L infiltrato (eLit): eLit
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Decisa a tagliare i ponti con le sue origini, Gina finisce dalla padella nella brace, per la precisione dalla malavita organizzata alle braccia di Jack. Lui, sua vecchia conoscenza, è capace di risvegliare in lei un certo tipo di sensazioni e neppure questa volta fallisce. E mentre lei cerca di resistere alla passione che si è riaccesa, i colpi di scena cambiano radicalmente la sua vita.
Maureen Child
Maureen Child ha al suo attivo più di novanta tra romanzi e racconti d'amore. È un'autrice molto amata non solo dal pubblico ma anche dalla critica, infatti è stata nominata per ben cinque volte come migliore autrice per il prestigioso premio Rita.
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L infiltrato (eLit) - Maureen Child
successivo.
1
Il funerale assomigliava a un circo.
I variopinti omaggi floreali tributati al defunto, di vari stili e forme diverse, erano sparsi per il cimitero come giocattoli abbandonati lasciati senza cura da un bambino viziato. La fantasia dei fiorai non aveva avuto limiti, purtroppo, con risultati che oscillavano dal ridicolo al pacchiano. C'erano pizze margherita fatte di crisantemi e garofani, cuscini a foggia di carte da gioco con assi di cuori, quadri, picche e fiori di rose rosse su uno sfondo di gigli bianchi, e persino una gigantesca slot machine composta interamente da boccioli colorati.
Il corteo funebre sembrava uscito dal set del film Il Padrino; mancava solo Marlon Brando con gli occhiali neri e l'ovatta nelle guance.
Una fila di furgoni della stampa circondava il piccolo cimitero come carri armati pronti all'attacco. I raggi di sole si riflettevano sulle lenti degli obiettivi delle macchine fotografiche che seguivano le persone. I giornalisti armati di microfono correvano qua e là tra la folla, sperando di strappare al volo una dichiarazione da mandare in onda nel telegiornale delle undici.
Gina Palermo lanciò un'occhiata disgustata a quel viavai frenetico di curiosi e sciacalli della carta stampata, poi li escluse dal suo campo visivo e si concentrò sulla bara lucente che veniva calata nella fossa.
Lo spettacolo era finito.
«Addio, zio Jimmy» mormorò, gettando una rosa bianca sui fiori già sparsi sul coperchio della bara.
Jimmy Miletti, detto la volpe, era suo zio onorario e padrino di battesimo.
Gina si sentì invadere da un'ondata di commozione e dovette lottare a lungo per tenere a bada il dolore che le serrava la gola. Jimmy aveva vissuto secondo le proprie regole, seguendo soltanto il proprio istinto; anche se non era morto esattamente come avrebbe voluto, non doveva essere stato sorpreso dal modo in cui era giunta la sua fine.
Dopotutto un uomo che faceva il mafioso di professione non avrebbe dovuto essere poi così sbalordito trovandosi a fissare la canna di una pistola dalla parte più pericolosa. Il fatto che l'arma in questione fosse tenuta in pugno dalla sua ex fidanzata sessantacinquenne magari gli avrebbe dato da riflettere per qualche secondo ma, in fondo, che differenza faceva per lui chi avesse sparato il colpo fatale che aveva posto termine alla sua vita?
«Quanto tempo hai intenzione di restare qui?»
Gina s'irrigidì ma non si girò. Sapeva già chi era: Jack Falcone.
Avrebbe dovuto aspettarsi di trovarlo al funerale però, per qualche motivo incomprensibile, aveva cancellato dalla mente la possibilità che presenziasse al servizio funebre. Aveva evitato di contemplare quell'eventualità, ma non aveva ancora capito se il motivo era perché sperava che lui si facesse vivo oppure perché temeva di vederlo. Comunque non aveva alcuna voglia di approfondire il discorso.
Durante la breve cerimonia era riuscita a evitarlo, ma ora la tregua era finita, purtroppo. L'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era sentirsi addosso lo sguardo penetrante di due profondi occhi scuri che sapevano e vedevano troppo. Per quel motivo, comportandosi da vigliacca, aveva deciso di aggirare l'ostacolo tenendo la testa bassa e gli occhi fissi sulla bara coperta di fiori nella fossa.
«Non hai da fare da qualche altra parte?» lo apostrofò con ostilità. «Non devi spezzare qualche rotula, che so? Oppure prendere parte a una riunione segreta...»
«Tu guardi troppi film» disse lui con una nota divertita nella voce.
Gina si trovò a pensare che non avrebbe dovuto ridere del suo commento. Sotto il tono ironico, lei era seria. «Film? Quali film?» ripeté, voltando infine la testa di lato per lanciargli un'occhiata ostile che avrebbe tramutato in una statua di sale qualsiasi altro uomo, non lui.
Jack ricambiò il suo sguardo con aria imperturbabile, il portamento fiero e il fascino cupo e misterioso di un angelo del male. I capelli neri gli conferivano un'aria ancora più inquietante. Le folte sopracciglia mettevano in risalto gli occhi castano scuro che emettevano lampi foschi. Gli zigomi alti, il mento volitivo e la bocca generosa, che però adesso era serrata in una smorfia di disapprovazione, aggiungevano ulteriori elementi attraenti alla sua bellezza virile.
Tutti i tratti combinati assieme lo rendevano così affascinante che avrebbe dovuto fare da modello per la copertina di GQ. Invece al massimo avrebbe potuto fare il ragazzo immagine del clan mafioso a cui apparteneva. Inoltre, purtroppo, era il braccio destro del padre di Gina e questo era il vero motivo per cui lei non voleva avere niente a che fare con Jack Falcone. Certo, per ostentare tanto irremovibile distacco doveva ignorare il richiamo degli ormoni impazziti ed evitare che lui si accorgesse del suo turbamento, il che era quasi un'impresa dura, ma Gina era fiduciosa e sperava con tutto il cuore di riuscirvi.
Quell'uomo era in grado d'intimidire chiunque con il suo viso di pietra e il suo sguardo minaccioso, ma Gina si considerava immune perciò, fattasi forza, voltò le spalle alla bara di zio Jimmy e fece un passo avanti verso il nemico.
«Non mi serve andare al cinema per sapere come funzionano queste cose» lo apostrofò con astio, puntandogli un indice accusatore contro il petto muscoloso e dandogli dei leggeri colpetti. «Sono nata e cresciuta in questo mondo. Questa è la mia vita, non uno sceneggiato televisivo, purtroppo. L'uomo che abbiamo appena sepolto mi cantava le canzoncine quando ero piccola e mi raccontava delle storie. Mi faceva dei disegnini di buffi coniglietti, poi continuava raccontandomi le sue imprese e le sue oscure gesta compiute per la famiglia. Sono cresciuta pensando che i tre porcellini avrebbero potuto seppellire il lupo cattivo nel pilone di un ponte, con una bella colata di cemento, perciò non venirmi a parlare di film!»
Jack lanciò un'occhiata carica di disagio in direzione di due o tre giornalisti che stavano indugiando nei paraggi del cimitero.
Aggrottando le sopracciglia, tornò a rivolgere la sua attenzione a Gina. «Ti stai facendo notare» l'avvertì.
Lei fece un respiro profondo e s'impose la calma. In quel preciso istante i giornalisti non sembravano interessati a loro due, ma se avesse attirato la loro attenzione facendo una scenata non le avrebbero più dato pace e Gina non aveva alcuna voglia di vedere la propria immagine al telegiornale. Già la infastidiva enormemente sapere che le sarebbe bastato accendere il televisore per sentire di nuovo la notizia dell'assassinio di Jimmy e le infinite e strampalate ipotesi che tutti si sentivano in diritto di avanzare sul perché si fosse trovato così lontano da casa, a Sunrise Beach.
Era stanca di sentir ripetere la litania delle conoscenze mafiose di Jimmy, stanca di provare un moto di fastidio ogni volta che sentiva citare il nome di Dominic Palermo, ma soprattutto era stanca di stare sempre sulle spine per colpa della sua parentela.
«Vattene» disse fiaccamente, sentendo la rabbia che