L'immagine malvagia
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di Roberto Ricci
Quando a Demetrio Avolfi, serial killer pentito, viene concessa la semilibertà, chiede anche che gli venga consentito di scrivere la propria biografia con l’aiuto del suo scrittore preferito, Luigi Diamante. Quest’ultimo, in crisi di ispirazione, è inizialmente titubante, ma, convinto dal suo editore, infine accetta. Un giorno, però, Demetrio non fa ritorno in carcere. Subito dopo viene uccisa una donna disabile, il tipo di vittima da lui preferito. Il commissario Ranieri gli dà la caccia, ma Luigi e Sonia Foschi, la psicologa che ha seguito Demetrio, non sono convinti che sia lui il vero assassino. I loro dubbi paiono venire confermati quando viene ritrovato il cadavere di una seconda vittima, questa volta non disabile. Mentre gli omicidi si susseguono, emerge un filo conduttore che lega le vittime a una tragedia avvenuta anni prima in città. Per fermarli, il commissario deve andare a fondo di questa tragedia e scoprire se l’assassino è davvero Demetrio o un suo feroce emulatore
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Anteprima del libro
L'immagine malvagia - Roberto Ricci
Cover
Capitolo 1
Nonostante mancasse poco alla chiusura, dentro la libreria c’erano ancora diverse persone; alcune esaminavano le copertine più intriganti, altre stavano sedute sulle poltroncine e sfogliavano dei libri. Luigi Diamante gioiva nel vedere il suo romanzo, La Carezza Della Morte
, stazionare ancora fra i bestseller, con la dicitura quarta ristampa
sulla fascetta in copertina. Un successo enorme, che continuava a più di un anno dalla prima pubblicazione. Tuttavia, in quella libreria, come nelle altre visitate in precedenza, una sola copia del suo secondo thriller, Sotto Silenzio
, giaceva, come dimenticata, in mezzo ai titoli di poco interesse.
Nonostante il parere contrario di Claudio Fiori, suo amico e proprietario della Fiori Editore
– la sua casa editrice – Luigi aveva insistito per dare alle stampe quello sfortunato romanzo. Anche Cinzia, la brava e competente segretaria di Fiori, aveva tentato di dissuaderlo, ma non c’era stato nulla da fare. Lui credeva moltissimo in quella sua nuova storia, che pure era lontana anni luce dalla precedente. Mancavano infatti le atmosfere gotiche, la tensione tenuta ai massimi livelli e il doppio colpo di scena finale, che aveva terrorizzato, entusiasmato e spiazzato gli estimatori del genere thriller.
Sotto Silenzio
era piatto, banale. Un giallo infarcito di sentimentalismi e luoghi comuni, in cui la chiave del mistero era evidente sin dalle prime pagine.
Pur di convincere Claudio a pubblicarlo, Luigi aveva fatto la voce grossa e sbattuto i pugni sul tavolo, conscio del fatto che, grazie al successo commerciale ottenuto dall’opera precedente, Claudio avrebbe potuto permetterselo. L’editore alla fine lo aveva accontentato.
Erano ormai passati quattro mesi dalla pubblicazione e, purtroppo, Luigi doveva dargli ragione. Aveva peccato di presunzione e ne stava pagando le amare conseguenze: il libro era un vero fiasco e le tante recensioni negative, accompagnate dal pessimo passa-parola di chi lo aveva acquistato, ne avevano decretato la fine commerciale. Si trovava così a un punto cruciale della sua carriera di scrittore. Era consapevole che un altro passo falso non gli sarebbe stato perdonato. Ammesso che non fosse già troppo tardi.
Viste le tantissime copie vendute de La Carezza Della Morte
, uno standard al quale la piccola casa editrice non era abituata, Claudio e Cinzia continuavano comunque a credere in lui. Indipendentemente dal rapporto di amicizia, Luigi Diamante era per loro un cavallo vincente. Per questo motivo Claudio aveva preso accordi per una serie di interviste televisive che avrebbero visto protagonista lo scrittore, con l’intento di farne conoscere il volto al pubblico, promuovere il suo secondo, sfortunato
romanzo e, soprattutto, annunciare la prossima pubblicazione del nuovo thriller, che avrebbe scardinato tutte le regole del giallo classico e terrorizzato più che mai.
D’altra parte, quale modo migliore per risvegliare l’attenzione del pubblico se non creare curiosità e interesse intorno al romanzo in preparazione?
Peccato, però, che di quel lavoro Luigi non avesse ancora buttato giù un rigo, dato che stava attraversando una crisi artistica, il famoso blocco dello scrittore
.
Stava seduto per ore davanti alla tastiera del computer senza combinare nulla. Vuoto assoluto. Ogni secondo, ogni minuto e ogni ora della giornata erano impiegati a cercare un’ispirazione, che non arrivava mai.
Uscito dalla libreria, Luigi guardò l’orologio. Doveva affrettarsi. Era ospite del programma serale A cena con…
, in onda su una piccola emittente i cui studi si trovavano a una ventina di minuti a piedi da lì, che si era guadagnato un pubblico di affezionati grazie anche alla conduzione di Fabrizia Grandi, giornalista tanto brava quanto stronza. Amava mettere in difficoltà i suoi ospiti, al punto che era capitato che qualcuno abbandonasse lo studio, facendo impennare l’audience.
Il confronto con quella serpe, però, non preoccupava Luigi. Sapeva già che avrebbe calcato la mano riguardo al fiasco del secondo romanzo. Non lo avrebbe certo trovato impreparato.
Più che altro gli scocciava ripetere la pantomima del nuovo giallo in preparazione, ma era stata un’idea di Claudio e lui non poteva tirarsi indietro. Glie lo doveva.
Giunto agli studi televisivi, trovò ad accoglierlo una giovane segretaria di produzione, molto gentile, che lo accompagnò in sala trucco. Alcuni minuti dopo, mentre Luigi si sottoponeva a una leggera passata di fondotinta per attenuare il lucido della pelle, udì la voce di Fabrizia Grandi. La donna stava inveendo contro qualche malcapitato e lo sguardo d’intesa che lo scrittore scambiò con la bionda truccatrice fu assai eloquente.
Dopo una breve attesa, l’assistente di scena avvisò Luigi che mancavano cinque minuti alla diretta. Lo scrittore fece un respiro profondo: era pronto per entrare nella gabbia dei leoni. Anzi, di una sola, feroce leonessa.
Fece il suo ingresso nel piccolo studio e trovò la conduttrice già seduta alla sua postazione e intenta a ripassare il copione con le domande. Fabrizia sollevò la testa dai fogli e invitò lo scrittore a prendere posto di fronte a lei, accompagnando il gesto con un sorriso di circostanza.
Capitolo 2
L’intervista stava volgendo al termine quando Fabrizia Grandi fece la domanda che lo scrittore si aspettava fin dalle prime battute. La giornalista era una vecchia volpe senza scrupoli, in grado di tirare fuori sia il meglio sia il peggio dai suoi ospiti.
«Sembra che il suo ultimo romanzo sia passato sotto silenzio, come recita il titolo stesso. Non ha entusiasmato il pubblico e nemmeno la critica. O sbaglio?»
Lo scrittore si aggiustò sulla poltrona e respirò profondamente. Dopo aver parlato del suo privato, del grande successo ottenuto con La Carezza Della Morte
e del libro in lavorazione, il momento era giunto. Si prese alcuni istanti prima di rispondere. La giornalista lo incalzò. «La sua riluttanza a parlarne è comprensibile. Un insuccesso non piace a nessuno.»
Luigi sorrise. «Non è riluttanza, è che non so cosa dire. Su Sotto Silenzio
sono già state dette e scritte talmente tante cose negative che è rimasto ben poco. Per quanto mi riguarda, ho creduto molto in quella storia e continuo a crederci. L’ho scritta con il cuore. Al pubblico e ai critici non è piaciuta? Ne prendo atto. Che altro aggiungere? Ah sì, una cosa ci sarebbe. Ci sono critici e critici. Una recensione negativa da un giornalista competente in materia non soltanto l’accetto, ma la rispetto anche. Il discorso cambia quando a fare critiche sono blogger da quattro soldi, dei quali è piena la rete. Non solo sono incompetenti ma, spesso e volentieri, aprono dei blog scalcinati solamente per fare il pieno di libri da leggere a sbafo, ricambiando con quattro righe scritte male. Capita anche che nemmeno abbiano letto il libro del quale parlano. Ora, non sto parlando espressamente del mio, ma è una realtà che volevo denunciare.»
Fabrizia Grandi non era intenzionata a mollare la presa. Luigi Diamante si era mostrato un osso duro e questo l’aveva indispettita parecchio.
«Il suo romanzo non ha ottenuto una sola recensione positiva. Una che una. E non sto parlando di blogger improvvisati, ma di giornalisti di un certo spessore. Alcune di queste bocciature sono state pubblicate su quotidiani di un certo prestigio. O sbaglio?»
Non era una sua fan, Luigi Diamante lo aveva capito dal primo momento. Se voleva una battaglia per alzare l’audience, l’avrebbe avuta. La giornalista proseguì: «Addirittura qualcuno l’ha definita una meteora. Un grande botto iniziale e poi il nulla. Sarà così?»
Luigi si passò una mano tra i folti capelli brizzolati e la guardò dritta negli occhi. «Purtroppo non sono un veggente, davvero non posso rispondere a questa domanda.»
Alla battuta gli spettatori presenti nel piccolo studio televisivo risero. Fabrizia Grandi s’indispettì ancora di più.
«Hanno definito La Carezza Della Morte
uno dei migliori romanzi thriller degli ultimi cinque anni. In molti si domandano come sia possibile una così totale differenza di stile fra quello e il suo secondo romanzo. Qualche maligno ha avanzato l’ipotesi che non sia stato realmente scritto da lei.»
Luigi sorrise ancora. «Quale? Il primo o il secondo?»
Di nuovo risate fra i presenti. Fabrizia Grandi s’inacidì ulteriormente. «Il primo, ovviamente. Quello bello e di successo.»
Luigi tornò serio e, chinandosi in avanti, puntò l’indice verso la giornalista, come per ammonirla.
«Se un libro ha successo, non significa che sia bello. Chi lo stabilisce? Evidentemente La Carezza Della Morte
aveva al suo interno gli ingredienti giusti per guadagnarsi i favori del pubblico, come l’atmosfera gotica e un po’ retrò, il doppio colpo di scena finale, oppure protagonisti che hanno colpito l’immaginario dei lettori. Eppure sono sicuro che il sangue, che in alcuni capitoli scorre a fiumi, a qualcuno non sarà piaciuto. Magari lo avrà letto e poi regalato, o gettato nei cassonetti della carta. Mi auguro di più la prima ipotesi.» Altre risate fra il pubblico. Luigi stava vincendo in simpatia. Lo sapeva e ci stava prendendo gusto. Continuò: «Invece Sotto Silenzio
sembra non abbia spaventato nessuno. Beh… si tratta di un romanzo completamente diverso. Un giallo senza sangue, dove più che la tensione prevale l’indagine psicologica dei tre protagonisti, che vivono una complessa storia d’amore passionale. Sono due storie diversissime. Magari a coloro che non hanno apprezzato il precedente questo è piaciuto. Chi può dirlo? Però non lo definirei un fiasco, viste le quasi ventimila copie vendute a quattro mesi dalla sua uscita.»
Un ghigno si allargò sul viso della Grandi. «Mi risulta che La Carezza Della Morte
abbia raggiunto le centomila.»
«Anche di più, se è per questo. Però, senza fare inutili paragoni, dei quali mi interessa ben poco, ventimila copie non è un numero che faccia pensare a un fiasco totale, com’è stato più volte scritto. Se si fosse trattato di un’opera prima, si sarebbe gridato al miracolo. Io scrivo per il piacere di scrivere. Se pensassi soltanto a fare cassa, avrei scritto una fotocopia del romanzo precedente. Non avrei avuto alcun problema a farlo, ma non sarei stato a posto con la mia coscienza. E nemmeno con i miei lettori. Di una cosa sono certo: la mia sincerità nei loro confronti. Non li prenderò mai per i fondelli.»
A quest’ultima affermazione il pubblico rispose con un grande applauso e Fabrizia Grandi decise di alzare bandiera bianca: aveva sottovalutato Luigi Diamante. Prima di concludere, gli pose un’ultima domanda. «Può anticipare il titolo del prossimo lavoro?»
«No, mi spiace, perché ancora non c’è.»
La giornalista si alzò in piedi. «Ringraziamo Luigi Diamante per essere stato con noi e appuntamento a domani sera con un altro ospite a sorpresa.»
Poveretto! pensò Luigi, mentre si alzava a sua volta dalla poltrona indirizzando un saluto verso la telecamera.
Finita la diretta, lo scrittore si avvicinò sorridendo alla conduttrice per salutarla. Senza ricambiare il sorriso, dopo una veloce stretta di mano la donna lasciò lo studio. Era furiosa e non faceva nulla per nasconderlo. Raramente le era capitato un ospite non solo capace di tenerle testa, ma che riuscisse addirittura a ribaltare la situazione a proprio favore, diventando il vero protagonista della puntata.
Dopo essere passato in sala trucco a salutare la ragazza che si era occupata del suo look, Luigi imboccò il corridoio che conduceva all’uscita. Mentre lo percorreva si sentì chiamare. Era un ragazzo dalla faccia simpatica, con i capelli rossi e un viso pieno di piccole lentiggini, che lo scrittore aveva intravisto fra il pubblico. Si fermò e lo accolse con un sorriso.
«Signor Diamante, sono un suo grande ammiratore. Mi scusi il fiatone, ma ho fatto una corsa, avevo paura di non fare in tempo a salutarla. Ho assistito alla trasmissione solo per conoscerla.»
«Grazie. Mi fa davvero piacere. Vedo che hai in mano il mio secondo, bistrattato romanzo.»
«Io l’ho trovato molto bello. Un gran bel thriller.»
«Grazie. Non sai quanto la cosa mi faccia piacere. Lascia che autografi i libri che hai in mano. Come ti chiami?»
«Filippo», rispose il ragazzo, la voce tremante per l’emozione.
«Dimmi? C’è altro che posso fare per te?»
Filippo prese dalla tasca il cellulare. «Le andrebbe un selfie?»
«Certo.»
Dopo aver controllato la buona riuscita degli scatti fotografici, Luigi salutò il ragazzo e uscì dagli studi.
Capitolo 3
A passo svelto, la donna camminava lungo la via deserta. A quell’ora della notte non c’era in giro anima viva. Ogni tanto si voltava indietro con la sgradevole sensazione di essere seguita. Ancora poche centinaia di metri e finalmente sarebbe giunta a casa. Una voce alle sue spalle pronunciò il suo nome e lei si fermò di colpo. L’aveva sentita davvero o si era trattato di suggestione?
All’improvviso si alzò un vento innaturale e minaccioso, seguito da uno strano rumore di ali, come se sopra la sua testa ci fosse un invisibile stormo di uccelli. Che cosa stava succedendo?
La donna era come paralizzata; le gambe sembravano diventate di pietra. Dalla fontana posta al centro della piazza emerse una figura terrificante. Una creatura orrenda, che sembrava arrivare direttamente dall’inferno.
«Cazzate! Queste sono cazzate! Altro che nuovo lavoro.»
Diamante cancellò quanto scritto durante la giornata, si allontanò dal computer e andò in cucina. Prese un bicchiere e aprì il rubinetto del lavandino per riempirlo, ma il campanello suonò e lui lo richiuse. Chi poteva essere, a quell’ora? Aprì la porta e si trovò di fronte Ivana Mostri, la sua vicina. Ogni volta che la incontrava, si diceva che quel cognome era proprio adatto a lei: sembrava Paolo Villaggio quando interpretava il personaggio di Gemma Pontini. Era decisamente brutta e, oltretutto, poco simpatica e pettegola.
«Buonasera signor Luigi. Mi scusi l’orario, ma non ce la facevo ad aspettare domani per dirglielo. Sono troppo agitata.»
«Dirmi cosa?»
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