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Il gigante di smeraldo
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E-book143 pagine1 ora

Il gigante di smeraldo

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Info su questo ebook

In un futuro molto, molto, molto lontano, tanto da sembrare oggi, Crispin si muove in un mondo dalla tecnologia discutibile, sotto un cielo stabilmente greve e fuligginoso, mentre gli Inoculi divengono Principio Fondante della Civiltà e suo padre scompare misteriosamente. Suo malgrado, verrà trascinato dal controverso Babbo Naziale in una serie di avventure che coinvolgeranno l'Impero Galattico, la Ribellione e la sirena di Nettuno, Deia. Nel contempo, in qualche spazio remoto della galassia, un Gigante di Smeraldo si va formando.

Un romanzo di fantascienza satirica, surreale, postmoderna, nonsense e provocatoria, tra Douglas Adams e Lewis Carroll.
LinguaItaliano
Data di uscita28 nov 2019
ISBN9788831647595
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    Anteprima del libro

    Il gigante di smeraldo - Marco L.

    633/1941.

    La conchiglia del sole

    Si ricordò dell'abbonamento. Si rese conto che aveva azionato la richiesta alla centrale fornitrice del servizio, il quale avrebbe potuto attivarsi da un momento all'altro. Crispin guardò con ansia il prato, oltre la staccionata, preoccupato che qualcuno potesse rimanerne fuori – quando d'improvviso accadde, senza che avesse modo di verificare con accuratezza: la sua casa, il prato attorno ad essa, la staccionata, con lui su di essa, si chiusero in una sorta di campana di vetro e schizzarono vertiginosamente verso l'alto, sottraendogli per un momento il respiro, premendolo verso il suolo. Poi tutto si stabilizzò nuovamente, lasciandolo con un lieve ansimare.

    Guardò l'orizzonte.

    Stelle luccicanti, pianeti. Profondità abissali.

    Roba del genere, insomma.

    La casa stava galleggiando nello spazio, dentro ad una cupola trasparente da cui si poteva ammirare il cosmo, da dentro al quale lo si navigava.

    Sua madre uscì di casa sorpresa:

    «Cos'è successo?»

    «Mi spiace, l'ho fatto partire. Non me n'ero accorto»

    «Santo cosmo, io dovrei andare a fare la spesa!" protestò contrariata – ma poi andò a prendere una sedia o una sdraio e si mise a prendere il sole. Cagnolo scodinzolò fuori dalla sua cuccia tutto contento. Gli piaceva lo spazio. Era probabilmente un lontano discendente di Laika - pensava lui – mentre l'erba verdeggiava, contrastando con il sobrio mantello di velluto spaziale bucherellato di stelle.

    Laika suona alla balalajka un pezzo sulla perestrojka, mormorò mentalmente a sé stesso.

    Sua nonna uscì di casa e stese un plaid. Stava organizzando un pic nic.

    Non si può negare fosse un buon modo per staccarsi da tutto. C'era una tranquillità sovrannaturale.

    La terra, il suo trambusto, il suo clamore, erano quietati, tacitati, silenziati.

    Sibilavano lontani, diventati quasi immaginari – deprivati di consistenza urtante.

    Ma laggiù la gente si stava certamente ancora dimenando e stava indubbiamente ancora urlando.

    Stavano inoculando chiunque, per qualsiasi cosa. C'era chi protestava che gli Inoculi potevano aver effetti collaterali, dare reazioni avverse, non esser stati ben sperimentati. Nessun problema. Le grandi case farmaceutiche, commissionate dallo stato e da esso finanziate, avevan subito trovato la soluzione: un Inoculo contro gli Inoculi. Un Inoculo per prevenire reazioni da Inoculo.

    Tutto sistemato. O forse no.

    Una percentuale della popolazione ancora non era soddisfatta. Voleva vedere i dati, le carte, le sperimentazioni, i documenti. Gli eran stati forniti. Non eran sufficienti. Chi assicurava loro che non fossero stati alterati? Si era quindi mosso l'esimio professor Tronfio Pomposi, accompagnato dal luminare Boria Tracotanza (detto Tornaconto) – i quali, con grande tatto e capacità comunicativa, avevan fatto sapere al pubblico che il pubblico era composto da idioti ignoranti, mentalmente mentecatti, scientificamente subnormali, nonché etologicamente ovini, suini e bovini – e dovean quindi semplicemente tacere e dare retta a loro, alla comunità di esperti, ai Prestigiosi, ai Magnifici.

    Da quel momento in poi, chiunque osasse insinuare un qualche dubbio, foss'anche solo sulle modalità di somministrazione, chiunque avesse ardito sollevare un solo sopracciglio alla parola inoculazione, sarebbe stato dichiarato Nemico della Salute Pubblica Numero Uno, e infilato in una poco agognata gogna.

    Non voleva nemmeno tentare di immaginare cosa sarebbe successo a chi avesse sollevato DUE sopracciglia. Rifletteva sulla fortuna di chi era dotato di monociglio, ne sarebbe certo stato avvantaggiato – ammesso contassero queste obiezioni tecnicistiche.

    Alcuni dottori eran stati radiati, e ad alcune radio era stato dato un dottorato, si eran laureate in medicina e ora, forti della  nuova qualifica, non facevano che ripetere, ribadire, insistere un costante: "inoculatevi, inoculatevi, inoculatevi".

    Gli Illuminati e Convinti consideravano i reticenti con massimo sprezzo. Li additavano come criminali, assassini ed oscurantisti - lebbrosi eredi culturali del Medio Evo.

    Dicevano che eran stati troppo ben abituati, viziati, dall'efficacia degli Inoculi, che aveva risparmiato loro di assistere a morti atroci – e ora, con la loro riluttanza, mettevano in pericolo queste conquiste esponendo i bambini a focolai, epidemie, contagi. Quegli altri ribattevano che dati i cospicui interessi pecuniari inerenti gli Inoculi e la comprovate corruzioni farmaceutiche adiacenti, non era possibile sapere con sicurezza, giacché i dati e gli studi potevan esser stati modificati ad hoc – e i danni sottomenzionati. Il dibattito degenerò in scontri armati, raggi laser, sciabolate elettriche e parolacce sui social network. Lamiere contorte fumanti.

    Si staccò da questi pensieri, ansiogeni e tristi. S'immerse nuovamente nello spazio profondo, perdendosi in una nebulosa.

    Spirali di Ameba - il letto sabbiamobile.

    Si trovava a letto. Avvolto come in un bozzolo. Si sentiva indolenzito, sfinito, inerme. Inerme come un verme. Ogni tanto accadeva. Come un insetto nella tela del ragno, in attesa di essere mangiato. In attesa che il ragno venisse a mangiarlo. Potenziali obiettivi nell'alzarsi erano nebulosi, indecisi. L'obiettivo più potente era rimanere sotto le coperte, possibilmente perdere coscienza, scienza e conoscenza. E in effetti alla prova dei fatti non resistette, e, dopo un poco convinto deambulare tra alcune stanze indifferenti, si rifugiò con un gemito nella sua tana di stoffa. Non aveva alcuna particolare voglia di vivere. Forse nemmeno di morire. Ma dormire, dormire ancora sarebbe stato un ben lieto e ben accolto sollievo. Sognare cose sconclusionate e bislacche. Qualcosa senza discernibile senso, che riconfigurasse l'ordine delle cose in modo più interessante, e meno triste. Riformulasse le regole, fino ad annullarle. O annullasse le regole fino a riformularle.

    Non c'era tristezza nel nonsenso. Farsi inghiottire.

    A volte si faceva inghiottire dal letto. Alle elementari, quando sentiva che non era in grado d'andare a scuola, si faceva cadere pian piano nello spazio tra il giaciglio e il muro, sul pavimento nascosto. Quando chi era ancora in casa apriva la porta, e dava un'occhiata, per sincerarsi che fosse effettivamente uscito a fare il suo dovere, trovava un materasso vuoto, con coperte tirate verso lo spazio tra il letto e la parete. Ma nessuna traccia di lui. Era un tale sollievo sottrarsi al mondo. Era una tale angoscia sapere che durante la giornata sarebbe emerso l'inganno.

    Il chino capo afflitto dalla colpa, le penombra dell'autoesilio nella stanza.

    Un'ulteriore tecnica era quella di mimetizzarsi nelle pieghe delle coperte, fondersi con le forme dell'apparenza di un letto disfatto. A volte l'aveva anche attuato per scherzo, nel matrimoniale, spaventando la madre. Se rimaneva a casa, attorno alle 9:30 si sintonizzava sul canale 10, dove vi era una ricezione approssimativa della tv Hamburgheriana fruita dalle basi militari burgerstrisciate dei dintorni, per vedere il cartone di La tana del drago, e ascoltarne il fruscio crepitante in luogo dell'audio mancante, sulle immagini declinate in variazioni di grigio.

    Gli era capitato una volta di prendersi in ritardo, correre verso la scuola, cadere per terra, sporcandosi i pantaloni, facendo cadere le chiavi – e nel rintracciarle, rientrare in casa e cambiarsi – aveva deciso che ormai s'era fatto troppo tardi. Accadde una seconda volta, e non sapeva nemmeno  se si trattasse di qualcosa di genuino, o di organizzato, da lui stesso, a sua insaputa.

    Alcuni animaletti uscirono da un buco nel  muro e vennero ad annusarlo.

    Quando alzò il capo, corsero via.

    Il Prezzo del Progresso è Giusto

    Finalmente si rialzò. Si apprestò alla colazione. Versò il tè nella tazza autoriscaldante, e lo mescolò con il cucchiaino laser. Le posate laser avevano un manico tradizionale dotato di pulsantini che ne variavano l'estremità a seconda della necessità, facendo apparire una forchetta, o un coltello o un cucchiaio. Alcuni modelli avanzati erano in grado di proiettare anche uno stuzzicadente o uno spazzolino. Erano molto pratici, ma occorreva stare attenti a non lasciarli troppo a contatto con labbra, gengive o lingua, o si rischiava di danneggiarle. Inoltre, c'erano stati casi di malfunzionamento che, già in fase di sfregamento, avevano mutato il laser da spazzolino in coltello, causando conseguenze non particolarmente gradevoli. Ma era il prezzo che si doveva pagare per il progresso. La casa produttrice si chiamava Spoonwalker.

    Con un battito di ciglia accese il notiziario tridimensionale oculare. A Washington stavano incoronando Miss Inoculo. Un nastro le si tendeva tra la spalla destra il fianco sinistro, in cui apparivano le lettere CSK, mentre il diadema postole sul capo vantava diverse piccole siringhe puntate verso l'alto.

    Finì il tè e depose la tazza nel secchiaio. Il rubinetto spillò acqua e la tazza cominciò a lavarsi da sola, estraendo uno spazzolino e strofinandoselo. Uscì di casa, e salì su un marciapiede mobile, dotato di tre corsie di velocità, dove, benché spostandosi, stazionavano

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