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Le tentazioni del capo: Harmony Collezione
Le tentazioni del capo: Harmony Collezione
Le tentazioni del capo: Harmony Collezione
E-book162 pagine2 ore

Le tentazioni del capo: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Leo Aleksandrov è abituato a essere obbedito e rispettato, forse in virtù della sua famigerata spietatezza negli affari. Trovarsi quindi costretto a spiegare a un'affascinante direttrice d'asilo perché non abbia mai incontrato il figlio non è certo nelle sue corde. Alcuni segreti sono talmente oscuri da non dover essere mai svelati...

Assumere Lexi Somers come sostituta della baby-sitter lo spinge in breve tempo ai limiti della sopportazione: se cedere alla tentazione di fronte all'innocenza di lei è inevitabile, un accecante piacere è l'unica cosa che Leo possa permettere a se stesso di provare tra quelle calde braccia.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2016
ISBN9788858949283
Le tentazioni del capo: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Le tentazioni del capo - Michelle Conder

    successivo.

    1

    Si poteva davvero morire di noia?

    Leonid Aleksandrov abbassò lo sguardo sul piatto e tentò di dimenticare la bionda attrice che gli sedeva di fronte e che non smetteva di parlargli come fosse uno dei suoi fidanzati.

    A essere onesti era piuttosto una chiacchierata nervosa perché, doveva riconoscerlo, in quel momento era davvero stressato.

    Come avrebbe potuto essere altrimenti?

    La tragedia capitata quella settimana era ormai nota in tutto il mondo e, ancora una volta, la stampa gli stava alle calcagna per carpire qualcosa di lui. Per sapere chi fosse e sbirciare nel suo passato. Cercando una connessione con la mafia e definendolo eroe subito dopo.

    Un vero eroe, però, non aveva nulla di cui doversi pentire, no?

    Non che avessero scoperto qualcosa, ovviamente. Diciassette anni prima Leo si era creato una nuova identità, riuscendo in tal modo a seppellire la miseria della propria infanzia e a reinventarne una del tutto nuova. Una che fosse ben più accettabile.

    La stampa poteva soltanto dedurre che fosse un uomo pericoloso ma, ironicamente, nessuno avrebbe mai immaginato quanto.

    Ma come gli era venuto in mente di portare a pranzo l'ultima delle sue fiamme? Il giorno del suo compleanno, per giunta.

    Ah, sì, per il sesso. Per un momento di relax. Quella settimana aveva saltato la palestra e stava cercando uno sfogo alternativo. Senza dubbio Danny, il suo assistente, aveva supposto che la stanza di un hotel fosse un tantino spietato, come regalo di compleanno per l'attrice; da qui l'appuntamento a pranzo.

    Scosse il capo. Danny era con lui da ormai otto anni e, nonostante fosse ciò che più assomigliava a un amico, rimaneva comunque troppo moderno e sentimentale per i gusti di Leo. Lo avrebbe senz'altro ammonito, per quell'appuntamento al ristorante dell'albergo piuttosto che nell'attico dello stesso.

    Avrebbe semplicemente voluto portarsela a letto e poi tornare al lavoro, non sedersi per un pasto di tre portate. A ogni modo, dopo quaranta minuti di chiacchiere inutili, la sua libido aveva davvero toccato il fondo.

    «Leo, te lo giuro, se non ti conoscessi direi che non hai ascoltato una sola delle mie parole.»

    Lui scostò il piatto e vi appoggiò sopra il tovagliolo. «Tiffany, è stata una bella serata ma purtroppo devo andare. Finisci pure. Ordina un dessert.» Esitò mentre fissava la sua emaciata figura. «Oppure no.»

    Tirò indietro la sedia e si ritrovò a osservare il suo labbro tremante. Pensò che avrebbe anche potuto essere uno scherzo della luce, perché un istante più tardi la compostezza di lei era di nuovo impeccabile.

    «Lo dicevano che eri senza cuore.» L'accusa fu pronunciata senza il minimo accenno di amarezza, e Leo finalmente comprese. Non era altro che una sfida, per quella donna. Una montagna da conquistare. Riusciva a capirlo pur non essendovi abituato.

    Fin da piccolo aveva imparato che ogni sfida comportava errori e dolore. E lui non accettava le sfide. Quando voleva qualcosa, semplicemente, la otteneva.

    E Tiffany Tait aveva calcato troppo la mano, con quel commento. Donne ben più intelligenti avevano tentato di accalappiarlo senza successo. Era considerato lo scapolo perfetto, e aveva accuratamente coltivato quella reputazione per anni.

    Si alzò in piedi e abbottonò la giacca. «E hanno ragione. Sono senza cuore, e nessuna donna potrà mai cambiarmi. Ricordatelo, la prossima volta.» Con quelle parole uscì dalla sala, lasciando lei e il braccialetto di Cartier che Danny gli aveva gentilmente procurato come regalo di compleanno dell'ultimo minuto.

    Senza dubbio avrebbe letto di quel comportamento poco galante sulle prossime uscite delle riviste di gossip, ma la cosa non gli importava affatto. Tutto ciò che sperava era di accantonare, almeno per un attimo, il ricordo dei cinque uomini sepolti vivi a causa di un incidente in uno dei suoi cantieri e l'agonia della squadra di salvataggio mentre tentava di recuperare i corpi dalla montagna di cemento.

    Ne avevano raggiunti in tempo soltanto due. Gli altri tre erano morti. Esattamente come suo zio diciassette anni prima.

    Serrò le labbra e si fece strada tra la bella gente che lo osservava da dietro i calici di cristallo.

    Solitamente amava quella vita. Proclamato l'uomo più ricco di Russia, aveva un'infinità di donne che reclamavano di scaldargli il letto e un impiego che adorava. Anche se, quel giorno, non aveva molta voglia di tornare al lavoro.

    Inoltre, non avrebbe dovuto essere così rude con Tiffany Tait. Non era colpa sua se lo annoiava. Dopotutto sceglieva quel tipo di donna per due ragioni soltanto: gratificazione fisica e mancanza di legame emotivo. E se tutto questo iniziava a stancarlo, non avrebbe dovuto far altro che cambiare genere.

    Mezz'ora più tardi entrò in ufficio e chiese alla nuova segretaria di convocare Danny immediatamente.

    «Se mi mandi ancora una volta in un ristorante invece che in una suite quando dico di volermi portare a letto una donna, giuro che te la farò pagare.»

    «È il suo compleanno» replicò Danny con semplicità.

    Leo si lasciò cadere sulla poltrona di pelle e osservò la montagna di documenti che si era accumulata in sua assenza. «Non mi importa se è il suo ultimo giorno sulla terra. Saremmo stati entrambi meglio a letto. Ma adesso mandale qualcosa che mi faccia perdonare.»

    «Dunque sei stato scortese?»

    «È possibile.»

    «A ogni modo stavo per chiamarti. Al momento abbiamo problemi ben più gravi di cui occuparci.» Danny gli allungò un foglietto con dei fiori disegnati all'estremità.

    Lesse il messaggio. E il cuore precipitò.

    «Non dirà sul serio, vero?»

    «A quanto pare sì. Non sono riuscito a parlarle, ma la sicurezza sta cercando di rintracciarla. Dice che sta andando in Spagna.»

    «So leggere.» Un pesante silenzio cadde fra loro, poi Leo si appoggiò allo schienale e strofinò ripetutamente la nuca nel tentativo di allentare la tensione. Accartocciò il foglietto e lo gettò dall'altra parte della stanza. « Quante ore abbiamo?»

    «Due. L'asilo chiude alle cinque.»

    Si alzò imprecando.

    «È solo per il weekend. Sarà di ritorno lunedì» aggiunse Danny sottolineando l'unica nota positiva del messaggio.

    Leo puntò lo sguardo oltre la finestra.

    Quattro anni prima aveva incontrato una giovane modella all'aeroporto di Bruxelles. Tutti i voli erano stati annullati a causa del tempo inclemente e lui non ci aveva pensato due volte. Splendida. Più che disponibile. Una notte intera. Nessuna complicazione. Aveva perfettamente senso. Non lo aveva però il desiderio di lei di farsi mettere incinta da un ricco estraneo.

    La donna in questione era in cerca di un marito piuttosto che di una carriera, e aveva deliberatamente usato un preservativo bucato. Tre mesi più tardi si era presentata alla sua porta annunciandogli la buona notizia.

    Aveva sperato in un anello. Ciò che aveva ottenuto, invece, era stata una casa e un mantenimento mensile dopo che la paternità era stata confermata.

    Leo non era materiale da riproduzione. Aveva del sangue che gli scorreva delle vene e nessuna intenzione di trasmetterlo. Il fatto che Amanda Weston, quello era il nome di lei, lo avesse ingannato, lo aveva fatto impazzire. Una volta recuperata la lucidità, però, aveva fatto l'unica cosa degna di onore: coperto tutte le spese e costretto Amanda a promettere di tenere il bambino lontano da lui il più possibile. Poteva – senza averlo voluto – dato vita a un bambino, ma mai avrebbe fatto parte della sua esistenza.

    Una serie di ricordi della propria infanzia gli danzarono nella mente. Prima la morte di tre dei suoi dipendenti aveva rievocato le orrende circostanze in cui era avvolta la fine dell'adorato zio, e ora la prospettiva di prendersi cura del figlio di tre anni portava a galla ricordi ancora peggiori. Sua madre. Suo padre. Suo fratello.

    Con determinazione bandì i ricordi e tornò a concentrarsi sull'unica cosa di cui potesse fidarsi: il lavoro.

    Si rivolse nuovamente a Danny. «Cosa sta succedendo con l'impianto di etanolo in Tessaglia?»

    «Allora, non hai ancora risposto. Andrai a Parigi con Simon questo weekend oppure no?»

    Lexi smise di aggiustare il giocattolo che aveva in mano e guardò la migliore amica nonché socia in affari, Aimee Madigan.

    Aimee stava riavvolgendo un gomitolo di lana, lo sguardo perennemente attento sui bambini dell'asilo che insieme avevano creato due anni prima. «E ti prego, non dirmi che devi lavorare» aggiunse con un'espressione di rassegnata certezza.

    Lexi fece una smorfia. Avrebbe dovuto andare a Parigi col ragazzo che frequentava ormai da due mesi e, senza dubbio, Simon si aspettava che la loro relazione avanzasse fino al livello successivo, il sesso, ma lei era tutt'altro che convinta.

    Già una volta si era consumata per un uomo, e ancora adesso sentiva l'amaro in bocca per quell'esperienza. Non aveva nessuna voglia di soffrire di nuovo. La sua vita era splendida così com'era. «Sai che le trattative per il secondo asilo sono a un punto cruciale: se non otterremo il prestito entro la prossima settimana, non lo otterremo mai più.»

    «Pensavo che le cose fossero andate bene questa mattina, con Darth Vader.»

    «Ha ancora qualche remora su un paio di aspetti del piano.»

    «Vorrei poterti aiutare.»

    «Hai già fatto abbastanza. In qualche modo riuscirò a risolvere la situazione.»

    Aimee smise di riavvolgere il gomitolo e fissò Lexi come se avesse appena avuto un'ottima idea. «Sai, magari potresti avere l'intuizione giusta tra l'Arc de Triomphe e il Louvre» suggerì ironicamente.

    «Oh, certo, Simon ne sarà davvero felice!» rise Lexi.

    «Be', dopotutto sta sborsando un'enormità per il Ritz e sarebbe un peccato perderselo. E comunque sembra molto carino.»

    «Lo è» replicò la ragazza sperando che Aimee lasciasse cadere l'argomento.

    «Lexi, continui a usare il lavoro come scusa per evitare una vera relazione.»

    «Forse è solo perché non ho ancora incontrato l'amore della mia vita.»

    «E non lo incontrerai mai, se trascorrerai qui ogni minuto del tuo tempo.»

    «Mi rende felice.»

    «Non tutti sono immaturi come Brandon, Lexi, e comunque sono passati quattro anni.»

    Lexi fece una smorfia. Aimee era la sua migliore amica dalle superiori e sapeva bene quanto avesse ragione, ma il tradimento di Brandon aveva evocato quello del padre fin troppo da vicino. E lei non era affatto certa di voler mettere a repentaglio il proprio cuore per la terza volta.

    «Questo lo so» ammise in un sospiro. Ed era la verità. Tuttavia, il solo pensiero di una relazione portava alla luce fin troppe insicurezze e un'imbarazzante verità che si sentiva ancora incapace di ammettere. Il fatto di non essere portata per il sesso. Se fosse stata onesta con se stessa avrebbe confessato che era quella la ragione principale che la tratteneva dall'andare a Parigi. Possibile che Brandon avesse avuto ragione? Che in lei c'era qualcosa che non andava?

    Restituì al bambino il giocattolo che gli aveva appena aggiustato, quindi fece correre lo sguardo sul gruppo di piccoli che giocava in cortile: alcuni scavavano nella sabbia, altri si rincorrevano, altri ancora si arrampicavano su apposite strutture. La giornata volgeva al termine, e metà degli iscritti era già tornato a casa. Quando gli occhi si posarono su Ty Weston, il cuore le si strinse.

    Professionalmente non avrebbe mai ammesso di avere una preferenza, tuttavia lei e Ty avevano legato in modo particolare. Lo avevano fatto dal momento in cui il bambino era stato accompagnato all'asilo per la prima volta, piccolo e delicato, quando aveva appena un anno di età.

    «Sai, Lexi» riprese Aimee, «potremmo anche accantonare l'idea di un secondo asilo.»

    «Cosa?» Lexi era

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