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A chi vuoi più bene di tutti?
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E-book393 pagine5 ore

A chi vuoi più bene di tutti?

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Info su questo ebook

Perché la guerra, perché la pace, l’amore e l’odio, gioie e dolori, religioni e ateismo, democrazie e dittature, genio e bestialità umani?

La vita di ognuno è costellata di una miriade di eventi, sentimenti, speranze, delusioni, di potere-volere-dovere, di confronti con gli altri coprotagonisti, più o meno consapevoli e partecipi, in assenza dei quali non ci chiederemmo, spesso, il perché della nostra diversità.

Invece i perché sono ricorrenti, ma rimangono inevasi, vengono fagocitati dalla quotidianità, digeriti e dimenticati.

L’autore, curioso di nascita, matematico di formazione, esperiente di rapporti variegati professionali, succube di una sensibilità immanente, non avrebbe potuto mai digerirli, né dimenticarli, ma solo accantonarli. Così, ad un certo punto della sua vita, ha dato spazio alla curiosità e all’entusiasmo, quindi allo studio, alla storia e poi ai ricordi del vissuto, terminando con tristezza, ma con speranza, confessando di avere percorso un cammino insolito, una parabola anomala, con un inizio ed una fine, che ha voluto si sfiorassero.

Volutamente non propone algoritmi o complesse formule che forniscano elementi di stima attendibili circa il comportamento umano in ogni istante della sua esistenza, e ciò per il gran numero di variabili in gioco che renderebbero poco pratica un’applicazione, ma riesce ad interpretare in modo suggestivo, però decisamente realistico, condotte e comportamenti dell’essere vivente, fauna e flora compresi! Definisce la sua come umile, triste, ma più verosimile traduzione del comportamento umano.

La crudità della sua intuizione, rigettata all’inizio dall’autore medesimo, verosimilmente contestabile da filosofi, psichiatri, sociologi ed esperti vari sul comportamento umano, non agevola certo la comprensione della teoria, né, purtroppo, la sua immediata accettazione da parte della gente comune.
Ma la sua genialità è la sua semplicità e la sua forza è l’impossibilità di replica matematica di controparti.

E l’atrocità della triste rivelazione non l’avrà vinta sull’uomo, che saprà reagire, come sempre, nel modo che gli è più congeniale: egoisticamente!
Ed è egoisticamente che si trarrà frutto dalla lettura, riconoscendo alla fine di sapere più: RIFLETTERE - CONOSCERE SE STESSI - RICONOSCERE GLI ALTRI.

L’AUTORE

Salvatore Garro ha lavorato come ingegnere libero professionista, professore di materie scientifiche, dirigente della pubblica amministrazione.

È un amante, e scrittore, di aforismi.
LinguaItaliano
Data di uscita12 mar 2019
ISBN9788832537994
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    Anteprima del libro

    A chi vuoi più bene di tutti? - Salvatore Garro

    Garro

    PREFAZIONE

    Le note che seguono rappresentano un tentativo di risposta agli interrogativi che da sempre mi frullano in mente circa tanti modi originali di agire della gente. Non poggiano su teorie scientifiche o studi di settore, sono solo tratte dalle esperienze quotidiane e dall’osservazione curiosa dei comportamenti umani.

    Nonostante avessi un bel da fare per impegni familiari e professionali, messa a tacere la mia formazione scientifica, mi sono reinventato psicologo, potendo così a lungo riflettere, pensare, ricordare, comporre il puzzle delle variabili in gioco, ciò che ha confortato la teoria che man mano si intuiva, finché, seppure orgoglioso per la scoperta, ho dovuto amaramente prendere atto che la nuova visione della vita mi stava riconsegnando un mondo inquietante e squallido!

    Le considerazioni e le deduzioni esposte sono improntate al pragmatismo, alla logica e alla razionalità; possono apparire come elementi di pseudo-psico-filosofia. Forse appariranno semplicistiche a qualcuno, cervellotiche e improbabili ad altri, di fatto non hanno la pretesa di dispensare verità, né si prefiggono l’obiettivo di stupire, ma solo di invitare alla riflessione, sorridendo anche un po’, ed essere di qualche utilità.

    Inevitabilmente il livello della lettura sarà ad alzo zero così da consentirne la comprensione a qualsiasi lettore… e all'autore.

    Qui trova spazio la mia visione della vita con elementi di rottura, punti di vista oltre il banale e l’apparente su determinati temi: un diverso modo di osservare il mondo, un’interpretazione particolare della realtà, il tutto mixato con qualche consiglio di buon senso dettato dall’esperienza, qualche articolo di altri autori (A) riportato fedelmente per non snaturarne il contenuto, a supporto del punto di vista sull’argomento in questione, qualche aneddoto personale (P) non per inutile protagonismo, ma perché insolito o simpatico e perché auguro regali spunti di riflessione o qualche lezione di vita come è successo con me, alcune storielle (S) per sorridere un po’ e alleggerire la lettura rendendola più sopportabile.

    Pur se l’approccio non è da addetto ai lavori e la finitezza delle pagine non ha la pretesa di esaurire l’argomento di base che è l’egoismo, sfrontatamente ma senza sufficienza, affascinato, ma anche divertito, mi sono accinto a sperimentare cosa ne venisse fuori.

    L’iter logico consiglierebbe di leggere gli argomenti dall’inizio fino a Variabili principali; a cominciare da Amicizia sono invece elencate alfabeticamente alcune voci che fanno riferimento all’argomento centrale: l’egoismo, spesso terminate con alcuni miei aforismi.

    Ma torniamo al titolo. In prima battuta avevo pensato a Te lo do io il cervello per l’importanza e la centralità che si dà a tale organo in questo scritto, poi ho optato per una frase, tratta dalla mia memoria di quella porzione d’infanzia trascorsa nei periodi delle vacanze estive presso la casa dei nonni materni, dove, in quanto primo nipote maschio, ero circondato dalla affettuosa attenzione di cinque zii, i quali a turno mi ponevano quella domanda, vuoi per saggiare la mia furbizia, vuoi per tentare di conquistare il titolo di zio preferito. Questa situazione al limite della sceneggiata, che naturalmente mi compiaceva, vedendomi quale piccolo e unico protagonista, mi accompagnò per un bel periodo, finché, un po’ più cresciuto, mi accorsi, non senza delusione mista a gelosia, di avere perso l’esclusiva delle attenzioni; infatti, la medesima procedura di cui fino ad allora ero stato unico oggetto, venne man mano estesa ai nipoti nuovi arrivati in grado di discernere! Sebbene figlio unico immagino di avere provato uno stato d’animo simile a quello vissuto dai primogeniti alla nascita di nuovi fratellini.

    Ho scelto questa frase che, pur apparendo banale, ritengo significativa, poiché racchiude in sé spunti degni di considerazione, e più avanti vedremo perché, ricordando o dimostrando che ogni nostra azione è sempre compiuta o per il nostro personale star bene o per autocompiacimento o per proprio interesse… a cominciare da chi scrive.

    Tutto ciò che leggeremo è riconducibile assolutamente a tale principio.

    L’impostazione del libro risale sostanzialmente al biennio 2014-2015.

    RIFLESSIONI

    Per abituare il cervello a muoversi a 360°, il primo degli obiettivi che ci prefiggiamo di conseguire è quello di invitare alla riflessione prima di dare risposte banali, affrettate, apparentemente logiche, alla domanda sui motivi di un dato comportamento umano.

    E cosa c’è di più utile di trarre spunto da situazioni che ognuno vive nel quotidiano, come durante la guida dell’autoveicolo? In realtà sul comportamento dell’automobilista si potrebbe scrivere tantissimo, riportando innumerevoli fatti realmente accaduti e aneddoti. Ci limiteremo, invece, a rispondere a pochi quesiti, certi di cogliere il pieno interesse di chi giornalmente percorre decine di chilometri in auto.

    Cito, ad esempio, un fatto certamente accaduto a tutti: come rispondiamo alla domanda sul perché l’auto davanti alla nostra proceda a velocità inferiore al limite imposto pur non intravedendosi ostacoli? È facile rispondere che si tratta evidentemente di un imbranato; probabilmente imprecheremo, poi lo supereremo così placheremo il nostro disappunto. Si tratta della soluzione più comoda e soddisfacente: il proprio io è appagato; infatti, sottostimando e svilendo gli altri, inconsciamente sopravvalutiamo noi stessi!

    E se quel conducente non fosse imbranato, peraltro comunque perdonabile da chi possiede un minimo di sensibilità e buon senso, e invece fosse stato colto da malore, avesse intravisto un rilevatore di velocità o il fondo stradale dissestato o un pericolo a distanza o la sua auto avesse problemi o il navigatore gli avesse indicato una strada che non c’è, o più semplicemente fosse una persona prudente o un neo patentato?

    Qualsiasi altra ipotesi venga in mente è utile per far comprendere che noi, al posto di quel conducente, ci saremmo probabilmente comportati alla stessa identica maniera, di fatto rimangiandoci le critiche prima formulate. Nella ipotesi improbabile, ma possibile, che la persona incriminata stia parlando o messaggiando al cellulare o, peggio, fiero del suo gesto stia godendo con gli amici per la coda di auto causata, se si è piacevolmente colti da leggiadro sadismo è consentito regalarsi uno sfizio: superare l’auto, quindi (importante) procedere a velocità inferiore alla sua! Così in un colpo solo gli dimostreremo di essere più intelligenti o forse che sappiamo essere anche più stupidi! O forse nulla, se la persona ha problemi ben più seri per accorgersi di noi!

    Altro esempio, sempre accaduto in autostrada. Non sopraggiungendo veicoli, ci mettiamo nella corsia di sorpasso per superare a velocità consentita l’unico automezzo visibile davanti a noi. All’improvviso qualcuno, non si sa da dove sbucato, ci lampeggia da dietro. Verificato che non è un mezzo delle forze dell’ordine o di emergenza e preso atto che i pochi secondi che mancano al rientro nella propria carreggiata, sia accelerando il sorpasso che frenando per rientrare, non possono salvare vite umane, non rimane che concludere che trattasi di ubriaco, drogato, balordo, ecc. La reazione che avremo sarà sempre data da queste possibilità: 1) farci sopraffare dal naturale istinto di inveire o rimanere sereni comunque proseguendo nel sorpasso; 2) essere superiori, comprensivamente paterni (cosa improbabile per un giovane), soprassedere e scansarci; 3) scendere di parecchi livelli intellettivi, dimostrare con i fatti che, se si vuole, si è capaci di fare peggio. In questo caso, se la nostra auto offre la possibilità e se ci sentiamo annoiati e vogliamo svegliarci un poco, ci lasciamo sorpassare, verifichiamo che non si tratti di un’auto civetta, lampeggiamo a nostra volta e sadicamente superiamo nuovamente il tizio lasciandolo a riflettere. Non è assicurato, ma in teoria potrebbe capire la lezione! O forse siamo stati noi incapaci di valutare la sua urgenza?

    L'esempio citato mi riporta alla mente la storiella (S) del leone che, appena sveglio, non trova altro di meglio da fare che andare in giro a terrorizzare gli altri animali della savana per incassare consenso e riconoscimento del suo status. Incontrata una gazzella le ruggisce la frase di rito: Tu, dimmi chi è il re della foresta? L’ovvia risposta: Tu mio signore, e così fa con altri animali finché si imbatte in un elefante, il quale, per risposta, improboscida il leone e lo lancia a diversi metri di distanza. Il leone, una volta ripresosi dal colpo, rimbrotta spiritosamente l’elefante: Ma è possibile che non si può mai scherzare con te?

    Volutamente ci si è limitati a solo due semplici esempi, tratti dal mondo automobilistico, ma si capisce che le casistiche sono infinite.

    Il concetto di riflessione, suggerito anche nell'argomento Critica, si propone di spronare a vedere la situazione oggetto della nostra attenzione al di là del nostro consueto, abitudinario approccio, come se dovessimo spostare il fuoco di un'immagine. Chi ha conoscenza degli stereogrammi capisce di cosa parlo, chi non li conosce, ricerchi sul web. Si tratta di figure apparentemente senza senso e comunque bidimensionali che, osservate dietro uno schermo riflettente (il vetro di un quadro o il monitor del pc) costringono l'occhio a guardare dietro alla figura stessa e in pochi secondi, ma dipende comunque dalla capacità individuale, si entra in un mondo dove appariranno nuove figure tridimensionali.

    L'invito alla riflessione, prima di darla vinta all'istinto della critica, discende dalle risposte alla domanda che verrà posta al capitolo DNA ovvero: cosa interessa l’uomo nell’arco di tutta la sua esistenza? Le risposte: 1) il proprio benessere, 2) l’armoniosa coesistenza con gli altri esseri umani.

    Bene, è chiaro che se ciascuno di noi applicasse questa semplice regoletta, che si sostanzia in pratica nell'avere rispetto per gli altri, i due punti sarebbero soddisfatti e, conseguentemente, saremmo tutti protagonisti di un mondo migliore.

    RIFLESSIONI 2

    Anche negli incontri e scontri ravvicinati, non da automobilisti, la scelta della reazione rimane sempre individuale. Qui il discorso però è più delicato, perché entrano in gioco fattori più determinanti quali la vicinanza corporale che invade l’area di rispetto personale, il tenore della discussione e il tipo di interlocutore che si ha di fronte per cui il comportamento non potrà che calibrarsi in funzione di tali parametri. Se, ad esempio, ci troviamo in un locale pubblico affollato e riceviamo uno spintone da dietro, la nostra reazione sarà la stessa se, voltandoci, scopriamo che l’autore è un bambino, una bella donna, un balordo, un ubriaco, una persona per bene? Immagino di no. Visto il contesto, noi forse ci attenderemmo le scuse solo dalla persona per bene; un bambino non reagirebbe con gli adulti, ma potrebbe farlo con il suo coetaneo; un balordo forse se ne uscirebbe con un vaffa, ecc. La reazione sarà consequenziale.

    Con quest’esempio il concetto della riflessione è stato inevitabilmente esteso a quello dell’autocontrollo, cioè alla capacità non solo di non criticare, ma anche a quella di non reagire in modi poco civili ad azioni lesive, o ritenute tali, nei nostri confronti, mediante la capacità di padroneggiare la rabbia, lo stress, l'impulsività o l’aggressività.

    Se ne traggono subito due considerazioni utili.

    Prima considerazione: A una determinata azione subita corrisponde sempre una reazione calibrata al contesto, spesso determinata dalla nostra personalità, intelligenza, sensibilità, cultura, ecc. Reazione optata dalla mente in relazione a una gerarchia di scelte squisitamente egoistiche. Rammentando sempre che reagire verso chi non è capace di capire le nostre ragioni, o non sa riconoscerle, non ha senso e a volte produce effetti controproducenti. Il concetto sarà ripreso poco appresso al punto DNA secondo assioma.

    Seconda considerazione: È bene riflettere sempre prima di formulare critiche. È meglio lasciare agli ignoranti, agli stupidi, ai minus habentes la critica facile. Invito ognuno a ripensare a quante volte è stato personalmente oggetto ingiustificato di critiche o ha assistito con incredulità a episodi di somara presunzione da parte di ignoranti su temi assolutamente specialistici.

    Per riuscirci è consigliabile un rapido esercizio respiratorio di rilassamento, che consentirà di ottenere un triplice beneficio: 1) ci risparmieremo la brutta figura di vederci ritorcere la critica; 2) alleneremo il cervello; 3) acquisiremo l’appagante consapevolezza di superiorità. Non ci si illuda sulla semplicità dell’atto; è indispensabile possedere altro, la volontà prima di tutto, non essere egoisti estremi, non essere irosi, non essere impazienti. Poi, con un po’ di allenamento si raggiungeranno livelli insperati! Per chi si scoprisse molto interessato ad approfondire l’argomento suggerisco la frequenza di appositi corsi di dinamica mentale; agli altri propongo il veloce esercizio di chiudere gli occhi, immaginare di trovarsi in un luogo tranquillo e rilassante, lasciarsi andare distendendo tutti i muscoli, contando lentamente fino a dieci. Sentire rallentare il battito cardiaco corrisponderà ad allentare anche la tensione elettrica cerebrale per merito delle endorfine prodotte, il che consentirà di prendere contatto con il proprio subconscio e riuscire a controllare le emozioni.

    È utile anche la lettura dell'argomento Critica.

    È solo attraverso la tecnica di applicare sistematicamente analisi, riflessioni, considerazioni su innumerevoli e svariati comportamenti umani, su gesti, linguaggi, reazioni, strategie, che è scaturito naturale il convincimento di una sola origine comune a tutti: l’egoismo.

    AFORISMI

    Coraggio è uscire di casa e contagiare gli altri col proprio sorriso. Fortuna è rimanere illesi dai virus negativi. Eroismo ritornare con lo stesso sorriso.

    Una goccia di veleno contamina mille gocce di acqua pura, una goccia di acqua pura non annulla una goccia di veleno.

    La capacità percettiva del nostro e dell'altrui valore è direttamente proporzionale all’età.

    La vita è fatta dalle cose che si hanno, da quelle che si vorrebbero e da quelle che non si avranno mai.

    La critica più fruttuosa è figlia della buona conoscenza, della buona fede e del buon senso.

    Il mondo rinascerà solo quando svaniranno la schiavitù dal denaro e dalle ideologie.

    Chi apprezzo non ha prezzo.

    IL CERVELLO

    È d'obbligo un cenno sull’organo principale che interessa i futuri argomenti: il cervello.

    Come lo si vuole definire? Imperscrutabile, misterioso, affascinante? Di certo, tra tutti gli organi umani, il cervello è di gran lunga quello più complesso. Gli studi di genetica e delle diverse discipline mediche, finalizzati a scrutarne ogni funzione, non saranno mai abbastanza ove si pensi alle sue infinite potenzialità ancor oggi inespresse, alla concreta possibilità di riuscire un giorno a diagnosticare tutto il possibile dell'individuo, fino a consentire di scoprirne carattere, predisposizioni, inclinazioni, aspirazioni e affinità.

    Oggi un comportamento anomalo, o che tale possa definirsi in relazione a ciò che è considerato normale, potrà essere oggetto di spiegazioni, anche le più diverse, da parte degli specialisti, ma, allo stato attuale, nessuno è in grado di dimostrare la causa che dà origine a una determinata condotta. Mentre attendiamo fiduciosi risposte dalla ricerca scientifica, l’argomento è così intrigante che si è tentati di tuffarcisi dentro.

    Prima di procedere, però, pare il caso di intendersi sul termine perfezione. Dal punto di vista squisitamente religioso il Creato è un miracolo e l'uomo un essere perfetto; per cui se a tale termine si vuole assegnare il significato di impossibilità e incapacità da parte dell'uomo di auto costruirsi (al momento!), non può che concordarsi; viceversa, pur nel rispetto dei differenti tipi di egoismo e sensibilità di ciascuno, si possono avanzare indirizzi pressoché unanimi sulla reale imperfezione umana; facciamolo elencando solo alcune delle infinite situazioni certamente note.

    Sulla terra esistono miliardi di persone depresse, affamate, ammalate, molte delle quali probabilmente si augurano solo una morte prematura ma liberatoria. I più recenti dati contano quasi un miliardo di persone sotto la soglia della povertà mentre certificano milioni di tonnellate all’anno di derrate alimentari distrutte.

    Il condizionamento cerebrale, di cui si accennerà a breve, apporterebbe significativi contributi positivi in termini di umanità, di conoscenza, di pianificazione. Invoglierebbe le nazioni più avanzate a operare interventi più cospicui e organizzati a favore dei paesi sottosviluppati, però destinando loro risorse non esclusivamente a fini alimentari, ma anche per l’ottimizzazione delle politiche demografiche, sanitarie, sociali. Il risultato auspicabile: maggiore informazione, migliore nutrizione, più consapevole controllo demografico, maggiore protezione sessuale, migliore assistenza sanitaria e sociale. Questi i benefici per la povera gente. Un plauso alle nazioni finanziatrici per le iniziative avviate e agli Stati finanziati circa il corretto uso delle risorse ricevute. Tutti concorrerebbero al raggiungimento di fini nobili.

    Invece, quale è la situazione attuale? Solo alcune nazioni riescono a deliberare disorganiche risorse e gli Stati destinatari delle stesse, per la nota corruzione ai vari livelli, non compiono il proprio dovere. Risultato: la gente soffre come o più di prima.

    Analogo discorso vale per le guerre. Tanti paesi sottosviluppati sono da anni interessati da guerre intestine, con vari coprotagonisti: politici senza scrupoli e boss locali, parte considerevole della popolazione chiamata alle armi giovanissima, ma, non ultimi, i costruttori mondiali di armi.

    Il condizionamento cerebrale condurrebbe questi ultimi a produrre e fornire armi solo agli Stati democratici e, comunque, non troverebbero altri fornitori, visto che politici e potentati locali penserebbero esclusivamente al bene del proprio popolo.

    Medesima considerazione vale per le droghe. Quest’ultimo caso si differenzia dagli altri perché la filiera può essere spezzata già alla base, infatti, se non esistessero i consumatori, non esisterebbero né i produttori, né il gruppetto di intermediari, corrotti e corruttori.

    Identiche considerazioni si possono sostenere su tutto ciò che ci appare sbagliato, ingiusto, inumano. Quale miracolo occorrerebbe per ridurre l’imperfezione umana?

    Il condizionamento cerebrale! Solo per averne una vaga idea è apparso utile allegare dati tratti da un quotidiano, dove sono posti in evidenza i maggiori eccidi dalla seconda guerra mondiale in poi.

    Fantascienza? Utopia? Oggi accettiamo serenamente l’appellativo di audaci e i sorrisini degli scettici. Ma questa utopia è la mia certezza. Scommetterei con chiunque sulla fattibilità della cosa, ma dovrei avere qualche annetto in meno sul groppone per assistere alla sua realizzazione, penso ipotizzabile tra almeno venti anni. Il ritardo della scienza sul cervello rispetto ad altre parti del corpo umano potrebbe ascriversi al fatto che i miliardi di connessioni inter-neurali e tra le diverse regioni subiscono anche l'influenza dei milioni di anni di evoluzioneche hanno selezionato nell’uomo le abilità necessarie alla sopravvivenza, che i computer più potenti al momento non saprebbero riprodurre. Ma, seppure la prospettiva appare ardita, invito a riflettere un attimo: il problema principe è l’egoismo tipo 2 e 3 (si vedrà poco più avanti).

    È chiaro che il mondo andrà perpetuamente avanti come oggi, se non peggio. Neppure un diluvio universale, né una guerra atomica globale muteranno l’uomo. Egli rinascerà dalle sue ceneri, ripercorrerà corsi e ricorsi storici, ma non muterà il suo essere egoista in tutte le sue declinazioni possibili.

    Si rivedranno le guerre tra Stati, le guerre intestine per la conquista di territori, di potere, di denaro, si rivedranno i ladrocini di basso profilo e quelli finanziari di altissimo livello, le speculazioni varie, i delitti contro le persone e contro il patrimonio, le violenze, insomma, rimando alla lettura del codice penale. Tralasciando gli altri esseri viventi, all’origine l’essere umano possiede di certo una scala di valori, una spiritualità, una coscienza che, nel corso del tempo e a causa dei più svariati motivi, può essere inquinata, consumata da interessi più o meno distruttivi con il solo comune risultato che è eufemistico definire: la mancanza di rispetto per il prossimo.

    Come evidenziato nel prologo l’egoismo nasce con l’uomo, è ancestrale così come l’istinto di conservazione o quello per la sopravvivenza.

    C’è un solo rimedio per guidare l’egoismo al livello 1: intervenire sul cervello. Non con la chirurgia, non provocando traumi. Ma come?

    Si ha presente il bromuro di metile, quella sostanza che si propinava ai militari per calmarne gli ormoni e quindi gli ardori? Oppure si immagini un composto chimico-biologico, somministrato a mo’ di vaccinazione, che, agendo selettivamente, riesca a inibire i pensieri malvagi, il desiderio di potere o di denaro, il male in genere. Si immagini ancora una manipolazione mirata del DNA o altre mutazioni genetiche controllate, certamente già allo studio presso i laboratori di ricerca più avanzati (oggi è già possibile sequenziare il genoma). Si immagini ancora una suggestione evolutissima, comunque indotta: da ipnosi, messaggi subliminali o con tecniche innovative. Si immaginino tecnologie genomiche, immunologiche capaci di adattare specificamente farmaci al tipo di paziente e al tipo di patologia. Si immagini uno strumento di diagnosi computerizzato capace di analizzare nel dettaglio ogni angolo, ogni anfratto dell’organo oggetto dello studio, che elenchi eventuali disfunzioni e anomalie riscontrate, i geni colpevoli delle deviazioni, e proponga le terapie finalizzate alla loro sanatoria.

    Quanto cambierebbe la vita dei derelitti e dei poveracci! Se tutte le risorse oggi destinate dalle nazioni alle lotte a droghe, mafie, povertà, sanità a livello mondiale, ammontante a centinaia di miliardi di dollari all’anno, non si disperdessero in mille rivoli, di fatto vanificando o sminuendo l’intento iniziale, e il denaro fosse elargito con accortezza, con controlli sistematici e condizionato ai risultati, si produrrebbero miglioramenti a ogni livello, cambiando la vita a centinaia di milioni di persone. E per tutti gli altri? Una rivoluzione, ove si riflette che ogni aspetto della vita ne sarebbe coinvolto e ogni campo ne beneficerebbe: dai rapporti interpersonali di amore, amicizia, conoscenza, lavorativi, commerciali, alle relazioni politiche, religiose, ecc.

    Detta così, la procedura è parecchio semplificata e arraffata, certo non da specialisti, né da studiosi, ma circa la sua realizzabilità non ho dubbi, invitando a riflettere un attimo sull’andamento delle scoperte scientifiche più significative, che brevemente, prese a caso, si elencano: fino al quarto millennio a.C. troviamo la barca a vela, la leva, la vite e il chiodo, il cemento e l’alfabeto, solo dal 1800 in poi si scopre ciò che poco tempo prima era inimmaginabile e cioè i vaccini, la pila, la locomotiva a vapore, la lampadina, il telefono, il motore a scoppio, la penicillina, la pastorizzazione, la radio, la televisione, la miniaturizzazione elettronica, la robotica, la fissione nucleare, l’aereo, il razzo, il computer, Internet, la stampante tridimensionale, i sofisticati strumenti di diagnostica medica, ecc. Quando si ipotizzava di calcolare complesse strutture ingegneristiche in poche ore o di raggiungere la luna o di trapiantare organi umani e non, si veniva considerati matti!

    A chi non è palese che le scoperte tecnico-scientifiche non presentano nel tempo un andamento lineare, ma asintotico, esponenziale? Nell'ultimo secolo si sono inventate più cose che nei duemila anni precedenti! Perché allora è da matti ritenere realistica, in un futuro prossimo, la possibilità di una micrometrica mappatura del cervello, dell’individuazione della funzione dei suoi componenti e dell’approntamento di metodiche che possano incidere selettivamente su di esso, senza ovviamente snaturarlo, senza rimuovere tutto il bello e il brutto che lo stesso è capace di esprimere: il carattere, i ricordi, i sentimenti, le sensazioni, le gioie, i dolori?

    I neuro-scienziati prevedono la realizzazione già tra pochi anni di un sistema di guida dell’auto telepatico, ovvero di un’interfaccia cervello-computer in grado di captare segnali elettrici provenienti dal cervello, interpretarli e tradurli per il computer. Mentre è già in corso di sperimentazione un programma per decodificare i segnali del cervello, che si dovrebbe concretizzare in elmetti telepatici in grado di inviare messaggi a distanza senza bisogno di parlare! I computer del prossimo decennio possederanno caratteristiche più avanzate del cervello umano! Intelligenza artificiale, nanotecnologie e robotica la faranno da padroni.

    D'altronde sono note situazioni di persone che, a seguito di incidenti stradali o incidenti nei luoghi più svariati, sottoposti a interventi cerebrali, hanno subito modificazioni non solo ai sensi e alle emozioni, ma anche caratteriali!

    Ci pensiamo alla possibilità di scannerizzare il cervello dei nostri politici, per esempio solo per verificare se credono veramente in ciò che dichiarano? O, per rimanere nell’attualissimo campo delle applicazioni, alla possibilità di attivare o implementare l’applicazione rispetto del cervello di una persona laddove sia carente?

    Oggi, più che mai, con lo stato evolutivo in ogni disciplina, è assolutamente vietato stupirsi di ciò che si sente alle porte. Personalmente prevedo scenari affascinati e insieme inquietanti, forse in meno di dieci anni. Se nel campo medico saranno operative metodiche, ad esempio, per addomesticare le cellule tumorali, sulla cui positività non vedo discussione, cosa accadrà della possibilità di condizionamento del cervello ove la metodica cadesse in mani sbagliate? Cosa accadrà quando i super computer, già oggi in grado di auto apprendere e pensare come l'uomo, supereranno i limiti umani? Il controllo della terra si limiterà allo scontro tra macchine buone e macchine cattive?

    Non mi spingo oltre fermandomi a sognare quel domani in cui saremo in grado di sedare o estirpare odio, invidia, vendetta, ricatto, violenza, ladrocinio, crimine, droga, malattia psichiatrica, ecc.

    DNA

    Appena ha inizio la nostra vita, ci ritroviamo già con una dotazione di serie, geneticamente determinata (DNA) che comprende:

    le dotazioni interiori

    la predisposizione alle malattie

    l’aspetto esteriore

    la fisicità

    Le dotazioni interiori, nel seguito spesso semplificate in doti interiori, si intesseranno con lo status socio-economico della famiglia e con l’ambiente, elementi che, nel corso degli anni, saranno passibili di mutazioni in meglio o peggio e che, unitamente alla cultura e all’età, saranno determinanti per l’identificazione dell’individuo in un determinato momento della sua vita.

    A seguito della filtrazione operata dallo status socio-economico e dall’ambiente, ivi comprendendo anche influenze politiche e religiose, sulle doti interiori originarie sarà possibile determinare il valore di un individuo.

    Tentiamo di addentrarci all’interno di questo complesso sistema, approfondendo (nessuna paura, lo facciamo solo a livello elementare… così capisco anch’io) singolarmente tutti i vari componenti della dotazione e relazioniamoli ai due parametri extra dotazione cultura ed età.

    Prima però è essenziale rispondere alla domanda: cosa interessa l’uomo nell’arco di tutta la sua esistenza? Le risposte più ovvie, escludendo le eccezioni rappresentate dai casi psichiatrici, le menomazioni, i fanatismi, ecc., si possono considerare quelli che considero i due assiomi: 1) il proprio benessere, 2) l’armoniosa coesistenza con gli altri esseri umani. Apparentemente i due punti sembrerebbero antitetici, in realtà il secondo punto è consequenziale al primo e entrambi sono figli dello stesso padre: l'egoismo e, nella pratica quotidiana, si assisterà a un continuo alternarsi delle due fasi in ogni essere umano.

    È tutto chiaro, ma da ora cominciano i problemi.

    Infatti, per il perseguimento di questi due interessi primari e naturali, ognuno tenderà a operare nel soddisfacimento delle proprie personali esigenze e aspirazioni. Questa discordanza di opinioni, di punti di vista, di gradimento, ecc., rappresenta il concetto centrale, che ci accompagnerà per tutto il percorso e ci ricorderà che chi la vuole cotta, chi la vuole cruda è un conciso ma verissimo detto che imprigiona il pensiero della diversità umana; per cui se si considerassero tutte le variabili in gioco in un determinato arco temporale scaturirebbe un numero di modi di agire non pari al numero attuale di esseri umani viventi ma superiore! E ciò perché nessun essere al mondo agirà mai nel medesimo identico modo, neanche negli atti e gesti ripetitivi. Avete presente il famoso aforisma eracliteo del panta rei, secondo il quale tutto scorre come un fiume, cioè un’azione sempre uguale, compiuta dalla stessa persona, non sarà comunque mai perfettamente uguale a quella precedente?

    Entrambe le risposte suddette discendono da quella che mi piace definire come la legge universale o primo principio: l’egoismo, di cui si dirà in seguito.

    Nelle more di approfondire il concetto di egoismo, riprendiamo i due assiomi di cui sopra accompagnandoli da opportune puntualizzazioni.

    Il primo assioma citato al punto 1.DNA sostiene che nell’arco della sua vita l’uomo è interessato al proprio benessere. Ora speriamo non ci sia nessuno che confonda il benessere con l’agiatezza economica ma, non potendolo escludere, sono d’obbligo alcune riflessioni. Chi possiede un minimo di buonsenso e di esperienza non può non riconoscere che il benessere dell’uomo si misura sulla base delle dotazioni di serie, di cui si è detto e che per comodità si richiamano: doti interiori, predisposizione alle malattie, aspetto esteriore, fisicità, filtrati da status socio-economico e ambiente. Immaginiamo ora un individuo agiatissimo: istintivamente la gente comune nutre nei suoi confronti cordiale invidia. Ipotizziamo ora che il nostro abbia un aspetto orripilante o un fisico assimilabile a un animale o sia condannato a pene infernali da malattie debilitanti o sia talmente stupido da non comprendere tra l’altro nemmeno il valore del denaro, di fatto rendendogli impossibile il suo utilizzo. La gente comune manterrà ancora il coraggio di invidiarlo? Immagino la risposta. Appare più naturale, se il proprio sentimento di invidia verso gli altri risulta incontenibile, che lo si provi nei confronti di chi possiede almeno un mix accettabile delle dotazioni di cui sopra. E quindi ad esempio si invidierà l’individuo benestante dotato di grande intelligenza o molto affascinante o sano e robusto, ecc. Il comune pensiero, al contrario, pone al primo posto il denaro e così la frustrazione personale ha facile sfogo nell’invidia sociale. Si rimanda al capitolo Invidia per approfondimento.

    Il secondo assioma asserisce che l’uomo è interessato all’armoniosa coesistenza con gli altri esseri viventi. Soffermiamoci a vedere quali sono i possibili rapporti tra persone.

    Si possono individuare sei

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