Galleria Borghese: Guida alla visita
Di Anna Coliva
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Info su questo ebook
Seguendo il percorso del visitatore, il volume lo accompagna nel museo, sala per sala, offrendogli le informazioni generali che gli consentono di scoprire la ricchezza della raccolta, nonché di apprezzare l’apparato decorativo della palazzina dei Borghese, che il principe Marcantonio IV rinnovò totalmente alla fine del Settecento. Un’ampia rassegna fotografica a colori, accuratamente selezionata, illustra i capolavori custoditi nella Galleria, ciascuno dei quali è accompagnato da brevi testi esplicativi, da leggersi davanti alle opere.
Novità assoluta è la trattazione delle opere conservate nei bellissimi Depositi (accessibili solo su prenotazione) che permettono al lettore di prolungare la propria visita oltre le venti sale del Museo.
All’interno delle alette del volume sono visibili le piante del museo, estraibili per una più agile consultazione. La Guida è disponibile quattro lingue: italiano, inglese, francese e russo.
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Anteprima del libro
Galleria Borghese - Anna Coliva
GALLERIA
BORGHESE
Guida alla visita
SEMINTERRATO
INGRESSO, ACCOGLIENZA E SERVIZI
PIANO TERRA
SCULTURE
PRIMO PIANO
PINACOTECA
SECONDO PIANO
DEPOSITI
GALLERIA
BORGHESE
Guida alla visita
di Anna Coliva
© 2019 Ministero per i Beni e le Attività Culturali,
Galleria Borghese e Anna Coliva
(tutti i diritti riservati)
EBOOK ISBN 978-88-98302-62-8
Stampato in Italia
Editore
Gebart S.p.A.
Via Prenestina 683 – 00155 Roma
Tel. 06 2285442 – Fax 06 22754229
www.gebart.it
Coordinamento editoriale
Stefania Spirito
Ricerche bibliografiche, iconografia ed editing
Sofia Barchiesi
Progetto grafico e impaginazione
Sebastiano Girardi Studio
Fotolito
Miligraf S.r.l, Roma
Stampa
Arti Grafiche Picene S.r.l., Pomezia (Roma)
Referenze iconografiche
© 2019 Per gentile concessione Ministero
per i Beni e le Attività Culturali - Galleria Borghese
L’Editore è a disposizione degli aventi diritto
per eventuali fonti iconografiche non individuate
Ringraziamenti dell’Editore
Si ringraziano per la collaborazione Lia di Giacomo e Maria Castellino dell’Archivio iconografico del Polo Museale del Lazio, Geraldine Leardi e Maria Giovanna Sarti funzionarie storiche dell’arte della Galleria Borghese e tutto il personale di custodia.
In copertina
Gian Lorenzo Bernini, Apollo e Dafne,
1622/1625, Sala di Apollo e Dafne (Sala III),
Galleria Borghese, Roma
In controfrontespizio
Veduta della Sala del Sole (Sala II),
Galleria Borghese, Roma
SOMMARIO
LE SALE
INTRODUZIONE
Piano Terra
P Portico
S Salone di Mariano Rossi
I Sala del Vaso
II Sala del Sole
III Sala di Apollo e Dafne
C Cappella
IV Galleria degli Imperatori
V Sala dell’Ermafrodito
VI Sala del Gladiatore
VII Sala Egizia
VIII Sala del Sileno
Primo Piano / Pinacoteca
VS Vestibolo
IX Sala delle Tre Grazie
X Sala del Sonno
XI Galleria Piccola
XII Sala delle Baccanti
XIII Sala della Fama
XIV Loggia di Lanfranco
XV Sala dell’Aurora
PS Passaggio
XVI Sala di Flora
XVII Sala del conte di Angers
XVIII Sala di Giove e Antiope
XIX Sala di Elena e Paride
XX Sala del Centauro
Secondo Piano / Depositi: una seconda galleria
Depositi
Appendice
Bibliografia essenziale
Indice dei nomi
GALLERIA FOTOGRAFICA
INTRODUZIONE
La Galleria Borghese, detta in origine la Villa fuori porta Pinciana
, fu fatta costruire da Scipione Caffarelli Borghese (1577-1633) a partire dal 1607 e poté dirsi definitivamente conclusa, con anche le collezioni sistemate al suo interno, nel 1616. La sola facciata contava centoquarantaquattro bassorilievi e settanta busti e un parato prezioso al suo esterno, anch’esso una opera d’arte: come ancora si mostra, al secondo piano del museo, nel bellissimo dipinto di Johann Wilhelm Baur.
Gli enormi mezzi economici per portare a termine questa impresa e creare una collezione ritenuta tra le più belle del mondo derivarono a Scipione dall’essere il nipote del papa Paolo V, eletto al soglio pontificio il 16 maggio 1605; il quale immediatamente (nel luglio) provvide a elevarlo al cardinalato, fornendolo così di tutte le prebende — e del potere — che questo ruolo portava con sé. Tale prerogativa non era legata ad arbìtri personali ma allo storicamente complesso fenomeno del nepotismo che, a partire da Sisto V, aveva reso tradizionale l’investitura del cardinale nipote del papa a funzioni politiche ben precise e a funzioni culturali: fenomeno nuovo e unico. Perché Roma, se ci si pensa, è una totale anomalia in quanto unico caso di monarchia assoluta elettiva e non ereditaria; quindi, senza un erede cui trasmettere il potere sovrano e, dunque, con la necessità di crearselo per consolidare in lui, in un tempo limitato, potere e ricchezza.
Ogni nuovo papa ebbe la necessità di erigersi dimore adatte al proprio rango di sovrano, le quali prevedevano l’esistenza di una collezione: veri e propri strumenti di potere.
Tuttavia, le peculiarità di Scipione Borghese ci rimandano le prove di un gusto che, oltre a quello degli attributi del potere, conferiscono allo stesso edificio una storia del tutto personale, perché nasce con una funzione pura, non abitativa, ma realizza il concetto di luogo creato per le collezioni, il che la distingue da qualunque altro modello. Fu concezione completamente nuova, già una idea di museo che sacrificò a scopi espositivi gli agi e i lussi della rappresentanza e dell’abitabilità. Infatti, non vi furono mai allestiti veri appartamenti, ma solo ambienti adibiti a mostrare la raccolta o a metterla in scena; anche gli arredi erano conformi a queste esigenze tematiche e compositive, con uno scopo di realizzazione artistica e non abitativa. Non vi fu mai allestita la Galleria delle Statue
o quella delle pitture, come in tutti gli altri insigni Palazzi del Cinquecento e del Seicento; al contrario le opere furono allestite in tutte le sale. I massimi capolavori della statuaria antica, e poi i grandi gruppi realizzati da Bernini, furono collocati a dominare le stanze da cui queste presero il nome: la Sala del Vaso, la Sala dell’Ermafrodito e via dicendo, come tuttora sono indicate.
Il moderno visitatore riesce ancora a percepire tutto ciò, a sentire la forza di un luogo che non deriva solo dal potere annichilente degli straordinari capolavori che vi si ammirano, ma dall’armonia suprema che cela un pensiero complesso, che ha la sua determinante nella bellezza, nel potere trasfigurante del mito che s’incarna nelle innumerevoli storie, nelle seducentissime favole che vi sono narrate attraverso le figure dipinte e scolpite. E ancora incanta.
Il concetto di luogo creato per raccogliere, ma anche produrre opere d’arte come fece fare Scipione agli artisti a lui contemporanei, fu così chiara sin dall’origine, che la Villa Borghese fu dotata di una vera e propria guida museale a stampa, la prima che si possa definire tale, scritta da Jacomo Manilli e intitolata il Guardarobba di casa (1650).
L’idea di museo ante litteram evidentemente era ben chiara all’interno della famiglia Borghese e ai suoi discendenti. Al punto che nel 1770, quando Marcantonio IV (1730-1800) rinnovò totalmente gli apparati decorativi assieme al suo geniale architetto Antonio Asprucci (1723-1808), i grandi capolavori della scultura, fossero quelli antichi o quelli ’moderni’ di Bernini, furono spostati al centro ed elevati su alti piedistalli anticipando così, ancora una volta, quella che diverrà la norma negli allestimenti destinati alla nuova invenzione della cultura moderna: il museo. Luogo che