Delos Science Fiction 201
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Fantascienza - rivista (64 pagine) - First Man - Ubik - The Predator - Protofantascienza italiana - La (fanta)scienza che verrà - 5 collane degli anni Settanta
A quasi cinquant'anni dallo sbarco sulla Luna, arriva nelle sale cinematografiche First Man – Il Primo Uomo, diretto dal regista americano Damien Chazelle e interpretato dall'attore Ryan Gosling. La pellicola racconta una parte della vita di Neil Armstrong. il primo uomo, per l'appunto, sceso sul suolo lunare. Uno dei momenti più importanti della Storia dell'uomo, ma anche molto significativo per l'Immaginario Collettivo. La Luna, simbolo e scenario di tanta fantascienza letteraria, cinematografica e televisiva, veniva conquistata dalla dagli uomini e delle donne della Nasa, con la forza della scienza, ma anche con tanta tenacia, sofferenza e sacrificio. Quelli che trapelano anche nella storia di Armstrong e che Chazelle racconta nella sua pellicola.
A questo film, il numero 201 di Delos Science Fiction ha dedicato lo speciale, con il regista e il protagonista che raccontano come si sono avvicinati a raccontare la storia di un eroe del nostro tempo.
Nelle sale torna anche uno dei franchise più amati dai fan. Stiamo parlando del la pellicola The Predator. Stavolta, dietro la macchina da presa, per questa nuova versione, c'è Shane Black, attore del primo originale film e vero fan della saga. sarà riuscito a riportare in auge la saga?
A Philip K. Dick e a due suoi capolavori, Ubik e Blade Runner, è dedicato l'altro servizio di approfondimento.
Roberto Paura, invece, per la sua rubrica La Strana Scienza ci invita a fare un viaggio tra scienza e (fanta)scienza.
Per Anteprime dal Futuro, vi segnaliamo l'uscita sul mercato anglosassone dei nuovi romanzi di John Scalzi e David Weber, all'insegna della space opera militare.
la rubrica social & digital propone l'uscita in ebook di La fortezza dei Cosmonauti di Ken MacLeod su Urania Collezione e di Mad Max Fury Road di George Miller come film in digitale.
Il racconto di questo mese è di Luca De Vivo.
Potete leggere online il numero 201 di Delos Science Fiction a questo link:
https://www.fantascienza.com/delos/201.
Rivista fondata da Silvio Sosio e diretta da Carmine Treanni.
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Delos Science Fiction 201 - Carmine Treanni
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La società della sorveglianza e le profezie della scienze fiction
Una riflessione su società della sorveglianza e fantascienza
Articolo di Carmine Treanni
Il Novecento è stato più volte definito come il secolo del trionfo delle immagini. La preponderanza delle immagini (in movimento e non) prodotte – a partire dalla fotografia, passando per il fumetto e il cinema, fino alla televisione – ha fatalmente marchiato il secolo scorso. Il nuovo millennio, però, si è aperto con un cambio di rotta decisivo e spiazzante: la produzione e, soprattutto, la diffusione a livello globale di immagini e video, non è più esclusivo appannaggio di fotografi, registi, disegnatori, distributori cinematografici, ma di ognuno di noi. Basta dotarsi delle giuste tecnologie, ormai a basso costo, e chiunque è in grado di produrre una foto o un video e di condividerlo, grazie a Internet, con chiunque sia dotato di un computer o di un telefono cellulare.
Questo proliferare d’immagini pone, ovviamente, enormi questioni in tema di privacy, di libertà individuali. Per un verso il diffondersi delle tecnologie legate alla sorveglianza e al controllo ha raggiunto un sviluppo inimmaginabile solo qualche anno fa; dall’altro verso, l’uso di tale tecnologia ha modificato sempre più lo stesso concetto di sorveglianza e di privacy.
Del resto, i moderni telefoni cellulari ormai hanno la possibilità sia di effettuare fotografie sia video. Ma non solo. Con la app giusta si possono montare dei video, così come modificare singole immagini, in altre parole manipolare. Quello che una volta era un gadget fantascientifico dell’agente segreto James Bond – una macchina fotografica nascosta nell’astuccio di un apparente portasigarette – è ormai un accessorio ad appannaggio di tutti. E poi, basta puntare e schiacciare.
La sorveglianza delle nostre città – guarda caso attuata proprio con l’occhio elettronico delle telecamere –, i reality show che impazzano per le televisioni di tutto l’Occidente, la voglia di voyeurismo che dilaga su Internet (vedi il fenomeno degli yotuber) sono tre fenomeni sociali, solo apparentemente dissimili, ma che in realtà sono profondamente legati e rappresentano le facce di una stessa realtà: stiamo – senza essere catastrofici o apocalittici – dirigendoci verso un’era da Grande Fratello di orwelliana memoria.
Molti studiosi avvertono i pericoli di tale fenomeni. Scrive, ad esempio Stefano Rodotà (Tecnopolitica, Editori Laterza, Bari 2004):
Bisogna, quindi, definire le condizioni necessarie per evitare che la società della sorveglianza si risolva nel controllo autoritario, nella discriminazione, in vecchie e nuove stratificazioni sociali produttive di esclusione, nel dominio pieno di una logica di mercato che cerca una ulteriore legittimazione proprio nella tecnologia. Questo esige processi sociali, soluzioni istituzionali capaci di tener fermo il quadro della democrazia e dei diritti di libertà. È vano confidare nella sola autodifesa dei singoli: le speranze non possono essere affidate alle «strategie da bracconiere» che ciascuno di noi può cercar di praticare. L'impresa può apparire disperata. Non i catastrofisti, non gli apocalittici avversari delle tecnologie, ma i loro convinti apologeti hanno certificato, ben prima della svolta dell'11 settembre, la morte della privacy e, con essa, l'avvento di una società della sorveglianza in cui scompare la speranza del rispetto delle libertà e della dignità della persona.
La videosorveglianza nei luoghi pubblici – dalle banche alle fermate della metropolitana, dagli uffici postali ai supermercati, fino agli alberghi –, il rilevamento della traccia elettronica lasciata dall’utilizzo di bancomat e carte di credito, fidelity card delle insegne distributive e dell’iscrizione a quel sito Internet per ottenere determinate informazioni sono vere e proprie forme di controllo che producono una gran massa di dati che finiscono in altrettante banche dati. Se una volta, però, tali dati erano rilevabili e usati solo da forze di polizia e organismi similari, oggi sono i signori del marketing a tracciare – con queste informazioni e le nuove tecnologie della comunicazione – il profilo di ciascun cittadino, o meglio di ciascun consumatore.
Ognuno di noi, insomma, è intrappolato in una rete tecnologica che traccia il nostro profilo di consumatore e si diventa così facili bersagli per manipolazioni e pressioni di vario genere. E a questo fenomeno che fa riferimento David Lyon, nel suo libro La società sorvegliata. Tecnologie di controllo della vita quotidiana (Feltrinelli, Milano 2002), dove sottolinea con forza che tutto ciò non può che generare anche un profondo problema di democrazia.
Lo spazio che separa la società attuale da quella descritta da George Orwell in 1984 è ancora vasto, ma ci sono molti e preoccupanti segnali che ci indicano che la strada verso l’utopia disegnata dallo scrittore inglese è forse stata intrapresa. La guerra globale al terrorismo, dopo l’11 settembre, è stata usata come arma per la riduzione delle libertà personali.
In 1984, il processo di avvicinamento alla dittatura del Grande fratello è – non a caso – iniziato grazie all’uso distorto dei mezzi della comunicazione di massa e soprattutto della televisione.
L’invenzione della stampa, tuttavia, rese più semplice il compito di manipolare l’opinione pubblica, e il cinematografo e la radio perfezionarono non poco tale tecnica e ne accrebbero le possibilità. Con l’invenzione e lo sviluppo della televisione, e il progresso tecnico che rese possibile di ricevere e trasmettere simultaneamente sullo stesso apparecchio, il concetto di vita privata si poteva considerare del tutto scomparso. Ogni cittadino, o meglio ogni cittadino che fosse abbastanza importante e che valesse la pena di sorvegliare, poteva essere tenuto comodamente sotto