambiata e che niente sarebbe più stato come prima.

    Non mi sentivo malato, non avevo alcun dolore, nessun segno apparente, nessun deficit motorio. Il tumore era apparso per caso, durante un’indagine diagnostica su uno svenimento improvviso. Mi era piombato addosso l’intero universo. Tutti i programmi, i sogni, le speranze per il futuro, tutto aveva perso senso. Non potevo non pensare che forse al futuro non sarei nemmeno arrivato.

    Tesoro sei pronto? la voce di Hope mi arrivò dalla cucina.

    Mi raggiunse in ingresso, con un pantalone scuro e una camicia viola, senza trucco, semplice e meravigliosa come sempre, nonostante il vestiario infelicemente abbinato. L’amavo, ma l’ultimo periodo aveva messo a dura prova il nostro rapporto, con continue discussioni e la preoccupazione in sottofondo, espressa o taciuta, che minava le nostre giornate. Nostro figlio di otto anni era dai nonni. Era stata una buona idea fargli respirare aria meno tesa nel piccolo paese di campagna dove

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