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Humanum Est: Il libro dell'errore
Humanum Est: Il libro dell'errore
Humanum Est: Il libro dell'errore
E-book102 pagine1 ora

Humanum Est: Il libro dell'errore

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Info su questo ebook

Sbagliare è davvero così sbagliato? E se non lo è, a cosa serve? In questo libro risponderemo a questa domanda e faremo un viaggio che parte dalle nostre paure, passa per il funzionamento del cervello e, attraversando la gestione della complessità e la sfida dell’ innovazione, atterra sul tema della cultura aziendale e delle pratiche che la possono sostenere. Perché sbagliare è umano, ma non sfruttare a nostro vantaggio questa inevitabile opportunità è davvero un peccato.
LinguaItaliano
EditoreOtherwise
Data di uscita28 mar 2023
ISBN9791222088228
Humanum Est: Il libro dell'errore

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    Anteprima del libro

    Humanum Est - Mazzaglia Paolo

    oDDio ho sbagliato

    Ero piuttosto piccolo, forse intorno ai 12 anni e a quell’epoca era normale andare a catechismo. Ricordo che, forse in preparazione della cresima, ero andato a confessarmi e forzatamente avevo rivelato al prete tutti gli abomini che un dodicenne figlio di una famiglia borghese, in un paese di provincia, negli anni Ottanta, avesse potuto fare (credo che il mio pessimo rapporto con le religioni sia partito da lì). Ad un certo punto il prete, dopo aver investigato insistentemente le mie pulsioni proibite, mi aveva chiesto perché volessi essere perdonato da Dio e mi aveva messo di fronte ad un bivio che diceva: 1. Perché così ti sei messo a posto con il prete 2. Perché senti un sincero pentimento.

    Io, preso dal panico e temendo gli strali del Signore che ovviamente mi guardava, avevo detto la verità e quindi avevo affermato risolutamente perché così sono a posto con il prete (in effetti non ero davvero pentito di nulla). Azz. Il curato non l’aveva presa bene. E mi aveva sgridato assegnandomi una sfilza infinita di preghiere, esortandomi a riflettere sulla vera radice del pentimento. Era molto incazzato. Mi ricordo che il mio ritorno a casa, tra le vie nebbiose del paese, era stato orrendo. Oddio avevo sbagliato, e in chiesa. E di fronte al prete. Che adesso sapeva. E di fronte a Dio. Avrei dovuto dirlo ai miei genitori? Mi sentivo malissimo, pieno di vergogna. Quell’onta, quel malessere impiegarono settimane ad evaporare. Riprovai la stessa sensazione a 18 anni quando, fallendo un parcheggio, venni bocciato all’esame di scuola guida. Altre settimane di macerazione nella vergogna. Era tanta l’onta che evitai di parlarne con i miei amici per scampare alla sicura derisione che sarebbe seguita.

    E poi, di sbagliare, mi è successo ancora e ancora, così come mi è successo, praticamente sempre, di restarci male. Umano, terribilmente umano, si potrebbe dire. Insomma gli errori sono da sempre causa di sofferenza, panico, vergogna e spesso di comportamenti disfunzionali. Sì, perché per evitare la vergogna ed il dolore, a volte, semplicemente mentiamo a noi stessi, a volte (molto spesso in realtà) diamo la colpa a qualcosa al di fuori da noi (il traffico è il più gettonato) o addirittura diamo la colpa ad altri. Insomma gli errori sono protagonisti nefasti della nostra esistenza e viene da chiedersi se davvero è necessario questo strano meccanismo del cervello che ci dà una scossa dolorosa, sia quando la palla manca la porta, sia quando falliamo un esame all’università. Il cervello non fa le cose a caso in realtà (anche se, secondo me, ogni tanto gli scappa la mano). Un passo alla volta parleremo di tutto questo e degli impatti che l’eccessiva paura dell’errore ha in azienda.

    [ ] Storytime |Serendipity

    La parola serendipità fu coniata nel 1754 da Horace Walpole. L’origine del termine nasce da una variazione inglese della fiaba persiana I tre principi di Serendip (nome in persiano antico dello Sri Lanka), che parlava, appunto, di tre principi che, durante avventure e spedizioni con precisi obiettivi, finivano per scoprire sempre qualcosa di nuovo e diverso. Un esempio è quello del principe partito in cerca di oro che, dopo aver attraversato monti e vallate con esito negativo, trovò del tè di ottima qualità, che risultò essere ben più prezioso dell’oro. Oggi serendipità si usa per indicare la facoltà di compiere scoperte fortunate per caso oppure un’osservazione casuale caduta sotto un occhio recettivo.

    Molte invenzioni e scoperte nella storia, infatti, sono nate mentre si stava cercando qualcos’altro e si stava fallendo in qualche modo in quella ricerca. Molte delle storie contenute in questo libro le illustrano bene. Spesso la scoperta fatta per caso viene sminuita: si dà più valore all’evento casuale e all’errore fortunato che all’osservazione attenta e alle capacità del ricercatore. Si dice insomma: Sì, è stato bravo, ma soprattutto è stato fortunato. Non si capisce che la vera grandezza di uno scienziato si misura spesso con il metro della serendipità. A dimostrarlo è la strada dei premi Nobel, che è lastricata di esempi di serendipità e che ha visto alternarsi sul palco dell’Accademia delle scienze di Stoccolma i più famosi uomini di scienza del Novecento, che in molti casi hanno sottolineato come la sorte abbia guidato le loro menti. Luis Pasteur diceva la fortuna favorisce le menti preparate. Nell’affermazione di Pasteur sta l’essenza della giuste attitudini che abbiamo fin qui elencato: la capacità di esplorare e imparare sempre, anche dagli errori. La sorte viene quindi vista non come un colpo di fortuna o sfortuna, ma come un elemento utile per scoprire qualcosa di nuovo, se la mente è una mente preparata.

    Di cosa stiamo parlando?

    In questo piccolo libro parliamo degli errori e dell’universo di paure e opportunità che ruotano attorno a questa parola (sì, anche opportunità). Da dove cominciare? Facciamo dall’inizio. Cosa significa errore?

    La parola errore viene dal latino errar, ovvero errare, andare vagando senza una direzione certa. Usato poi per indicare il fatto di allontanarsi, col pensiero o con l’azione, dal bene, dal vero o da ciò che conviene. La

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