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Il protagonista
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E-book207 pagine2 ore

Il protagonista

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Giulio Balestra è un romanziere di fama internazionale; da un po’ di tempo, però, l’idea giusta per il suo nuovo romanzo sembra non voler arrivare. Quello che accade nel mondo, guerre, stragi di persone innocenti, stupri, omicidi, rapine, gli fa entrare nell’anima una grande tristezza e lo rende sempre più cupo. È così che decide di affrontare il tema della violenza e del desiderio di molti di farsi giustizia da soli. Attraverso i suoi personaggi, e soprattutto dalla voce del protagonista Mario Perla, pubblico ministero determinato e inflessibile, suggerisce una soluzione diversa che possa soddisfare soprattutto le vittime. Bisogna fare qualcosa, dice Giulio Balestra, per evitare che la gente si convinca di doversi armare per farsi giustizia da sé. Occorre che la politica e la magistratura, in questa materia, siano giuste e ispirino fiducia. Solo così sarà possibile trovare un po’ di pace e non rovinarsi la vita facendosi giustizia da soli. Ancora non può sapere, Giulio, che tra i capitoli aggiunti a quel romanzo uno in particolare lo coinvolgerà in modo diretto. Proprio quando la violenza arriverà a sfiorarlo concretamente, infatti, crolleranno in lui molte certezze e il destino lo porrà di fronte a mille interrogativi. Vendetta o perdono? Istinto o ragione? Quale soluzione sceglierà il protagonista?

Enzo Rossi è nato a Roma nel 1948 e attualmente vive a Feltre, dove ha esercitato la professione di notaio, scrivendo testi giuridici per avvocati, commercialisti, notai e studenti. Appassionato e conoscitore d’arte, ha ideato e organizzato per il Comune di Feltre una mostra antologica su Tancredi, che ha riscosso un grande successo di critica e di pubblico. Ha scritto articoli per «Il Sole 24 Ore» e ha tenuto per dieci anni una rubrica fissa sul mensile «Espansione» della Mondadori dal titolo I conti in tasca. Una volta in pensione si è dedicato alla scrittura di alcuni romanzi: con Albatros ha già pubblicato Maritozzi con panna e Artista di strada

 
LinguaItaliano
Data di uscita8 ott 2018
ISBN9788856794564
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    Anteprima del libro

    Il protagonista - Enzo Rossi

    protagonista

    CAPITOLO 1

    OGNI VELATURA DEL SOLE

    DIVENTA UN REGALO INSPERATO

    Finalmente era arrivata la sera.

    E quando, di giorno, la temperatura supera i trentacinque, ogni velatura del sole diventa un regalo insperato.

    La speranza che di notte iniziasse la tregua veniva presto annullata da una sensazione di crescente fastidio che si sentiva sui vestiti e sul corpo quando calava la sera.

    La doccia era solo un momentaneo sollievo; poi tornavano su tutta la pelle quelle goccioline sottili che servivano per qualche istante ad abbassare il calore ma che l’umidità della notte faceva aumentare senza speranza.

    Da più di due settimane era così e non c’era possibilità, almeno per un’altra decina di giorni, che quell’anticiclone africano tornasse dalle sue parti. In questo modo, i giorni passavano lenti e le notti ancora di più.

    Solo nei piani alti di qualche palazzo, di tanto in tanto, si faceva sentire un leggero soffio di vento, gonfio di goccioline provenienti dal mare vicino.

    Sulla terrazza di Giulio le cose non andavano meglio.

    Si notava dalle foglie delle piccole piante disposte sui bordi di quel meraviglioso giardino sospeso, gerani, oleandri, pittosfori, gelsomini, che si arrampicavano sul graticcio sommerso e nascosto dall’esplosione di fiori di quella stagione. A tratti, quelle piccole foglie godevano di un venticello leggero, ballavano lente, chiacchieravano allegramente tra loro e davano refrigerio solo a vederle.

    Ma, poi, tutto tornava com’era prima.

    Le luci dei lampioncini, posti e nascosti un po’ dappertutto in mezzo alle piante per creare atmosfera, illuminavano e svelavano ogni tanto quelle gioiose presenze.

    I rumori discreti e croccanti delle foglie un po’ secche, lievemente sospinte dal vento, sembravano voler attirare l’attenzione di Giulio sulla loro presenza e sulla necessità di non dimenticarsi mai, neppure una sera, del loro costante bisogno di acqua.

    Ma per Giulio non era un problema, abituato com’era a trarre spunti da ogni cosa che faceva e vedeva e che poi utilizzava per i suoi libri dopo un po’ o forse mai, chi lo sa?

    Gli piaceva ascoltare il silenzio discreto di quelle serate, immergersi in esso e interromperlo, di tanto in tanto, con il suono liberatorio dell’acqua con cui innaffiava lentamente e con cura le piante.

    Nella pace di quell’atmosfera, era l’unico rumore che voleva ascoltare, allegro, penetrante, schioccante, argentino, quando bagnava le foglie, e… più sordo quando la gettava dall’alto direttamente nella terra dei vasi.

    Anche i lampioncini, qualche volta, venivano raggiunti dall’acqua e allora un tintinnio più forte e più acuto si imponeva su tutti gli altri rumori che la notte poteva portare.

    Un piccolo divano di giunco, insieme a due poltroncine con ampi cuscini, era pronto a ricevere gli amici più cari, ma quella sera no, aveva preferito restare da solo.

    Gli amici lo sapevano bene, c’era anche una terza poltrona che nessuno si azzardava a toccare. Era di quelle con la base leggermente ricurva, come oggi non si vedono più; una sedia a dondolo, insomma, su cui Giulio passava ore e ore della giornata a scrivere, a osservare, a pensare, a volte cercando l’ispirazione che non voleva arrivare, proprio come capitava in quei giorni, in cui la Lettieri, la sua casa editrice, spingeva e spingeva per l’uscita di un nuovo romanzo che il mercato, dopo oltre un anno di assenza, adesso richiedeva a gran voce.

    CAPITOLO 2

    OGNI SERA SORGEVA LENTAMENTE

    DAL MARE VESTITA DI ROSSO

    Ma Giulio, in quel momento, non aveva voglia di pensare al nuovo romanzo.

    Dalla sua terrazza sul mare guardava, come sempre incantato, i tetti e i balconi illuminati delle case vicine, la gente in pantaloncini e maglietta che cercava di catturare i rari sbuffi di vento che riuscivano a infiltrarsi tra viuzze e palazzi, le palme e gli oleandri sul lungomare ancor più presenti nelle luci notturne, gli zampilli delle fontane che danzavano ritmicamente al cambiar dei colori e la luna maestosa che ogni sera sorgeva lentamente dal mare vestita di rosso. Salendo nel cielo, come sempre, si sarebbe asciugata e, dopo aver fatto colare tutta l’acqua nel mare, alzandosi in alto avrebbe ripreso il suo consueto candore.

    Spettacolo di tutte le sere che si parava davanti ai suoi occhi, che lo incantava e lo faceva sognare, lo lasciava inebetito a guardare nonostante già conoscesse il lieto finale.

    Sembrava così tutto magico da quella terrazza sul mare… la luna, le stelle più grandi di sempre, la luce argentata che la luna offriva a larghi tratti di mare…

    No, non era proprio il momento di pensare al romanzo, che non aveva neppure iniziato.

    Ancora palme e oleandri, faretti nascosti che rendevano il paesaggio ancora più magico sul lungomare, ulivi, biciclette, gente che passeggiava o correva, o che ci provava sbuffando, ognuno alla ricerca dei propri traguardi… il tutto avvolto dalla grande bellezza della natura e dalle strutture efficaci e composte create apposta da qualche architetto.

    Solo qualche grido ogni tanto arrivava dalla spiaggia vicina, sovrastato rapidamente dalla risacca del mare.

    Eppure, dondolando su quella poltrona, come un mantra tornava il pensiero della telefonata ricevuta nel pomeriggio.

    «Sono passati due anni da quando ci hai consegnato l’ultimo manoscritto e adesso le vendite cominciano a perdere lo spunto iniziale… solo in America riesce a resistere tra i primi dieci, ma è arrivato il momento…».

    «Carlo, hai ragione; hai ragione ed è inutile che ti racconti bugie, ma questa volta ho bisogno di una spinta per cominciare; prima o poi l’ispirazione arriverà e tu ne sarai informato per primo. Mi farò sentire molto presto, vedrai…».

    Giulio sapeva che quelle telefonate avrebbero solo allungato i tempi di attesa, perché l’ispirazione non è una cosa che arriva a comando e andarla a cercare non fa altro che peggiorare le cose, però la Lettieri era stata sempre generosa con lui, gli aveva dato fiducia fin dagli inizi e adesso era veramente arrivato il momento di trovare un’idea.

    La vita era stata generosa con lui; d’accordo, anche lui si era dato sempre da fare, però, nella maggior parte dei casi, questo non basta, ci vuole qualcosa di più e lui l’aveva sempre trovato e ricambiato ampiamente.

    E poi, a dirla tutta, e Giulio lo sapeva benissimo, quello del romanziere non è un vero e proprio lavoro. Tutt’al più lo si può considerare un impegno, spesso piacevole, senza orari e senza scrivanie o sedi fisse, con penne, fogli di carta o computer in cui trasferire le proprie fantasie e le proprie passioni, ma un lavoro no, proprio no, quello del romanziere non si può considerare un vero e proprio lavoro.

    Questa volta la sua casa editrice premeva davvero e Carlo Lucrezi, il direttore editoriale con il quale trattava, lo aveva chiamato a rapporto per sapere se aveva almeno iniziato qualcosa.

    Non che Giulio non volesse mantenere gli impegni, ma il fatto era che quella volta l’idea giusta non voleva proprio arrivare.

    CAPITOLO 3

    QUANDO IL SOGNO SI CONFONDE ANCORA

    CON LA REALTÀ

    L’ispirazione, come detto, non arriva premendo un pulsante, arriva quando deve arrivare, è inutile starci a pensare, arriva da sola nei momenti più strani, e senza andarla a cercare.

    Anche per Giulio era stato sempre così; per questo adesso non ci stava a badare, tanto sapeva bene che da un momento all’altro sarebbe arrivata.

    In quei momenti gli tornava in mente De Chirico e la sua metafisica perché, per laurearsi in filosofia, aveva composto la tesi proprio sul rapporto tra il pensiero pittorico del grande artista e la metafisica di Platone e Aristotele, tutti e tre alla ricerca della vera realtà che le cose spesso nascondono dietro la loro apparenza. E cogliere questa realtà è già un passo avanti per arrivare a soluzioni non banali e più vere che possono affascinare il lettore.

    L’idea particolare che sempre cercava e che poi sviluppava in modo coerente gli veniva quasi sempre al risveglio, quando il sogno si confonde ancora con la realtà, non si è ancora decisamente in uno stato di sonno o di veglia e si può percepire anche il mondo parallelo a quello che viviamo quando siamo perfettamente coscienti.

    Ormai le piante erano state tutte annaffiate e Giulio, dondolandosi pian piano sulla poltrona, con i suoi pensieri e con lo sguardo smarrito nel nulla, cominciava a perdere contatto con la realtà.

    Si era addormentato da poco quando Paolo, dal terrazzo vicino, l’aveva svegliato per ricordargli la partita di tennis del giorno dopo.

    «Ma che ti ho svegliato?», fece Paolo perplesso sentendo una voce strascicata che rispondeva stentatamente.

    «No, no… anzi sì, mi hai proprio svegliato! Mi ero addormentato da poco…»,

    «Allora scusami, ho provato a chiamarti solo per ricordarti la part…»,

    «Ho capito! Guarda che me l’ero segnato…»,

    «Sì, lo so che sei organizzato, ma era così, anche per scambiare due chiacchiere…».

    «In realtà, più che dormire, stavo pensando…».

    «Stai scrivendo qualcosa di nuovo?», fece Paolo fingendo di averci creduto.

    «Ci sto provando, ma non ho ancora trovato l’argomento e la trama…».

    «Prima o poi arriverai, la perfezionerai e uscirà fuori un altro campione di incassi… Buonanotte per ora e… speriamo che arrivi la pioggia».

    «Non ci sperare. Ho visto le previsioni e per almeno una decina di giorni il tempo resterà sempre uguale, afa, temperatura sopra i trentacinque e, quel che è peggio, la temperatura resterà elevata anche di notte».

    «A domani, allora, alle nove e mezza al campetto sulla collina».

    «Mi hai preso per scemo? Lo so, è sempre quello», fece allora Giulio alzando la voce.

    «In collina… dove fanno anche centrifughe e pizza…».

    «Sì, proprio quello», fece infine Paolo rientrando e sfidando la pazienza di Giulio.

    Si conoscevano da più di vent’anni, da quando era stato costruito quel piccolo condominio sul mare e tutti e due avevano deciso di comprare l’appartamento con la vista migliore; per questo ogni tanto si prendevano in giro.

    L’età era più o meno la stessa, più di sessanta, ma Paolo, un generale di marina in pensione, ne dimostrava qualcuno di più per il cortisone che, dieci anni prima, aveva dovuto prendere per guarire da una brutta nefrite, che poi, per fortuna, si era risolta.

    Non che andassero troppo d’accordo, perché tutti e due avevano caratteri forti, ma, in ogni caso, dato che si stimavano molto e che in fondo si volevano bene, riuscivano a fermarsi sempre un attimo prima di arrivare alla lite.

    Si rispettavano, e questo li spingeva, al di là del proprio istinto e del proprio carattere, quasi sempre a tacere per arrivare ogni volta a un punto d’accordo.

    CAPITOLO 4

    MA IL DESTINO NON AVEVA VOLUTO COSÌ

    Giulio Balestra era un romanziere di fama internazionale e i suoi libri venivano tradotti e venduti in molte parti del mondo.

    Dopo il liceo, aveva studiato filosofia e pensava, un giorno, di poter insegnare questa materia, ma si interessava anche di molte altre cose, le automobili e l’arte del Novecento italiano prima di tutte.

    Visto, però, che non era un pilota e che non era neppure un artista, si era rassegnato a seguire la sua passione iniziale, la filosofia e il pensiero sociale e politico di tutti i più importanti personaggi del tempo passato.

    Gli piaceva anche scrivere e, di tanto in tanto, era riuscito a pubblicare qualcosa sui giornali locali.

    Poi, un giorno, la svolta.

    Visto che aveva scritto, senza crederci troppo, anche un romanzo fantastico sulla vita di una coppia di amanti che erano andati dall’altra parte del mondo per sfuggire alle convenzioni sociali, e che questa storia, molto simpatica, era piaciuta parecchio a parenti ed amici, aveva deciso di proporla anche a qualche casa editrice.

    La volontà, la fantasia e, soprattutto, la faccia tosta non gli mancavano; perciò, anziché spedire il solito plico con la chiavetta alle case editrici e sperare di essere preso in considerazione, escogitò un sistema diverso.

    Gli piaceva soprattutto la Lettieri, che aveva sede a piazza della Scala a Milano, molto lontano dalla sua abitazione.

    Così, lo stesso giorno che dovette andare in quella città per sostenere il concorso per insegnante di ruolo, nonostante i cancelli di quella casa editrice fossero appena socchiusi, entrò nel piccolo giardino interno davanti all’ingresso e lasciò fuori, sopra il bidone della spazzatura ove era indicato carta e cartone, il suo romanzo scrivendo vicino in bella evidenza su un foglio di carta SI PREGA DI GETTARE I RIFIUTI NELL’APPOSITO CESTINO, attirando in questo modo l’attenzione di molti e rendendosi immediatamente simpatico.

    Rischiando parecchio, però, perché chiunque, anche senza badarci, avrebbe potuto infilare quel plico nella grande fessura del cassonetto che tutto ingoia e nasconde.

    Ma il destino non aveva voluto così.

    Un impiegato, che stava eliminando un sacco pieno di fogli di carta, incuriosito da quell’involucro giallo e da quella scritta che aveva attirato la sua attenzione, lo portò immediatamente al suo capoufficio, un uomo simpatico e aperto che era entrato a far parte del gruppo editoriale da poco.

    «Direttore, mi scusi…».

    «Non sono direttore, lo sai…».

    «…ho trovato qui fuori, proprio sopra il cassonetto della carta, questo pacco con vicino un foglio di carta con una scritta molto simpatica», fece quell’impiegato porgendogli entrambi. «Per me è un giovane autore che propone qualcosa e lo fa in modo originale e mai visto. Ha inventiva, non c’è che dire, e vuole farsi notare. Ha rischiato parecchio, ma ha avuto fortuna e allora forse è il caso di dargli una chance».

    «Portalo da parte mia al piano di sotto, da Giovanni, Giovanni Casoni, lo conosci vero? Quello che coordina il gruppo dei nostri lettori, e digli di esaminarlo personalmente con molta attenzione e

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