Forever Triathlon
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Anteprima del libro
Forever Triathlon - Alessandro Camporese
Indice
Resilienza e determinazione: the keys of my life
1) PREMESSA
2) INTRODUZIONE AL TRIATHLON
3) IL FENOMENO
4) L’ALLENAMENTO
5) ELEMENTI DI NUTRIZIONE
6) LE GARE
7) PAROLA D’ORDINE: OTTIMIZZARE
Tempo di bilanci: il triathlon come paradigma della vita
Bibliografia
FOREVER TRIATHLON
Introduzione alla triplice
per neofiti over ’50
Our bodies are our gardens,
to the which our wills are gardeners
William Shakespeare (Othello. Act 1, Scene 3).
Resilienza e determinazione:
the keys of my life
Non sono mai stato un campione.
Ma ho praticato tanti sport diversi con passione e grandi soddisfazioni.
Forse non eccellente sotto il profilo atletico, ma con grande autocontrollo, resilienza, tenacia, caparbietà e determinazione.
Mai sul gradino più alto del podio, ma sempre al traguardo, con la stessa motivazione: "run when you can, walk if you have to, crawl if you must. Just never give up, secondo il motto di Dean Karnazes,
mitico" ultramaratoneta statunitense.
Quasi sempre a metà classifica generale, ma con buoni piazzamenti (e qualche podio) di categoria.
Costantemente in prima fila, quando c’è da competere e da sfidare qualcosa: nello sport, nel lavoro, nella vita. E nella malattia: tre anni fa, dopo soli due mesi dall’intervento per un cancro alla prostata, di nuovo in pista
per un triathlon olimpico.
Resilienza
, determinazione
, e volerci essere
, a qualsiasi costo.
Oggi, a 63 anni, non posso che considerarmi soddisfatto delle esperienze vissute, e della grande consapevolezza e conoscenza delle potenzialità fisiche e psicologiche che lo sport di endurance mi ha consentito di maturare.
"Persistence is the key to my life. You fall down, you get back up and you go again"
(Lewis Hollander, one of the oldest finishers of Kona Ironman World Championship)
____________________________________________
Alessandro Camporese, primario ospedaliero, è autore di numerose pubblicazioni su importanti riviste scientifiche e di centinaia di interventi a congressi nazionali e internazionali.
Nel suo percorso professionale è stato inoltre docente universitario a contratto di fitoterapia clinica, dedicando alle piante e ai suoi estratti specifici progetti di ricerca, pubblicazioni scientifiche e diversi testi a carattere divulgativo.
Ricercatore in biochimica nutrizionale dopo la laurea in Medicina, ha maturato una grande esperienza nel campo della nutrizione, dell’integrazione e della dietetica applicata allo sport, utilizzando le sue conoscenze per migliorare l’utilizzo di nutrienti e integratori nel controllo delle prestazioni negli sport di endurance.
Sportivo da sempre, ha avuto esperienze agonistiche giovanili nello sci, nel tennis e nell’automobilismo.
Ex maratoneta, 4 volte a New York, ha corso numerose maratone e mezze maratone ovunque nel mondo.
Convertito al triathlon, non l’ha più lasciato, portando a termine numerose gare su tutte le distanze.
Certified Sports Nutritionist e Ironman Certified Coach, membro dell’Ironman Coaches Association e dell’European Sport Nutrition Society, esperto in allenamento e nutrizione sportiva degli aging athlets, utilizza l’ormai lunga esperienza personale sui campi di gara per insegnare a gestire al meglio gli aspetti fisici, psicologici e motivazionali che consentono di preparare, affrontare e concludere con successo una sfida sportiva complessa come il triathlon, indipendentemente dalla distanza praticata.
1) PREMESSA
Dedicato ai neofiti "over…"
Dedicare un testo a chi intende cominciare a cimentarsi con il triathlon dopo la fatidica soglia dei 50
rappresenta sicuramente una novità da un punto di vista editoriale, peraltro assolutamente coerente con quanto sta accadendo nel mondo che circonda questa straordinaria disciplina sportiva.
A fronte, infatti, di una crescita esponenziale dell’interesse per il triathlon, che ha portato a un aumento dei tesserati di entrambi i sessi assolutamente inimmaginabile fino a qualche anno fa, la quota di over ‘50 (e over ‘60…) che decidono di iniziare a praticare il triathlon, magari provenendo da altre discipline affini, come la corsa o il ciclismo, è cresciuta in modo incredibile.
E l’onda pare non avere intenzione di arrestarsi.
Sarà l’attrazione per l’Ironman, con cui molti erroneamente identificano il triathlon (un po’ è accaduto per i runners con la maratona).
Sarà che spesso, come nel mio caso, a una certa età, e dopo tanti anni trascorsi a gareggiare in una monodiscplina
, si comincia ad accusare qualche acciacco, che richiede di diversificare lo sforzo fisico per garantirsi una maggiore longevità sportiva e agonistica.
Sarà perché ci sono tanti più eventi che consentono a molti di farsi un’idea dal vivo in cosa effettivamente consiste una gara di triathlon.
Comunque sia, il numero di over ‘50 che decidono di passare al triathlon, del tutto (o quasi) digiuni di esperienza, è in continuo aumento.
A fronte di un relativo calo d’interesse per la corsa, che si manifesta con una, se pur parziale, riduzione di iscrizioni alle gare nazionali e internazionali, pare che il triathlon stia invece vivendo il suo momento d’oro, e la componente "over…" sembra costituire una parte consistente del suo successo, non solo sotto il profilo sportivo, ma anche economico.
Si, perché gli "over…", inutile dirlo, costituiscono una quota di business di grande interesse: hanno per lo più una situazione economica ormai consolidata, possono in genere permettersi di spendere di più rispetto a un trenta-quarantenne, sia per quanto riguarda le tecnologie, sia per quanto concerne spostamenti e soggiorni, che costituiscono una parte consistente degli interessi che girano intorno al triathlon.
Inoltre, s’informano e leggono più dei giovani riviste e libri del settore, seguono con attenzione le tabelle di preparazione, spesso concedendosi un coach in grado di seguirli e consigliarli, soprattutto per la preparazione di gare lunghe, e non solo sotto il profilo atletico, ma anche alimentare e psicologico.
Sull’onda della novità rappresentata dall’ingresso di questa nuova tipologia di atleti, anche le aziende che si dedicano al mondo degli integratori, più o meno blasonate
, hanno iniziato a pensare a linee specifiche dedicate agli aging triathletes, ben sapendo di trovare in questo ambito una quota notevole di interesse e di mercato.
Insomma, il mondo del triathlon "over…" è un mondo in grande crescita, e già da tempo sotto i riflettori di molti settori dell’economia sportiva.
Ecco allora che questo libro, che non ha l’ambizione di dire cose particolarmente nuove per chi già è esperto del settore, ma di raccogliere una serie di consigli utili per chi comincia a praticare il triathlon a una certa età
, forse può essere utile a chiunque per iniziare a orientarsi in un mondo assolutamente stimolante, ma per certi versi complesso, almeno per chi è agli esordi e intende dedicarvisi cominciando da zero.
In questo testo troverete perciò poche cose, ma il più possibile pratiche, dettate dall’esperienza vissuta in prima persona da chi, come me, ha cominciato a praticare questa disciplina a quasi 60 anni, completamente a digiuno
di qualsiasi specifica informazione tecnica.
Questo manuale pratico nasce proprio dagli errori e dall’esperienza vissuta in diretta
: il modo migliore, credo, di essere utile per coloro che si trovano nelle stesse condizioni in cui mi sono trovato io solo pochi anni fa.
2) INTRODUZIONE AL TRIATHLON
PER NEOFITI OVER ‘50
Forever triathlon!
Perché se lo conosci, non lo lasci più
Per iniziare questo cammino nel mondo del triathlon, visto dalla parte degli over ‘50, vi racconto perché (e quando) ho cominciato io, che a 63 anni pratico questa disciplina da soli 4 anni.
In mezzo, ci ho messo anche un intervento chirurgico per un cancro alla prostata, ma nonostante ciò, sono ancora in pista
, più entusiasta e appassionato che mai, a raccontarvi perché valga la pena dedicarsi a questo sport, che non è solo la somma di tre discipline, ma molto, molto di più.
Perché il triathlon è lo sport più bello e divertente del mondo, e quando (spero) avrete iniziato davvero a praticarlo, vi direte, come ho fatto io: "peccato non averci pensato prima".
Sportivo da sempre, con trascorsi agonistici giovanili nello sci, nel tennis e più tardi nell’automobilismo, ho vissuto per molti anni l’effetto della febbre
per la corsa, durante i quali ho partecipato a decine di mezze maratone e maratone in Italia e nel mondo, 4 volte a New York.
Poi è successo tutto all’improvviso: prima, nel 2014, una fascite plantare mi ha fermato per diversi mesi. Come fanno in molti, dopo l’inizio dei sintomi, ho voluto forse ricominciare a correre troppo presto, e subito si sono fatte sentire anche le mie due ernie discali lombari.
Ricordo di avere affrontato la preparazione per quella che è stata la mia ultima maratona, con dolori ovunque: ogni uscita in strada era occasione per ripassare l’anatomia
dell’innervazione periferica, perché a ogni allenamento il dolore migrava in tutte le diverse zone innervate dalle radici nervose compromesse dai dischi protrusi.
Insomma, un calvario, conclusosi con la testarda decisione di partecipare comunque alla gara e il ricordo di una corsa drammatica, per dolori e crampi, che non dimenticherò facilmente.
Poi è arrivato il giorno in cui è cambiato tutto: nella primavera 2015, dopo la sofferenza patita l’autunno precedente e il persistere dei dolori da radicoliti, ho deciso di prendere finalmente sul serio i miei disturbi.
Il mio fisiatra, oltre a farmi lavorare con esercizi posturali, mi suggerì di alleggerire il carico della corsa cominciando ad andare anche in bicicletta e, perché no, a nuotare.
Ero molto perplesso, perché fino alla bici potevo anche arrivarci, ma il nuoto era proprio uno sport che non avevo mai voluto affrontare. Non avevo, infatti, mai potuto sopportare (nemmeno ora…) l’idea della piscina e, quanto a resistenza, non riuscivo a reggere più di dieci bracciate.
Però, se l’obiettivo era guarire, mi dissi che avrei fatto qualunque cosa.
Ho comprato la mia prima bici da corsa nel maggio 2015, raccomandandomi con il venditore che fosse la più confortevole possibile, optando così per una bici da endurance, non certo aero o da triathlon.
E’ stato a quel punto che è scattata la molla, perché mi sono detto: ma se io so già correre decentemente, se prendo dimestichezza con la bici e magari trovo qualcuno che m’insegna a nuotare un po’ più seriamente, perché non provo un triathlon?
Detto fatto: a fine giugno sono entrato in piscina. E ho cominciato a lavorare…
E qui, devo molto a chi, con (infinita) pazienza, mi ha insegnato ad affrontare l’incubo del nuoto.
Poi per caso ho visto il volantino di una manifestazione promozionale di triathlon "super sprint": 400 m di nuoto, 10 Km di bici e 5 km di corsa.
Dovevo assolutamente provare…
Da quel momento è iniziata davvero l’avventura: a fine agosto, dopo neanche due mesi dalla mia prima entrata in vasca
, mi sono trovato a provare l’ebbrezza del triathlon,