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L'amore dentro
L'amore dentro
L'amore dentro
E-book293 pagine4 ore

L'amore dentro

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Info su questo ebook

Bob Ryan, apprezzato agente dalla C.I.A. ha sempre svolto difficilissime missioni senza ripensamenti. Un giorno però, qualcosa cambia. Sente dentro di se una spinta che lo indurrà a scoprire il vero senso della vita. Dopo un’ultima missione particolarmente cruenta, pensa seriamente di interrompere quel lavoro. Al fine chiese e ottenne un'aspettativa. Non riuscirà subito a motivare la scelta di aver lasciato la C.I.A. ma capirà presto di aver fatto la cosa giusta. Come sempre per ogni cosa c'è un'appropriata motivazione. Un giorno, la cassiera del supermercato, chiese a Ryan se insieme al resto gradisse un biglietto della lotteria americana. Non se ne curò molto, lo accettò, giunto a casa lo depositò nella zuccheriera vuota su una mensola della cucina.

I successivi eventi, saranno per Lui un susseguirsi di casualità che inizialmente non riuscirà a comprendere. In seguito, però, incontrerà Lorenzo, un attempato psichiatra e professore universitario, col suo aiuto scoprirà un mondo che non aveva mai interpellato prima: la propria spiritualità. In quel nuovo percorso, Bob Ryan, oltre all'amore per Elena, una ragazza di Sarajevo, scoprirà la vera vocazione della sua vita. Un miracolo, un vero miracolo, lo porterà a dedicare tutta la sua fortuna per realizzare un innovativo progetto, che darà nuova speranza e voglia di vivere a molta gente che soffre le ingerenze di una società che fa finta di cambiare per non cambiare nulla.
LinguaItaliano
Data di uscita9 apr 2019
ISBN9788831605861
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    Anteprima del libro

    L'amore dentro - Luigi Colla

    633/1941.

    Dediche

    Questo libro è dedicato alle popolazioni in via di sviluppo,

    Mi auguro di cuore che maturino presto la sufficiente personalità collettiva per reagire alle palesi interferenze del mondo di sopra, che per non cambiare nulla, continua a fingere di voler cambiare tutto.

    Prefazione

    Quel lavoro - gli avevano detto – era quanto di meglio si poteva scegliere per contribuire alla difesa della patria, per questo lo scelse.

    Iniziò giovanissimo, percorse tutti gli stadi di preparazione, studiò le arti marziali, si perfezionò nelle strategie di combattimento e alla fine - primo del suo corso - conseguì la nomina di agente speciale della CIA.

    Bob Ryan, era estremamente fiero di aver raggiunto quel traguardo. Le innate capacità intellettive, lo portarono ben presto ad assumere incarichi sempre più difficili e rischiosi. Un giorno però, qualcosa cambia.

    Sente una crescente inadeguatezza per il lavoro che sta svolgendo. Seppure avesse sempre agito con la massima prudenza, non poteva evitare che fosse a volte chiamato a compiere definitive soppressioni, e questo gli sottendeva un impensato senso di rimorso.

    Un avvenimento in particolare gli indicò che il vaso era colmo. Da quel momento in poi non si sentì più di proseguire, chiese un ‘aspettativa e alla fine l’ottenne.

    Il nuovo percorso di vita lo colse tuttavia impreparato, si sentiva confuso, diverso. Non riusciva a motivare fino in fondo la scelta di aver lasciato la CIA, ma sapeva di aver fatto la cosa giusta.

    Come sempre però, per ogni cosa c’è una motivazione, anche se non subito se ne conoscono i risvolti.

    Un giorno, la cassiera del super mercato, chiese a Ryan se insieme al resto gradisse un biglietto della lotteria americana. Non se ne curò molto, lo accettò. Arrivato a casa lo depositò nella zuccheriera vuota su una mensola della cucina.

    I successivi eventi saranno per Lui un susseguirsi di casualità che inizialmente non riuscirà a comprendere.

    In seguito, però, quando per un fortuito caso Ryan, incontrerà, Lorenzo, un attempato psichiatra e professore universitario, riuscirà col suo aiuto a comprendere gli oscuri richiami del suo stato d’animo, con lui scoprirà un mondo che non aveva mai interpellato prima: la propria spiritualità.

    Da quel momento s’appassionerà alle arti, alla poesia, alla cultura, ma soprattutto imparerà a conoscere se stesso.

    Nel suo nuovo percorso, Bob Ryan, scoprirà la vera vocazione della sua vita, e collocherà con assoluta certezza gli inspiegabili avvenimenti che l’anno portato dov’è ora.

    Un miracolo, un vero miracolo, lo porterà a dedicare tutta la sua fortuna per realizzare il grande e innovativo progetto, che darà nuova speranza alla gente che ancora soffre per l’egemone prevaricazione di una società opulenta e corrotta.

    Il titolo del romanzo: Il mondo di sopra è una metafora utilizzata dall’autore per indicare l’establishment che occultamente muove i fili per governare gran parte della politica economica globale.

    La tesi predominante, si fonda sulla certezza che vi sia un grande potere occulto che utilizza la forza che gli deriva da posizioni economiche rilevanti per mantenere o indirizzare, le scelte di tutto il sistema politico.

    Questo sistema quasi del tutto sconosciuto alla grande massa, si serve di associazioni segrete che manovrano, indirizzano, sovvertono, ogni status che si oppone agli interessi dei grandi potentati economici.

    Questi servizi, hanno origini lontane, molti di questi sono l’evoluzione moderna di antiche società segrete del settecento, quali la famosa santa alleanza dei Rosacroce, a suo tempo sparita, poi riapparsa nuovamente, camuffata nelle logge massoniche di tutto il mondo.

    All’inizio del settecento, la massoneria, nacque per contrastare le idee illiberali della nobiltà, ed aveva la funzione di combattere i soprusi e le prepotenze delle classi privilegiate. Era facile allora fare proselitismo fra gli intellettuali e i benpensanti che in funzione di quel fine etico si iscrivevano in massa.

    La segretezza a quel tempo, era condizione necessaria affinché gli aderenti non venissero scoperti e incarcerati.

    Poi…come sempre accade fra gli idealisti s’infiltrarono gli opportunisti, che pensarono di utilizzare questa formidabile rete di consensi per inserire nei posti chiave della burocrazia i loro affigliati che naturalmente a loro volta avrebbero incrementato l’inserimento di nuovi adepti.

    Non occorre una grande fantasia per immaginare quanto queste aggregazioni si siano nel tempo ramificate. Di fatto, oggi, queste associazioni sono superate, tuttavia, utilizzandone la vecchia pelle sono sorte delle vere e proprie agenzie segrete private.

    Difficile a credersi, ma in esse vi sono invischiati: politici, magistrati, generali, professori universitari, dirigenti di banche. Tutta gente che ha acquistato e non conquistato la loro posizione sociale.

    Messi ad occupare quei posti altolocati per intercezione e ammanicamento delle rispettive agenzie d’appartenenza, a queste devono rispondere prima ancora che al pubblico che invece dovrebbero rappresentare.

    Per cui non c’è da meravigliarsi, quando improvvisamente spariscono borse con prove compromettenti, o vengono insabbiati processi, o addirittura condizionate leggi. Tutto questo se vogliamo potremmo chiamarlo il cancro della democrazia. Naturalmente le dittature in questo senso sono inattaccabili ma non per questo sono meno deleterie, poiché sono loro stesse associazioni che hanno raggiunto il pieno potere.

    In queste agenzie, abbiamo visto, s’infiltrano gli arrivisti, tutti coloro che per giungere a posti di comando, sono disposti a vendere, per così dire, l’anima al diavolo. Oltre a questi, tuttavia, vi sono i così detti aggregati di prima linea.

    Essi sono scelti nelle più prestigiose università di tutto il mondo, diciamo i migliori di ogni ateneo.

    A quelli che sono propensi a viaggiare, vengono proposti corsi gratuiti per imparare ulteriori lingue. Oltre al necessario inglese e spagnolo, saranno privilegiati: il cinese e l’arabo. Con mansioni di copertura, verranno inviati nei posti caldi, e a seguito di oculata osservazione dovranno comunicare gli umori della gente, individuare i potenziali cambiamenti possibili, e se necessario organizzare veri e propri centri di dissenso di piazza.

    Gli uomini selezionati, non sapranno subito il vero lavoro cui saranno destinati a svolgere, ma avranno una retribuzione così elevata che ad un certo punto, quando saranno chiamati a compiere una scelta definitiva, molti di loro non sapranno più rinunciarvi. Naturalmente nel caso di una loro definitiva adesione, non verrà più concesso lo scioglimento, né comunicare a chiunque, le mansioni del proprio lavoro. Da quel momento in poi apparterranno per sempre al mondo di sopra. 

    Capitolo primo

    Il dirottamento

    Il Boeing 747 dell’America Airlines, stava percorrendo la normale rotta verso Singapore. Partito alle 11,05 da New York, avrebbe fatto uno scalo intermedio a Dubai. I passeggeri nelle due classi d’imbarco erano circa cinquecento, fra loro, sei membri d’equipaggio e i due piloti. A bordo tutto sembrava tranquillo, nulla lasciava presagire ciò che di lì a poco sarebbe successo.

    Tre persone: due uomini e una donna, di diversa nazionalità, erano passati indisturbati al controllo del check-in, ma proprio nelle rotelle dei loro trolley, erano riusciti ad occultare del C4.

    L’aereo era già in volo, quando i tre con estrema disinvoltura svitarono il coperchio delle rotelle, tolsero l’esplosivo al plastico in esse contenuto e lo riunirono in un unico panetto.

    Il più era fatto, ora bastava inserire l’innesco e il detonatore che la donna portava al collo come pendagli di una originale collana ed avrebbero avuto a disposizione un potentissimo esplosivo.

    Alle 14,50 in pieno oceano, i terroristi che avevano preso posto in prima classe, intimarono alla hostess di linea di chiudere la porta d’accesso alla classe turistica. L’intento era chiaro, i passeggeri che occupavano la seconda classe per numero difficilmente gestibili, sarebbero rimasti all’oscuro di tutto, quindi non soggetti a pericolosi episodi di panico che avrebbero potuto compromettere la missione suicida.

    L’intenzione di far esplodere l’aereo fu comunicata al comandante che costretto ad aprire la cabina di pilotaggio fece entrare uno dei terroristi.

    Il contatto radio con la torre di controllo fu immediato. Passarono solo pochi minuti che la notizia rimbalzò fra gli esponenti di spicco della CIA. Venti minuti dopo, un’apposita equipe di funzionari dell’antiterrorismo giungeva sul posto con l’incarico di ascoltare le richieste dei dirottatori che non si fece attendere.

    < Ascoltate bene, perché il messaggio non verrà ripetuto. Questo è un attentato suicida. Una bomba al plastico è stata collocata alla parete della fusoliera, L’innesco elettronico sarà azionato a distanza causando l’esplosione immediata dell’aereo se non saranno liberati i dodici nostri compatrioti detenuti nelle carceri di Kabul. La liberazione deve avvenire prima che l’aereo giunga a Singapore. Solo dopo che avremo ricevuto comunicazione dai nostri soldati dell’avvenuta liberazione vi autorizzeremo a disinnescare la bomba >.

    I funzionari della CIA rimasero sbalorditi, sia per come il C4 sia potuto passare ai controlli, ma soprattutto per il piano dei terroristi che sembrava inattaccabile, non vi erano soluzioni di blitz o altro, poiché rimanevano in volo, oltre tutto avevano nelle loro mani la vita di ben cinquecento persone. Il colonnello della CIA, si sentiva pressoché impotente, tanto che prese in seria considerazione la soluzione di ordinare al reparto americano in Afghanistan di rilasciare i dodici prigionieri, tra cui un pericoloso capo ricercato da tempo. Questo però avrebbe innescato un precedente con conseguenze imprevedibili. Cosa fare?

    Tutti s’interrogavano senza trovare la minima soluzione.

    Ad un certo punto, la dottoressa Kramer, responsabile di un settore dei servizi segreti propose una possibile alternativa:

    < Mi scusi colonnello, se non sbaglio l’aereo deve far scalo a Dubai per rifornimento, quindi in quel frangente potremmo anche intervenire >.

    < D’accordo, ma come, ammesso che a Dubai sia possibile un blitz, non facciamo certo a tempo a spedire una squadra speciale dagli stati uniti, dopo il rifornimento quelli ripartono e chi se visto se visto >. Ma la dottoressa Kramer, però, aveva pensato a una diversa soluzione:

    < Non intendevo proporre un blitz, colonnello, ma ad un’azione singola che potrebbe passare inosservata ai dirottatori >.

    < Si spieghi meglio >

    Per caso, Bob Ryan, uno dei nostri migliori agenti, si trova in vacanza a Sharm el sheik, se avvisato in tempo, con un nostro volo potrebbe essere a Dubai almeno due o tre ore prima dell’arrivo del 747 e preparare un piano risolutivo >.

    < Scusi, Kramer, con tutto il rispetto, ma qui si tratta di mettere a repentaglio la vita di cinquecento persone confidando nell’abilità di una persona sola, e se questo Ryan fallisse?>.

    < Il rischio c’è colonnello, ma c’è anche il rischio che i dirottatori anche dopo che saranno liberati i prigionieri facciano saltare l’aereo in ogni caso, non dimentichi che si tratta di esaltati suicidi e allora come spiegheremmo d’essere rimasti a guardare? >.

    < Già…anche questo è possibile. Senta, Kramer, mi dica di più di questo Ryan, della sua affidabilità? >.

    < Può leggere lei stesso il suo dossier colonnello e poi decidere se è il caso d’affidargli l’incarico >. Lo stato di servizio di Ryan, fu consegnato al colonnello che lesse ad alta voce: < Classe 1980, Arruolato nei Marines, primo del suo corso, Afghanistan, Iraq, Africa orientale, esperto arti marziali, esperto d’esplosivi e di armi speciali, tiratore scelto. Missioni eseguite positivamente: dieci su dieci. Uhm, dal dossier mi sembra un agente valido, ma come pensa di poterlo utilizzare?>. La dottoressa Kramer, senza titubanze espresse il suo piano: < Dovremmo riuscire a farlo avvicinare all’aereo confuso col personale di carico carburante, quindi attraverso la botola del vano bagagli, Ryan, dovrebbe risalire fino alla classe turistica e confondersi tra gli altri come un normale passeggero. I dettagli devono essere valutati con Ryan e un esperto logistico del 747>. Il colonnello inizialmente incerto, sembrò possibilista, rimase ancora un attimo pensieroso ma alla fine disse: < Mi sembra che a questo punto ci rimanga ben poco da fare, tutto sommato penso che si debba procedere. Bene Kramer, contatti l’agente Ryan, ammesso che accetti di interrompere le vacanze >. La dottoressa Kramer non se lo fece ripetere, contattò l’agente e gli spiegò l’eccezionale evento. Naturalmente Ryan, non fu contento di questo imprevisto, ma sapeva benissimo che la gravità dell’avvenimento non gli lasciava alternative e alla fine se non proprio di buon grado, accettò.

    L’aereo militare che doveva trasportare Ryan a Dubai era già in pista, e dopo nemmeno tre ore si trovava già a colloquio con l’esperto logistico del 747 per studiare la mappa dell’aereo.

    L’arrivo a Dubai del giambo della Airlines era previsto per le 8,30 ora locale, esattamente dopo 12 ore e trenta minuti dalla partenza da New York, a conti fatti mancavano ancora due ore e quaranta al suo arrivo.

    Il colonnello della CIA, comunicò ai dirottatori che aveva tempestivamente avvisato le autorità e che nonostante alcune perplessità, alla fine avevano accettato di liberare i prigionieri.

    I terroristi, erano certi che la trattativa sarebbe andata a buon fine, sapevano che non c’erano altre soluzioni.

    Ryan, nel frattempo, comunicò il piano dettagliato al colonnello che lo accettò dando il via all’operazione.

    C’era però un inconveniente, qualcuno doveva aprire il chiavistello della botola che si trovava in coda all’aereo, perché in caso contrario Ryan non avrebbe potuto accedere al piano passeggeri, ma come? Le condizioni furono agevolate per il fatto che lo Stuart e le hostess potevano spostarsi a piacimento per tutto l’aereo per soddisfare le esigenze dei passeggeri della classe turistica che dovevano rimanere all’oscuro di ciò che stava accadendo.

    La dottoressa Kramer chiamò lo Stuart col satellitare il quale fu incaricato di spostarsi in coda ed aprire la botola a Ryan.

    Tutto era ormai pronto, quando il Giambo atterrò a Dubai, gli addetti al rifornimento erano già a bordo pista con la cisterna del carburante ma con la pettorina gialla, oltre i tre uomini del rifornimento ed i due addetti all’estintore c’era anche Ryan, che non visto si insinuò sotto dell’aereo e con un cacciavite smontò il pannello che dava accesso al vano bagagli.

    Prima che finisse l’operazione di carico carburante, uno degli addetti s’incaricò di riavvitare il pannello lasciato penzoloni da Ryan dopo essere entrato nel bagagliaio. La sosta per il rifornimento durò all’incirca quaranta minuti, dopo di ché il giambo poté ripartire per Singapore. 

    A questo punto i terroristi erano certi di avere ancora tutto sotto controllo, pensavano che la CIA non avesse alternative se non liberare i dodici guerriglieri. Però non era più così. Ryan, dopo essere entrato nel vano bagagli, risalì nel locale impianti e quindi raggiunse la coda dell’aereo. Il chiavistello della botola era già stato spostato dallo Stuart, il che permise a Ryan di risalire e confondersi con i passeggeri della seconda classe

    Fin ora tutto era andato liscio, naturalmente la parte pericolosa doveva ancora iniziare.

    I terroristi sapevano che le hostess pur spostandosi dalla prima alla seconda classe non avrebbe creato panico tra i passeggeri, quindi, sebbene con il terrore nel cuore avrebbero cercato di mantenere una misurata indifferenza. 

    Ryan dopo essersi accertato che tutto fosse tranquillo si avvicinò alla scala che conduceva in prima classe dov’erano posizionati i terroristi. Chiamò presso di se lo Stuart rimasto nella classe turistica e gli spiegò che avrebbe dovuto indossare i suoi abiti, era probabile che gli fossero un po’ stretti ma per l’uso che dovevano fare sarebbe bastato scucire un po’ il retro della giacca e trattenere il respiro.

    Indossati gli abiti dello Stuart e il berretto un po’ abbassato, Ryan era pronto per entrare. Con la mano destra impugnava la beretta appoggiata sul vassoio che teneva con l’altra mano. Un tovagliolo copriva il tutto come si trattasse di una portata.

    Saputo esattamente la posizione dei due terroristi rimasti in prima classe, Ryan entrò con la calma che compete ad un addetto al servizio, inizialmente fu quasi ignorato, ma quando si avvicinò ulteriormente la donna si accorse dell’interposta persona, ma ormai era tardi, Ryan sollevo la pistola e sparò un colpo secco colpendola al centro della fronte, l’altro terrorista distante una decina di metri, non ebbe sorte migliore, fu colpito quasi istantaneamente da un altro proiettile che s’insinuò in mezzo agli occhi. L’utilizzo del silenziatore fu certamente opportuno, infatti, i primi due colpi esplosi non furono uditi da nessuno se non dai passeggeri che occupavano la prima classe.

    La prima parte del piano era andata a buon fine, ma ora restava lo scoglio più difficile, infatti il capo dei terroristi che si trovava in cabina di pilotaggio, aveva con se il comando a distanza per far saltare l’ordigno inserito nel portellone dell’aereo ed ogni gesto affrettato poteva compromettere tutta l’operazione con danni catastrofici.

    Ryan, per questo decise di procedere con estrema prudenza. La porta di accesso alla cabina piloti era rigorosamente chiusa, e solo dall’interno si poteva sbloccarla, entrare di soppiatto era quindi impossibile se non autorizzati. Non rimaneva che aspettare senza fretta che qualcuno uscisse o che dall’interno si facesse entrare lo Stuart per qualche servizio e questo accadeva di rado. La scelta di Ryan fu comunque prudente, non forzò la mano ed aspettò, c’erano ancora molte ore prima che il jet arrivasse a Singapore.

    Dopo circa una mezzoretta si avverti lo scatto della porta, fortunatamente ne usci il secondo pilota per recarsi in bagno. Ryan guardingo si nascose accertandosi che non fosse seguito solo al ritorno lo fermò e gli chiese dove l’attentatore tenesse il telecomando della bomba. Il secondo pilota sorpreso per poco non trasalì, ma poi, riavutosi spiegò che il terrorista teneva il telecomando sempre a portata di mano, nella tasca laterale sinistra della giacca, mentre nella mano destra impugnava una delle due pistole d’ordinanza che tenevamo in cabina, l’altra l’aveva consegnata alla terrorista donna.

    A quel punto Ryan ne sapeva abbastanza, chiese però al pilota di collaborare, al momento opportuno doveva pigiare il bottone di apertura della porta possibilmente senza farsi accorgere dal terrorista che li teneva sotto controllo. Rispose che per quello non c’era problema perché ognuno dei piloti aveva l’apertura della porta vicino alla console di comando ed era veramente difficile che il terrorista si accorgesse della manovra. L’ultimo chiarimento era sul tempismo: il pilota doveva aprire la porta solo quando il terrorista fosse stato intento a parlare al telefono con la Cia, non prima e non dopo.

    Eravamo ormai giunti all’atto finale, tutto sarebbe dipeso dal coordinamento di quella fase. 

    Ryan, ancora una volta pensò di utilizzare il satellitare dello Stuart per mettersi in contatto con la sede della CIA, a loro spiegò ciò che aveva fatto e concordò la risoluzione finale. Ryan aveva chiesto di aspettare esattamente cinque minuti, dopo di ché avrebbero chiamato il terrorista per comunicargli che la trattativa era andata a buon fine e che nel tempo di un’ora i dodici guerriglieri sarebbero stati liberati. Lo stratagemma era chiaro, mettere in uno stato di relativa sicurezza il terrorista e impegnargli per qualche istante ambedue le mani, già con una impugnava la pistola e con l’altra avrebbe impugnato la cornetta del telefono, questo gli avrebbe impedito di azionare perentoriamente il telecomando e far saltare l’aereo. 

    Tutto era pronto, Ryan stava a ridosso dell’entrata quando la porta si apri, entrò di getto e sorprese il terrorista ancora intento a parlare. Lo sprovveduto dirottatore nemmeno fece a tempo a rendersi conto di quanto stava succedendo che fu colpito con tre colpi, il primo alla testa e altri due al torace. Ora, si, era veramente tutto finito.

    Quando Ryan comunicò il positivo esito di quella missione, lo staff al completo della CIA urlò di compiacimento, Il colonnello fece personalmente calorosi complimenti alla dottoressa Kramer che a sua volta li esternò a Ryan. Lo stesso colonnello, chiese di conoscere l’agente che così diligentemente portò a termine quella missione delicata e difficile. Tutto il personale e i piloti del 747 compreso i passeggeri della prima classe si complimentarono con Ryan per lo scampato pericolo, mentre i passeggeri della classe turistica rimasti completamente ignari di tutto attendevano alle normali occupazioni nell’attesa di giungere a destinazione.

    Giunto a Singapore, Ryan, riprese il primo aereo per gli Stati Uniti. Ormai le vacanze a Sharm el sheik, erano saltate.

    Alla CIA fu accolto con caloroso entusiasmo, in quell’occasione gli fu anche consegnata una lettera di encomio del presidente degli Stati Uniti.

    Tuttavia, dopo quella missione Ryan non sembrava più lo stesso, riemersero forse alcuni scrupoli che da tempo lo inquietavano. Uccidere in modo così diretto, anche con motivazioni più che legittime, gli aveva lasciato un grande senso di disagio. Non era più come all’inizio, quando enfatizzato dai suoi istruttori si sentiva legittimato anche a soluzioni estreme, no…ora, quando succedeva avvertiva grande amarezza, come se la sua intrinseca natura reagisse. Nemmeno Lui capiva quello che gli stava succedendo, sapeva tuttavia, di non poter continuare quel lavoro senza prima aver fatto ordine nel proprio quadro psicologico.

    D’altra parte per svolgere adeguatamente alcune missioni, era implicito un perfetto equilibrio interiore, ciò che forse in quel momento lui non poteva garantire.

    Queste sue perplessità, le rese esplicite alla dottoressa Kramer, direttrice della sua sessione, che pur accogliendole con la dovuta attenzione, cercò tuttavia, di minimizzare dicendo: < vede Ryan, le perplessità che lei solleva, sono abbastanza comuni, indicano per altro una certa sensibilità che noi apprezziamo nei nostri agenti. Naturalmente, la sensibilità deve sempre essere controllata dal raziocinio, ed in questo lei non ci ha mai deluso. Tuttavia, dopo l’impresa da lei condotta a termine, considerando anche i rischi che comportava, è perfettamente plausibile che lei ora possa aver bisogno di una sosta per riflettere e riordinare alcune priorità esistenziali. Si prenda una lunga vacanza, vanno bene tre mesi?>.

    < Francamente non lo so…in questo momento credo di non essere in grado di quantificare il tempo cui avrei bisogno, forse tre mesi potrebbero bastare, ma non posso saperlo. Preferirei che lei mi concedesse un tempo indeterminato e poi si vedrà >.

    < Quello che mi sta dicendo mi lascia perplessa, lei è uno dei nostri migliori agenti e non le nascondo che contavamo molto su di lei >.

    < Apprezzo le sue considerazioni, tuttavia, penso che la mia richiesta sia inderogabile >.   

    < Se è proprio questo che vuole, non insisto, comunque, per i meriti acquisiti in questo compartimento, le concederò una sospensiva indeterminata, nel frattempo lei sarà considerato a tutti gli effetti ancora un nostro agente, al termine di questo periodo verrà riconsiderata la sua posizione >. Dopo questa benevola risposta, Ryan si congedò ed uscì. Nel breve tragitto che lo separava dalla vettura, avvertì un’insospettata commozione.

    Alla CIA aveva dato tutto, ma aveva anche imparato molto: l’autodisciplina, la meticolosa osservazione degli elementi circostanti, la destrezza nelle armi, la tecnica di difesa corpo a corpo, già…ma ormai, ogni ripensamento era perfettamente inutile. Raggiunto la vettura, Ryan, imboccò la trentaquattresima e senza più soste si diresse verso la sua casetta a Long Island.

    Capitolo secondo

    Ritorno a casa

    Frequentava così poco la sua casa, che nemmeno si accorse

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