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Stagioni
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E-book94 pagine1 ora

Stagioni

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E' la storia di Marta che nel 1979, adolescente, assiste senza poter intervenire al suicidio del fratello Bruno. Vent'anni dopo in seguito alla morte dei genitori, è rimasta sola ad abitare la casa circondata dal giardino alla periferia del paese e a gestire la merceria. Sensi di colpa, incubi, un profondo disagio esistenziale che l'hanno spinta ad isolarsi, sono i suoi soli compagni. E' anche la storia di Luca, bambino di nove anni in fuga continua dal padre violento, che in quel giardino in apparenza abbandonato, cerca un rifugio. Tra loro nasce un'amicizia profonda grazie alla quale entrambi imparano a fidarsi di qualcuno. Quando Luca sparisce per alcuni giorni, Marta riceve la visita della madre ed intuisce che dietro la vita sregolata del bambino ci sono gravi problemi familiari. Decide di chiedere aiuto a Ben, l'uomo che da molti anni ha cura del giardino; anche lui ha alle spalle una vita alla quale ha detto addio non senza fatica ed è alla ricerca di un nuovo equilibrio. Insieme cominciano a raccogliere informazioni che confermano i loro sospetti quando, del tutto inattesa, Sara la sorella di Marta che vive in Inghilterra da vent'anni, fa ritorno a casa. La convivenza si rivela da subito difficile perché i differenti caratteri, le diverse sensibilità, spingono le due donne ad uno scontro verbale molto acceso nel corso del quale riemergono risentimenti e il trauma mai superato della morte del fratello. Sara rinfaccia a Marta la responsabilità del mancato controllo di Bruno e nel contempo le comunica l'intenzione di vendere casa e negozio. Marta sconvolta decide di andarsene: è mattino presto e ancora non sa che poche ore prima la madre di Luca è precipitata dal balcone del proprio appartamento. Incapace di proteggere sé stessa ed il figlio, piegata dalle violenze fisiche e psicologiche di Amos, il marito, sceglie di farla finita. Il bambino vede il corpo della madre, scopre di essere figlio adottivo e fugge, facendo perdere le proprie tracce. Tocca a Ben ritrovarlo, affidarlo alle cure di Sara mentre cerca di capire cosa sia davvero successo. Intanto Marta nel suo vagabondare conosce Elide, donna intelligente e sensibile che diventa sua amica e compagna di viaggio e con la quale riesce per la prima volta a parlare della morte di Bruno. Una telefonata a Ben la informa di quanto successo e lei ed Elide rientrano a casa dove il bambino riposa. Marta comprende che il padre lo sta cercando e sa che Luca è in pericolo. Il giorno dopo, proprio mentre si ricorda di un particolare dimenticato che potrebbe aiutarla a capire le ragioni della morte del fratello, assiste dalla finestra allo scontro mortale tra Amos e il figlio. Inorridita, vede Luca saltare sul coperchio del pozzo che è marcio e qualcosa in lei si sblocca, liberandola; si precipita in giardino e mentre grida al bambino di saltare, assesta un potente calcio ad Amos che, perso l'equilibrio, sfonda il coperchio e precipita nel pozzo, morendo. Pochi giorni dopo, Marta parte e resta lontana per diverso tempo; al ri torno, scopre che Luca è stato affidato ad una zia materna. Lei ha ucciso per salvarlo ma la cosa non ha avuto testimoni. Durante una conversazione, Sara trova, infine, il coraggio di svelarle che Bruno aveva già tentato di uccidersi. Le due sorelle vanno in cerca di chi potrebbe aiutarle a fare chiarezza ma, Marcello, che vent'anni prima aveva dato ripetizioni a Bruno, è morto. Le ragioni del suicidio di Bruno non si conosceranno mai, ma ora Marta e Sara riconciliate, si salutano di nuovo: Sara torna in Inghilterra. Vent'anni dopo, Luca ormai adulto torna a rivedere la casa dove un'amica gli ha salvato la vita e scopre che è in vendita. Una donna gli dice che Marta e Ben sono partiti due anni prima per fare il giro del mondo in motocicletta. Luca se ne va: anche per lui è iniziata una nuova stagione.

Stagioni parla della vita, di quanto di doloroso vi è in essa e anche dei suoi inaspettati regali.
LinguaItaliano
Data di uscita23 ago 2019
ISBN9788831637046
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    Anteprima del libro

    Stagioni - Elisabetta Sala

    Youcanprint

    Titolo | Stagioni

    Autore | Elisabetta Sala

    ISBN | 9788831637046

    © Tutti i diritti riservati all’Autore

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il preventivo assenso dell’Autore.

    Youcanprint

    Via Marco Biagi 6 - 73100 Lecce

    www.youcanprint.it

    info@youcanprint.it

    Prologo

    Estate 1979

    Erano rimasti a lungo seduti guardando un gabbiano che si lasciava cullare dalle onde, indifferente ai rumori, alle voci e che sembrava di tanto in tanto fissarli con crudeltà. Poi, il ragazzo con la maglietta a righe aveva ripreso a camminare sotto il sole e la sorella sbuffando lo aveva seguito lungo la spiaggia candida che pareva una mezzaluna sdraiata sul mare.

    «Aspettami» aveva gridato: non riusciva a tenere il suo passo e la sabbia, morbida come borotalco, sembrava risucchiarle i piedi. Quella passeggiata era da sempre un rito, una sorta di battesimo della vacanza, in cui, complice il ritmo lento e rilassato si scambiavano confidenze e progetti in un luogo che conoscevano bene e il resto della famiglia non troppo lontano, là, sotto gli ombrelloni bianchi dove cominciava la pineta. Sognavano quei giorni tutto l'anno: nei tediosi e infiniti pomeriggi d'inverno, quando gli obblighi scolastici li costringevano a faticosi impegni, quando i moti del loro animo avrebbero avuto bisogno di essere ascoltati, quando infine, le insicurezze della loro età e il desiderio prepotente di affacciarsi al mondo degli adulti si mescolavano e si scontravano, sconvolgendoli. L'estate e la vacanza al mare costituivano per il restante tempo delle loro giovani vite il traguardo sognato, l'approdo dove riposare. Perché allora, quel mattino Bruno camminava veloce come spinto da un'urgenza, ignorando i suoi richiami? Erano sempre andati d'accordo, s'intendevano al volo con un solo sguardo, ma lui, in passato prodigo di tenere attenzioni per la sorellina, da qualche tempo era cambiato: distaccato e assente oppure nervoso e polemico. Qualche giorno prima della partenza aveva avuto una spiacevole discussione con il padre, ma non era mai stato tipo da portare il muso così a lungo. Ad ogni modo lei non poteva lamentarsi; fino ad allora non le era davvero mancato nulla: genitori amorevoli, un fratello e una sorella più grandi che l'avevano protetta ed aiutata, una vita serena. Nel cielo turchino alcuni aquiloni intrecciavano il loro volo e guardando all'insù aveva provato un po' di nostalgia dell'infanzia, di quella stagione di giochi spensierati e sonno pastoso. Come erano difficili da governare i sentimenti, ma bisognava imparare a farlo: presto sarebbe diventata grande e allora sì che la vita le si sarebbe spalancata davanti come una prateria senza confini. Aveva respirato a pieni polmoni l'aria salmastra e si era sentita di nuovo felice. Passando accanto ad una barca in secca avevano incontrato un venditore di noci di cocco che seduto su una sdraio, ascoltava musica da una radiolina.

    «Bruno, prendiamo il cocco?» ma lui non si era neppure voltato e lei, incerta, lo aveva guardato allontanarsi.

    «Beh», si era detta poi, alzando le spalle, «non dobbiamo sempre fare tutte le cose insieme, ho voglia di cocco» e aveva salutato sorridendo l'uomo che la chiamava bella signorina:

    «Mi dai un pezzo»?

    «Due, anche per il tuo ragazzo».

    «E' mio fratello, oggi è di cattivo umore».

    «Disseta, è buono», aveva insistito lui.

    «Domani: adesso devo andare, altrimenti non lo raggiungo più».

    Aveva ripreso a correre nella confusione allegra di una mattina al mare; cercava la sua maglietta, le sue gambe lunghe, ma dove la spiaggia finiva per lasciar posto ad un promontorio roccioso, si era ferita ad un piede ed era stata costretta a fermarsi. Un gabbiano l'aveva sfiorata lanciando alte strida e si era diretto al largo per planare infine sull’acqua con un ultimo battito d’ali; lei aveva seguito il suo volo incantata e solo dopo aveva visto Bruno che avanzava nell'acqua, quasi del tutto nascosto da uno scoglio. Avrebbe dovuto correre, gridare e invece era rimasta immobile senza capire subito quello che stava succedendo. Gli ombrelloni erano ormai molto lontani, una macchia bianca nel blu, così come i bambini che giocavano e il venditore di noci di cocco, consegnati per sempre al tempo, in una sorta di fermo immagine che non avrebbe più dimenticato. Un colpo di vento aveva fatto volare in mare il suo cappello di paglia, ma non se n’era nemmeno accorta: guardava il fratello che infine si era voltato verso riva, levando alto un braccio in segno di saluto e poi, si era lasciato andare.

    Vent’anni dopo

    1

    Lungo la provinciale che dalla periferia del paese portava all’autostrada costeggiando la ferrovia tra capannoni e campi incolti, sorgeva la clinica «La Quiete», circondata da un grande parco dove nelle giornate di bel tempo, i ricoverati passeggiavano e prendevano il sole sulle panchine disseminate qua e là. Quel giorno invece, una pioggia sottile e sfilacciata tamburellava contro i vetri del piccolo ambulatorio, dove una donna camminava avanti e indietro ingannando l’attesa; era inquieta per il colloquio che avrebbe avuto con il medico: dopo un ricovero di due settimane voleva soltanto tornare a casa. Stanca di aspettare e sempre più infreddolita negli abiti troppo leggeri, sentiva crescere in sé una forte irritazione, quando la porta si era aperta e con un’ora di ritardo sull’orario stabilito, il dottor Galli aveva fatto il suo ingresso. Si conoscevano: per diverso tempo in quello stesso studio avevano avuto luogo i loro incontri di psicoterapia poi lei, disgustata, aveva smesso. Era un bell’uomo di circa quarant’anni con il viso dai tratti regolari e gli occhi azzurri, ma la bocca larga e molle faceva pensare ad una pianta carnivora. Seduto alla scrivania aveva frugato per un po’ tra le carte che aveva davanti ed infine si era appoggiato all’indietro sullo schienale della poltrona, congiungendo le mani; sembrava un mago in cerca della sua anima.

    «Marta, da quanto tempo non ci vediamo, accomodati. Dunque, oggi torni a casa: c’è qualcosa di cui vuoi parlarmi? In modo semplice, liberamente».

    «Dottore, per me non è facile mettere ordine nei ricordi, nei pensieri ma anche nella vita più in generale: faccio molta fatica, lo sa. Vede, l’estate era una stagione per molti versi banale, ma il mare mi regalava una felicità assoluta, perfetta che non ho più conosciuto».      Lui la fissava rollando del tabacco tra le dita e dopo averle fatto segno di tacere, aveva preso a camminare; le scarpe di coppale lucidissime scricchiolavano sul pavimento. Poi, quello che i ricoverati chiamavano «Dottor Tavor», guardando fuori dalla finestra le aveva detto:

    «Francamente non capisco, ti vedo confusa e questo non mi piace: di che epoca parli? Piuttosto, mi serve il tuo parere: questa sera ho una cena al Rotary, credi che le mie scarpe siano adatte? Certo, per questo posto sono sprecate come lo sono anch’io ma sono ancora giovane e farò strada. Torniamo a noi: vedi Marta, ho già avuto modo di dirtelo: sei una persona fuori dal tempo, da questo tempo che ti ricordo è il solo possibile; vivi in un mondo tutto tuo ma questo, devo riconoscerlo, fa parte del tuo fascino: mi piacciono le donne vulnerabili. Abbiamo ancora parecchio lavoro da fare. Ad ogni

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