Nel castello di Atlante
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Un giorno riceve la telefonata di un produttore cinematografico che lo colma di speranze, salvo poi scoprire di non essere riuscito ad attirare, grazie alle sue doti artistiche, le attenzioni proprio dell’uomo. La forte delusione e l’esplosione di frustrazioni stratificate lo porteranno a meditare propositi di vendetta. Con l’aiuto di improbabili cospiratori cercherà di mettere in pratica un’azione punitiva nella residenza del produttore, ma anche questa gli si ritorcerà contro.
Attorno al ragazzo ruotano una serie di personaggi: giovani, inesperti, velleitari come lui, incapaci di realizzare i propri propositi, un po’ per la loro inettitudine, un po’ per l’opposizione di altri personaggi più anziani, che, più o meno involontariamente, costituiscono un ostacolo, più che un aiuto o una guida.
Questa giostra di personaggi, spesso contraddittori e incoerenti, si muove in circolo aspirando a esperienze significative che però spesso si rivelano incolori e deludenti, così come la città che la ospita, Roma: vuota, indifferente e distante.
Ogni cosa in questo romanzo, ogni luogo, ha l’aspetto del castello incantato del Mago Atlante, in cui Orlando e gli altri cavalieri di Carlo Magno si aggirano alla ricerca di qualcosa che non troveranno mai; i loro desideri si materializzano davanti agli occhi solo per sparire poco dopo, rivelandosi solo illusioni.
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Anteprima del libro
Nel castello di Atlante - Dario Alfieri
Dario Alfieri
Nel castello
di atlante
Collana: Uplit
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati.
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ISBN 978-88-6155-810-6
Proprietà letteraria riservata
© Giraldi Editore, 2019
Edizione digitale realizzata da Fotoincisa BiCo
Questo romanzo è frutto della fantasia dell’autore, ogni riferimento a persone realmente esistenti e a fatti realmente accaduti è da ritenersi del tutto casuale.
1
La prima esterna: inizio di marzo
L’aria serena a tratti sferzante accarezza il viso abbronzato, incremato, depilato e lucidato di Carmine. Nonostante sia un pomeriggio di fine inverno, il sole frusta con veemenza la pelle ultra levigata del ragazzo, infatti vorrebbe togliersi quel maglione di lana bianca (con un profondo scollo a V che gli mette in evidenza i poderosi pettorali e lascia intravedere la parte alta della tartaruga
scolpita sul ventre), che lo attilla nella figura. Sarebbe però un po’ troppo; prima di tutto la redazione che prepara l’esterna glielo impedirebbe, e poi, per quanto l’inquieta aria primaverile sia ormai pronta a invadere la placida atmosfera invernale, l’inverno non ha ancora abbandonato gli ultimi bastioni, e un vento non più gelido, ma non ancora tiepido, a tratti si intrufola nella trama del maglione.
L’uscita con Veronica non inizia nel migliore dei modi. Carmine si sente a disagio; sente di avere perso il controllo delle ascelle, e i capelli non gli stanno come vorrebbe: quella specie di scogliera lentamente degradante verso la tempia destra, ma che a sinistra vertigina sull’orecchio, tende ad ammosciarsi, la sabbia poi gli entra nelle larghissime skate shoes nere viola elettrico e verdi.
La preparazione dell’esterna da parte della redazione va un po’ per le lunghe: la luce incide con un angolo circolare sull’obiettivo della telecamera, e l’operatore è costretto a contorsioni per inquadrare la scena degnamente. Certo, questo a Carmine non interessa, nemmeno sa quale sia il problema, porca puttana, accendi quella cazzo di telecamera e puntala, non ci vorrà mica un genio; dilettanti. Mentre lo staff danza armoniosamente tra cavi e cavalletti, Carmine li guarda con un’espressione ebete; non perché sia ebete, ma perché nella sua faccia si sommano una serie di sensazioni spiacevoli che gli deformano i tratti del volto, in genere così duri e penetranti: attesa, caldo, vento, la luce del sole; la testa è reclinata verso destra, l’occhio sinistro è semichiuso, l’altro un po’ più aperto, e un luccicore sull’iride azzurrissimo ne tradisce l’apertura, con la mano si copre gli occhi, mentre il corpo poggia sulla sabbia col fianco destro. Vorrebbe alzarsi e fumare una sigaretta, ma la redazione gli dice di stare fermo e aspettare, che tra poco avrebbero finito e avrebbero fatto entrare Veronica, la sua corteggiatrice, intanto un operatore gli fa qualche ripresa, con le quali avrebbero poi montato la parte iniziale del filmato completo. Mentre se ne sta lì, due pensieri si alternano come fotogrammi: il primo è uno sprazzo giallo, che ora è la copertina di Never Mind the Bollocks e ora diventa il logo della Deutsche Grammophon; il secondo pensiero è il colore nero, quel nero chiaro chiaro che c’è dietro le palpebre quando sono chiuse contro il sole.
Si avvicina Gabriella, la ragazza della redazione che si occupa di lui, gli dice qualcosa a cui lui risponde meccanicamente: sì, sì, non c’è problema. È una donna coi capelli lunghi, la gonna larga fino alle caviglie e un accento romano strascicatissimo.
Dopo circa una mezz’ora tutto è pronto, può avvicinarsi la ragazza. Carmine si alza e la bacia su entrambe le guance; sono baci secchi secchi, ma sono baci; invece la ragazza si limita a offrirgli le guance. Poi tutt’e due si siedono sulla sabbia. È la loro prima esterna.
Carmine le dice di averla portata in esterna perché è stato colpito dal modo in cui in studio ha saputo tenere testa a quell’altra ragazza che la accusava di tirarsela.
Veronica: Giusy?
Carmine: Sì Giusy. E cosa ne pensi di Giusy?
Veronica: Ma... nulla in particolare. Mi sembra solo una povera cafarda, che sta lì solo per le telecamere.
Carmine: E delle altre corteggiatrici che ne pensi?
Veronica: Sono tutte brutte.
Carmine: Bene, tu invece pensi di essere bella?
Veronica: Io sì.
Carmine: Beh devo dire che di sicuro non sei una persona che non dice quello che pensa.
Veronica: Io sì. Dico sempre quello che penso.
Carmine: E questo non ti ha mai creato dei problemi?
Veronica: Qualche volta.
Carmine: Che tipo di problemi?
Veronica: A volte le persone se la prendono perché dico la verità.
Carmine: Ci credo! Nessuno vuole sentirsi dire sempre la verità.
Veronica: Perché la gente è bugiarda.
Carmine: No, non è bugiarda, secondo me, è che tu non sei il grillo parlante.
Veronica: No, è anche che la gente è bugiarda.
Carmine: Ma che vuol dire che la gente è bugiarda! Qualcuno sarà sincero, altri meno.
Veronica: Si vede che io ho conosciuto solo quelli meno.
Carmine: E io ti sembro una persona sincera o bugiarda?
Veronica: Tu hai la faccia di uno che non me la racconta giusta.
Carmine: Perché pensi questo di me?
Veronica: Ma, non lo so... forse perché hai gli occhi furbi. E poi guardi le persone sempre dritto negli occhi... non sei uno timido tu.
Carmine: Non è vero, io sono un cucciolone.
Veronica: Sì, forse. (Gli prende la mano)
Carmine: Comunque anche io preferisco dire la verità.
Veronica: Lo vedi? Siamo uguali noi due.
Carmine: Ma io non dico sempre la verità come fai tu.
Veronica: Ah sì? A volte ti viene il naso lungo?
Carmine: No. Non dico sempre la verità, ma evito la menzogna. Se è meglio non dire la verità preferisco tacere.
Veronica: No, io non sono così calcolatrice, sono più di pancia
. Come fai tu si può dire che è lo stesso che dire una bugia.
Carmine: Non è la stessa cosa. Io la vedo così: se dici una cazzata vuole dire che hai paura della persona a cui menti. Ti dichiari sottomesso al suo potere, a quello che ti può fare se fossi sincero. Invece se dici la verità vuol dire che sei libero...
Veronica: Certo, libero dal timore di essere ferito.
Carmine: Proprio così. Allora sei d’accordo con me.
Veronica: Sì, credo di averla sempre pensata anch’io così. Magari non in maniera così chiara... come me l’hai detta tu. (Lo guarda e abbassa lo sguardo vergognosa). Quindi se mi dici qualcosa posso stare tranquilla che stai dicendo quello che pensi.
Carmine: Come tra le braccia di una mamma. (Sorride). Perciò se ti dicessi che per me sei brutta?
Veronica: Ah, per questo mi hai portato in esterna, perché sono brutta. (Sorride anche Veronica).
Carmine: Dai, vieni qua. (La prende delicatamente per mano e la avvicina a sé. I due si abbracciano).
Veronica: Sto bene qui tra le tue braccia.
Carmine: (Sorride marpione). Anche io.
Veronica: Stiamo così per sempre?
Carmine: Per sempre. Fino a che non ci dicono che l’esterna è finita.
Gabriella, fuori campo, li avverte che il tempo a loro disposizione è finito.
Carmine dà a Veronica un bacio sulla guancia e se ne va senza troppa fretta; la telecamera lo segue mentre si allontana, inquadrandogli le terga, strizzate in strettissimi blue jeans tutti rotti e sbiaditi; dopodiché l’altra telecamera inquadra Veronica che lo osserva da dietro, poi guardando a favore di obiettivo dice: Mamma mia quanto è bono!, mordicchiandosi la punta delle dita.
Una volta uscito di scena Carmine si gira di scatto e, senza mutare andatura, si riavvicina alla redazione e alla ragazza per salutarla, per scambiarsi le loro impressioni, e per preparare poi con Gabriella l’altra esterna che quel giorno avrebbe dovuto fare con Antonella.
Nel montaggio, che poi verrà mostrato in studio durante la puntata del programma, si vedrà: le inquadrature fatte a Carmine mentre era in attesa di Veronica, l’arrivo di questa, le loro prime battute su Giusy e le altre corteggiatrici, lo scherzo finale di Carmine che dice a Veronica che potrebbe trovarla brutta, il loro abbraccio, poi lui che si allontana e lei che lo guarda ed esprime il suo apprezzamento, il tutto con un sottofondo musicale creato mixando il meglio del repertorio di famosi pop singer del momento.
2
Dove si presenta il protagonista
"I fondatori del primo Leonardo, ancora estetizzante, e permeato di temi superomistici di origine nietzschiana impostisi in Italia attraverso il filtro e la propaganda di D’Annunzio, mettevano tuttavia l’accento sui valori del pensiero, ai quali sembravano accordare una preponderanza in confronto con quelli dell’arte. Viceversa, il ventenne Tozzi si crogiola in un estetismo provinciale, in un pretenzioso e ingenuo atteggiamento da puro «adoratore della bellezza», mescolato con la presuntuosissima pretesa di uno che voglia fare esperienza d’anime in vista di chi sa quale elaborazione di artista".
Dunque, come posso metterla giù questa cosa... mmm dunque: Federigo Tozzi... dunque, si crogiola in un estetismo provinciale... dunque: Federigo Tozzi, andava fiero della sua origine provinciale, e... e... e diversamente dall’atteggiamento degli intellettuali che fondano la rivista Leonardo... dall’atteggiamento degli intellettuali... no, troppi dagli degli... e diversamente da coloro che fondano la rivista... no, da coloro non va bene... e, diversamente dall’atteggiamento dominante nella rivista Leonardo, più che concentrarsi sugli aspetti teorici del romanzo si... vuole... no... vede nella bellezza un valore assoluto cui dedicare la propria vita. Sì, così mi pare possa andare bene.
3
Il nostro protagonista, quello che sudava semisdraiato sulla sabbia in un pomeriggio marzolino, e che sudava per parafrasare le parole su Federigo Tozzi di Giacomo Debenedetti, si chiama Carmine Colella. Non è un cattivo ragazzo, in attesa di capire come spendere i suoi talenti si aggira per i corridoi universitari della facoltà di Lettere e Filosofia, convinto un giorno di poter dire la propria nel riservato olimpo accademico. Intanto partecipa ad un programma televisivo di fascia pomeridiana.
È un bel tipo, piace e lo sa. Il suo punto di forza è lo sguardo da seduttore, che spesso utilizza per affascinare le ragazze che corteggia. Ne ha corteggiate e conquistate molte. Le donne sono penetrate e lusingate da quegli occhi, che concentrano su di loro tutta l’attenzione e lasciano il resto nello sfondo. Ha una conversazione brillante e la sa adattare alla femmina che ha difronte. Carica le sue conquiste con grandi aspettative, che nella camera da letto vengono sempre confermate. Tutto in Carmine lancia eloquenti segnali in tal senso: la bocca larga e carnosa, la mascella potente, le ciglia folte, le spalle larghe, le cosce potenti, e, per chi lo sa notare, un inequivocabile rigonfiamento nel basso ventre.
La facilità con cui riesce ad accaparrarsi il boccone migliore lo ha convinto di avere buone chances nello spettacolo. Ha già fatto qualcosa, un paio di pubblicità, alcune comparsate; tra le altre cose ha provato a fare il provino per il programma di cui si diceva, e subito lo hanno preso. La trasmissione, molto popolare, consiste propriamente in questo: un gioco di ruolo in cui delle corteggiatrici devono aggiudicarsi l’amore di un corteggiato. Come nella tradizione dell’antica Commedia dell’Arte, i diversi figuranti non hanno un copione da seguire, ma