Il sasso nell'acqua

Di Luca Francioso

Una storia che racconta la travagliata vita e l’arte di Vich Driol, uomo e incisore in cerca d’amore e di un posto nel mondo, per non rimanere solo. L’amore che cerca l’amore anche dove sa di non trovarlo.
[...] Era incredibile come si abbandonasse a qualsiasi emozione lo investisse, come si lasciasse cadere con lo spirito in braccio a ogni stato d’animo, felice o sofferente che fosse. Ne assaporava tutto il gusto, fino all’ultimo boccone. Niente veniva lasciato sul piatto.

• Lingua: Italiano
• Editore: Fingerpicking.net S.r.l.
• Data di uscita: 25 ott 2018
• ISBN: 9788899405946

Anteprima del libro

Narrativa

Dello stesso autore:

La retta è un cerchio che non si chiude mai

A un passo

The show

Un ingannevole dubbio

Uomini di confine

12 birre

Il sasso nell’acqua

Luca Francioso è un artista poliedrico: suona la chitarra acustica, compone e insegna musica, scrive romanzi, racconti e poesie, disegna e si occupa di grafica e web design. Ha una prolifica produzione artistica e un’intensa attività concertistica, in Italia e all’estero.

Luca Francioso

IL SASSO NELL’ACQUA

Romanzo

fingerpicking.net

Sebbene l’ambientazione e i personaggi di questa storia siano liberamente ispirati a luoghi reali e persone realmente esistite, tutti gli accadimenti narrati nel libro sono frutto di fantasia e non sono riconducibili alla vita di nessuno, né dell’autore né di nessun’altra persona, in nessun modo.

Luca Francioso

www.lucafrancioso.com

© 2018 Fingerpicking.net

www.fingerpicking.net

I edizione dicembre 2012

II edizione novembre 2018

ISBN eBook: 978-88-99405-94-6

Codice: FNAR007E

Tutti i diritti riservati

Foto di copertina: Alessandro Da Tos

Artwork: Luca Francioso

È così breve l’amore, ed è così lungo l’oblio.

Pablo Neruda

Posso scrivere i versi più tristi questa notte

1

Vich. È il suo nome.

Mi sento uno straniero, un ospite. In qualunque luogo io mi trovi, qualunque cosa io guardi, non trovo riferimenti spaziotemporali. Appaio un’imbarcazione in mezzo all’oceano, senza coordinate. Senza più carburante.

I suoi pensieri circondavano, come avvoltoi sopra carcasse di ossa, il riflesso appannato che lo specchio gli mostrava. Il rumore dell’acqua del rubinetto aperto non bastava a destarlo. Lo spazzolino nella sua mano, ancora senza dentifricio, si sentiva orfano.

Sensazione di vuoto in tutto il corpo. Mi sento troppo piccolo dentro vestiti troppo grandi.

Vich è un incisore. Un artista. La sua vita in ventinove anni aveva assunto le sembianze di una carta velina, col costante pericolo di potersi strappare. Ma gradevole al tatto.

Il mio ruolo appare sfocato e a volte improbabile. Mendico alla vita occasioni per potermi incidere sulla sua lastra di rame, ma il mondo si dimentica già abbastanza dell’arte per ricordarsi dell’incisione. Anzi, è il mondo a incidere me, con la sua dura realtà.

Il problema era che non riusciva a darsi un posto, come uomo e come artista, anche se continuava a non scartare l’ipotesi che fosse il posto a lui riservato a non concedersi. I compromessi artistici erano l’unica posta per giocarsi la vita.

E poi Alessandra.

E l’amore.

Mi manca.

Ormai erano passate due settimane da quando l’aveva persa e proprio non riusciva a stare in equilibrio sulla folle giostra della realtà. L’aveva amata molto e molto stava soffrendo, annaspando nell’acido lattico che scorreva nei suoi muscoli stanchi e doloranti.

Per di più non aveva filtri che lo proteggessero. Tra quello che sentiva e quello che faceva non vi era alcuna dogana, alcun controllo. Conviveva con l’instabilità emotiva e lo squilibrio.

Povero, piccolo e illuso sognatore che sono! È tempo di accettare la realtà che le favole non esistono. Specie in amore.

Il rubinetto faceva scorrere l’acqua in abbondanza, come una ferita aperta che non smette di sanguinare. Vich si era bruciato con il fuoco che lo aveva illuminato e scaldato a lungo. La donna amata, la sua musa, la bellissima immagine stampata sulla carta dei suoi occhi si era sfocata lentamente e alla fine si era bruciata del tutto. Era stata lei ad ammaliarlo e ad allontanarlo, per quegli strani giochi di insicurezza femminile difficili da gestire da entrambe le parti.

Nelle due settimane successive, Vich non aveva fatto altro che incassare colpi, come un pugile all’angolo sfinito dai pugni dell’avversario, provando a resistere e a restare in piedi, perché se fosse andato al tappeto la vita avrebbe contato fino a dieci e lo avrebbe messo knockout.

Lo specchio di fronte a sé gli restituiva l’immagine di un uomo smunto e intontito, perché svuotato completamente. D’altronde è una legge fisica: se si svuota un bicchiere per riempirne un altro, il primo bicchiere rimane senza più alcun liquido e lui aveva versato tutta la sua acqua nel calice di quella storia, ma nessuno lo aveva più riempito.

Svuotato. Completamente.

Abbassò lo sguardo e vide lo spazzolino nella sua mano. Afferrò il dentifricio e ne schiacciò un baffo sopra le setole bianche, guardò ancora nello specchio e si lavò i denti.

2

In strada era ancora tutto buio, l’alba stava per sbadigliare la sua luce lieve. Vich strinse le spalle per difendersi dall’aria fredda e montò sulla sella della bici. Prima di partire, si girò solo un