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Vacanze in Toscana
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Vacanze in Toscana
E-book118 pagine1 ora

Vacanze in Toscana

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Info su questo ebook

Laura aveva tutto: un marito, un figlio, un lavoro che le piaceva, un hobby che la coinvolgeva e quel che più contava saldi principi morali. Mai avrebbe immaginato che quella vacanza in Toscana, lontana dalla famiglia, le avrebbe cambiato la vita. Rispetto, devozione e responsabilità avranno la meglio sull’amore che suscita in lei uno sconosciuto incontrato sulla spiaggia di Rimigliano?
LinguaItaliano
Data di uscita30 set 2020
ISBN9788893471978
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    Anteprima del libro

    Vacanze in Toscana - Silvana Guarina

    Silvana Guarina

    Vacanze in Toscana

    Prima Edizione Ebook 2020 © R come Romance

    ISBN: 9788893471978

    Immagine di copertina su licenza Adobestock.com, elaborazione Edizioni del Loggione

    www.storieromantiche.it

    Edizioni del Loggione srl

    Via Paolo Ferrari 51/c

    41121 Modena – Italy

    romance@loggione.it

    http://www.storieromantiche.it    e-mail: romance@loggione.it

    La trama di questo romanzo è frutto della fantasia dell’autore.

    Ogni coincidenza con fatti e persone reali, esistite o esistenti, è puramente casuale.

    Silvana Guarina

    VACANZE IN TOSCANA

    Romanzo

    INDICE

    1° GIORNO

    2° GIORNO

    3° GIORNO

    4° GIORNO

    5° GIORNO

    6° GIORNO

    7° GIORNO

    8° GIORNO

    9° GIORNO

    10° GIORNO

    11° GIORNO 

    12° GIORNO

    RITORNO ALLA QUOTIDIANITÀ

    UN ANNO DOPO

    Ringraziamenti

    L’autrice

    Catalogo

    1° GIORNO

    Aveva parcheggiato l’auto lungo il bellissimo viale che costeggia il Parco di Rimigliano, a San Vincenzo, facendo attenzione a non lasciarla proprio sotto un pino marittimo, per evitare che il vento che quella mattina soffiava forte dal mare, facesse cadere i lunghi aghi o addirittura una pigna sul parabrezza, sporcandolo tutto. Aperto il bagagliaio, ne aveva estratto l’occorrente per una piacevole giornata in spiaggia: ombrellone, sacca, spiaggina e la piccola borsa termica contenente le bevande sufficienti a soddisfare il suo bisogno di liquidi fino alle due, quando sarebbe andata al bar del parco per consumare un veloce snack. Carica, si era avviata verso la spiaggia, attraversando la zona dei lecci e la pineta, lungo sentieri ricoperti di aghi secchi che scricchiolavano sotto i suoi zoccoli. 

    In prossimità della spiaggia, dove i pini si fanno più radi, il sibilo del vento soverchiava tutti gli altri rumori. Durante la giornata avrebbe dovuto togliere spesso la fine sabbia sollevata dal vento dall’asciugamano e dal libro che voleva leggere. Malgrado ciò, quel forte vento non le era sgradito perché avrebbe mitigato il caldo torrido di quel fine agosto.

    Giunta sulla spiaggia, si era guardata intorno, alla ricerca di un angolo non molto affollato dove piazzare il suo ombrellone. Un decennio prima, rifletté, non sarebbe stato necessario. Il luogo non era ancora così frequentato e c’era sempre spazio sufficiente per la propria privacy fra un ombrellone e l’altro. Ricordò che quando suo figlio era ancora molto piccolo, aveva addirittura preso il sole in topless, senza vergognarsi, in quanto i più vicini d’ombrellone non potevano certo vederla mezza nuda. Ora c’erano dei tedeschi con due ombrelloni  e una specie di tenda per alcuni bambini chiassosi, una coppia di anziani comodamente seduti su seggiole pieghevoli arrugginite dalla salsedine con borse varie tutt’intorno, una signora immobile e lucida di olio abbronzante intenta a prendere il sole, e un piccolo ombrello piantato controvento per non farlo volare via, con un asciugamano già mezzo sepolto dalla sabbia, segno che il legittimo proprietario o proprietaria era a fare una passeggiata o a nuotare già da un bel po’.

    Al di là dell’ombrellino c’era l’agognato spazio libero. Vi si era diretta a passo svelto, sprofondando nella sabbia, e subito si era scrollata dalle spalle tutte le tracolle dei suoi bagagli. Piantato l’ombrellone, aperta la spiaggina, vi aveva buttato sopra il suo grosso telo di spugna. Tolto il prendisole, si era finalmente seduta con un sospiro di sollievo, con le gambe al sole. Il suono insistente ma flebile del suo cellulare, proveniente dal borsone, interruppe il piacevole torpore nel quale era caduta. Il marito già la stava chiamando, alle nove del mattino, per sapere se tutto era ok.

    Questa era la seconda estate che non poteva accompagnarla al mare, per motivi di lavoro. L’estate precedente, aveva assaporato appieno quella insperata libertà. Dopo trent’anni di matrimonio e tutte le vacanze trascorse con la famiglia, quella settimana da sola al mare era stata un toccasana. Nessun problema per cucinare, per scegliere le attività da fare o le passeggiate e i giri in macchina, in quel periodo perfino buona parte degli amici più cari non c’erano. Questa volta, invece, dopo solo un giorno di tutta quella libertà, era già un po’ preoccupata per gli altri che le restavano da trascorrere lì, in quello che da venticinque anni tutta la famiglia considerava il loro paradiso. Certo era attrezzata contro la noia: alcuni libri da leggere, il fido Nintendo con alcuni giochini e il suo nuovo programma per ripassare l’inglese un po’ arrugginito. Non avrebbe sentito la mancanza del marito, infatti, con l’età e i dispiaceri che il figlio dava loro, era diventato brontolone, pessimista ed esageratamente interessato ai problemi di un’Italia in recessione.

    Riposto il cellulare nella borsa, si era nuovamente guardata intorno. I coniugi ora erano sul bagnasciuga, i tedeschi, bambini compresi, sguazzavano allegramente. La signora era ancora immobile sotto il sole, non aveva mosso un dito. Sorrise, pensando a una vicenda di Hercule Poirot. No, quella non era morta assassinata da un ancora sconosciuto killer, quella era solo una patita della tintarella. Sotto l’ombrellino, invece, si era sistemato il proprietario, tornato, forse da una passeggiata, e ora stava leggendo. Aguzzò gli occhi per vedere la testata del quotidiano. Suo marito, oltre i libri di Wilbur Smith o Ken Follet, che anche lei adorava, leggeva per ore sulla spiaggia La Repubblica, che lei odiava. No, non era l’odiata testata ma un quotidiano americano, forse The New York Times, per quel che riusciva a vedere. Toh. Tedeschi e americani. Il turismo va forte anche quest’anno. Meno male, almeno quello… aveva pensato e si era tuffata nella lettura del suo libro dopo aver inforcato gli occhiali. Peccato, il libro era meno interessante di quanto aveva creduto, così, sdraiandosi a pancia sotto, aveva cambiato trastullo. Un extracomunitario, con la sua insistenza nel vendere, la fece andare poco dopo in game over, per cui, un po’ irritata, mise via il Nintendo e cambiò posizione sotto il sole ormai cocente. Si chiese perché l’ambulante non si fosse attardato tanto anche con i suoi vicini di ombrellone, poi ragionò che una donna sola è più facile da convincere ad acquistare qualcosa. Chissà come se l’era cavata la patita della tintarella. Benissimo, perché era in acqua. Ottima idea, la imito. Si tirò su, il più agilmente possibile, e saltellando sulla sabbia rovente, si avvicinò all’acqua. No, non pensò neppure per un istante di tuffarsi alla grande, ma con cautela, poco alla volta. Bagnandosi con le mani le spalle già arrossate, il suo punto più delicato, avanzò fino a che l’acqua le arrivò alla vita.  Fu superata e spruzzata da un incauto che si beccò uno sguardo feroce. Ma vatti a tuffare a… pensò lei, mentre rabbrividendo rassegnata, si cacciava nell’acqua. Adorava nuotare a dorso, anche perché aveva difficoltà a coordinare la respirazione alla bracciata nello stile libero. Dopo aver dato uno sguardo intorno per assicurarsi di non investire qualcuno, cominciò la sua nuotata. Faceva sempre almeno quaranta bracciate prima di fermarsi a controllare lo spazio di mare libero intorno, ma questa volta fu costretta a fermarsi prima, sentendo il rumore di vigorose bracciate avvicinarsi. L’incauto si avvicinava pericolosamente. Per evitare l’impatto si girò e se ne tornò a riva, sdraiandosi nuovamente al sole per isolarsi dalla realtà circostante. Poco dopo il caldo opprimente di mezzogiorno la fece scattare sotto l’ombrellone. Che fare se non mettersi a ripassare l’inglese? Nintendo e cuffiette, ora era pronta a "improve her English. Ascoltare e ripetere era la raccomandazione dello speaker del programma. Ok, obbedisco" pensò lei, scimmiottando Garibaldi. Gli esercizi proposti non erano così facili, bisognava ripeterli più volte per superare il test di livello. Sbuffò e ricominciò tutto daccapo. Fu distratta da una sonora risata proveniente

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