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Intrappolato dalla guerra: Le drammatiche vicende del bersagliere ciclista Alfredo Corradi durante la guerra 1915-1918:  Carso, Altopiano di Asiago, Monte Pasubio, Valli Giudicarie e Monte Grappa.
Intrappolato dalla guerra: Le drammatiche vicende del bersagliere ciclista Alfredo Corradi durante la guerra 1915-1918:  Carso, Altopiano di Asiago, Monte Pasubio, Valli Giudicarie e Monte Grappa.
Intrappolato dalla guerra: Le drammatiche vicende del bersagliere ciclista Alfredo Corradi durante la guerra 1915-1918:  Carso, Altopiano di Asiago, Monte Pasubio, Valli Giudicarie e Monte Grappa.
E-book302 pagine4 ore

Intrappolato dalla guerra: Le drammatiche vicende del bersagliere ciclista Alfredo Corradi durante la guerra 1915-1918: Carso, Altopiano di Asiago, Monte Pasubio, Valli Giudicarie e Monte Grappa.

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Info su questo ebook

“L’uomo che racchiude in sé l’audacità della vita. 1915”  è la frase scritta sul retro della foto di copertina.
Partendo da questa foto l’autore ricostruisce, sulla traccia del foglio matricolare del nonno paterno Alfredo Corradi, le sue vicende, durante la guerra 1915-1918.
Arruolato nel 1914, dopo aver combattuto praticamente su tutti i principali fronti di guerra ed averne vissuto in prima persona tutte le fasi principali, dopo il congedo, nel 1919, rimase miseramente invalido a causa dell’encefalite letargica contratta con la “Spagnola”.
Una vicenda iniziata a settembre 1914 fra le file del VII Battaglione Bersaglieri Ciclisti, interrotta dalla diserzione nel luglio del 1917, per poi proseguire fino all’agosto 1918 con il 123° Reggimento Fanteria (Brigata Chieti), per poi continuare nel 239° Reggimento Fanteria (Brigata Pesaro) fino alla fine del conflitto.
Ricostruzione effettuata principalmente attraverso i Diari Storici dei Reparti e le sentenze dei Tribunali Militari di Guerra, integrando con altri testi di vari autori contemporaneamente presenti in quei luoghi.
Cercando di ricostruire gli avvenimenti non solamente dal punto di vista storico, ma riportandoli ad una lettura più attenta alla dimensione dell’esperienza umana personale.
LinguaItaliano
Data di uscita25 ott 2019
ISBN9788835323396
Intrappolato dalla guerra: Le drammatiche vicende del bersagliere ciclista Alfredo Corradi durante la guerra 1915-1918:  Carso, Altopiano di Asiago, Monte Pasubio, Valli Giudicarie e Monte Grappa.

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    Anteprima del libro

    Intrappolato dalla guerra - Gianfranco Corradi

    Gli inizi e le motivazioni di una ricerca storica

    Pur essendo io nato in provincia di Torino, e nonostante più di un trasloco abitativo, dalla tenera età di un anno, vivo pressoché costantemente nello stesso quartiere di Reggio Emilia, più precisamente nella zona compresa tra i rioni di S. Prospero Strinati e del Tondo; zona quest’ultima dove attualmente risiedo.

    Nei pressi si erge una palazzina in stile Liberty ristrutturata di recente dagli attuali proprietari, nel rispetto dell’impronta stilistica originaria.

    Giocoforza, da alcuni anni, per più di una volta al giorno, uscendo di casa, passo davanti a questa abitazione, ed ogni volta il mio pensiero corre ad una famiglia che la abitò dai primi anni ’20 fino agli anni ’60 dello scorso secolo. Quella famiglia era la famiglia originaria di mio padre e la persona alla quale, passando, il mio pensiero corre in particolare, è mio nonno Alfredo, che in quella casa visse fino alla sua morte nel 1953 (all’età di 58 anni) circa sei anni prima della mia nascita.

    Morì dopo trent’anni d’infermità invalidante causata da una malattia che tra il 1916 ed il 1926 falciò circa cinque milioni di vite: [1] l’encefalite letargica, una delle più frequenti complicanze della famigerata pandemia d’influenza spagnola che tra il 1918 ed il 1919 nel mondo causò la morte di decine di milioni di persone.

    A questa patologia, che rese progressivamente invalido Alfredo ad iniziare dal suo rientro dal servizio militare, dopo alcuni anni si associò anche il morbo di Parkinson, costringendo così un energico giovanotto a vivere per tutto il resto della sua esistenza confinato tra letto e poltrona.

    Di lui mi sono rimaste solamente tre fotografie scattate prima che la malattia lo riducesse « ad una larva umana, con il corpo contratto, ripiegato su sé stesso, scosso da un continuo tremore e con un filo di saliva che scendeva dalle labbra socchiuse » [2] e lo rendesse, così giovane, somigliante ad un vecchio ultraottuagenario.

    Di queste tre fotografie la più datata, che lo ritrae giovanissimo, non fa parte del mio immaginario, in quanto ne sono venuto in possesso solo da pochissimo tempo, a differenza delle altre due, che ho avuto invece fra la mani sin da bambino.

    La più recente di queste tre immagini lo ritrae, poco più che trentenne, con la famiglia, a posare in piedi (forse una delle ultime occasioni in questa posizione) con lo sguardo perso nel vuoto, per quella che sarà anche la foto della sua lapide sepolcrale.

    Fra le numerose foto di famiglia, non esistono altre sue immagini scattate successivamente, forse per una forma di pudore legata alla modifica del suo aspetto dovuta all’evolversi della malattia.

    L’altra sua immagine risale al 1915 ed è quella che da sempre in me ha stimolato curiosità, ammirazione ed interesse, perché sembra quella di un’altra persona, totalmente diversa, rispetto a quella ricordata da mio padre.

    In questa foto-cartolina postale si vede un fiero ed aitante giovane in divisa da bersagliere e sul retro si legge, sbiadita dal tempo, un’eloquente frase scritta di suo pugno:

    « L’uomo che racchiude in sé l’audacità della vita, 1915 » ,

    in cui si avverte pienamente la baldanza di un ventenne ed il suo orgoglio di appartenere ad un reparto d’élite: i Bersaglieri Ciclisti. [3]

    La diversità tra queste due fotografie non è quindi solo temporale, ma rappresenta una metamorfosi molto particolare, dove immagino di poter paragonare l'Alfredo ritratto in divisa, ad una farfalla che si trasformerà in pochi anni in bruco, compiendo in senso inverso la metamorfosi naturale dei lepidotteri.

    Ed il bozzolo non è stato costituito da lucenti filamenti di seta, ma dalle crude e dolorose vicende da lui vissute durante la Prima Guerra Mondiale.

    Di mio nonno Alfredo ho quindi potuto conoscere solamente queste due fotografie, e quella in divisa ha contribuito a creare in me, fin da bambino, un’immagine di quest’uomo eroica, quasi di superuomo, anche se sfortunato, legata alla leggendaria fama dei Bersaglieri Ciclisti.

    L'unica altra fonte per immaginarmi com'era questo nonno che non ho potuto conoscere personalmente è stata la memoria di mio padre, attraverso i suoi ricordi ed i suoi racconti.

    Fra questi però quello che mi ha sempre colpito di più e sicuramente impressionò a suo tempo anche mio padre, è il seguente: egli un giorno, parlando con il padre invalido, gli chiese se avesse molta nostalgia del periodo passato sotto le armi, in cui poteva esprimere al meglio la sua prestanza fisica come bersagliere ciclista, ma mio nonno gli rispose che nonostante tutto era meglio vivere in quelle misere e disgraziate condizioni « piuttosto che stare in trincea a far la guerra ».

    Questi forti contrasti che emergono dalla vita e dall’esperienza di mio nonno Alfredo, quasi che egli abbia vissuto due vite differenti fra loro in modo quasi antitetico, hanno progressivamente creato in me un’esigenza di conoscenza che via via si è fatta negli anni sempre più forte, legata in particolare modo alla ricostruzione ed all’approfondimento dei fatti di guerra che videro Alfredo coprotagonista.

    Con l’obiettivo e la speranza di poter ricostruire quei cinque anni in divisa (dal 1914 al 1919) che con le loro conseguenze, furono così importanti ed influenti sulla vita sua e di tutta la sua famiglia, anzi la nostra famiglia, me compreso.

    In quei cinque anni di servizio militare Alfredo fu intrappolato dalla guerra. Come un’animale selvatico, attirato verso la trappola tesa dal cacciatore, perde la libertà o addirittura la vita, così Alfredo rimase intrappolato dalla guerra, perdendo la possibilità di una vita normale, ingabbiato nella costrizione fisica e mentale dell’encefalite letargica.

    Una delle vittime di questa malattia, Leonard L., alla domanda di come ci si sente in quelle condizioni rispose: « In gabbia. Spogliati di tutto. Come la pantera di Rilke » [4]

    Devo dire che per educazione e formazione un forte interesse mi ha sempre spinto ad interessarmi della storia relativa ai due conflitti mondiali del secolo scorso: sono cresciuto nell’epoca della " guerra fredda", alle scuole elementari ci fecero imparare la Canzone del Piave, mentre nei corridoi erano onnipresenti i terrificanti manifesti raffiguranti i pericoli delle mutilazioni infantili derivanti dall’incauta manipolazione dei residuati bellici della Seconda Guerra Mondiale.

    Ricordo poi un mutilato della Grande Guerra che, privo delle mani, chiedeva l’elemosina casa per casa, ed io, bimbetto, impressionato dal suo stato, che gli infilavo le monete datemi da mia madre direttamente nella tasca della giacca, chiedendomi come avrebbe fatto poi a ritirarle fuori.

    Anche mio nonno materno oltre che essere Cavaliere di Vittorio Veneto [5], era un mutilato di guerra, anche se non in modo così grave e visibile: ha convissuto tutta l’esistenza con una palla di schrapnel [6] vicino al cuore ritenuta non asportabile.

    Portava sempre con orgoglio sul bavero della giacca lo scudetto dell’Associazione Mutilati ed Invalidi di Guerra.

    Era quindi lui l’unico bersaglio delle mie insistenti domande sulla guerra ‘15-‘18, ma non sono mai riuscito a farmi raccontare del suo passato vissuto in trincea: alle mie numerose richieste ha sempre risposto che erano « cose troppo brutte da ricordare e da raccontare ».

    In altre parole, le ultime due generazioni della mia famiglia erano rimaste profondamente segnate da due successive guerre mondiali [7], ed essendo io da sempre appassionato di storia, cominciai già dalla prima adolescenza ad interessarmi in un primo tempo alla guerra 1940-1945, mentre in età più matura l’interesse si spostò sempre di più verso quella del 1915-1918.

    Ed ogni volta che leggevo un nuovo libro sull’argomento mi chiedevo se in quella particolare battaglia fosse stato coinvolto il VII Battaglione Bersaglieri Ciclisti, dove sapevo era inquadrato mio nonno Alfredo.

    A quel punto diventava indispensabile un serio lavoro di ricerca attraverso le fonti che mi avrebbero permesso di poter meglio conoscere quei cinque anni di vita di Alfredo anche se solo di riflesso, attraverso la storia di quei reparti dei quali aveva fatto parte: forse non proprio una storia strettamente personale, ma almeno quella collettiva degli eventi cui aveva partecipato.

    Il primo passo era quindi rintracciare il foglio matricolare, innanzi tutto per verificare la correttezza delle informazioni avute da mio padre e poter così approfondire le ricerche in modo più mirato.

    Questo primo documento, che teoricamente avrebbe dovuto essere di facile reperibilità non si è fatto però trovare tanto facilmente!

    Il foglio matricolare di un richiamato alle armi era legato al comune di residenza dell'intestatario al momento in cui quest'ultimo veniva iscritto alle liste di leva, quindi quando aveva 16/17 anni.

    Poi, passati settanta anni, questi documenti sono stati trasferiti negli Archivi di Stato competenti per territorio.

    La prima difficoltà era quindi quella di rintracciare il Comune di residenza della famiglia di mio nonno negli anni 1910/1911, cosa non semplice visto che il babbo di Alfredo di professione faceva il ferroviere e per motivi di lavoro aveva dovuto trasferirsi in varie città, anche fuori regione!

    Provai subito la soluzione più semplice ed immediata: richiedere al Comune di Reggio Emilia se risultava iscritto nelle liste di leva il nominativo di Alfredo Corradi.

    Sapevo data e luogo di nascita: 22 aprile 1894 a Fidenza, paese in provincia di Parma situato sulla via Emilia in direzione di Piacenza, ma né io né il cortese impiegato comunale che mi rispose al telefono, sapevamo che ai primi del 1900 il comune di Fidenza non si chiamava così, ma Borgo San Donnino. [8]

    Questo dettaglio fece sì che l'impiegato comunale mi dicesse che un nominativo con quei riferimenti anagrafici non risultava sulle liste di leva di quegli anni.

    A quel punto, per ricostruire gli spostamenti della famiglia di nonno Alfredo mi rivolsi in primis agli archivi centrali delle Ferrovie dello Stato, che gentilmente mi inviarono tutta la documentazione ancora presente in archivio all’interno del fascicolo intestato al mio bisnonno Primo.

    In seguito, cominciai a richiedere informazioni ai vari comuni: partendo dal certificato di famiglia del bisnonno Primo, rilasciato dal Comune di Reggio Emilia, cercai di ricostruire a ritroso quegli spostamenti.

    Chiesi quindi informazioni ai comuni di Fidenza, Modena e Ponte Chiasso, che recentemente ha ripreso la antica denominazione di Monte Olimpino.

    Devo dire che tutti gli impiegati comunali con cui ho avuto a che fare mi hanno sempre fornito la loro massima disponibilità, e mi hanno consentito quindi di ritornare al punto di partenza della mia ricerca: negli anni 1910-1911 la famiglia Corradi abitava a Reggio Emilia.

    Con la conferma quindi che il foglio matricolare di mio nonno Alfredo doveva essere archiviato sugli scaffali dell'Archivio di Stato di Modena.

    Rimaneva ancora, dopo tanta tribolazione, il timore che il documento potesse essere andato perduto o distrutto in un incendio o sotto ad un bombardamento durante la Seconda Guerra Mondiale, tale timore fortunatamente risultò poi infondato e riuscii finalmente a venire in possesso del foglio matricolare n. 31731, intestato a Corradi Alfredo di Primo, nato a Borgo San Donnino il 22 aprile del 1894.

    immagine 1

    Il retro della fotografia di Alfredo Corradi in divisa da bersagliere, con la frase L’uomo che racchiude in sé l’audacità della vita. 1915



    Un foglio matricolare scomodo

    Immediatamente però dalla prima consultazione del foglio matricolare ho avuto le prime sorprese, che hanno smontato, nella mia immaginazione, il mito del nonno eroico bersagliere, ma che mi hanno spinto anche ad approfondire una storia personale piuttosto complessa, della quale anche mio padre era a conoscenza solamente in minima parte.

    Ma iniziamo analizzando ciò che il documento, molto sinteticamente, racconta della vita di Alfredo tra il giugno 1914 ed il settembre 1919.

    Incolonnati in un riquadro sul lato sinistro del foglio troviamo i:

    DATI E CONTRASSEGNI PERSONALI [1] :

    all'inizio è applicata una etichetta di copertura applicata negli anni '50 con il timbro:

    PATERNITA' MATERNITA' OMESSE AI SENSI L. 1064/1955

    che va a coprire i nomi dei genitori:

    Figlio di… Primo

    e di… Calestani Adelina

    nato il… 22 aprile

    a… Borgo S. Donnino

    Cicondario di… Parma

    Statura m…. 1,68 ½

    Torace m…. 0,80

    Capelli colore… neri forma… liscia

    Occhi… castani

    Colorito… pallido

    Dentatura… guasta

    Segni particolari… -----

    Arte o professione… Tornitore

    Se sa leggere scrivere… Si

    Ha estratto il N. … 680 nella leva… 18… 94

    quale iscritto nel Comune di… REGGIO EMILIA

    Mandamento di… REGGIO EMILIA

    Circondario di… REGGIO EMILIA

    DOMICILIO ELETTO ALL'ATTO DELL'INVIO IN CONGEDO

    e successivi cambiamenti… Reggio Emilia

    Seguono altri campi predisposti ma non compilati che riporto per completezza:

    DISTINZIONI E SERVIZI SPECIALI

    (Specchio C del foglio matricolare)

    ANNOTAZIONI

    per il personale ascritto a corpi o servizi per i quali sono stabilite dispense dalle chiamate.

    Nulla osta per conseguire il passaporto per l'estero e rimpatrii.

    Nella parte centrale del foglio è poi annotata manualmente tutta la carriera militare e nella colonna di destra le relative date:

    ARRUOLAMENTO, SERVIZI, PROMOZIONI

    ED ALTRE VARIAZIONI MATRICOLARI

    SOLDATO DI LEVA… 1° CATEGORIA CLASSE… 1894

    DISTRETTO REGGIO EMILIA RILASCIATO

    IN CONGEDO ILLIMITATO 2 GIUGNO 1914

    Chiamato alle armi o giunto 7 SETTEMBRE 1914

    TALE nel 7° Reggimento Bersaglieri 27 SETTEMBRE 1914

    Giunto in territorio dichiarato in istato di guerra li 22 Maggio 1915

    Retrocesso a semplice [2] Bersagliere perché alle 12 ½ trovandosi ancora in branda rispondeva in malo modo li 3 marzo 1917

    Denunziato al tribunale militare di Guerra Nord (art. 138,145, 212,250, C.P.E. li 14 Aprile 1917

    Arrestato e tradotto alle carceri li 2 luglio 1917

    Condannato alla pena di anni 5 di reclusione Militare ed alle spese del giudizio e danni verso l'amministrazione Militare li 16 Luglio 1917

    Sospesa l'esecuzione della pena a sensi della Circolare 55000 del Comando Supremo. Tale nel 123° Fanteria li 16 Luglio 1917

    Denunziato al Tribunale militare di guerra della 7 a armata per il reato previsto nell'articolo 3 dell'ordinanza del comando supremo 28 luglio 1915 li 21 Maggio 1918

    Condannato ad anni cinque e mesi dieci di reclusione militare cumulando in detta pena quella inflittagli dal tribunale di guerra O.A. Nord in data 16 luglio 1917 li 1 Agosto 1918

    Sospesa l'esecuzione della pena fino alla cessazione dello stato di guerra con sentenza del tribunale milit. di guerra della 7 a armata in data 1 agosto 1918 li 1 Agosto 1918

    Giunto in territorio dichiarato in stato di guerra presso (illeggibile ) il 123° Reggimento Fant. li 1 Agosto 1918

    Trasferito al 239° Reggimento Fant. li 9 agosto 918

    Tale all'80° Regg.to Fanteria li giugno 919

    Tale al 50° Regg.to Fanteria li 1 settembre 919

    È poi applicato un foglietto posticcio riportante:

    mandato in congedo illimitato Lire 462 (illeggibile) li 17-9-919

    Non Concessa dichiarazione di aver tenuto buona condotta e di aver servito con fedeltà ed onore. Perché condannato.

    Verificato Reggio E. 2-6-1925

    L'ufficiale di Matricola

    Al di sotto di questo foglietto c’è un altro riquadro:

    DECORAZIONI, ENCOMI, FERITE, LESIONI, FRATTURE, MUTILAZIONI IN GUERRA OD IN SERVIZIO

    (Specchio D del foglio matricolare)

    Camp. di Guerra 1915-16-18 [3]

    Così si conclude questo foglio matricolare scomodo da quale si evince una carriera militare certamente non luminosa, che, anche alla luce dei documenti che ho potuto consultare in un secondo tempo e che vedremo più dettagliatamente in seguito, possiamo sintetizzare così:

    fine maggio/primi di giugno 1914: Alfredo a vent'anni alla visita di leva viene qualificato di 1 a categoria.

    7 settembre 1914 viene chiamato alle armi e probabilmente dopo 20 giorni di primo addestramento e selezione il

    27 settembre 1914 viene destinato al 7° reggimento Bersaglieri ed assegnato al VII battaglione ciclisti, con il quale il 22 maggio 1915 giunge in zona di guerra.

    3 marzo 1917: viene degradato (non è dato sapere quale grado avesse dopo due anni di guerra, ma certamente era un sottufficiale, con un grado che poteva andare da caporale a sergente) per aver risposto malamente ad un superiore che lo aveva trovato in branda alle 12,30.

    8 aprile 1917: Alfredo diserta e si rende irreperibile.

    14 aprile 1917: per questo motivo viene denunciato e processato in contumacia.

    2 luglio 1917: viene arrestato.

    16 luglio 1917: processato in contraddittorio, con conferma della condanna a cinque anni e otto mesi di reclusione militare. Immediatamente trasferito al 123° reggimento di fanteria, brigata Chieti.

    21 maggio 1918: denunciato per aver scritto ed inviato una lettera che oggi definiremmo contenente notizie false e tendenziose.

    1° agosto 1918: per questo processato una seconda volta e condannato ad una pena cumulativa di anni cinque e mesi dieci di reclusione militare.

    9 agosto 1918: trasferito al 239° reggimento fanteria, brigata Pesaro. Nelle cui file rimarrà fin dopo la fine della guerra.

    17 settembre 1919: finalmente, dopo tante vicissitudini ed altri due trasferimenti in altrettanti reggimenti di fanteria, per Alfredo ricomincia la vita da civile, che sarà però presto segnata fortemente dalla malattia contratta sotto alle armi.

    Quindi dopo aver letto questo foglio matricolare, mi si apriva un ulteriore cammino di ricerca, che ho portato avanti su tre piste parallele: ricerca e consultazione dei diari di reparto del VII battaglione bersaglieri ciclisti, dei reggimenti di fanteria 123° e 239°, delle sentenze dei vari processi ed in un secondo tempo dei libri che potevano parlare di quei reparti e dei fatti d'armi a loro legati.

    Questo per arrivare a ricostruire, anche in modo indiretto, questa parte così drammatica ed importante della vita di mio nonno.

    Solo anni dopo verrò in possesso anche del Foglio di Congedo Illimitato, ma i dati contenuti in esso, come vedremo meglio più avanti, non sarebbero comunque stati di molto aiuto nelle mie ricerche (grado, reparto di appartenenza al momento del congedo) in quanto relativi al 1919 e privi di correlazione con il periodo della guerra.

    Da qui in avanti cercherò quindi, utilizzando come pista, la successione degli avvenimenti riportati dal foglio matricolare, di mettere insieme questi tre canali di ricerca, per dare organicità ad una vicenda umana che a mio parere può risultare un'icona abbastanza completa di che cosa ha voluto dire per centinaia di migliaia di giovani come Alfredo, essere un soldato durante la Prima Guerra Mondiale.

    Al di fuori di ogni retorica, con lo scopo primario di ricostruire, soprattutto dal punto di vista umano ed esistenziale, questo fondamentale periodo della storia del nostro Paese e, perché no, con l’ambizione a contribuire a farne memoria per le generazioni che, a differenza della mia, ne hanno sentito parlare solo come una sequenza di date e di cambiamenti dei confini degli stati nazionali.

    immagine 1

    Il foglio matricolare di Alfredo Corradi (su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Archivio di Stato di Modena, prot. N. 2337, Distretto militare di Modena e Reggio Emilia, Ruolo matricolare n. 31730, classe 1894, estratto dal registro n. MO117)


    Le origini di Alfredo Corradi

    Figlio di… Primo

    e di… Calestani Adelina

    nato il… 22 aprile

    a… Borgo S. Donnino

    Cicondario di… Parma

    Alfredo Corradi nasce a Borgo San Donnino (l’attuale Fidenza) in provincia di Parma il 22 aprile 1894. Così, testualmente, recita il registro degli atti di nascita del suddetto Comune:

    L’anno milleottocentonovantaquattro, addì ventiquattro aprile (…) Avanti di me (…) Uffiziale dello Stato civile del Comune di Borgo San Donnino è comparso Corradi Primo di anni trentacinque, Cantoniere Ferroviario, domiciliato in Coduro, il quale mi ha dichiarato che alle ore antimeridiane dieci (…) nel dì ventidue del corrente mese, nella casa posta a Coduro al numero venticinque, da Calestani Adelina fu Francesco di anni venticinque, Massaia, sua moglie seco lui convivente è nato un bambino di sesso maschile (…) cui dà i nomi Alfredo – Alberto – Francesco.

    È il secondogenito di Primo Corradi e

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